L’Amante

Autore:

Interprete:   

Scenografia: 

Luci:  

Musica e effetti sonori:

Regia:

Arnold Wesker

Maria Cristina Fasolis

Carola Fenocchio

Franco Rabino

Beppe Fasolis

Giorgia Cerruti

Negli anni cinquanta nasce in Inghilterra la corrente teatrale dei “Giovani arrabbiati” (Angry Young Men) che opera una svolta decisiva nel  panorama drammaturgico contemporaneo proponendo testi di rottura con l’intenzione di esprimere il diffuso senso di insoddisfazione e sconfitta proprio della nuova classe colta inglese, formata da giovani cresciuti dopo la guerra , forniti di una buona cultura, ma impossibilitati a trovare una precisa collocazione entro il mondo produttivo contemporaneo, verso il quale nutrono perciò una crescente sensazione di rabbia e di rifiuto.

I principali autori di questa nuova corrente sono John Osborne, John Arden e Arnold Wesker.

Arnold Wesker (1932), drammaturgo di umili origini, cresciuto nel quartiere povero dell’east end, aderisce alla poetica dei Giovani Arrabbiati rappresentando nelle sue opere crude e realistiche situazioni quotidiane.

Nei primi testi, tra cui si possono ricordare “Brodo di pollo con l’orzo” e “La cucina”Wesker esprime i valori della militanza politica socialista propri del movimento operaio.

In seguito egli ricerca altre vie che lo inducono a incentrare i suoi drammi sull’analisi dei sentimenti personali dell’amicizia (Gli amici,1970), della famiglia (I vecchi, 1972), e dell’amore, e, infine, a specializzarsi in una serie di vivaci ritratti femminili, spesso contenuti entro la misura dell’atto unico, tra cui risalta “L’ Amante”, scritto nel 1988.

L’Amante

L’Amante è il progressivo sfogo di una donna in carriera, una stilista, nella solitudine del suo atelier.

Samantha, la protagonista, è una donna che si auto-emargina dalla società per ricreare un microcosmo nel suo disordinato atelier in cui, paradossalmente, riesce a vivere in armonia.

Ciononostante in questo testo si scopre , con un certo sollievo, che è bandita ogni morale indotta, qualunque vittimismo esemplare, o il più minuscolo senso di segregazione.

La vita di Samantha è un balletto tragicamente e stupendamente vero nel quale  la donna si barcamena subissata quotidianamente da richieste di beneficenza, atterrita da ogni manifestazione o nomenclatura  di buon senso, infastidita da qualsiasi ipotetica prole puzzolente, sorretta da un nervoso e indispensabile bisogno di bere e del tutto ignorata da un uomo sposato che lei ama disperatamente.

L’Amante è il viaggio circolare di una donna alla scoperta di se stessa, in lotta con le mille contrastanti sfumature del suo carattere che lei materializza in dialoghi speculari con i suoi tre manichini.

Bàbushka, Nìnotchka e Jessica non sono pezzi di legno al servizio di una pazza, ma rappresentano le crisi di un’anima che si mette in discussione sino quasi a rischiare di annullarsi nei suoi dubbi e nei suoi ricordi.

Alla fine di questo suo quotidiano viaggio nell’inconscio Samantha si rialza, riappropriandosi di sé stessa e della sua vita che in fondo lei ama profondamente proprio perché ogni giorno la obbliga a lottare per poi riappacificarsi.

Note di regia

Da subito, leggendo l’opera, è nata l’idea della circolarità, e si è cercato di iscrivere il più possibile il viaggio psicologico di Samantha all’interno di questo cerchio metaforico e mentale.

Il monologo della protagonista si sviluppa attraverso dialoghi speculari con tre manichini che la mettono di fronte a quesiti scomodi, ai quali lei non vuole rispondere. Ecco perché,all’inizio dell’opera , ho scelto di registrare le voci dei manichini distorcendole leggermente: si presentano così  come entità separate, come lati del carattere di Samantha  che lei tiene a debita distanza; risponde loro come se fossero altro da sé.

Poco per volta però, in questo viaggio circolare, la protagonista assume le differenti voci e personalità dei manichini per poi rigurgitarli sulla scena, e li muove  come soldatini di piombo in una sorta di schizofrenica guerra col suo inconscio da cui si lascia invadere sino quasi a rischiare di annullarsi  perdendo la propria identità . Da qui la recitazione a volte grottesca e esasperata, altre volte quotidiana dell’attrice che lavora sulla voce  e sulla gestualità dipingendo quattro personaggi tra loro diversi.   Alla fine Samantha, dopo aver toccato il fondo,  riprende il comando di se stessa accettandosi nella sua umana fragilità, ed ecco che ritornano le voci registrate, ora entità innocue, segno di una pace interiore fatta,  ma segno anche dell’ineluttabile tormento che accompagna l’Uomo.

La scrittura di Wesker è asciutta,  urbana e impietosa e anche Samantha è asciutta, concreta, un po’ “estranea”, alienata dalla società e dalle sue ferree regole, forse per cinismo, forse perché così ha voluto il destino.  L’ho immaginata all’interno di una scenografia angolare, spigolosa, fatta di cubi ,in differenti tonalità blu e di diverse dimensioni , che lei utilizza  come poggia telefono, sedia, scrivania, tavolo da taglio, ….al fine di ricreare il suo atelier d’artista accarezzato, qua e là, da cascate di tessuti colorati.

(foto di Gigi Poggi)

Esigenze tecniche

Carico luci: 10 Kw

Dimmer:      1 blocco con 12 ingressi oppure 2 blocchi

Accoppiati da 6 ingressi.

Mixer Luci: 12 ingressi con 12 canali regolabili sdoppiati

(12 + 12).

Fari: 8 fari da 1000 W. ciascuno;

2 posizionati su piantane o stativi frontali; 2 sui due  lati del palco su gabbia

 o supporto a 150 cm. dal suolo; 1 sul fondo su

piantana; 3 frontali a terra.

Tutti i fari devono essere forniti con bandiere e portagelatine.

Impianto audio: adeguato al luogo della rappresentazione

con mixer audio ad almeno 4 ingressi e doppio lettore di CD

o, in alternativa, 2 lettori singoli di CD.

Costo indicativo dello spettacolo: £. 800.000 a titolo di

rimborso spese.   

Durata: 60 minuti circa

 

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