Condeúba, Natale 2005
Lettera agli amici
Così
Uomo come Egli fu,
soltanto
un Dio poteva esserlo!
Buon Natale!
Vorrei iniziare questa mia lettera natalizia con
una provocazione che ci aiuti ad entrare nel mistero del Natale come donne e
uomini desiderosi di coglierne la profondità esistenziale, culturale e
teologica.
Non potrebbe essere il NATALE di Gesù una crisi
nella vita affettiva di Dio?
Un Dio tormentato dalla sua solitudine e dal suo
desiderio di relazione, di incontro, di vita affettiva e comunitaria...
Il Natale é celebrare e ricordare la nascita di
questo Dio discreto, affamato e assetato di relazioni, un Dio umile e silenzioso
che entra nella storia senza grandi applausi, quasi in punta di piedi.
Un Dio che non si impone, ma che si propone e
bussa alla nostra porta.
Un Dio che non dispone della nostra libertà, ma
che apre e offre alla nostra libertà sentieri e orizzonti sconfinati e
affascinanti.
E la Chiesa é chiamata a incarnare nella
precarietà e provvisorietà del presente, l´ulteriorità e l´eternità di
questo Dio che vuole nascere a Betlemme e che vuole avere bisogno dell'amicizia
e degli affetti umani.
Una Chiesa, consapevole di non essere oggetto
della Promessa, ma mediazione della Promessa, della quale vive e per la quale
dovrebbe essere continuo e forte riferimento all'interno di un mondo mutevole e
relativo.
Una Chiesa con il compito di farsi mediazione
della storia della Salvezza, trasfigurando quello che é sfigurato, dando
pienezza di senso e di valore a tutte le forma di vita, specialmente a quelle
forme di vita umane minacciate dall'oppressione e dall'esclusione.
Una Chiesa che non vive per servire e per
salvare, non serve a nulla...
Il mondo ha bisogno di una Chiesa che sia viva
nel dialogo e nel servizio.
Un servizio efficace, legato alle necessità
reali, che provochi impatto nella realtà, senza per questo cessare di essere
una Chiesa discreta.
La precarietà dell'istituzione é il volto vivo
della discrezione di Dio nel tempo dello Spirito, nel tempo della pazienza di
Dio.
Il modo di agire della Chiesa non può essere
differente dal modo divino di manifestarsi nel mondo in Gesù Cristo e il modo
di manifestarsi di Dio é racchiuso nell'esperienza di Betlemme.
Mettersi in evidenza é allontanarsi dalla
discrezione di Dio e arrogarsi il potere di divinizzare la precarietà della
propria organizzazione.
É soltanto mediante la sua discrezione che Dio
si presenta come Dio!
La Chiesa non può battere strade diverse da
quelle di Dio, perché é soltanto nella sua discreta presenza, nella sua
consapevole precarietà e nella sua sofferta e feconda flessibilità che può
proporsi come testimone e annunciatrice credibile di quel Gesù che la supera e
la precede.
Quel Gesù che ogni anno ci si fa incontro con
il miracolo di ogni Natale: riconoscerlo e accoglierlo nelle situazioni più
povere e discrete della storia umana e con il messaggio del Bambino di Betlemme:
l´esigenza e l´urgenza di un cristianesimo che sia a servizio degli uomini e
del loro camminare nella storia.
Che la luce del Natale possa illuminare la
nostra vita, le nostre speranze, i nostri sogni e le nostre lotte...
Nonché le nostre comunità e le nostre
famiglie.
Dio non é pensabile senza Gesù Cristo... Senza
il Natale, senza la concretezza di un Bambino.
Senza gli amici di Pezzoli, senza le persone
“care” incontrate in questi anni di cammino e di speranza, senza gli amici
sparsi per l´Italia, donne e uomini di buona volontà con i quali abbiamo
condiviso sogni e ideali, idee e progetti, nella quotidiana costruzione di una
società e di una Chiesa a misura d´uomo e a misura di Dio...
LIBERI E FEDELI, senza proibire a Dio di essere
Dio e senza proibire a Dio di essere uomo...
Nella libertà e nella fedeltà é racchiuso il
vero senso della nostra vita, il tesoro prezioso per il quale vale la pena
vendere tutto e comprarlo!
E qui siamo al centro del mistero cristiano: un
Dio libero e fedele, che invia il Figlio nel mondo per renderci liberi e fedeli,
capaci di cogliere e di leggere nell'effimero il Permanente, nel temporale l´Eterno,
nel mondo Dio...
La teologia, che non é la conoscenza di Dio, ma
un discorso umano su Dio, fu per secoli argomentativa e razionale... Forse é
giunto il tempo di parlare di Dio in forma simbolica e poetica... Esperimentare
una teologia narrativa, perché la vita é misteriosa e anche Dio é misterioso.
La verità non sta nei concetti, ma nella vita
realmente vissuta, nella celebrazione misteriosa e concreta della GRAZIA che
abita il nostro mondo.
L´uomo non é soltanto manipolatore del suo
mondo.
É anche qualcuno capace di leggere il messaggio
che il mondo porta in sé e con sé.
Questo messaggio sta scritto in tutte le cose
che formano il nostro mondo e la nostra storia.
Un uomo nato a Betlemme, cresciuto a Nazaret,
viandante lungo le strade della Palestina, abitò questa terra e annunciò che
questo mondo ha un significato eterno...
La sua INCARNAZIONE non é un puro caso della
storia!
È un evento preparato, la cui gestazione
avvenne dentro la creazione, dentro la storia e nel mondo.
Sant'Agostino diceva che la storia era gravida
di Gesù Cristo... E la gestazione divenne nascita...
A partire da Gesù, potremmo rileggere tutto il
passato: come la stessa creazione già fosse orientata verso di Lui... Come
Adamo é immagine e somiglianza di Cristo...
Egli stava nascostamente presente in Abramo, in
Mosé, in Isaia... Egli parlava attraverso la bocca di Budda, di Confucio, di
Socrate e di Platone...
Il significato di tutti questi personaggi si
svela pienamente alla luce di Cristo: tutto quello che essi pensarono, Gesù lo
realizzò.
Essi sono una presenza annunciata e prefigurata
di Cristo e Cristo é la presenza realizzata e concreta di Dio nel mondo... La
concretezza di un UOMO che venne nel mondo e nella storia per annunciare che la
vita é destinata per la VITA e non per la morte.
Che la felicità che ci si può e ci si deve
aspettare da Dio, appartiene a quelli che piangono, sono perseguitati,
calunniati e torturati.
Che questo mondo procede, nonostante tutto,
verso una meta felice, garantita da Dio.
Dalla Galilea iniziò a proclamare una grande
gioia e una lieta notizia per tutto il popolo...
Era il Figlio di Dio, fattosi uomo come noi, Gesù
Cristo, nostro Liberatore!
Nella sua vita fece soltanto del bene. Guarì. Perdonò i peccati. Generò
speranza nei cuori delle persone. Risuscitò i morti. Amò tutti, senza nessuna
esclusione!
Nonostante tutto questo, fu motivo di scandalo e
di contrasto.
Come diceva il saggio e santo Simeone: questo
fanciullo sarà motivo di scandalo, di inciampo, di perdizione e di salvezza per
molti in Israele.
E così avvenne...
Alcuni lo considerarono un beone e un mangione,
frequentatore di ambienti sospetti e discussi, sovversivo, eretico, pazzo,
indemoniato, bestemmiatore...
Altri, da parte loro, lo ritennero un maestro,
un giusto, un santo, il liberatore, l´inviato di Dio, il Salvatore, lo stesso
Dio presente su questa terra.
Come si diceva nella Chiesa dei primi tempi: per
alcuni Egli era pietra di inciampo che, tolta dalla strada, é gettata lontano;
per altri, era la pietra angolare, sopra la quale si costruisce un edificio
solido e duraturo...
Nella vita e nella pratica di Gesù, si nota un
elemento simbolico che – come la parola simbolico suggerisce – riunisce,
mette insieme, accompagna e indirizza verso Dio.
Coloro che avevano un cuore retto e cercavano
con sincerità la salvezza e aspettavano il Liberatore definitivo dalla
condizione umana decadente, compresero e accolsero Gesù...
Scoprirono chi in verità Egli era e lo
testimoniarono: Tu sei il Messia, il Figlio di Dio vivo.
Nonostante la sua apparenza di poco valore.
Nonostante l´umile origine. Nonostante la sua debolezza umana.
Con tutte le persone che lo accolsero, Egli
esultò, dicendo: “Fortunati e felici coloro che non si scandalizzano di
me”.
Coloro che erano aggrappati alle proprie verità
e tradizioni, coloro che erano legati agli interessi sociali, politici e
religiosi stabiliti, coloro che erano ben installati e ben impiantati e
soddisfatti della propria vita, coloro che non attendevano nulla perché avevano
tutto (o pensavano di avere tutto!), coloro che aspettavano soltanto un Messia
che venisse a confermare i propri privilegi, tradizioni, dogmi
e convinzioni, tutte queste persone videro in Gesù un elemento
“diabolico”.
Come la parola “diabolico” suggerisce,
pensavano che Gesù separava, divideva, metteva in pericolo la Religione e lo
Stato.
E avevano ragione...
Gesù rimetteva tutto in discussione...
Pretendeva conversione... Non legittimava la situazione politica, sociale e
religiosa esistente...
Richiedeva un nuovo modo di rapportarsi degli
uomini tra di loro e di tutti con Dio.
Tali “sovversive” esigenze furono percepite
dai detentori del potere religioso, politico, economico e ideologico.
Accettare Gesù implicava cambiare
comportamento, sovvertire il proprio modo di pensare e di agire... Era un grande
rischio.
Nel passato, come oggi, é più facile isolare e
liquidare il riformatore che intraprendere una riforma.
Per questo motivo, Cristo fu diffamato,
perseguitato, imprigionato, torturato e crocifisso.
Egli é stato e continua ad essere la presenza
misteriosa e visibile di Dio nel mondo.
Presenza di LUCE...
La luce evidenzia le parti occulte della casa...
Fà vedere le parti più nascoste...
O un uomo accoglie la luce e si trasforma in un
figlio della luce o sarà tentato di disconoscerla e di negarla... Sarà tentato
di spegnerla!
La luce lo danneggia, gli fa male agli occhi e
al cuore. E come ogni segnale, la luce può essere compresa o incompresa,
accolta o rifiutata.
Appartiene all'essenza del segnale essere
“simbolo”, per chi lo intende o essere “diavolo” per chi non lo intende!
É il rischio che ogni segnale porta con sé e
in sé.
Gesù Cristo, il più grande, l´ultimo e
definitivo segnale di Dio, non sfuggì a questo rischio.
Un popolo che camminava nelle tenebre, vide una
grande luce...
Veniva nel mondo la luce vera, quella che
illumina ogni uomo, ma il mondo non lo riconobbe e preferì le tenebre alla
luce.
Ma io credo, spero e amo che non sarà sempre
così...
Ancora una volta, in questo Natale, siamo
invitati a credere, sperare e ad amare insieme, uniti anche se lontani, a tenere
più che mai gli occhi aperti e il cuore vigile, perché il Natale che sta
arrivando può essere o non essere (dipende da ciascuno di noi e non importa il
luogo dove viviamo!) un ulteriore e amoroso appello di Dio a scoprire e a
riconoscere nella LUCE di Betlemme quel piccolo grande segnale di cui abbiamo
bisogno per continuare a camminare e a sognare...
Ancora Buon Natale!
Con affetto
don Giuliano