Taoagi Miluce
Come uscire dal linguaggio tossico



Prefazione di Paolo Paoletti

IL POLITICAMENTE CORRETTO È PER LE MINORANZE GIUSTE. L'INCITAZIONE ALL'ODIO, O LA CANCELLAZIONE DA OGNI NARRATIVA, È PER I PARIA SOCIALI!
Mentre per quasi tutte le minoranze sono stati coniati termini non dispregiativi, come è giusto che sia, alcune minoranze rimangono dei paria / intoccabili sociali, contro cui sfogare odio aprioristico, non solo a parole. Degradati a capri espiatori o, nella migliore delle ipotesi, ridotti a non-persone: individui di cui si smette di parlare per fare in modo che smettano di esistere da ogni narrazione e narrativa, per farli infine scomparire dalla realtà.





IL LINGUAGGIO TOSSICO

Come uscire dal linguaggio tossico

PREMESSA Chi impone il linguaggio? Chi si avvantaggia a mantenere vivi termini denigratori, deumanizzanti, rivolti a certe categorie di persone? Perché vengono applicati con forza e costanza, solo ad alcune categorie di persone?

Se per chi usa alcolici e tabacco sono stati applicati termini afferenti alla sostanza: tabagista per chi fa uso di tabacco e alcolista per chi fa uso di alcolici, perché per chi usa eroina sono state applicate le parole tossico e tossicodipendente e non eroinista, parole linguisticamente aliene alla sostanza?

"Tossicodipendente è la parola con la quale la società, etichetta le ragazze e i ragazzi che usano eroina deumanizzandoli per denigrarli, in modo da poterli usare a proprio piacimento. Da un lato, il popolo, li usa come capri espiatori. Dall’altro lato, lo Stato, li sfrutta economicamente".




INIZIO

Il Governo, molti anni fa, emise un comunicato. Attraverso i media, fece sapere alla popolazione, che chiamare una persona deforme, spastico, invalido, storpio, paralitico, rachitico, mongoloide, cieco, sordo, muto, zoppo, era offensivo. Disse che significava discriminare queste categorie di persone. E che siccome siamo tutti esseri umani, e che tutti meritiamo rispetto, disse che una società civile doveva cambiare linguaggio per definirsi tale. Comunicò che queste persone, d'ora in avanti, sarebbero state chiamate "handicappati". Cosicché, nei documenti delle ASL, scomparvero le parole poc'anzi dette e fece la sua apparizione, per la prima volta, la parola handicappato.

Anni dopo dissero che anche la parola "handicappato" era offensiva; non dava "dignità" alla persona. Allora la trasformarono in "disabile". E anche in questo caso le carte delle ASL cambiarono. Su di esse trovammo scritta la parola disabile. Poi trovarono incongrua pure questa parola poiché molti "disabili", erano abili in alcune faccende. Quindi, pure la parola disabile risultava inadeguata, offensiva, sminuente. Così, è stata tramutata in diversamente abile. (Vedete quanto darsi da fare per modificare il linguaggio?) Oggi, hanno preso piede le parole "diversamente abile", e fuori dagli uffici pubblici, iniziano a trovarsi le scritte, le parole "diversamente abile".

Cosicché, piano piano, la gente si abitua a questa nuova parola. La accetta, trovandola più etica, morale e giusta.

La stessa operazione è stata svolta anche per l'ubriacone. Lo si chiamò alcolizzato. Tempo dopo anche la parola alcolizzato, il Governo disse che era offensiva, e si giunse, in via definitiva, a definire "alcolista", chi ha il cosiddetto vizio del bere. Oggi, sulle carte, troviamo appunto scritta, la parola "alcolista".

Per chi fuma tabacco non si è presentato il problema perché chi fuma tabacco è semplicemente un fumatore o una fumatrice se donna. Solo raramente si usa il termine tabagista.

E così, via di questo passo, anche per l'omosessuale si sono dichiarate offensive le parole finocchio, frocio eccetera eccetera. Oggi si usa la parola gay: termine di origine inglese, sinonimo di omosessuale, gaio, allegro, perché non sminuente od offensiva.

E così per lo spazzino e per altri lavori, sono stati cambiati i termini. Sono stati resi più umani, educati e non deumanizzanti.

Federico Fellini, disse:"Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita".

Alcuni sono contrari. Chiamano questo, edulcorazione del linguaggio. Dicono che le cose vanno chiamate con il loro nome: il cieco cieco, lo zoppo zoppo e così via.
Io non entro in conflitto con questa loro dichiarazione.
Non entro in conflitto con nessuna delle forme di pensiero sopra descritte poiché non cambio il linguaggio per edulcorarlo. Lo cambio perché lo correggo. Lo correggo perché è sbagliato. Chi fa uso di eroina è un eroinista. O nel caso di una femmina, una eroinista.

Allora, c'è da chiedersi: "Perché il Governo, che attraverso la modificazione del linguaggio, intende dare dignità alle persone, continua a chiamare le persone che usano eroina, tossicodipendenti o, nel migliore dei casi eroinomani e non eroinisti? Perché insiste ancora nel chiamarli in questo modo? Perché non ha provveduto come per le altre categorie di persone alla modificazione del linguaggio?". Questa è la prima domanda che mi sono posto. Da questa domanda è scaturito il lavoro sul linguaggio.

Per quanto riguarda l'adeguamento della parola eroinomane, è sufficiente trasformarla in eroinista, come tabagista o alcolista. Di fatto, non diciamo tabaccomane o alcolomane. Quanto meno li definiamo tossici o tossicodipendenti.

IL suffisso -ista significa compiere un'azione. Il tabagista compie l'azione di aspirare il fumo, l'alcolista compie l'azione di bere alcolici. Così, come l'automobilista, compie l'azione di guidare.

Il suffisso -mane, invece, significa mania. Cioè, chi usa eroina, è un maniaco o nel caso di una donna, una maniaca.

Quindi, il tabagista e l'alcolista sono equiparati al musicista, al ciclista, al farmacista mentre l'eroinomane è equiparato al matto, al pervertito ecc. ecc.. Mentre la realtà, usando un linguaggio non deumanizzante è che sia il tabagista, che l'alcolista, che l'eroinista, compiono, un'azione.

(Si tenga presente il numero dei decessi. Il tabacco, in Italia, conta 90 mila morti l'anno. Una strage silenziosa. L'alcool 20 mila. Mentre le sostanze proibite, tutte insieme,contano 400 morti l'anno e probabilmente questo avviene a causa del taglio: calce, stricnina e altri veleni. La sproporzione è enorme. Questi dati provengono dal Ministero della Sanità).

Terminata questa parentesi, si comprende, che chi fa uso di sostanze proibite, è penalizzato, anche attraverso il linguaggio.

Più complessa, è la questione della parola "tossicodipendente". Poiché, nessuna persona può essere tossicodipendente e, questa parola, non solo è impropria ma è una calunnia, atta a danneggiare le persone alle quali la si rivolge. Non si dipende dalla tossicità, casomai dal piacere che offre una sostanza.

Nessuna persona dipende dalla velenosità di una sostanza: cioè, dalla sua tossicità. Tossico, vuole dire veleno, velenoso. Certo, il tabacco è anche velenoso ma chi lo fuma, lo fa perché ne trae soddisfazione, piacere, godimento, una forma di benessere, relax. Per chi beve, è la stessa cosa. Se impara a stare nei parametri, arriva all'euforia, ride, si diverte. Ne trae piacere. Nessuno dipende dalla tossicità dell'alcool o del tabacco, bensì dal piacere che essi offrono.

Non si è mai visto nessuno, entrare al supermercato per bere ammoniaca o candeggina. Portato poi all'ospedale e disintossicato, il giorno dopo tornare nel supermercato a ingurgitare ancora ammoniaca e candeggina o iniettarsele nelle vene. E di nuovo, il giorno dopo la stessa cosa. Perché? Semplicemente perché questo non dà piacere. Perché nessuno dipende dal veleno o dalla velenosità di una sostanza. Tossicodipendente è una parola furba, poiché esclude la parola veleno. Infatti, non si usa dire velenodipendente. Tu sei un veleno dipendente. Proprio perché con la parola tossico, si deumanizza la persona. Dopodiché ci si concede il diritto all’insulto.

Ecco che allora, si comprende che nelle sostanze psicoattive si ricerca qualcosa di più: il meglio che possono offrire. Uomini e donne, sono alla continua ricerca di piaceri, di novità e di svago. Quindi, sia gli eroinisti, che i tabagismi, che gli alcolisti, sono, in reltà: "Ricercatori del piacere" nonché, sperimantatori di nuove forme di pensiero. Volenti o nolenti, questa è la vita reale.

Mi auguro, si possa comprendere, senza ulteriori spiegazioni, che chiamare tossica una persona, sia essa maschio o femmina, è un'offesa. Sulla degenerazione del linguaggio. La parola tossicodipendente, attraverso una infamante propaganda, ha portato, la gente a sfogare i propri istinti feroci, sulle persone che fanno uso di eroina. Brandendogli contro come una spada, insulti e imprecazioni: dal tossico, al tossicone, al fattone, sfociando poi nel volgare, nello scurrile fino ad augurarne la morte. Dando sempre più potere ai persecutori.

Questo obbrobrio ha creato un’etichetta falsa e calunniatrice. Già questa, è una buona ragione per rifiutarla, iniziando a chiamare chi fa uso di eroina, eroinista.

Fine