La mente vacilla, il corpo traballa,

il cuore di scatto si svela interrotto.

Le membra disfatte si frenan di botto.

La vita ti sfugge, svanisce l’amore,

il turbine mugge, rimane il dolore.

 

S’accende una stella, rifulge la luce,

speranza più bella non v’è che conduce 

 a un roseo visino di bimba lontana

che affetto trasfonde a chi si confonde

nel buio profondo di tenebra orrenda.

 

Profili confusi di vaghi ricordi,

 la mamma che invoca il figlio che gioca,

angoscia tenace che brucia e si tace.

S’intreccia il richiamo, il polso malsano,

con canti di gioia su lidi di sale.

 

Non so se perdura l’oscura radura che mina speranza

 in questa mia stanza: vedrò mai l’estate?

Pretese di sole. Le mie rive amate,

il dorso che duole, l’attesa delusa di chi

 non s’adusa al week end finito del corpo smarrito.

 

Vi dedico il canto e un lugubre manto

 o bionde gemelle (Alessia e Livia n.d.r.) che come due stelle

 ferocia e follia ha spazzato via.

Donato Paradiso -  maggio 2011