Che cos’è il consumo critico

Da un po’ di tempo l’espressione “consumo critico” ha cominciato a fare un (timido) capolino sui giornali ma, come succede anche per argomenti analoghi, non sempre la stampa riesce (o vuole) spiegare l’essenza di ciò che espone.

Noi vogliamo provarci, con poche frasi.

Curiosando su un po’ sui dizionari, scopriamo dallo Zingarelli che il consumo è “l’uso di qualcosa con riferimento ai bisogni ordinari della vita”, mentre l’aggettivo “critico” deriva dal verbo “krino” che gli antichi greci usavano per esprimere “scelta” o “giudizio”. Il consumatore critico è quindi un individuo che “sceglie” come “soddisfare i bisogni ordinari della vita”. Il fatto che questi bisogni siano “ordinari”, quindi “normali”, ci fa capire che il “consumo” non è, di per sé, una cosa negativa, bensì qualcosa di imprescindibile nell’ambito della nostra vita.

La vera differenza tra un consumatore “vulgaris”, specie molto diffusa sulla faccia del pianeta, e la non ancora comunissima specie “criticus”, sta appunto nella scelta, nel giudizio.

Per effettuare una scelta occorre però avere le informazioni necessarie e, soprattutto, porsi degli obiettivi.

Le informazioni riguardano i prodotti che si intende consumare, come sono stati fabbricati, utilizzando quali ingredienti (o componenti), sfruttando quali risorse “umane” e “naturali”. E’ per questo motivo che chi offre un prodotto che si rivolge al consumatore critico, ha il dovere di fornire e garantire tutte queste informazioni. Il ragionamento si applica allo stesso modo a beni materiali, a servizi, informazione e via dicendo.

Riguardo agli obiettivi (o criteri) di scelta, una cosa che aggiunge soddisfazione al consumo critico è che ciascuno può privilegiare gli aspetti che ritiene importanti. C’è chi ritiene infatti di sostenere la legalità e l’equità del trattamento dei lavoratori che hanno prodotto il bene, chi il ridotto sfruttamento delle risorse naturali, chi il rispetto per gli animali, ecc. I criteri possono essere tanti. In ogni caso privilegiare vuol dire condividere opinioni, idee o propositi con le persone che hanno contribuito alla produzione dei beni che intendiamo consumare, essere solidali con loro.

Ecco che, quasi senza accorgercene, siamo arrivati alla conclusione che il consumatore critico non può che essere, in realtà, anche solidale, e questo spiega la presenza di questa piccola rubrica all’interno della newsletter di “Altrove”.

Noi del gruppo “tandem”, che cerchiamo di capire e praticare il consumo critico, cureremo questa rubrica perché siamo felici di incoraggiare chi sta operando una scelta, che in questo caso è quella di proporre, o consumare, i prodotti di un’economia equa e solidale.

Alessandro Leonardis
www.tandemarese.tk