Albert
EINSTEIN:
Il
campo magnetico è la forza che genera un magnete in virtù
di una particolare distribuzione dello spin delle particelle che
lo compongono. La forza magnetica si propaga nello spazio circostante
al magnete e fa si che il metallo prossimo al magnete sia influenzato
da tale forza. La forza magnetica più nota in natura è generata
dai poli della Terra, per cui è possibile notare come l'ago di
una bussola, lasciato libero di ruotare, si orienti sempre verso nord. Maxwell
tradusse in formule matematiche questi esperimenti. Il risultato fu quello
di affermare l'esistenza di onde elettromagnetiche, ovvero l'esistenza
di una legge unitaria che spiegava i fenomeni magnetici e quelli elettrici.
Dai suoi calcoli Maxwell dedusse l'esatta velocità delle onde elettromagnetiche,
una velocità molto prossima ai 300.000 km al secondo. Oggi sappiamo infatti che le onde elettromagnetiche hanno una velocità pari a quella della luce, e che la luce stessa è un onda elettromagnetica (le onde di ampiezza superiore a un metro sono onde radio, quelle nell'ordine di qualche centimetro sono microonde, attorno al decimillesimo di millimetro sono infrarossi. La luce ha una frequenza tra 40 e 80 milionesimi di millimetro, a frequenze inferiori ultravioletto, raggi X e raggi gamma). Il
problema dell'etere A
questo punto la fisica dell'epoca imponeva di trovare un elemento attraverso
il quale le onde elettromagnetiche potessero propagarsi. Tutti i movimenti
ondulatori dovevano propagarsi in qualche elemento: le onde del mare si
propagavano attraverso l'acqua, le onde sonore attraverso l'aria.
Visto che le onde elettromagnetiche non potevano propagarsi nel vuoto,
si vide bene di teorizzare l'esistenza di una sostanza che permettesse
di trasportare le onde elettromagnetiche: questo elemento fu chiamato
etere luminifico, o semplicemente, etere
(il termine fu preso in prestito da Aristotele, memori probabilmente delle
teorie attorno al substrato e alla sostanza). Ovviamente, ci si mise subito all'opera per trovare una conferma sperimentale dell'etere. Questo elemento doveva possedere caratteristiche particolari: doveva essere allo stesso tempo abbastanza denso da permettere l'increspatura delle onde (ovvero sostenere un certo campo) e talmente rarefatto da non rallentare la corsa della Terra con il suo attrito. L'esperimento di Michelson e Morley
In sostanza, se la luce ha una certa velocità, allora l'osservatore che si avvicina alla fonte dovrebbe misurare una velocità della luce superiore rispetto a quella misurata da un osservatore che vi si allontana. E' come, per analogia, vedere chiaramente come un onda verso la quale nuotiamo si avvicini più velocemente a noi rispetto all'onda dalla quale ci allontaniamo. Come detto, l'esperimento rivelò invece che la luce (l'onda, nel nostro esempio), sia che ci avviciniamo a lei, sia che ci allontaniamo, viaggi sempre alla stessa velocità. A
questo punto la fisica si trovava di fronte un problema: a dispetto del
senso comune, la luce possedeva una velocità assoluta rispetto
sia al tempo che allo spazio. Relatività speciale (o ristretta)
In pratica Einstein, di fronte agli esperimenti che dimostravano l'assoluta indipendenza della luce rispetto all'esistenza dell'etere decise di eliminare quest'ultimo, tenendo salda la prima. Anche se questo contraddiceva il senso comune, Einstein notò come i calcoli attorno alla velocità della luce fossero già compiuti in sé, nessuna sostanza aggiuntiva doveva quindi essere cercata. Il fatto che la velocità della luce fosse assoluta rispetto sia al tempo che allo spazio, aprì una serie di stupefacenti implicazioni, riassunte in questi tre concetti: 1.
Il tempo diventa relativo: per oggetti in moto il tempo risulta rallentare; 3.
L'eguaglianza tra massa ed energia: nessun corpo può eguagliare
o superare la velocità della luce.
Questo l'esempio che permette di capire il significato della relatività temporale: se la velocità è data dal rapporto tra distanza percorsa e tempo di percorrimento, qualora sia la velocità la costante universale, necessariamente saranno le altre due grandezze a mutare in modo da concordare con la velocità assoluta della luce. Ogni
persona si trova così a vivere un tempo diverso in rapporto alla
velocità che percorre: all'aumento della velocità, il
tempo personale rallenta, e questo per mantenere salda la velocità
assoluta della luce.
Gli
oggetti in movimento si accorciano nella direzione del moto. In pratica,
un corpo che viaggi a velocità prossime a quella della luce tenderebbe
a contrarsi fino a scomparire. Dunque all'aumentare della velocità di un corpo il tempo rallenta e lo spazio si contrae. Se si avesse a disposizione un anello sospeso nello spazio di un diametro che non permettesse ad un'astronave di passargli attraverso, qualora l'astronave aumentasse abbastanza la velocità in modo da contrarre le proprie dimensioni, riuscirebbe in velocità ad attraversarlo, evento che non accadrebbe se fosse quasi ferma. Tuttavia la contrazione delle lunghezze sarebbe avvertita soltanto dall'equipaggio dell'astronave, e non da un osservatore immobile sull'anello. Tali stupefacenti effetti, pur contraddicendo il senso comune, sono una necessaria conseguenza della stretta connessione tra massa ed energia. Un
oggetto provvisto di massa non può superare o eguagliare la velocità della
luce,
questo per il risultato dell'equazione E=mc² (E=Energia, m=massa,
c=costante, o velocità della luce), che definisce l'uguaglianza
tra massa ed energia. All'aumentare
della velocità aumenta la massa dei corpi, all'approssimarsi della velocità
della luce la massa di un corpo tende all'infinito, quindi, per spostarsi,
avrebbe bisogno di una quantità infinita di energia, il che sarebbe impossibile.
Per i tre principi fin qui esposti risulta che un corpo che viaggia alla velocità della luce si contrae talmente tanto da risultare invisibile e da non essere esteso nello spazio, che il suo tempo è talmente rallentato da essere immobile e che la sua massa è talmente grande da risultare infinita. Relatività generale La
relatività ristretta aveva risolto parecchi problemi, uno fra tutti la
mancata rilevazione dell'etere, ora mancava una teoria che potesse trovare
un accordo tra le conseguenze della relatività speciale e le leggi della
gravità newtoniana. La relatività generale implicava quindi altre tre importanti conseguenze: 1. Nello spazio tridimensionale le orbite dei corpi ci appaiono curve perché incurvate dalla massa dei corpi più grandi, mentre nello spazio quadridimensionale le orbite mantengono una traiettoria retta (lo spazio quadridimensionale è lo spazio tridimensionale con l'aggiunta del tempo). Le orbite ellittiche sono quindi la proiezione tridimensionale di orbite rettilinee quadridimensionali;2. Anche i raggi di luce si incurvano assieme allo spazio, in prossimità di una massa la luce viene deviata dalla gravità (effetto che è la base della teoria dei buchi neri); 3. In prossimità di una massa anche il tempo subisce una distorsione e rallenta. Grazie alla relatività generale si è potuto correggere la durata della rivoluzione di Mercurio, la massa del sole rallenta, seppur di poco, il tempo di rivoluzione previsto dai calcoli di Newton. |
Scheda
di Synt - ultimo aggiornamento 18-12-2004
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