Schio
Stemma e descrizione di Massimo Ghirardi
Comune pedemontano dell'alto Vicentino a circa 36 Km a nord-ovest di Vicenza.
(36351 abitanti nel censimento del 1991)
In uso già dalla fine del XIII
secolo presenta una semplice croce rossa in campo d’oro (anticamente lo scudo
era contornato di nero). Viene formalmente concesso in uso da Ferdinando I
d’Asburgo il 19 settembre 1843 “…uno scudo d’oro con croce ordinaria rossa”. Il
29 agosto 1870 viene confermato dal nuovo Regno d’Italia (all’epoca con capitale
Firenze) ma la Consulta Araldica, nella deliberazione relativa, dichiara
spettante alla città di Schio (titolo concesso nel 1817) “…lo scudo accostato da
due rami d’olivo fruttati al naturale, decussati sotto la punta e legati di
rosso” concessione insolita: dato che l’araldica civica italiana prevede un ramo
d’olivo e uno di quercia.
Il nome del Comune deriva da AESCULETUM, vale a dire “bosco di ischi” da cui
SCLIDO e quindi SCLIO.
La zona fu abitata nel Neolitico; nella collina detta "il Castello" furono
rinvenuti resti dell'età del bronzo. Dell'epoca preromana e romana furono rinvenuti
numerosi reperti, specialmente nei colli delle valli attigue; in località Cabrelle ai
piedi del Monte Summano, si sono trovate tracce di un "castrum" romano. In epoca
romana una strada suburbana collegava Schio a Vicenza per Sesto, presso Caldogno. Al 975
risale la prima notizia storica di "Schledum"; si trattava di un piccolo borgo
raggruppato intorno alla collina detta "il Castello", presso la quale restano
tuttora molti edifici dei secoli XIV-XV. L'altro centro antico sorse intorno al colle più
basso, detto "Gorzonio", su cui si trovava la chiesa di San Pietro, oggi duomo.
Schio fu dapprima feudo dei Maltraverso; nel 1240 passò agli Ezzelini, che però la
tennero per poco tempo, dopo di che ritornò ai Maltraverso. Nel 1311 divenne dominio
degli Scaligeri, i quali la diedero in feudo ai Nogarola; passò quindi ai Visconti che
nel 1392 (secondo altre fonti nel 1396 o nel 1397) la vendettero a Giorgio Cavalli. Si
diede a Venezia nel 1406, dopo un effimero tentativo di restare contea autonoma effettuato
da Giorgio Cavalli. Negli ultimi decenni del '400 vi si affermò l'arte della stampa. Nel
1876 fu costruito il tronco ferroviario Vicenza-Schio. Durante la prima guerra mondiale
subì numerosi bombardamenti terrestri e aerei.
Alcune ville sono interessanti: Villa Dal Ferro, Palazzo Fogazzaro, Villino Rossi.
L'arte della lana La fama di Schio è
legata all'arte della lana, che era praticata da una comunità di Umiliati già verso la
fine del 1100; nel secolo XIV la cittadina contendeva a Vicenza il primato della
confezione dei "panni". L'espansione di tipo moderno di quest'industria fu opera
soprattutto del patrizio veneziano Nicolò Tron, che nel 1738 fondò un opificio tessile
facendo venire maestranze dall'Inghilterra e introducendo nuove macchine e sistemi di
lavorazione più razionali. Verso la metà del '700 la produzione superava già quella di
Bristol e alla fine del secolo gli opifici erano alcune decine. Gli avvenimenti politici
dell'epoca napoleonica compromisero questa industria, che risorse per merito della
famiglia Rossi, soprattutto di Alessandro. Alessandro Rossi (1819-98) successe nel 1839 al
padre nella direzione di un modesto opificio. Riuscì a imprimergli un impulso eccezionale
introducendo nuovi processi di lavorazione e rinnovando il macchinario. Nel 1873 l'azienda
divenne società anonima. A. Rossi, che fu eletto senatore del Regno nel 1870, contribuì
alla realizzazione di numerose iniziative industriali ed agricole, di scuole popolari, di
società di mutuo soccorso tra operai e contadini. Le fortune economiche legate al
lanificio trasformarono Schio, che si estese notevolmente diventando una bella ed elegante
cittadina. Schio, oltre ad essere uno dei più grossi centri urbani della Provincia, è,
dopo il capoluogo, il più grosso centro industriale vicentino. Inoltre, nel settore della
filatura e tessitura della lana, dispone del maggior complesso produttivo, formato da una
quindicina di imprese per un totale di circa 4.500 addetti dei quali circa l'80%
appartengono alla Soc. Lanerossi che è l'azienda pilota del settore. Questo primato ha le
sue radici in una tradizione che risale ad alcuni secoli or sono ed ha fatto di Schio un
centro produttivo rinomato; in forma più industrializzata, il settore laniero si è però
affermato nella seconda metà del 1700. L'impronta di grande industria moderna fu data nel
secolo scorso dalla famiglia Rossi, che continuò nella sua espansione dimensionale. Si
sono poi affiancati degli altri stabilimenti lanieri di minore entità, assieme a diverse
altre aziende in altri campi produttivi. Attualmente l'industria scledense dispone di
circa 450 imprese, che occupano quasi 10.000 lavoratori, e operano in diversi settori con
una maggiore concentrazione in quello tessile (circa il 47% degli addetti) e in quello
metalmeccanico (32%), mentre con valori molto più bassi in quelli delle costruzioni,
poligrafico, del legno ed altri. Parallelamente si sono sviluppate le attività
commerciali sia in senso quantitativo che qualitativo, con adeguate strutture ben
organizzate e con un buon grado di specializzazione, come la rete distributiva al
dettaglio e all'ingrosso che in complesso può contare su oltre 500 esercizi. Numerosi
sono quelli ambulanti (più di 100) e così pure gli esercizi pubblici (circa 130).
L'agricoltura, che rispetto alle altre è una attività di entità economica minore e dà
buona produzione di foraggio, di frutta e di uva, dimostra un soddisfacente grado di
specializzazione, ma impiega solamente il 3% circa delle forze attive locali.
Un buon grado di sviluppo hanno pure raggiunto le attività terziarie, come pure i servizi
dei trasporti, del credito, assicurativi, sanitari e ricreativi. Il movimento pendolare è
notevole nei due sensi: mentre le attività industriali e commerciali di Schio richiamano
manodopera dai centri minori, vi è un flusso di addetti ai settori dei servizi che
trovano occupazione altrove.