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Tradizionalismo e ontologia

(a cura di Jonathan Fanesi)

 

Il Romanticismo in un primo momento elaborò una visione panteistico – immanentista per giungere in un secondo momento ad istanze di tipo teistico – trascendentista; è una transizione di fondamentale importanza che ci permette di capire il ritorno al tradizionalismo in particolar modo in Francia, grazie ad opere quali quelle di Madame de Staël e Chateaubriand. In questo clima si ritorno alla tradizione, si segnala una cerchia di intellettuali chiamati “ ultramontanisti “ e “ teocratici “, ne fanno parte Louis de Bonald, Joseph de Maistre, Robert Lamennais, attuano una difesa della tradizione come fonte di verità, vedendo nella Chiesa e nello Stato valori etici e storici da difendere contro l’ illuminismo ed il fenomeno storico – sociale della Rivoluzione francese.

Lamennais, autore degli scritti “ Parole di un credente “, “ Saggio sull’ indifferenza in materia religiosa “, critica il disinteresse in ambito religioso dovuto allo sviluppo della ragione individuale contro la ragione comune, intesa come insieme di principi universali ed intuitivi, rappresentati dalla Chiesa stessa. In un secondo momento riprende l’ idea dell’ essere di Rosmini.

Nei primi anni dell’ Ottocento in Francia, sorge un nuovo filone di pensiero, figlio dell’ evoluzione dell’ Illuminismo, le sue caratteristiche principali sono: a) l’ analisi sulle sensazione e sulle idee ( Condillac ), b) intento spiritualista e tradizionalista.

De Tracy, la cui opera principale è “ Elementi di ideologia “ scorge nella sensibilità ( in accezione psichica ) la facoltà fondamentale umana, al suo interno - in maniera distinta – sono presenti quattro capacità: a) sentire, b) ricordare, c) giudicare, d) volere. Cabinis mostra come vi sia un’ interconnessione tra il fisico e lo spirito, elaborando una visione equilibrata tra i due termini. Solo con Maine de Biran, si realizza la fusione tra l’ ideologismo ed il tradizionalismo, mediante l’ esaltazione dell’ interiorità e del ripiegamento spirituale, la sua opera è il “ Diario intimo “.

La coscienza per il filosofo francese è l’ io nell’ atto di libertà che coglie sé come causalità del corpo e quindi come legame indissolubile con Dio, la verità della religione e dell’ etica è in primis la rivelazione della propria interiorità.

Galuppi insieme a Maine de Biran, può essere considerato come il fondatore dello spiritualismo ottocentesco, egli concepisce la filosofia come auto – analisi della coscienza spirituale, che intuisce il rapporto tra l’ io che conosce e l’ oggetto conosciuto.

Rosmini

Le opere più importanti del filosofo italiano sono il “ Nuovo saggio sull’ origine delle idee “ e gli “ Opuscoli filosofici “, il suo intento principale è quello di porre in correlazione la filosofia con la teologia e di fondare su basi oggettive la conoscenza e la vita spirituale umana. La verità – secondo Rosmini – si coglie nell’ atto intuitivo della coscienza che nell’ immediatezza giunge all’ idea dell’ essere ( intesa come fondamento oggettivo ). L’ Idea dell’ essere è inderivabile dall’ esperienza ed immutabile, nonostante sia posta da Dio non coincide con esso; diviene fondamentale per l’ elaborazione della conoscenza umana ( detta percezione intellettiva ). Il processo conoscitivo si articola in tre tappe, è una sorta di fusione sintetizzante tra l’ universalità dell’ idea dell’ essere e le sensazione o idee particolari: a) idea dell’ essere ( tesi ), idea particolare prodotta dalla sensazione o dal sentimento ( antitesi ), fusione ( sintesi ).Il discorso rosminiano è importantissimo in quanto produce: a) una de soggettivizzazione gnoseologica, b) privilegiamento dell’ ontologia oggettivistica, c) superamento del solipsismo. La conoscenza di sé non è più un evento primario ma avviene alla pari della conoscenza rivolta la mondo esterno. La filosofia quindi viene fondata su base oggettivistica interna e trascendente al pensiero umano; l’ Essere anche in campo morale acquista una funzione importantissima, rifiutando la morale kantiana e la morale empirica, Rosmini dirà che bisogna amare l’ essere, e concepire l’ altro sempre come fine e mai come mezzo. Il diritto è una continuazione della morale estesa sulla proprietà privata come fatto connaturale, lo Stato e la società civile devono solo garantire l’ ordine.

Gioberti

L’ opera più importante di Gioberti è l’ “ Introduzione allo studio della filosofia “, egli si propone come un difensore della tradizione oggettivistica – ontologica e nello stesso tempo pur essendo sulla scia di Rosmini rifiuta l’ idea dell’ Essere perché inficiata di soggettività. Gioberti scorge il fondamento dell’ oggettività nell’ apertura illuminante intuitiva dell’ esistente che coglie l’ Ente ( Dio ). La prima formula è l’ Ente crea l’ esistente, si tratta di un’ intuizione che giunge alla dinamicità creativa di Dio, è una sorta di ascolto visivo – concettuale, dove la conoscenza perde in seguito al depotenziamento dell’ attività, istanze soggettivistiche. Attraverso la secondo proposizione “ l’ esistente ritorna all’ Ente “, l’ uomo diviene fautore della creazione mediante l’ azione morale. La conoscenza è apertura intuitivo – passiva, la morale è attività divina. L’ intuito è la base della conoscenza, ma offre dei dati incompleti e finiti, la riflessione è la vera gnoseologia, sviluppatasi attraverso il linguaggio; la rivelazione infine è un fatto meta – conoscitivo.

 

Jonathan Fanesi è studente di filosofia presso l’ università di Bologna, s’ interessa di teoretica, con particolare interesse verso le problematiche relative al linguaggio e alla logica.

 

 

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