Bassano del Grappa
Cittadina ai margini della pianura vicentina a circa 35 Km a nord di Vicenza.
(38871 abitanti nel censimento del 1991)
Sembra certo che il nome derivi da
"fundus Bassianus" o "Baxianus", cioè latifondo o villa della
famiglia romana Bassia.
Il primitivo nucleo abitato era situato sul colle di Santa Maria, dove sono stati
rinvenuti frammenti fittili che vengono attribuiti agli euganei. Questa prima popolazione,
che lasciò un ricordo di sè nella necropoli protovillanoviana di San Giorgio ad Angarano
e in tutto il territorio, fu respinta nelle colline dai paleoveneti, i quali a loro volta
furono sottomessi dai romani. Questi ultimi lasciarono ovunque i segni della loro
civiltà. Le località di Margnan e San Fortunato sono particolarmente ricche di reperti
romani; di recente è stata portata alla luce una grossa fabbrica di laterizi, con forni e
stampi.
Gli archivi possiedono documenti anteriori al Mille, in cui si accenna alla Pieve di Santa
Maria in Colle, l'attuale Duomo. Negli scritti del secolo XI si trova nominato il
castello. La città vera e propria si formò verso la fine dell'Alto Medio Evo, quando
cioè le popolazioni cercarono difesa dagli ungari nei borghi "Marianus" e
"Bassianus", attorno alla cittadella di Santa Maria in Colle e al castello.
Il territorio era possesso dei vescovi di Vicenza, i quali diedero in feudo Bassano,
Angarano e Cartigliano agli Ezzelini; secondo alcuni autori la cosa sarebbe avvenuta prima
del 1140 e a favore del capostipite della famiglia, Ezzelino I. Sotto gli Ezzelini
l'agglomerato divenne una città fortificata e crebbe sempre più di importanza militare e
commerciale. Nel 1194, però, a Vicenza prevalse il partito avverso agli Ezzelini ed
Ezzelino il Monaco, per avere aiuti nella lotta che seguì, concesse ai padovani i diritti
su Bassano e Marostica. Le due città furono contese fra le opposte fazioni fino al 1199,
anno in cui Ezzelino ne fu legalmente riconosciuto signore. Nel 1259 Ezzelino III,
l'odiato tiranno, morì e tutti i suoi beni furono confiscati.
Nella reazione che seguì a tale fatto fu compiuto, "in modo da far inorridire",
lo sterminio dell'intera famiglia di Alberico da Romano, fratello di Ezzelino, nel
castello di San Zenone.
Bassano fu poi, fino al 1268, dominio di Vicenza; in quell'anno i padovani la
rioccuparono. La tennero fino al 1320, anno in cui se ne impadronì Cangrande della Scala.
Nel 1339 fu ripresa dai Da Carrara di Padova, ma nel novembre 1388 fu assalita da Gian
Galeazzo Visconti che intendeva abbattere i Carraresi come già aveva fatto degli
Scaligeri. Il dominio visconteo fu caratterizzato da continue guerre che impoverirono il
territorio ed ebbe termine nel 1404, quando Bassano si diede a Venezia. Cominciò allora
un lungo periodo di pace, che favorì il commercio e le industrie, interrotto in occasione
della guerra della lega di Cambrai; nel luglio 1509 Bassano si arrese senza opporre
resistenza, data l'imponenza delle forze nemiche, alle truppe imperiali di Massimiliano.
Fu ripresa dai veneziani dopo qualche mese, ma nel 1513 i tedeschi tornarono all'assalto.
I veneziani dovettero abbandonare la città, che fu saccheggiata. La pace del 1517 pose
fine a questo turbolento periodo e permise il rifiorire dell'economia. L'importanza
commerciale della città è confermata dal fatto che nella prima metà del '600 era
mercato franco, cioè esente da dazi. Coinvolta nelle lotte che seguirono alla Rivoluzione
francese e portarono alla caduta di Venezia (1797), passò sotto l'Austria nel 1815.
Partecipò al Risorgimento e nel 1866 venne annessa al Regno d'Italia. Nella prima guerra
mondiale fu centro di grande importanza strategica e si guadagnò quella fama di
"città degli alpini" di cui è orgogliosa.
Durante la seconda guerra mondiale fu tenace centro della Resistenza antifascista, tanto
da meritare la medaglia d'oro al valore che adorna il suo gonfalone.
Il Monte Grappa
Dopo l'offensiva austriaca del 1916, il Comando italiano decise che anche il massiccio del
Grappa, dal quale si domina la parte orientale dell'altopiano di Asiago, fosse apprestato
a difesa. Nel novembre 1917 il fronte italiano arretrò al Piave, e il Grappa assunse
allora un ruolo di primaria importanza nella difesa del tratto di fronte fra Brenta e
Piave. Furono qui inviate alcune divisioni, che vennero però attaccate da quattro
divisioni scelte austro-ungariche guidate dal generale Krauss. I nostri furono costretti
ad abbandonare numerose postazioni, tranne la cima del Grappa, dove il 24 novembre si
arrestò l'avanzata nemica; per facilitare il forzamento della valle del Brenta, alcuni
reparti della famosa divisione austriaca Edelweiss occuparono Col Bonato e il 26 vennero
attaccati in massa il Col della Berretta e il costone fra questa vetta e l'Asolano;
l'impeto nemico fu infranto dall'eroica Brigata Aosta e dagli alpini della Val Brenta. Gli
attacchi si ripeterono senza sosta anche dalla parte verso il Piave e in ogni occasione il
valore e il coraggio degli alpini si manifestarono in tutta la loro grandezza, come nella
difesa di Val Calcino. Questa prima battaglia del Grappa, combattuta con sovrumano eroismo
da pochi nostri soldati poveri di mezzi e senza riparo, fu decisiva per le sorti della
guerra: la caduta del monte avrebbe infatti significato l'abbandono del Piave e la ripresa
della ritirata italiana. Dopo questo primo tentativo, il nemico decise una sosta per
prepararsi a un nuovo attacco; la sosta fu provvidenziale per i nostri che poterono
ricostituire nuove unità. La nuova offensiva iniziò sull'altopiano di Asiago, dove il 5
dicembre crollò il caposaldo italiano delle Melette e il 6 il Monte Sisemol; il fianco
sinistro della difesa del Grappa era così esposto alle offese nemiche. La battaglia
riprese il giorno 11 con violenti bombardamenti nemici; nella tragica giornata del 14 gli
austriaci ebbero ragione della difesa del Col della Berretta e del Col Caprile, mentre
venivano respinti nuovi attacchi al saliente Col dell'Orso. Le Brigate Ravenna, Umbria e
Campania e gli alpini del 3° Raggruppamento vennero segnalati dal Comando alla
riconoscenza degli italiani per l'eroica difesa del saliente che l'artiglieria nemica
batteva di fronte, di fianco e di spalle; il fondo della Val Calcino, per il sacrificio
degli alpini della Val Marra e del M. Pavione, diveniva le Termopili d'Italia.
La battaglia sul Grappa cessò il 21 per riprendere il 23 sull'altopiano. Il resto
dell'inverno fu speso dalla 4ª Armata a rafforzare le linee di difesa; nel giugno
l'offensiva austriaca trovò questa armata, detta Armata del Grappa, ben appostata sulle
sue posizioni, fornita di mezzi e appoggiata a forti difese. Il 15 giugno iniziò un
violentissimo bombardamento nemico a cui seguì l'attacco delle fanterie dal Brenta alle
Porte di Salton; gli austriaci occuparono quattro dei cinque caposaldi della nostra linea
di resistenza e avanzarono quasi ovunque, contrastati con eroismo dai nostri. Nel
pomeriggio dello stesso giorno cominciò il contrattacco italiano, che riuscì a
riconquistare, nella notte e nel giorno seguente, quasi tutte le nostre linee; la
battaglia era vinta.
Nell'ottobre 1918 la 4ª Armata ebbe ordine di iniziare la battaglia di liberazione. Essa
sferrò il suo attacco il 24 e lo continuò con costanza eroica (24.000 morti in 7 giorni)
nei giorni successivi, attirando su di sè tutte le riserve austriache del settore, che
non furono più disponibili quando le altre armate iniziarono il 26 il passaggio del
Piave. Il giorno 30 il fronte austriaco, ripetutamente assalito, crollò anche sul Grappa.
Situata ai piedi del Monte Grappa (m
1.715), allo sbocco della valle del fiume Brenta, a occidente e a oriente del quale vi
sono delle ridenti colline coltivate che contribuiscono a renderla attraente, in un clima
asciutto, salubre e scarsamente sabbioso. Questo suo clima e la posizione geografica
richiamano numerosi turisti attratti anche dalla ricchezza del suo patrimonio storico ed
artistico oltre che dagli interessanti prodotti dell'artigianato locale. A tale scopo
esistono adeguate attrezzature ricettive, che consistono in oltre 150 fra alberghi, bar e
ristoranti, con una dimensione media di circa 9 addetti ciascuno, ed una sufficiente gamma
di servizi generali. Inoltre, ad accrescere l'attrattiva turistica locale concorrono le
più svariate iniziative, come fiere annuali, mostre ed esposizioni di prodotti locali,
manifestazioni artistiche, culturali e folcloristiche. L'evoluzione sociale ed il
benessere economico raggiunti da Bassano sono frutto di una tradizione industriale e
commerciale che risale ai secoli passati. Infatti era un rinomato centro manifatturiero
del ferro e del rame, della tessitura della lana e della seta fin dal 1500. Inoltre
aumentò la sua fama con l'industria della ceramica, con la produzione di acquavite e la
lavorazione dei metalli preziosi. Attualmente la sua struttura industriale, anche se la
maggiore impresa sta attraversando momenti difficili dovuti a problemi di carattere
gestionale e di riconversione industriale, si basa su 600 aziende, assicurando nel
complesso circa 8.500 posti di lavoro distribuiti nei vari settori produttivi con
variabile dimensione. Le aziende di medie e grosse dimensioni sono una trentina, quelle di
piccola dimensione sono più di 120, mentre quelle di carattere artigianale sono circa
350.
I settori di maggior entità sono quello meccanico, delle ceramiche, delle calzature,
della distillazione (acquavite), del mobilio, delle costruzioni, della lavorazione dei
metalli preziosi. Molto sviluppato è tutto il settore dell'attività terziaria. La rete
distributiva all'ingrosso e al dettaglio è ben organizzata potendo contare su centinaia
di aziende di varia dimensione. La città dispone inoltre di buoni servizi inerenti i
settori del credito, dei trasporti oltre a quelli di carattere ricreativo, sportivo ecc.
L'agricoltura, nonostante il suo notevole grado di specializzazione in prodotti di buona
redditività come gli ortaggi, il tabacco e i vini, occupa un ruolo di secondaria
importanza, come sempre avviene nelle aree cittadine ove le attività secondarie e
terziarie sono proporzionalmente più sviluppate.