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Psicoanalisi
(a cura di Jonathan Fanesi)

 

Il fondatore: S. Freud

La psicoanalisi freudiana ha notevolmente influenzato vari ambiti della cultura, dalla letteratura di cui lo stesso Freud era un estimatore perché a suo avviso nei testi poetici erano contenute profonde intuizioni sull’inconscio, all’ arte, alla sociologia ed infine alla filosofia ed antropologia. Lo studioso tedesco, come egli stesso nota “ non fu lo scopritore dell’ inconscio “ prima di lui la letteratura e l’ arte avevano colto come nell’ uomo la coscienza fosse una delle parti della psiche, ciò che fa divenire Freud una figura di spicco nella cultura del Novecento è il tentativo di aver applicato una metodologia scientifica allo studio dell’ inconscio. La medicina ottocentesca di matrice positivista non prendeva seriamente in considerazione i disturbi psichici, l’ isteria, venne studiata con particolare interesse da J. M. Charcot che applicava il metodo ipnotico come terapia; J. Breuer radicalizza l’ uso della terapia ipnotica per richiamare alla memoria fatti dimenticati. Freud distanziandosi dal metodo cosiddetto catartico di Charcot e Breuer, comprese come l’ inconscio fosse il centro conflittuale meta – coscienziale da cui provenivano le lacerazioni interne alla psiche, una dimensione privilegiata e nello stesso tempo complessa da cui osservare la psiche umana.

In questo modo Freud, distrugge definitivamente la certezza cartesiana che il pensare coincida con l’ avere coscienza di farlo, già Leibinz con la teoria delle “ piccole percezioni “ intuì la possibilità che vi fossero pensieri nella mente umana a livello non conscio, Hume ne “ Il Trattato sulla natura umana “ criticò aspramente l’ unità dell’ Io, definendolo un mero fascio di percezioni. Fichte e Schelling, con le loro riflessioni parlarono dell’ atto primario dell’ Io o dello Spirito come di un processo inconscio reso cosciente solo dopo una serie di passaggi dialettici.

Le strutture nelle quali, Freud espone la struttura della psiche umana sono definite da lui stesso topiche, la prima è contenuta nel settimo capitolo de “ l’ Interpretazione dei sogni “, la seconda è successiva al 1920. La prima topica segue una suddivisione triadica: inconscio ( Ucs ), preconscio ( Pcs ) ed infine conscio ( Cs ). L’ inconscio è la dimensione portante e meta – coscienziale che sorregge la psiche, è l’ unione di una serie di fenomeni psichici mantenuti stabilmente inconsci dalla rimozione; il preconscio è l’ agglomerato di fenomeni mentali in sospensione che possono divenire consci con uno sforzo del soggetto, infine il conscio è la dimensione più limpida della psiche umana. Se l’ inconscio è la chiave della mente, come si accede ad essa? Inizialmente Freud utilizza l’ ipnosi, ma conseguentemente a scarsi risultati passa alla metodologia delle “ associazioni libere “, disponendo il paziente su un lettino al fine di creare un’ atmosfera rilassata e tranquilla, si cerca di indebolire le barriere della psiche che si dischiudono in un processo che può risultare difficoltoso. Tale analisi si compie solo a patto che sussista una piena cooperazione tra paziente e psicoterapeuta, nel mentre po’ avvenire il fenomeno del transfert o traslazione, che consiste nel trasferire sul medico sentimenti ambivalenti provati nell’ infanzia nei confronti del padre o della madre. Se il paziente identifica il dottore curante con una figura amata, si realizza un processo di compiacimento ed obbedienza.

La seconda topica risalente al 1920, è impostata triadicamente in: l’ Es ( inconscio ), il polo pulsionale – caotico della personalità, sussiste al di là della personalità, dello spazio – tempo e della logica ( Freud parla a proposito di un “ caos, un calderone di eccitamenti ribollenti “ , è interessante notare come lo stesso Nietzsche nelle sue opere utilizzasse il termine Es per indicare ciò che c’è in noi di oscuro ); il Super -Io, è la coscienza morale interiorizzata costituitasi sulla sedimentazione durante i primi anni di vita degli insegnamenti e delle proibizioni dei genitori, infine l’ Io è colui che deve coordinare una psiche altamente complessa condizionata dalle morse dell’ Es, del Super – Io e della realtà esterna. Il Super – Io e l’ Io a differenza dell’ Es, sono in connessione sia con la sfera del conscio che con quella dell’ inconscio.

La coppia concettuale normalità – nevrosi, si fonda sul rapporto che l’ Io, inteso come centro coordinatore riesce ad impostare tra l’ Es ed il Super – Io, lo stato di nevrosi sorge quando il rapporto si sbilancia o dalla parte dell’ Es o da quello del Super – Io.

Risulta interessante notare come l’ individuo sia vissuto dall’ Es, la dimensione della coscienza non è altro che la punta di un immenso iceberg, o schopenhauerianamente la rappresentazione è solo un velo Maya che nasconde una realtà cieca ed irrazionale.

L’ “ Interpretazione dei sogni ” ( 1899 ), segna una svolta rivoluzionaria nello studio freudiano dell’ inconscio, gli stati onirici divengono la porta di accesso privilegiata per lo psicanalista. La definizione che Freud, offre per il sogno è fondamentale per comprendere a pieno la sua teoria: il sogno è un appagamento camuffato di un desiderio rimosso.

Il sogno in questa accezione presenta un contenuto manifesto, ciò che nel sogno si presenta, ed un contenuto latente, la struttura profonda legata al territorio oscuro dell’ inconscio. Perché il desiderio, si presenta nel soggetto in maniera camuffata? Il desiderio non si svela in quanto è inaccettabile per il soggetto, su di esso opera una censura che lo rende manifesto. L’ interpretazione dei sogni deve partire dal contenuto manifesto per giungere al contenuto latente, in un processo inverso rispetto al sogno, finalizzato alla comprensione dei messaggi velati dell’ Es.

Anche i lapsus della vita quotidiana, gli errori e le dimenticanza, in realtà non avvengono a caso, si cela un profondo significato: a volte dimentichiamo alcune parole perché legate ad individui antipatici nei confronti dei quali nutriamo un’ accesa avversione; gli errori linguistici, la creazione subitanea di parole possono risultare come frutto di un compromesso tra l’ intenzione cosciente del soggetto e la sfera inconscia.

Riguardo al tema della sessualità, le teorie freudiane apparvero rivoluzionarie tanto da essere tacciate di pornografia e di amoralità, in quanto mostravano come i fanciulli ritenuti fino ad allora alla pari di creature a – sessuate fossero in realtà, “ esseri perversi e polimorfici “: la sessualità intesa come Eros, con Freud diviene il principio portante della psiche umana, solo in un secondo momento conducendo particolari studi, il medico viennese intuirà come in contrapposizione al principio unitivo – conservativo dell’ Eros, sia presente un principio della distruzione chiamato Thanatos.

Ciò che spinge Freud a prendere seriamente in considerazione la libido sessuale, è l’ inspiegabilità di fenomeni quali la sessualità infantile, la sublimazione, intesa come trasferimento di una carica sessuale su un oggetto e la perversione, in un’ accezione al di là della sfera considerativi etica, per perversione Freud intese la tensione al puro godimento.

La concezione freudiana definita pansessualistica pone la libido sessuale come fonte potentissima sull’ agire e sulla psiche umana, che esercita un’ influenza potentissima su parti del corpo dette erogene.

Il fanciullino possiede una vivace sessualità, egli lungi dal rappresentare un angioletto a – sessuato, è un essere perverso polimorfico, perverso in quanto cerca una continua soddisfazione dei propri istinti sessuali, polimorfico poiché usufruisce di più oggetti per raggiungere i suoi scopi.

La sessualità infantile è divisa in tre tappe: nella fase orale, il bambino prova piacere a poppare il latte dal seno materno, nella fase anale, la defecazione si pone come occasione per provare attimi di intesa felicità erotica, verso il terzo anno di età si giunge all’ ultima tappa quella genitale suddivisa a sua volta, in fallica, momento in cui si prova un’ attrazione verso il pene e nello stesso invidia da parte della bambina e paura della castrazione da parte del maschio, infine la fase genitale vera e propria che si estende fino alla pubertà.

La bambina, secondo Freud riuscirà a superare l’ invidia del pene nella realizzazione della sua maternità, si tratta quindi di un ruolo subalterno per la donna, che sarà criticato da numerose femministe.

All’ interno degli studi sulla sessualità, rientrano a pieno i complessi di Edipo ed Elettra. Il complesso di edipico o di Elettra, è un attaccamento morboso al genitore di sesso opposto ed ostilità nei confronti del genitore dello stesso sesso. Freud elaborò queste teoria rifacendosi alle tragedia greca ed all’ Amleto; ciò è interessante ed utile sottolineare come da un lato il complesso si verifichi dai tre a cinque anni, dall’ altro a volte sono gli stessi genitori a causare questi fenomeni, privilegiando i figli rispetto al coniuge.

Il complesso di Edipo in “ Totem e tabù “ acquista una portata genetico – strutturale, c’è sempre stato nell’ uomo il desiderio di uccidere il padre per unirsi con la madre.

Nel secondo decennio del Novecento, Freud in contrapposizioni con i suoi ex – discepoli Adler e Jung, tenta di costruire una sistemazione formale delle teorie psicoanalitiche da lui formulate fino a quelli anni, sviluppando una metapsicologia ( 1915 ), una metafisica della psiche che sappia cogliere e studiare il nucleo profondo dell’ inconscio. In tale progetto, si verrà a creare quella suddivisione di capitale importanza tra principio di piacere che caratterizza il sistema inconscio e non tiene conto della distinzione illusione – realtà dandosi ad appagamenti allucinatori, che vengono smascherati al fine di salvaguardare il principio del piacere ed insegnare all’ individuo come vi siano dei limiti ai suoi desideri.

Nell’ Introduzione al narcisismo, Freud intuisce come la libido possa essere anche concentrata sul soggetto stesso, in una libido dell’ Io o “ narcisistica “, in questo caso si presentano persone squilibrate e schizofreniche.

In “ Al di là del principio del piacere “ studiando il fenomeno della “ coazione a ripetere “ di soggetti che dopo un trauma cercano masochisticamente di riviverlo per provare dolore, comprende come l’ Eros non possa esaurire la sfera umana.

Il padre della psicoanalisi parla di un “ masochismo primario “ che sarebbe la fonte di una tendenza auto – distruttiva originaria, il principio di morte che si intreccia con quello della vita.

Nell’ ultimo periodo della sua riflessione, Freud si dedica ad alcune importanti analisi sulla civiltà, e sulla religione.

Il fenomeno religioso dagli albori dell’ umanità fino al Cristianesimo, è un appagamento illusorio di desideri infantili di protezione, Dio è considerato infatti come il padre celeste; Freud attraverso una prospettiva marcatamente illuministico – scientifica criticherà aspramente la religione considerandola alla pari di una mera superstizione, solo la cultura allevata agli ideali demistificatori dell’ epistemologia può sottrarre l’ individuo dall’ oscurità. In un saggio del 1912 – 1913, “ Totem e tabù: alcune concordanze tra la vita psichica dei selvaggi e i nevrotici “, mostra efficacemente mediante uno studio su alcune popolazioni primitive come sussistano dinamiche simile in quelle tribù e nell’ inconscio dell’ uomo civile.

La civiltà ( analizzata nel disagio della civiltà ), secondo Freud inibisce la libidine attraverso un super – Io che provoca un’ angoscia morale. La sofferenza pur essendo un fatto strutturale dell’ uomo, pur essendo destinato alla morte con il continuo rischio di essere distrutto dalla natura, vive in una società che radicalizza la sua sofferenza, limita la sua libertà e tensione lipidica: il prezzo della società diviene così la nevrosi. Tutta la carica pansessualistica, nella maggior parte dei casi viene “ posta ai servizi della civiltà attraverso il meccanismo della sublimazione. L’ antropologia freudiana molto vicina alle concezione di Hobbes e Schopenhauer vede nell’ uomo notevoli impulsi aggressivi e distruttivi, che possono mettere in serio pericolo la vita degli altri individui. Il disagio della civiltà, titolo per altro di una sua famosa opera, è lo stato prodotto dall’ utilizzazione sublimata dell’ Eros e dalla soppressione della Morte; uno stato paradossale in quanto la sublimazione dell’ Eros in virtù della vita, porta all’ eliminazione dell’ approccio vitale ed immediato e quindi ad un riavvicinamento alla Morte.

Dinnanzi alla nevrosi o disagio della società, Freud mostra come l’ uomo si avvalga dell’ arte, della scienza, delle droghe, dell’ ascesi, ed infine di quel fenomeno collettivo chiamato religione. La sociologia freudiana si fonda su uno spirito di rassegnazione, inoltre egli conservatore politicamente identifica il disagio della società borghese con il disagio della società, non tenendo conto di come ogni forma repressiva esista perché storicamente determinata.

Nel lessico freudiano, di primaria importanza sono i concetti di “ atto mancato “ e “ complesso “; con il primo il processo in base al quale un obbiettivo non raggiunto è sostituito con un altro, il “ complesso “ è un agglomerato di ricordi emotivi ed inconsci che condizionano emotivamente la vita coscienziale umana.

Evoluzione continuativa – critica della Psicoanalisi

Con la nascita della Società psicoanalitica internazionale e della più importante rivista ad essa connessa, gli studi freudiani attirarono l’ interesse di alcuni pensatori che inizialmente aderirono alle tesi di fondo per poi distaccarsene criticamente, tra questi si segnalarono Adler e Jung.

Adler ( 1870 – 1937 ), autore di “ Temperamento nervoso “, “ Conoscenza dell’ uomo “ e “ Prassi e teoria della psicologia individuale “ è il primo dissidente, dopo aver condiviso alcune prospettive del maestro, se ne distacca.

La sua formazione culturale è differente rispetto a quella di Freud, se quest’ ultimo aveva un rapporto privato con il paziente, al di là del contesto sociale e basato sullo scambio prestazione professionale – denaro, Adler politicamente orientato verso il socialismo, ritiene fondamentale estendere la terapia psicoanalitica alle masse popolari.

I suoi studi si caratterizzeranno per il tentativo di scoprire un principio in grado di unificare i fenomeni puramente psichici con quelli di natura fisiologica, egli elaborò la teoria della “ pulsione aggressiva “ con la quale mostrava come l’ istintualità di alcuni individui sorgesse alla luce di una menomazione organica.

Rifiutando il pansessualismo freudiano, sottolineò l’ importanza del fattore sociale nella vita dell’ essere umano, la libido sessuale dal canto di Adler, è una delle manifestazioni interne alla “ volontà di potenza “, espressione già usata da Nietzsche per indicare l’ essenza stessa della vita in continua tensione verso la sua affermazione ed auto – superamento. Adler, quando parla di volontà di potenza – come egli stesso nota – non vuole attuare una riproposizione tautologica della visione nietzscheana, si tratta invece di un processo comprensibile solo all’ interno degli studi psicoanalitici.

Il sesso quindi per lo statuto centrale che aveva nel primo Freud, quello precedente agli studi di Metapsicologia, diviene uno dei tanti fenomeni della volontà umana di auto – affermazione.

Un altro punto di distacco dal maestro, è l’ interesse per il futuro e per la coscienza, Adler è infatti del parere che il futuro con le sue aspettative e speranze, abbia un peso irrimediabilmente maggiore rispetto al passato.

Pioniere della psicologia sociale contemporanea, Adler pur evidenziando l’ importanza capitale della società, intuisce come ogni individuo viva il condizionamento sociale in maniera irripetibile ed unica.

Per comprendere la teoria adleriana dobbiamo necessariamente porre in rilievo le caratteristiche fondamentali della tensione umana d’affermazione. Quando Adler, parla di “ volontà di potenza “ rischia di essere frainteso con Nietzsche, in realtà, la volontà di potenza adleriana è uno sforzo di realizzare da parte dell’ individuo il suo Sé creativo in correlazione con le proprie esigenze e quelle della comunità. Partendo però dal fatto che esiste un singolo, irriducibile come essenza e come esperienze, sussisteranno vari stili di vita, finalizzati attraverso modalità differenti a raggiungere quel tentativo di affermazione. Da qui, l’ importanza capitale dell’ educazione e degli influssi ambientali – sociali che il fanciullo riceve nei primi anni di vita: Freud distrusse il mito di un bambino “ angelo asessuato “, Adler interessandosi al ruolo dell’ educazione ed alla sfera del conscio.

La nevrosi sorge da un complesso d’inferiorità ed insicurezza dovuta a deficienze nella maggior parte dei casi di tipo organico, oltre ad un primo complesso d’inferiorità oggettivo, ne sussistono altri dovuti all’ auto - convincimento ed all’ insicurezza degli insicurezza. Dinnanzi al complesso d’ inferiorità [ Minderwertigkeitskomplex ], avviene una protesta virile, nella virilità si dischiude secondo Adler, il nucleo stesso della “ volontà di potenza “, l’ invidia del pene di cui parlava Freud è un fatto simbolico che rappresenta l’ inferiorità femminile, il suo ruolo subalterno.

La religione, l’ arte e la scienza, sono “ finzioni “ attraverso le quali noi diamo un senso ed un’ affrontabilità alla vita stessa, ma tali fenomeni culturali sono solo occasione mediante cui tentiamo di attuare la nostra stessa affermazione sociale.

La terapia adleriana è fondata sul concetto di riabilitazione e strutture sociali, in quanto se la nevrosi viene prodotta dall’ assolutizzazione di una finzione e dal tentativo di affermarsi in maniera asociale dovuta ad una cattiva educazione, solamente un tipo di terapia che analizzi i ricordi dell’ infanzia, può permette all’ individuo di acquisire una maggiore predisposizione sociale.

Jung, autore di “ Trasformazioni e simboli della libido “, “ Tipi psicologici “ e “ Simbolica dello spirito “ s’ interessò in età giovanile della filosofia kantiana e schopenhaueriana, delle teorie spiritiche, della medicinae della psicologia, inizialmente vicino alle teorie freudiane, se ne distaccò alla pari di Adler.

La libido di Jung è un’ energia vitale generale radicata nella corporeità, è “ una tendenza verso “, che può manifestarsi anche come libidine sessuale.

L’ inconscio per Jung non è un fatto solo individuale, l’ inconscio individuale viene interpretato alla luce di un inconscio collettivo, una struttura genetico – antropologica che indirizzata verso il futuro. Sussiste quindi una differenza radicale tra l’ inconscio freudiano e quello teorizzato da Jung, al di là del fattore collettivo, l’ inconscio del padre della psicoanalisi è indirizzato verso il passato, il secondo invece verso il futuro.

Se Freud concepisce la psicoanalisi alla pari delle scienze naturali quasi in accezione positivista, Jung essendo andato a “ lezione da Dilthey comprende l’ importanza del fattore spirituale.

La topica jungeana si distingue in: Io, inconscio personale e inconscio collettivo. L’ Io è la dimensione coscienziale della psiche alla quale dobbiamo il senso di identità, la sua funzione è paragonabile a quella di “ guardaportone “, deve filtrare il materiale a cui è concesso entrare nella sfera della consapevolezza. Tutto ciò che è respinto in quanto ansiogeno o non adatto alla debolezza della psiche, finisce nell’ inconscio personale. All’ interno dell’ inconscio alcuni elementi possono comporsi ed unirsi tra di loro per formare delle “ costellazioni “ o complessi, micropersonalità che possono influenzare secondo varie modalità la vita cosciente, fino all’” identificazione con il complesso “ o la schizofrenia.

L’ inconscio collettivo è la dimensione trascendentale dove sono contenute tutte le memoria ancestrali dell’ umanità, una struttura universale. Le forme dell’ inconscio collettivo prendono il nome di simboli o immagini primordiali, che fungono alla pari di forme trascendentali kantiane che vengono riempite con le esperienze del quotidiano, specie di elementi consci ed inconsci. Abbiamo quindi nella psiche delle strutture che preformano ogni nostra possibile esperienze, forme a – priori tra le quali quelle della madre, dell’ esistenza di un Ente supremo.

I complessi di cui abbiamo parlato poc’anzi si vengono a formare sugli stessi archetipi, tra i quali annoveriamo: la Nascita, la Morte, la Madre, il Fanciullo, Dio, Il Diavolo, la Terra. La “ persona “ nel significato latino del termine, indica le maschere che noi adoperiamo per porci in relazione all’ altro all’ interno della società: la persona quasi mai coincide con la personalità.

L’ Anima e l’ Animus, sono la componente femminile dell’ uomo e quella maschile della donna di natura psicologica.

L’ Ombra è la compente di bestialità dell’ uomo, rappresenta i suoi istinti vitali e nello stesso tempo rappresenta l’ insieme delle energie creative dell’ individuo; senza un piccolo quantitativo d’ ombra, la vita diviene piatta e squallida. Nella repressione dell’ ombra avviene esattamente il contrario, essa si manifesta in maniera notevolmente violenta.

Un’ altra teoria interessante di Jung, è quella relativa ai tipi psicologici, vi sono due atteggiamenti che possono essere presenti in percentuali diverse in ogni in individuo: l’ estroversione e l’ introversione. L’ estroverso a livello conscio è in apertura verso il mondo esteriore ed è portato alla sua stessa accettazione, a livello inconscio però compensa tale apertura con un ripiegamento interiore; l’ introverso sul piano conscio si ripiega su di sé ed assume una posizione critica, inconsciamente è in tensione verso l’ ambiente esterno.

Oltre ad i due tipi psicologici, Jung quattro funzioni fondamentali della psiche umana, le prime due razionali sono il “ pensiero e sentimento “ e due funzioni irrazionali, in quanto non prodotte né dalla coscienza né dalla ragione: la “ sensazione ed intuizione “. Dinnanzi ai conflitti interni alla psiche, a differenza di Freud, propone una soluzione di speranza: il Sé. Con l’ individuazione che si realizza con la passare del tempo, le strutture della psiche si determinano in maniera sempre più complessa, in questo ogni aspetto della personalità deve potersi sviluppare adeguatamente anche predominando sugli altri. L’ individuazione è il sentiero di auto – realizzazione, di attuazione del Sé creativo, l’ inconscio deve invadere il conscio senza farlo naufragare ma rafforzandolo; solo due uomini sono riusciti in tale scopo: Buddha e Cristo.

È un sentiero notevolmente impervio, ma nello stesso tempo è una speranza riuscire a praticarlo.

Anche il tipo di terapia jungeana è differente rispetto a quella di Freud, si attua una compartecipazione tra paziente e curante, per far riconoscere e dominare le forme archetipe che inizialmente violentavano la sua stessa coscienza.

Studia le varie religioni e culture orientali, vedendo in quest’ ultime l’ identificazione dell’ Io con il mondo.

Per Rank, la nevrosi è una ri – attuazione del trauma della nascita, la castrazione, la perdita di una persona amata sarebbero modalità attraverso le quali l’ uomo rivive il trauma della nascita: il nevrotico ha paura della vita e tende a chiudersi in se stesso, solo una terapia del potenziamento della volontà può risultare utile.

Wilhelm Reich, autore di “ Materialismo storico e psicoanalisi “ e “ Funzione dell’ orgasmo “, appartiene alla cosiddetta sinistra freudiana, è il primo filosofo che ha tentato di fondere l’ analisi psicoanalitica con la sociologia marxista, al fine di ottenere un paradigma ermeneutico in grado di scandagliare le pieghe del sociale. In gioventù era iscritto sia alla Società psicoanalitica viennese sia nelle file del Partito comunista, dopo alcuni scontri accessi fu allontanato da entrambe. Della psicoanalisi freudiana non apprezza la psicoterapia individuale, che permette la cura di pochi soggetti della borghesia, del marxismo invece critica l’ assolutizzazione del fattore economico. Mediante l’ iscrizione al P.c. riesce a conoscere la “ miseria sessuale della massa “, la sua disinformazione in materia sessuale, l’ angoscia e l’ insoddisfazione. Di Freud critica la svolta idealistica con l’ introduzione del principio della Morte, inoltre è l’ identificazione dei disagi della società borghese – capitalista con i disagi della società generale, gli appare con una semplificazione. Il Principio distruttivo sorge come conseguenza della repressione degli istinti.

La nevrosi fa la sua comparsa in seguito all’ impotenza orgiastica, ossia all’ impossibilità di donarsi in maniera totale all’ orgasmo, l’ energia non liberata porta l’ individuo a “ stasi sessuali “. La miseria sessuale delle masse è causata dalla miseria sociale, solo attraverso una rivoluzione sociale si potrà realizzare una rivoluzione sessuale. La famiglia ha un ruolo repressivo nei confronti della sessualità, con le idee legate al matrimonio monogamico ed alla non moralità di avere rapporti prima, si inibisce la libido individuale. L’ ideologia sessuofobica favorisce la formazione di individui acritici e passivi. La famiglia patriarcale e piccolo borghese, oltre a nichilizzare il fattore sessuale, indebolisce l’ uomo sotto la figura del Padre, in questo modo si crea nel soggetto una tensione verso il Capo. Nell’ individuo sono presenti degli “ scudi caratteriali “ mediante i quali si difende dagli attacchi esterni e dal suo inconscio, scopo della terapia è quello di trovare dei varchi per far fuoriuscire l’ energia repressa. Vi sono tre strutture, la prima quella superficiale rende disponibile l’ individuo nei confronti del ruolo e delle responsabilità che egli riveste nella vita sociale, una struttura seconda venutasi a costituire sul rimosso, ed infine una struttura biologica vera essenza dell’ uomo. Nel 1931 nasce la Sexpol da lui inaugurata un partito socialista che vuole attuare una rivoluzione sessuale preceduta da una sociale. Reich, criticato sia dal marxismo che dalla psicoanalisi, nel suo ultimo periodo di speculazione elaborerà la teoria dell’ orgasmo universale, l’universo sarebbe generato da un amplesso totale e costituito su una sostanza detta Orgone.

Fromm, autore di “ Avere o Essere ? “, pone il contrasto tra l’ avere inteso economicamente e socialmente come invidia e risentimento che stanno alla base dei conflitti sociali, l’ essere, inteso come libertà e ragione critica; contrario ad ogni assetto sociale esistente, Fromm propone nella società da realizzare pluralismo di iniziative in correlazione alla crescita ordinata dell’ economia, alla guida di ogni Stato dovrebbe essere posto un “ Supremo Consiglio Culturale “, un insieme di intellettuali ed artisti.

Le scuole neo – freudiane americane si caratterizzano per: a) critica del concetto di libido sessuale, b) de – assolutizzazione dell’ Es, c) negazione del fattore predominante sessuale, d) importanza fattori sociali ed ambientali. Tra i maggiori esponenti segnaliamo Stack Sullivan, Karen Horney ed Erich Fromm.

Adolf Grünbaum, in “ I fondamenti della psicoanalisi “ mostra come la psicoanalisi non abbia una base epistemologica, la sua pseudo – validità di fonda su “ tesi della condizione necessaria “ : a) il trattamento psicoanalitico permette di giungere alle cause inconsce della nevrosi, b) la guarigione si attua nella presa di coscienza di tali cause. Grünbaum, sostiene che i dati clinici non sono mai oggettivi, in quanto influenzati dallo psicoanalista, in secondo luogo non è possibile instaurare un legame rigoroso tra le cause diagnosticate ed il risultato terapeutico.

 

 

Jonathan Fanesi è studente di filosofia presso l’ università di Bologna, s’ interessa di teoretica, con particolare interesse verso le problematiche relative al linguaggio e alla logica.

 

 

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