Considerazioni
sul significato
Si è detto che vi è la possibilità che esista qualcosa al di là della regione razionale del pensiero che non soggiace alle qualità razionali del pensato, per cui la realtà potrebbe anche fondarsi sull'irrazionale, ovvero, per tanto che l'uomo si ostina a pensare al suo destino, questo gli sfugga perché fondato su altre leggi rispetto a quelle su cui poggia il suo pensiero (tale atteggiamento si può riscontrare nella filosofia di Schopenhauer e di Nietzsche). L'irrazionale è per la scienza ciò che non può essere oggetto di previsione, ciò che non si può prevedere partendo dai modelli scientifici, i quali presuppongono un certo determinismo, ovvero presuppongono che date certe premesse, si possa prevedere un certo comportamento. Ma esiste realmente un puro irrazionale? Un senso più ampio della ragione era quello proprio della filosofia ai suoi albori: per Eraclito il logos costituiva la legge che rappresentava la totalità degli stati che si pongono in relazione agli altri. Un fatto che accade, un fatto che viene pensato, un fatto che viene percepito, rientra inevitabilmente in un certo rapporto di relazione per cui acquista un significato, è infatti impensabile un qualcosa che viene considerato dalla mente totalmente alienato (totalmente chiuse in sé) dal contesto stesso del pensato. In questa prospettiva, portandosi oltre la definizione scientifica dell'irrazionale, nulla può dirsi irrazionale, perché nel momento stesso in cui “si dice” qualcosa, questo “dire” rientra in un discorso di relazioni e di nessi, e i nessi esprimono necessariamente una razionalità, in quanto l'irrazionale puro comporterebbe la mancanza di qualsiasi nesso che lega l'evento irrazionale a una qualsiasi altra cosa. Per queste ragioni sostengo che ciò che si intende irrazionale sia in realtà esso stesso sottoposto a una qualche forma di ragione, per cui anche l'irrazionale è in realtà razionale.
(Synt) |