Al Circolo d'Ixe,
in Val di Zeta si giocò anni or sono una memorabile partita di scacchi.
Nella notte di Natale dell'anno 18.., cosa straordinaria e
inverosimile, una scacchiera giaceva perfettamente apparecchiata con
tutti i pezzi a posto su un tavolo.
Un vecchio, avviluppato in un grande mantello, passeggiava per la sala
guardando dalla finestra, tutta spalancata malgrado il freddo. Ad un
tratto apostrofò un personaggio di fuori:
"Ehilà! Volete fare una partita a scacchi?".
"Grazie! - rispose questi - ma devo fare la mia distribuzione!".
"Oh! Avete ancora tempo! Una partitina leggera?"
"Va bene, e sia pure: ma una sola, però!".
Il personaggio interpellato dall'uomo con il mantello altri non era che
il buon vecchio Natale, facilmente riconoscibile per la barba bianca e
per la gerla ancora tutta piena.
I due sedettero davanti alla scacchiera e, a domanda dell'uomo con il
mantello, fu fissata una posta per la partita. Quella del vecchio
Natale era la gerla con tutto il contenuto.
La partita, giocata rapidamente da entrambi, giunse dopo circa un quarto d'ora alla posizione raffigurata qui sotto:
L'uomo con il mantello, che aveva
il Bianco, annunciò il matto in sette mosse e giocò 1.Txg7+. Il vecchio
Natale rispose 1. ... Rf6, cui seguirono 2.Dxc6+ Txc6 3.Txc6+ Dd6
4.Txd6+ cxd6 5.Cc7 d5 6.Cxd5+ Re6.
L'uomo dal mantello afferrò allora la Torre ma, nell'esatto momento in
cui la posò in e7 pronunciando la parole "scacco matto!", sparì
all'istante, lasciando dietro di sè nulla più che un leggero odore di
zolfo, mentre il pezzo, leggermente bruciacchiato, si rovesciò sulla
scacchiera.
L'uomo dal mantello era Satana, che aveva progettato di impedire al
vecchio Natale di fare la sua solita distribuzione. Il buon vecchio era
stato molto imprudente e anche colpevole, ma la Provvidenza vegliava.
Nei suoi disegni imperscrutabili, ai quali noi prestiamo la parola
"caso", essa aveva voluto che, per il matto, i pezzi raffigurassero una
Croce:
e l'apparizione di questo segno aveva ricacciato Satana in fondo all'inferno.
Affinchè questa storia possa illustrare una teoria della giustizia
umana, sarebbe sufficiente che la sua autenticità fosse indiscutibile.
Ora, al circolo di Val di Zeta vi mostreranno la Torre leggermente
carbonizzata.
Ma quel che importa è che, in ogni caso, anche quell'anno i bambini
trovarono nelle loro scarpe e sotto i loro alberi i regali incantatori,
con in più però anche qualche pezzetto di carbone, giusto per ricordare
e insegnare fin dai primi anni che non esiste vita di piacere o di
gioia, in cui non si infiltri anche un po' di dolore.
(Novella di L. Bonet, pubblicata nel dicembre 1905 sul bollettino del Circle Philidor in Francia).