Contronatura, controragione: il dramma di Nietzsche L'obiezione di Nietzsche al pensiero dogmantico, alle forme di comprensione che vogliono costituirsi come sistemi stabili contro la paura del divenire e del mutamento, si fonda sull'opinione che la vera natura dell'uomo sia irrazionale, e che l'atteggiamento di chi rifugge con i rimedi razionali il divenire sia un atteggiamento contro natura. Dunque l'uomo è autenticamente irrazionale, portato all'impeto dei sentimenti, dionisiaco; per contro, il mondo dei deboli si fonda su questa paura di affrontare la propria irrazionalità e quindi si affida al rimedio apollineo della ragione e dei dogmi, in un tentativo di cercare un punto fermo nell'inevitabile mutare di tutte le cose, un argine contro quella morte che è l'annullamento di sé, conseguenza più terribile del divenire. Ora, occorre capire se Nietzsche abbia compreso la reale natura dell'uomo. Nietzsche è in grado di leggere, di scrivere e comprendere le stesse parole di Nietzsche solamente applicando ciò che la natura gli ha fornito: la razionalità, espressa nelle strutture del linguaggio. La razionalità che Nietzsche tanto avversa, è il solo tramite per accogliere le sue stesse istanze, lo stesso Nietzsche affermando il dominio dei deboli sui forti, applica alla realtà una serie di premesse seguite da certe precise conseguenze, tipiche di un processo razionalizzante.Come tutti, Nietzsche abbisogna della ragione per esporre le proprie ragioni. E' in questa contraddizione che si gioca il dramma della sua pazzia: Nietzsche sa bene di dover continuamente fuggire il suo destino (o volergli andare incontro, come necessità, amor fati che conduce alla fuga impossibile dalla ragione), ma la ragione non solo lo insegue, ma lo accoglie entro di sé. A Nietzsche non resta altro che tendere sempre più la corda della suo stesso essere fino alle estreme conseguenze: cadere nella pazzia. Ma Nietzsche non sfugge alla ragione cadendo nella pazzia, perché la pazzia ha pur sempre le sue logiche, Nietzsche cade nella pazzia costruendo in sé un altro mondo, chiuso nella sua coscienza, ultima possibilità di opporsi al destino ineludibile: l'oblio della ragione (ma non mai della propria). (Synt) |