Issogne

Issogne

Stemma e descrizione forniti da Massimo Ghirardi

Dal nome del latino Iccius o Ceionius (o, secondo alcuni, Aescionius) venne ISSONIUS. Località dove i Romani edificarono una fortificazione della quale si ha notizia ancora nel 1151 in una bolla di papa Eugenio III come proprietà del vescovo d’Aosta.
Nel corso del XIII secolo però i vescovi iniziano un lungo e sanguinoso conflitto con i signori di Verrès, i quali incendiano il fortilizio.
Nel 1379 il vescovo infeuda di Issogne Ibleto di Challant-Ville Chatelet-Montjovet, che nel frattempo si era impossessato anche di Verrès, il quale ricostruisce il fortilizio in forme più possenti.
Suo figlio François ottiene dal Duca di Savoia il titolo di Conte di Issogne nel 1424.
Nel 1442 le tre figlie di François entrano in conflitto tra loro e i potenti parenti, per la successione (gli Challant riconoscono la legge “Salica” che non prevede la successione femminile), dei torbidi ne approfitta Jacques Challant d’Aymavilles che diventa il secondo conte di Issogne.
Il figlio Luois inizia nel 1480 la ristrutturazione del castello, come documenta un graffito nella cantina dello stesso, ma nel 1487 muore ed il potente cugino, Georges Challant-Varey priore di Sant’Orso d’Aosta, diventa tutore dei figli Philibert e Charles, mentre la madre Marguerite de La Chambre si risposa.
Il priore dà grande impulso ai lavori di ristrutturazione secondo i dettami dello stile tardo-gotico ma nel 1509 muore anch’esso: della nuova fastosa dimora godono quindi Philibert e la moglie Luise d’Aarberg.
Il loro figlio René nel 1528 sposa Manzia di Braganza, della dinastia reale del Portogallo, e la dimora avita viene adattata alle esigenze sfarzose della nuova coppia.
Nel 1565 la figlia Isabella di Challant-Issogne lotta con gli altri rami della famiglia per mantenere il possesso dei beni paterni, ci riesce sposando un rampollo della potente dinastia dei principi-vescovi di Trento, Giovan Francesco Madruzzo, suscitando le ire degli altri Challant che le intantano causa davanti al tribunale del Ducato di Savoia.
Nel 1658 muore l’ultimo Madruzzo, il principe-vescovo Carlo Emanuele, e l’eredità passa al consanguineo Henry de Lenoncourt, la cui discendenza però si estingue già nel 1693 con Charles-Joseph-Louis. Il castello e il titolo comitale passano quindi alla di lui sorella Cristina Maurizia, sposata con un Del Carretto di Balestina.
Nel 1696 la causa intentata contro l’ava Isabella si risolve con la vittoria degli altri Challant e il feudo passa al ramo dei baroni di Châtillon.
Nel 1802 muore in tenera età Jules-Hyacinte, figlio dell’ultimo conte François-Maurice, pochi anni prima (1800) la proprietà era stata pure depredata dalla Guardia Nazionale francese. Morta anche la madre del piccolo, Gabriella Canalis di Cumiana, tutto passa al secondo marito di lei: Amedée-Louis Passerin d’Entreves.
Nel 1862 il castello di Issogne e quello di Verrés sono acquistati da Alexandre Gaspard di Châtillon che però cede Issogne nel 1869 a Marius Vautheleret, l’ingegnere progettista della ferrovia Aosta-Ivrea. Il quale però dichiara fallimento nel 1872 e il maniero viene messo all’asta per ripianare i debiti. Lo acqusita il pittore torinese Vittorio Avondo che lo restaura in “stile”. Nel 1907, riservandosene l’usufrutto fino alla morte (che lo coglie nel 1910), Avondo lo dona alla Repubblica Italiana, la quale lo cede alla Regione Autonoma della Valle d’Aosta, attuale proprietaria.
Degli Challant del ramo di Issogne, lo stemma è riportato nel primo campo del troncato dello scudo del Comune (la banda nera è caricata di un segno di distinzione d’oro, rispetto allo scudo del ramo principale della dinastia).
Il riccio del pastorale nel campo sottostante ricorda l’antica dipendenza dai vescovi di Aosta (e successivamente, come abbiamo visto, anche dei principi-vescovi tridentini).
Nel campo d’oro del partito è rappresentata la celebre fonte del melograno di ferro battuto del cortile del maniero di Issogne.
 

 

 

italia.GIF (38450 byte) VdA