FENOMENOLOGIA DEL MANGIAPRETI
Mangiapreti:
Chi odia i preti e ne sparla | Il mangiapreti, solitamente e contrariamente a ciò che si pensa, è un uomo fortemente etico. In lui vi è il desiderio di giustizia spinto ai massimi termini, quasi un'esigenza fisica e naturale, per la quale, nella punizione dei sopprusi mondani, non basta la blanda azione della provvidenza, ma occorrerebbe l'opporsi di una forza ben più giusta e manifesta. Ecco perché il mangiapreti non può sopportare l'azione puramente epidermica delle liturgie, ne tanto meno la presenza temporale del prete come custode di una realtà ingiusta alla quale opporsi con le preghiere e la rassegnazione. L'assenza di Dio di fronte alle ingiustizie del mondo è l'argomento principe degli avversari della Chiesa. E in questo si avverte chiaramente non il rifiuto di Dio, ma, al contrario, il bisogno disperato di un intervento che mai avviene. “Se Dio onnipotente esistesse, cesserebbe volontariamente ogni male”, il fatto che non intervenga lo rende odioso agli occhi di chi è troppo visceralmente legato alla vita, al contrario i preti predicano la rassegnazione, quasi un distacco stoico, e infatti c'è molto di stoico nella dottrina ad uso fedeli della Chiesa. La Chiesa predica la fede, ovvero la disponibilità a credere a ciò che non si manifesta, qualcosa di talmente alto e puro da non essere raggiungibile se non nel profondo delle proprie coscienze. Al contrario, ciò che si manifesta della Chiesa, è gravato dalla temporalità meschina di tanti suoi ministri, i quali trovano giustificazione nella visione agostiniana dell'uomo fragile, ferito, tentato. Conclusione: i mangiapreti non nascono per caso... (Synt) |