"La ragione, non l'occhio, vede il vero"
(perché gli atomi sì e Severino no)

 

"La ragione, non l'occhio, vede il vero": classico assunto della filosofia occidentale.

L'evidenza delle cose è nulla rispetto alla loro reale essenza: dimostrazione pratica la teoria atomica. Evidentemente, siamo oggetti dotati di massa, nulla di più che solidi; praticamente, non siamo altro che un agglomerato di particelle in perpetuo movimento, nubi di elettroni che avvolgono nella loro nebbia quantica un nucleo a sua volta divisibile (si veda l'atomo e le sue particelle).

Questa evidenza contrastante l'esperienza comune è comunque accettata più di quanto non sia accettata la "pazzia" ontologica di Emanuele Severino, il quale, applicando lo stesso metodo di indagine (la rigorosa interpretazione razionale), perviene alla verità "non comune" dell'eternità di tutte le cose.

Quale differenza passa allora tra l'accettazione delle stravaganze della fisica e la difficoltà di accettare le stravaganze dell'eternità severiniana? Ecco la differenza: la scienza agisce praticamente con i suoi prodigi misteriori nella realtà, prodigi che realmente guariscono e realmente producono benessere, L'ontologia severiniana, per contro, non guarisce e non sarà mai in grado di accendere televisori a distanza.

Dunque, a questo si è ridotta la sapienza: al comune esercizio del comune buon senso, all'esercizio del ricatto: non sei nulla se non mi dai in cambio qualcosa. "Casalinghe-di-Voghera" for president...

(Synt)


mentis@forma-mentis.net
www.forma-mentis.net