Cartigliano
Comune a circa 27 Km a nord-est di Vicenza.
(3396 abitanti nel censimento del 1991)
Il nome deriva da "fundus
Cartilianus", cioè fondo, possesso di Cartilius. Nel 589 una disastrosa piena del
Brenta allagò buona parte del territorio; ne rimase cambiato perfino il corso del fiume:
prima scorreva a est di Cartigliano e da allora fluì a ovest. Presso il paese si svolse
una battaglia sanguinosa fra Berengario e gli ungari. Questi calarono in Italia nell'899;
Berengario li affrontò sulle rive dell'Adda e li costrinse a retrocedere fino al Brenta.
Gli ungari, vistisi a mal partito, offrirono la resa, ma il sovrano rifiutò e fu la sua
rovina. Infatti i barbari lo affrontarono, con la forza della disperazione, "ad vadum
Ungherorum", cambiato più tardi in "vadum Teutonicorum", presso
Cartigliano e ne massacrarono l'esercito. Il paese viene citato nel 1085 in una donazione
al monastero di Santa Eufemia di Treviso.
Appartenne ai vescovi di Vicenza e fu feudo degli Ezzelini. Dopo la loro caduta, seguì le
sorti di Bassano.
Notevole Villa Cappello-Morosini. Sembra accertato che sia stata costruita dal bassanese Francesco Zamberlan verso il 1580, tuttavia nè la data nè il nome sono certi. Al piano terra la costruzione presenta un porticato e al piano nobile una loggia ionica che per magnificenza non ha paragoni nella storia delle ville venete. Sia il porticato che la loggia si svolgono su tutti i lati. Al centro dei lati lunghi aggettano due avancorpi, uno verso l'area privata e l'altro verso il Brenta che scorre poco lontano. L'avancorpo della facciata è sormontato da un attico frontonato. Questa villa presenta, sia nell'esterno che nell'interno, soluzioni clie, pur presupponendo l'esperienza palladiana, sono del tutto nuove e originali, per cui è destinata a rimanere un episodio architettonico isolato e irripetibile. Purtroppo essa costituisce anche uno dei più penosi esempi dello stato di rovina in cui spesso si trova il nostro patrimonio artistico.
Le aziende industriali operanti in
prevalenza nel settore meccanico e della lavorazione del cotone e del cuoio, oltre a
quelle artigianali della ceramica artistica e del mobile d'arte, sostengono per gran parte
l'economia locale, mentre l'agricoltura, a causa del ristretto territorio, è di
secondaria importanza.