Stelle cadute.

La storia degli scacchi moderni è piena di grandi personaggi, in primis i vari campioni del mondo, ma poi anche altri grandi teorici e giocatori, come Nimzovic, Keres ed altri indimenticati campioni che hanno inciso a lettere d'oro il loro nome nel grande libro degli scacchi.
Esistono poi delle figure drammatiche, degli spiriti sfortunati che sono stati, per un motivo o per l'altro, completamente dimenticati. Quasi tutti ebbero un triste destino ed una fine prematura, ma diedero agli scacchi un grande contributo. Sarebbe ingiusto dimenticarli così, pur nel nostro piccolo, vogliamo cercare di tener vivo il loro ricordo e provare a conoscerli un po' di più.

A tutti gli scacchisti sono noti i nomi dei grandi campioni del nobile gioco, anche di quelli del passato più lontano, daltronde chi non ha mai sentito nominare Morphy, Steinitz, Lasker, Capablanca, Alekhine o Botvinnik? Penso che invece molti sarebbero in seria difficoltà se qualcuno gli si chiedesse chi era Reszo Charousek... Eppure nel XIX secolo, l'epoca in cui visse, cominciò a vincere un torneo dopo l'altro e si stava avviando a passi sicuri verso il titolo di Campione del mondo quando, a soli 27 anni, fu stroncato da una malattia incurabile che fece sfumare tutti i suoi sogni di gloria terrena. Di lui restano molte indimenticabili e spettacolari partite che vinse a molti dei "big" dell'epoca.

Andiamo indietro nel tempo di pochi decenni e troviamo un altro notevole personaggio, Johannes Hermann Zukertort. Gli appassionati lo ricorderanno come avversario di Steinitz nel primo Campionato del mondo della storia, ma penso siano pochi a sapere che si coperse di gloria come ufficiale dell'esercito prussiano, ricevendo nemerose medaglie Pour le merite.
Grande schermidore, ottimo tiratore di pistola, Herr Johannes, finita la  carriera militare si dedicò anima e corpo agli scacchi,  vincendo numerosi tornei internazionali e diventando in breve uno dei più forti scacchisti mondiali. Johannes Zukertort si era laureato in medicina nella prestigiosa Università di Breslavia ed era una persona eccezionalmente colta (fra l'altro parlava correttamente ben dodici lingue!) e dopo la sfortunata sfida con Steinitz decise di rivedere il suo stile mettendo a punto un nuovo repertorio di aperture da usare nella rivincita con Steinitz, ma l'incredibile sforzo a cui si era sottoposto durante il primo match gli fu fatale e morì di collasso nervoso.

Spostiamoci un po' più avanti con gli anni adesso, chi era Klaus Junge? Beh daccordo, era un tedesco, questo era facile da indovinare ... Ma penso che pochi sappiano che durante gli anni '40 del secolo scorso, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, questo giovanotto (il tipico ragazzone ariano: alto, biondo e con gli occhi azzurri) cominciò a vincere una lunga serie di grandi tornei, malmenando tutti i più forti giocatori di allora, compreso un certo Alexander Alekhine! Un astro nascente che con la freschezza della sua gioventù e con la brillantezza del suo gioco si stava affermando in quella povera Europa dilaniata dalla guerra... Peccato che, oltre agli Scacchi, avesse anche un'altra grande, quanto insana, passione... Era un fanatico nazista e militava nel corpo delle famigerate SS! Le foto dell'epoca lo ritraggono davanti alla scacchiera in divisa da SS - con tanto di svastica al braccio! - ma a parte questo "difettuccio", era chiaro a tutti chi sarebbe diventato il nuovo Campione del mondo: il biondo Klaus!
Klaus Junge, per i gerarchi nazisti,  rappresentava un modello per giovani tedeschi del Reich futuro, una specie di conferma alle loro demenziali teorie basate sulla superiorità genetica della razza ariana. Capitò però che, in un eccesso di entusiasmo ed eroismo, il giovane Junge finisse bruciato nel suo carro armato, durante una sanguinosa battaglia sul fronte russo...
Data la sua particolare "passione politica", il giovane asso tedesco fu volutamente - e presto - dimenticato, ma il prode Klaus, uno scacchista dotato di un fine istinto posizionale e da una spiccata fantasia combinativa, giocò delle partite stupende sfoggiando uno stile molto elegante ed efficace.

Tornando indietro negli anni, agli inizi del XX secolo, il secondo Campione del mondo, il grande Emanuel Lasker, temeva come la peste il maestro autriaco Karl Schlechter ed evitava in tutti i modi (molti dei quali furono moralmente abbietti!) di incontrarlo in un match. Grandissimo giocatore di posizione, ma anche ottimo finalista e brillante nell'attacco, aveva uno stile universale pari (molti dicono superiore!) allo stesso Lasker. Uomo di grande e poliedrica cultura (fra l'altro parlava correttamente cinque lingue) , brillante frequentatore dei salotti di tutta Europa, Schlechter era un tipico gentiluomo della Belle Epoque ed era famoso per la sua signorilità e generosità. Capitò spesso che concedesse la patta a giocatori inferiori a lui, quando questi avevano bisogno di raggiungere un determinato punteggio per rientrare fra i premiati e (ma questo lo si seppe solo molti anni dopo la sua morte) aiuto economicamente molti suoi colleghi scacchisti, senza volere nulla in cambio.
Quando un avversario arrivava in ritardo inoltre, Schlechter tirava avanti di nascosto anche il suo orologio, in modo da competere a parità di condizioni. Quando Lasker fu costretto ad accettare la sua sfida per titolo mondiale, costrinse Schlechter ad accettare delle vere e proprie "condizioni capestro": match imperniato su sole 10 partite ed obbligo di vittoria con due punti di scarto. Più che un match era un'offensiva presa in giro, ma Schlechter accettò senza battere ciglio e cercò di sfruttare la sua chance.
Contro un Lasker al massimo della forma, Schlechter quasi riuscì nell'incredibile impresa e dopo 9 partite era in vantaggio di un punto. Nella 10ª ed ultima partita Schlechter giocò energicamente l'apertura fino a trovarsi in netto vantaggio posizionale, ma l'enorme tensione accumulata gli giocò un brutto tiro cosicchè effettuò uno sconsiderato sacrificio di qualità per chiudere velocemente la partita. Lasker però si difese con la precisione e l'energia che lo hanno reso famoso e respinse l'attacco, vincendo così la partita e conservando vergognosamente il titolo di Campione del mondo. Il fuoriclasse austriaco riuscì in seguito a raccogliere i fondi per un nuovo assalto alla corona mondiale, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale mandò a monte tutti i suoi progetti. Di Karl Schlechter non si seppe più nulla fino alla fine della guerra, quando si scoprì che morì di fame e di stenti a Vienna, sua città natale, nell'inverno del 1917. Morì solo e dimenticato, specialmente da quelli che aveva  aiutato.

Sempre nel periodo classico, non possiamo dimenticare la figura del maestro polacco Akiba Rubinstein, probabilmente il miglior interprete della Scuola Posizionale. Mikhail Botvinnik ad esempio, confessò di aver studiato accuratamente TUTTE le sue partite ed applicò sovente i piani di posizionali di AkibaRubistein. Questo non solo nelle aperture, ma anche nel medio gioco e nei finali. Nei suoi commenti tecnici (come ad esempio nel suo bellissimo libro "Battaglie sulla scacchiera" che raccomando a tutti) Botvinnik cita spesso posizioni trattate da Rubistein e le descrive come opere perfette. Ad esempio, parlando di un finale che era riuscito miracolosamente a pattare: «... Ed il Nero ha raggiunto la parità. Daltronde nemmeno Rubistein, in questa posizione, riuscì ricavare qualcosa in più della patta!». Il tono quasi reverenziale di Botvinnik riguardo a Rubistein, esplicita chiaramente quanto grande fosse la sua considerazione per il fuoriclasse polaco che rimase il suo "modello". Non dimentichiamoci che Botvinnik fu Campione del mondo dal 1948 al 1963 e il fatto di questa sua aperta ammirazione per Rubistein la dice lunga sulla qualità di gioco del campione polacco.
Nella famosa "Scuola di Scacchi Botvinnik" poi, dove si formarono decine di grandi campioni come Karpov, Kasparov, Jusupov, Shirov, Kramnik e tanti altri, lo studio delle partite di Rubistein costituiva - e costituisce ancor oggi - una delle materie principali. Le sue manovre posizionali sono state fonte di ispirazione per intere generazioni di scacchisti e le sue partite sono state dei modelli chiarissimi di logica e profondità strategica. Dal punto di vista sportivo fu ancora più sfortunato di Schlechter perchè sulla sua strada non trovò soltanto Emanuel Lasker, ma anche un brillante ragazzotto cubano che stava sorprendendo il mondo con le sue brillanti vittorie, un certo Josè Raul Capablanca...
Rubistein subì da Lasker un ostracismo feroce e non riuscì mai ad avere la benchè minima chance di sfidarlo. A frenare le sue ambizioni furono le pesantissime condizioni economiche imposte dal Campione in carica e soprattutto le modalità imposte ad un eventuale match simili, se non peggiori, di quelle imposte a Schlechter.
In seguito, l'età avanzata, la guerra e l'imporsi del grande Capablanca, impedirono definitivamente a Rubistein di avere altre occasioni per tentare la scalata al titolo mondiale.

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