La
fede come irrazionale
Vi è, tra i credenti, la tendenza a giustificare la propria fede come un qualcosa che esula dalla razionalità, per cui, se da un lato la ragione scientifica (che per nel senso comune incarna ormai l'unica forma di ragione) dimostra come la fede non ha alcun fondamento, dall'altro lato il sentire entro di sé la fede come avvenimento concreto, porta i credenti a porre questo avvenimento fuori dalla scienza: tale processo di salvazione della fede nell'irrazionale è allora una necessità inevitabile nell'ambito dell'odierna polemos che vede contrapposta la fede alla scienza sperimentale. La scienza sperimentale non può trovare alcun punto di contatto con l'oggetto di fede, poiché l'esperimento implica il rapportarsi con una realtà fisica, mentre nella religione, l'oggetto di fede si trova per forza di cose al di là della materia, se non fosse così, non vi sarebbe ragione di credere nella sua esistenza, poiché la sua esistenza sarebbe manifesta ai sensi. Dunque la fede dice questo: “io, come fede, mi pongo al di fuori della razionalità sperimentale”. Si tratta quindi di capire che la ragione sperimentale non si riferisce al tutto, ma solo a una regione del tutto, ovvero a quella regione che è la manifestazione empirica dei fenomeni. La fede, quindi, si pone al di fuori dell'esperimento, ma non può porsi al di fuori di quel concetto più ampio della ragione che è il logos. Ponendosi al di fuori della ragione sperimentale, la fede accetta la ragione sperimentale come forma privilegiata di ragione, e in questo asseconda il dominio della scienza sperimentale sul mondo. D'altro lato, la fede, nel momento in cui afferma la propria irrazionalità, rientra di fatto nel logos che è l'alveo naturale di tutte le manifestazioni dell'esistenza. In effetti, tutte le cose che si manifestano, entro lo spirito o nel mondo sensibile (volendo qui insistere su una dicotomia cartesiana), rientrano nella regione del logos, ovvero quella forma di ragione che mette in evidenza la totalità delle relazioni che si vengono a creare tra le cose che hanno in comune una determinata qualità: il manifestarsi all'esistenza. Concludendo, la fede può ben dirsi razionale e non fuggire nella regione dell'irrazionale se solo comprendesse che la razionalità dalla quale fugge non rappresenta l'unica e sola forma di ragione. Il dominio della ragione sperimentale trova invece giustificazione dall'atteggiamento stesso della fede come irrazionale, la quale non sembra in grado di articolare una seria critica al metodo della scienza, riuscendo solo a porre il proprio fondamento al di fuori di essa. Una
certa filosofia greca si rivolgeva alla totalità degli accadimenti, mentre
è chiaro come la scienza moderna abbia fondato il proprio paradigma non
in relazione a una totalità ma considerando solamente una parte della
totalità, ovvero la regione della manifestazione empirico-fisica degli
accadimenti. In questo senso, il fuggire della fede nell'irrazionale significa
dare credito a questo paradigma parziale, che lascia al
di fuori altre cose. (Synt) |