Wilhelm Steinitz e la sua Scuola Posizionale.Steinitz fu in gioventù un grande giocatore d'attacco ed aveva aderito con entusiasmo al movimento romantico. La sua passione per la lotta si estrinsecò nella sua garibaldina variante del Gambetto di Re, dove dopo 1.e4 e5 2.f4,exf4 3.Ac4?! Dh5+ incurante della perdita dell'arrocco, iniziava subito la lotta. «Il mio Re combatte valorosamente al centro della scacchiera!» aveva affermato con fierezza il giovane Wilhelm e in effetti così faceva nelle sue partite.Al torneo di Parigi del 1867 e successivamente in quello di Baden Baden del 1870 però, Steinitz patì una brutta serie di sconfitte che lo costrinsero ad una severa revisione del suo gioco. In quel periodo c'era un gruppo di teorici e giocatori prussiani, capitanati da Louis Paulsen, che avversava apertamente la concezione romantica e che aveva ripreso e rielaborato in chiave moderna le idee posizionali di Philidòr. Steinitz fece sue le idee di Paulsen e dopo uno studio accurato del gioco dei suoi contemporanei e dei meravigliosi attacchi in stile romantico, giunse alla conclusione (ovvia per noi, ma assolutamente rivoluzianaria per allora) che nella maggioranza dei casi il successo degli attacchi combinativi mediante sacrifici era dovuto principalmente alla debolezza o all'erroneità del difendente. Scoperse inoltre che un attacco poteva aver successo soltanto se e quando nella posizione avversaria si erano determinate delle debolezze. Applicando agli scacchi i principi della scienza militare ed i principi posizionali di Paulsen, Steinitz elaborò il suo innovativo metodo di gioco basato sulla pianificazione delle manovre, lasciando alla combinazione il ruolo di strumento per concretizzare l'opera posizionale. Il sacrificio, che presso i romantici era stato un feticcio dominante, venne attentamente sezionato ed analizzato da Steinitz che giunse alla conclusione che se un attacco non è strategicamente fondato, la perdita anche di un solo Pedone porta alla sconfitta. Un altro settore del gioco che Steinitz approfondì fu la struttura pedonale, dove definì e chiarì il concetto di case deboli (da lui chiamate "holes", cioè buchi) ed affermò che ogni spinta di Pedone crea una pericolosa debolezza nel nostro schieramento. Pertanto si doveva evitare accuratamente, se non quando vi era una fondata necessità strategica, qualsiasi spinta di Pedone. Nella sua analisi sulle strutture pedonali Steinitz definì inoltre le altre debolezze, quali i pedoni isolati, doppiati ed arretrati ed i metodi per attaccarle. Applicando le sue scoperte alla difesa, Steinitz osservò che un arrocco i cui pedoni non siano stati mossi è una struttura molto solida ed un attacco non giustificato contro di essa è facilmente rintuzzabile perchè il Re è un pezzo forte. Quindi ogni spinta dei pedoni dell'arrocco, in special modo h2-h3, era da criticare doppiamente perchè creava pericolose debolezze nel settore più delicato del nostro schieramento, esponendo il Re ad attacchi pericolosi. In base alle sue scoperte posizionali Steinitz studiò e mise a punto lo strumento più scientifico e rivoluzionario della storia degli scacchi: la tabella per l'analisi strategica della posizione. Così come un chimico per identificare una sostanza la scompone nei suoi elementi, Steinitz "sezionava" una posizione e vi identificava i suoi elementi strategici: la struttura e le debolezze dei pedoni, l'attività dei pezzi, la sicurezza del Re, la presenza di linee di penetrazione (colonne e diagonali), le case deboli e quelle forti, ecc... E in base a quest'analisi oggettiva e razionale (mi verrebbe da dire chirurgica) ideava il piano da intraprendere. Questo portò ad una totale revisione dei sistemi di apertura e all'adozione di sistemi di gioco chiusi e manovrati dove evitava accuratamente lo scambio dei pezzi, in modo da concretizzare la superiorità posizionale con un attacco spettacolare dove si prevedevano anche sacrifici di pezzi, ma in questo caso giustificati da razionali ed oggettivi presupposti strategici. L'adozione di difese di gioco semi aperto contro la partita di Re fu dettato dalla necessità di impedire di sfruttare al Bianco il vantaggio del tratto e di tenere chiuse le linee fino all'avvenuto sviluppo di tutte le forze. Questo portò alla rivalutazione di antiche difese cadute nel dimenticatoio, oppure usate come arma psicologica per confondere l'avversario, quali la Difese Francese, la Siciliana e la Caro-Kann, che iniziarono proprio con l'era di Steinitz la loro ascesa a difese principali contro 1.e4. Nasce la tecnica difensiva. Particolare attenzione venne posta sui metodi difensivi e qui Steinitz introdusse nuovi ed importanti concetti, come la differenziazione fra difesa passiva ed attiva, il principio dell'economia, in modo da preservare forze sufficienti per il contrattacco, lo scambio dei pezzi attaccanti per ridurre la pressione, la difesa preventiva dei nostri punti deboli e la necessità di mantenere il centro fluido perchè è lì che dovrà svilupparsi la reazione del difensore. Steinitz infatti, fu il primo ad affermare che il miglior metodo per controbattere un attacco su un ala è il contrattacco centrale (anche se questo era stato già intuito da altri grandi giocatori prima di lui). Da qui la necessità di mantenere il centro fluido per il difensore e per contro di bloccarlo da parte dell'attaccante. In breve la tecnica difensiva, completamente sconosciuta ai romantici, venne assurta a nuovo importantissimo strumento strategico. Fino all'avvento di Steinitz gli studi teorici si erano occupati esclusivamente delle fasi estreme del gioco, cioè apertura e finale, mentre il medio gioco veniva considerato territorio dello spirito, dell'immaginazione e della libera interpretazione. Fu Philidòr il primo a tentare di impostare delle regole teoriche che permettessero al giocatore di orientarsi in questo vero e proprio mare magnum, ma queste erano troppo approssimative e soprattutto poco scientifiche. A Steinitz va il grandissimo merito di aver dato una sistemazione rigorosa e scientifica anche a questa fase della partita, sia introducendo nuovi concetti, sia formalizzando quelli sicuramente conosciuti dai più forti giocatori, ma applicati in modo intuitivo ed approssimativo. Fu solo con Steinitz che si introdussero delle regole strategiche generali che permettevano la conduzione oggettiva ed omogenea di tutte le fasi della partita. L'enunciazione di questo corpo di regole, teoremi e metodi d'analisi permise non solo un netto salto di qualità della teoria scacchistica in generale, ma mise questa a disposizione di chiunque volesse farne uso. Era la fine degli "artisti geniali", "degli eroici combattenti" e dei "creatori di capolavori" con la puzza sotto il naso... Era l'inizio di una nuova era, sicuramente meno nobile e più terra terra, ma basata su valori oggettivi e razionali, in pratica: sul lavorare sodo e senza tante menate! Il nuovo sistema in azione. Forte del suo nuovo metodo, Steinitz decise di applicarlo nella pratica ad alto livello e partecipò al prestigioso torneo di Londra del 1872, giocando contro i migliori maestri dell'epoca e riuscì ad imporsi in modo netto. I giocatori romanici si trovavano completamente spiazzati di fronte al gioco scientifico e razionale di Steinitz e i loro disperati sforzi volti a complicare il gioco e ad aprire linee d'attacco si infransero sulle formidabili fortificazioni che il maestro boemo erigeva con freddezza e maestria. Nel torneo di Londra Steinitz applicò le nuove idee alle aperture allora imperanti, e ciè a quelle di gioco aperto (con il Gambetto Evans ed il Gambetto di Re quali aperture più diffuse) e riuscì a spuntare impietosamente tutte le armi dei romantici. Nel successivo torneo di Vienna dl 1873 il "grande boemo" aveva già pronto un nuovo e fiammante repertorio di aperture che impose ai suoi disorientati avversari. Si trattava, come abbiamo visto, di aperture chiuse e semi-chiuse, ma anche di impianti di gioco aperto come la Partita Italiana, la Partita Spagnola od il Gioco Piano, ma trattati in maniera rigorosamente posizionale. Constatata la bontà del nuovo sistema, Steinitz lo applicò ancora nel match contro Blackburne del 1876, vincendo nettamente la sfida. Alla luce degli ottimi risultati pratici e teorici ottenuti Steinitz riassunse le sue idee in un libro, The modern Chess Instructor, che in breve divenne il libro guida del tempo. I fautori del Romanticismo storsero il naso, ma di fronte ai risultati perentori di Steinitz dovettero inghiottire l'amaro boccone ed accettare la bontà del nuovo sistema. Il cammino di Steinitz però non fu affatto semplice. I seguaci del movimento romantico lo accusavano di aver ucciso la fantasia e lo spirito artistico degli scacchi, altri giudicavano il suo metodo non solo pedante ma anche vile perchè rinunciava alla lotta a viso aperto ed altri ancora semplicemente non lo condividevano e continuavano ad adottare lo stile combinativo cercando nuovi metodi d'attacco per perforare le difese dei giocatori di posizione. Era un'appassionante lotta di idee e di concezioni. E' ammirevole osservare come Steinitz applicasse metodicamente il nuovo sistema in ogni sua partita, anche se a volte questo voleva dire ridursi in posizioni estremamente passive e compresse, ma la sua formidabile tecnica difensiva gli permetteva di resistere alla tempesta e di scatenare poi il tanto agognato contrattacco. Steinitz era un convinto sostenitore della scorrettezza dei gambetti e si sforzava in ogni partita di accettare i pedoni offertigli per vincere poi il finale. Non sempre ci riusciva, anche perchè ci sono dei gambetti assolutamente corretti ed in cambio del materiale sacrificato offrono una reale e pungente iniziativa. E' per questo che nonostante i suoi sforzi Steinitz non riuscì a dimostrare la fallacità del Gambetto Evans o del Gambetto di Re. Questo compito lo avrebbe portato a termine il suo grande successore, Emanuel Lasker. Per farsi un idea del granitico stile di Steinitz basta fare un click qui e si potrà ammirare la partita giocata contro Blackburne al torneo di Londra del 1882. Blackburne si vendicò sconfiggendo Steinitz al primo turno del Torneo di Vienna del 1873, ma Steinitz chiuse definitivamente i conti battendolo nelle due partite di play off dello stesso torneo. Ormai le prove più dure sembravano superate ma si profilavano all'orizzonte dei nuovi formidabili avversari... |