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Il positivismo

(a cura di Jonathan Fanesi)

 

Dopo la morte di Hegel ( 1831 ) nasce un dibattito molto acceso in ambito filosofico, in senso alla scuola hegeliana nasceranno la Sinistra e la Destra, al di fuori sorgeranno invece il Positivismo ed il filone irrazionalista capeggiato da Kierkergaard, Schopenhauer e Nietzsche.

La rottura tutt’ interna all’ hegelismo è dovuta alla complessità del pensiero del grande maestro, pensiero che può essere interpretato in guise differenti, secondo una visione conservatrice Hegel avrebbe offerto la giustificazione razionale all’ esistente sia in campo religioso che in campo politico, secondo un’ altra visione in Hegel ad là del fatto sistematico è presente un’ accesa polemica contro il reale, alla luce di una critica volta a fare divenire il reale razionale.

Il filone irrazionalista è costituito da pensatori avversi al sistema hegeliano, Kierkegaard contro il panlogismo idealistico rivendicherà il valore dell’ individuo mediante la categoria del Singolo, Schopenhauer svilupperà una visione incentrata sul paradigma di Volontà eterna in opposizione alla Ragione assoluta, infine Nietzsche, troverà in Hegel uno dei suoi idoli polemici nella critica distruttiva alla cultura occidentale.

Il positivismo, nato tra la prima e la seconda metà dell’ Ottocento in Francia, è l’ ultima corrente da analizzare, presenta caratteristiche interessanti che la legano sia all’ Illuminismo che al Romanticismo. Il termine “ positivo “ comparso per la prima volta nel “ Catechismo degli industriali “ di Saint – Simon, ha una duplice valenza, da un lato rappresenta l’ empirico – verificabile, dall’ altro è inteso come fecondo ed efficace.

Il positivismo vuole fare divenire la scienza e la metodologia ad essa legata come l’ unica forma conoscitiva possibile, la filosofia in questo progetto acquista un ruolo euristico – regolativo, divenendo una super – scienza ( non gode di un’ autonomia ) che deve coordinare le singole branche scientifiche. Nello stesso tempo si tratta di una scienza che deve modificare positivamente mediante il progresso il mondo umano e superare le crisi presenti.

Il Positivismo ha un’ evoluzione, inizialmente si pone come corrente culturale – filosofica in grado di superare il periodo di crisi vigente, in un secondo momento diviene un’ esaltazione ottimistica totale del progresso costituitosi sull’ industria e sulla borghesia.

L’ illuminismo ed il Positivismo sono vicini in quanto entrambe le correnti hanno esaltato la scienza, ma con alcune differenze di fondo: la scienza per i philosophes, ha una funzione liberatrice nei confronti della metafisica e dei dogmatismi religiosi e politici, non può essere assolutizzata e la filosofia diviene una fondazione gnoseologica dell’ epistemologia stessa; la scienza positivista è un fatto metafisico che vuole distruggere la metafisica, è incentrata sull’ idea di progresso ed da un punto di vista politico ha una visione più conservatrice.

Il positivismo ad eccezion fatta per J. S. Mill e Cattaneo è – come mostra efficacemente Abbagnano – un “ romanticismo della scienza “. Al di là delle differenze culturali e storiche, Romanticismo e Positivismo, presentano delle similitudini: entrambe le correnti concepiscono la storia o come uno sviluppo dialettico – spirituale ( R ) o come un processo evoluzionistico ( P ), hanno un’ atteggiamento giustificazionista nei confronti dell’ esistente [ tutto ciò che è reale, è razionale ( Hegel ), “ il fatto è divino “ ( Comte ) ], propendono verso visioni totali negano ogni valore all’ individualismo in quanto il finito è solo manifestazione o tappa di una determinata evoluzione o dialettica. Il positivismo inoltre si caratterizza per quattro aspetti essenziali: a) rifiuta la differenziazione tra essenza ed apparenza ( fenomenismo ), b) rifiuta di concepire entità meta – concrete ( nominalismo ), c) la scienza non può e non deve formulare giudizi di valore ( a – valutatività epistemologica ), d) costruzione di un unico paradigma scientifico – ermeneutico.

Il positivismo ha quindi una funzione pratico- sociale, risulta importante in quanto influenza il realismo in pittura ed il verismo in letteratura, fonda la psicologia e la sociologia, ed infine analizza le problematiche relative al rapporto tra scienza e filosofia e le loro rispettive metodologie.

Si può parlare di un primo positivismo di matrice sociale e di un secondo di tipo evoluzionistico, il primo è sostituito da pensatori quali Comte, J. S. Mill, Cattaneo; il secondo da Spencer, Ardigò, Darwin ed i filosofi tedeschi.

Il positivismo evoluzionistico si basa sulla teoria darwiniana della “ selezione naturale “ in base alla quale: a) l’ ambiente esercita delle influenze sull’ organismo naturale, delle variazioni, b) tutte le specie viventi sono in lotta per la loro sopravvivenza. La differenza tra gli uomini ed i mammiferi consiste nel fatto che i primi sono frutto di una selezione e conseguente evoluzione più complessa. La teoria darwiniana valida sul piano scientifico – biologico si traduceva secondo il parere dello stesso ideatore, in un agnosticismo marcatamente laico; la scienza quindi non poteva indagare secondo le cause finali.

Solo con Spencer avvenne l’ estensione dell’ evoluzionismo biologico alla totalità del reale, con la famosa teoria del darwinismo sociale.

Comte

Pensatore francese nato nel 1798 e morto nel 1857, è il massimo rappresentante del positivismo sociale, autore del “ Corso di filosofia positiva “; il suo progetto consiste nel costruire una filosofia della storia che si trasformi in una religione dell’ umanità.

Tutta la teoria comteana si basa su quella che lo stesso autore francese definisce “ la legge dei tre stadi “ importantissima nell’ esplicazione della totalità storico – sociale. Comte attua una divisione triadica di notevole importanza tra: a) stadio teologico, b) stadio metafisico, c) stadio positivo.

Tali divisione porta con sé altre divisioni, ad ogni stadio corrispondono momenti della storia, oggetti d’indagine, organizzazioni socio – politiche, e facoltà umane differenti.

Stadio teologico ( fittizio ) > prevale la facoltà dell’ immaginazione, si analizza la natura secondo le cause prime e finali, sussiste una visione religiosa ( animismo, politeismo, monoteismo ), infine da un punto di vista politico è presente una monarchia teocratico – militare ( fino al Medioevo ) Fanciullo

Stadio metafisico ( astratto ) > la ragione speculativa indaga la natura secondo la coppia concettuale cause prime / finali, sviluppa una visione metafisica basate sul concetto di “ essenze “, da un punto di vista politico domina la sovranità popolare, intesa come spirito critico ( fino all’ Illuminismo ) Adolescente

Stadio positivo ( scientifico ) > la ragione scientifica abbandonata ogni preoccupazione finalistico – trascendente, studia i fatti e le loro relazioni, secondo leggi invariabili ed immanenti, essa può svilupparsi solo all’ interno di una società industriale. ( Industrializzazione ) Uomo maturo

Uno degli aspetti più interessanti é il parallelismo che avviene tra il singolo stadio e la situazione politica – sociale e storica; Comte quindi vuole elaborare un’ enciclopedia costituisti sul trinomio evolutivo storia – logica – pedagogia.

1) Matematica. La matematica è la base delle scienze, la logica ne costituisce la metodologia implicita nel sistema, la psicologia non è una vera e propria scienza in quanto si situa tra la biologia e la sociologia.

2) Astronomia

3) Fisica

4) Chimica

5) Biologia

6) Sociologia. La sociologia é la scienza più importante, è una fisica sociale che si divide in statica e dinamica, la statica fondata sull’ ordine si occupa delle relazioni tra gli stadi, la storia e la società; la dinamica studia lo sviluppo finito dell’ umanità.

La storia ha uno sviluppo processuale e necessario razional – finalistico. I geni – insegnava già Hegel – sono l’ incarnazione dell’ umanità nell’ atto progressivo. La scienza ha una sua metodologia teorico – pratica: “ scienza, donde osservazione, donde azione”.

Metodologia scientifica > a) osserva i fatti, formula le leggi ( teoria ), b) previsione ed azione
( pratica )

La sociocrazia è la dimensione politica – assoluta dove vige il positivismo; l’ Umanità è il “ Grande Essere “ una divinizzazione dell’ umanità – scientifica, la morale di Comte è fondata sull’ altruismo.

J. S. Mill

Se il positivismo di Comte si presenta come un’ esaltazione del fatto, secondo dettami di tipo razionalistico – dogmatico, la filosofia di Stuart Mill inserendosi nel filone dell’ empirismo inglese, si propone come strumento anti – dogmatico finalizzato a combattere gli assolutismi di ogni sorta, da qui il richiamo incessante ai fatti e alla loro verifica empirica. Si tratta di quindi di un’ impostazione che demolisce tutti i sistemi che tendono a divinizzare l’ esistente, Stuart Mill anche in campo politico si oppone alla sociocrazia comteana, proponendo una visione liberale ed individuale.

Nella sua opera principale “ Sistema di logica deduttiva ed induttiva “, il filosofo inglese mostra come nel campo della logica, non possano essere trattate le questioni di tipo metafisico, in quanto non si basano sulla dimostrazione e sull’ evidenza. Avviene quindi una separazione anti – hegeliana, tra la logica e la metafisica, portando all’ eliminazione di quest’ ultima intesa come “ intuizione immediata “ e trascendente. Da buon empirista, Stuart Mill evidenzia l’ importanza capitale dell’ esperienza, anche i principi che apparentemente godono di uno statuto innato o a – priori, in realtà sono generalizzazione di osservazioni empiriche; siamo di fronte ad una visione che demolisce la pretesa metafisica del conoscere umano, e nello stesso tempo nella sfera dell’ empirico vuole assurgere ad un ruolo di autonomia e validità. Come è possibile che l’ uomo nonostante conosca i singoli fatti, riesca a formulare una legge universale? Come può avvenire tale formulazione formale? La risposta di Stuart Mill, è interessante e problematica al medesimo tempo in quanto non si tratta né di un deduttivismo ( dal generale al particolare mediante una sorta di sillogismo ) né di un induttivismo ( dal particolare al generale), è un principio di uniformità della natura. Tra le leggi generali e universali, la più importante e condizione delle altre, è la legge di causalità che permette un’ intelaiatura di relazioni, e si ricava induttivamente da altre leggi generali. Egli dirò infatti che: “ Ogni inferenza è da particolare a particolare: le proposizioni generali sono pure e semplici registrazioni di inferenze già fatte, e formule abbreviate per farne di più “.

All’ interno della sua opera, J. S. Mill fa una divisione di capitale importanza tra i termini denotativi ( definitivi anche estensivi ) e i termini connotativi ( detti anche intensivi ), i primi vengono identificati con i “ nomi propri “, i secondi con tutti i termini che possono offrirci informazioni sul termine connotativo. Nella proposizione “ Socrate è mortale “, Socrate è il termini denotativo, mortale è la sua connotazione. Oltre alla distinzione denotazione / connotazione, J. S. Mill attua un’ importate divisione tra le proposizioni reali basate sui termini connotativi ( il cane ha il pelo neo ), e le proposizioni verbali ovvero mere tautologie ( tutti gli uomini sono razionali ). Si apre quindi una problematica importantissima, come formulare ( quasi in accezione kantiana ) proposizioni che possano ampliare la mia conoscenza? Mill mostrerà che l’ enumerazione completa, ( tra gli undici giocatori della nazionale italiana, uno è italiano ) è logica ma nello stesso si rivela una vuota tautologia; un ragionamento del tipo “ Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, Socrate è mortale “, è un ragionamento definito “ enumerazione semplice “, che a differenza del precedente è più problematico. Per comprendere l’ argomentare di Mill, bisogna tener presente che rifiuta la logica realista, in tale gli universali non possono porsi come risoluzione della problematica. Se l’ universale non è esiste come entità in sé, ma è solo un concetto sotto il quale possono essere richiamate più cose, la soluzione della problematica può essere trovata nel principio di uniformità della natura. Se per uomo intendiamo il gruppo di enti dotati di una struttura fisiologica simile e mortali, su Socrate, il quale avendo una struttura fisiologica simile al gruppo precedente, potremo dedurre senza il ricorso dell’ esperienza che egli morirà.

Se alla classe ( gruppo ) “ uomo “ appartiene l’ aver certe caratteristiche fisiche e il fatto di essere mortale, C se ha le caratteristiche fisiche del gruppo uomo, sarò mortale. Tale ragionamento si basa su un principio di uniformità, di correlazione delle cause naturali. Il principio di uniformità fonda l’ intuizione mediante un’ intuizione che – secondo Mill – non è un’ enumerazione semplice, ma bensì completa. Il ragionamento di Mill, è criticabile da un punto di vista matematico, ma nello stesso tempo risulta importante nello sviluppo di questa disciplina.

Per quanto riguarda la metodologia J. S. Mill aggiunge alle tre tavole baconiane,una quarta tavola sulla base della quale, in due fenomeni diversi solo per un aspetto, la differenza è la causa dell’ evento.

La psicologia ( di cui la sociologia è una prosecuzione ) in Mill, assume una funzione importantissima, in quanto attraverso la psiche per via empirica si formano la conoscenza ed il pensiero umano, quindi la psicologia è la regina delle scienze. Alla domanda sulla prevedibilità dell’ agire umano, e quindi della possibilità di fondare scientificamente l’ etica, Mill risponde che nonostante la libertà sia un fatto metafisico, possiamo prevedere il comportamento sulla base della prevedibilità dell’ agire umano. Nel campo sociale, egli attua quello che è stato definito “ deduzionismo concreto “, una metodologia basata sulla formulazione di ipotesi da verificare attraverso l’ analisi della storia.

Per quanto concerne l’ aspetto economico egli mostra come leggi di produzione siano “ leggi reali di natura “, quelle della distribuzione dipendono invece dalla volontà umana, tradottasi attraverso il costume ed il diritto. Egli non aderirà al socialismo in quanto il socialismo al di là delle denunce sociali, nega la libertà dell’ individuo; lo Stato può intervenire solo quando il singolo danneggia i diritti individuali. L’ economia è quindi distaccata dalla politica, in ambito economico vige la massima libertà, in ambito politico si dovrebbe tendere a creare una situazione equa. Le leggi di “ produzione economica “ sono oggettive e naturali, le leggi di “ distribuzione economica “ dipendono dalla volontà umana, quindi possono essere modificate. La morale del filosofo inglese, di stampo utilitaristico – qualitativo ( con l’ evidenziazione del fattore altruistico, inteso come l’ operare dle singolo per la felicità altrui ) a differenza di Bentham, tende a sottolineare l’ importanza della libertà: a) di coscienza, pensiero ed azione, b) perseguire la felicità secondo il proprio gusto, c) s’ associazione.

Se pur su base individualistica, J. S. Mill evidenzia l’ importanza della collaborazione, ed è un difensore del gentile sesso ( parificazione sociale ), vuole allargare il diritto di voto.

Si profila una visione utilitaristica, dove lo Stato deve porsi come strumento finalizzato a garantire la pressione dei singoli contro la pressione della società civile. Da un lato Mill, si sta distaccando dall’ idea del liberalismo classico secondo la quale la società civile fosse la garante dei diritti dei singoli, dall’ altro la libertà diviene la condizione prima dello sviluppo sociale. Il Dio di J. S. Mill è un Dio plasmatore alla pari del demiurgo platonico, la sua opera è continua, dall’ impotenza divina nasce un richiamo al miglioramento – da parte dell’ uomo – del mondo intero.

Cattaneo

Cattaneo ( 1801 – 1869 ), avverso ad ogni forma di metafisica e religione, elaborerà una filosofia sperimentale basata sul paradigma della scienza e sui risultati a cui la scienza è pervenuta. Il filosofo italiano autore del “ Corso di filosofia “ pubblicato postumo, e fondatore della rivista “ Politecnico “, evidenzia l’ importanza di studiare l’ uomo in relazione alla società ed alla natura, al fine di ottenere un quadro generale in base al quale trasformare l’ esistente secondo i bisogni e le necessità.

Spencer

Herbert Spencer ( 1820 – 1903 ), è il più importante rappresentante del positivismo evoluzionistico sviluppando la teoria darwiniana sulla totalità del reale, per Spencer secondo un processo graduale avviene un’ evoluzione pre – organica, organica e superorganica, si tratta quindi di un meccanismo biologico. Le opere più importanti di Spencer sono: “ Statica sociale “, “ Principi di psicologia “, “ Sistema di filosofia sintetica “, “ Individuo e stato “, “ Principi primi “.

Spencer a differenza di una certa corrente del positivismo ammette la conciliabilità della scienza e della religione, in quanto la scienza si deve occupare dell’ ambito del conoscibile, la religione dell’ inconoscibile.

Si tratta di una divisione fondamentale, la scienza offre una spiegazione sul piano fenomenico, del “ come “, la religione da un lato evidenzia i limiti della conoscenza umana, dall’ altro svela il mistero profondo della realtà.

La religione di cui parla Spencer è una teologia negativa di plotiniana memoria; non definisce l’ inconoscibile ma si limita attraverso un processo negativo a dire cosa dietro la conoscenza scientifica non stia. Scienza e religione hanno ambiti diversi, ma tale divisione é importante per comprendere il processo – continuativo che intercorre tra i due ambiti.

La conoscenza per Spencer è qualcosa di finito e relativo, il filosofo inglese dirà infatti che non possiamo conoscere la realtà così come essa è al di là del suo manifestarsi fenomenico, lo scienziato quindi può solo indagare il conoscibile, lasciando ad una religione negativa l’ analisi sull’ Inconoscibile.

Che ruolo acquista la filosofia all’ interno del discorso spenceriano?

La filosofia diviene la scienza più importante, ma in quanto super – scienza perde una sua autonomia concettuale; la sua funzione è quella di esplicare le leggi generali ed universali della realtà nel processo evolutivo, leggi generalissime da cui dipendono quelle delle singole scienze, che arrivano ad intuizioni frammentarie.

Le scienze analizzano aspetti particolari della realtà, aspetti che una volta analizzati vanno coordinati in una visione d’ insieme, tale compito deve essere svolto dalla filosofia, che assurge ad un ruolo di sintesi.

Tre sono i principi a cui pervengono le scienze: a) Indistruttibilità della materia, b) continuità del movimento, c) persistenza della forza. Tali principi vengono rielaborati magistralmente dalla filosofia, che costruisce un unico principio evoluzionistico, fondato su un processo triadico: a) passaggio dall’ incoerente al coerente ( progressiva concentrazione ), b) passaggio dall’ omogeneo all’ eterogeneo, dall’ uniforme al multiforme ( progressiva differenziazione ), c) passaggio dall’ indefinito al definito ( progressiva determinazione ).

La legge dell’ evoluzionismo regola l’ intera realtà dal mondo inorganico fino al mondo superorganico, dal Sistema Solare al mondo umano; Spencer formulando tale teoria non si accorge che sussiste una differenza evidente tra il mondo inorganico e quello umano, in quest’ ultimo intervengono fattori come la cultura e la coscienza intesa come consapevolezza del proprio sviluppo. Spencer dirà nei “ Principi primi “ che: << L’ evoluzione è una integrazione di materia accompagnata da dispersione di moto, durante la quale la materia passa da un’ omogeneità ( relativamente ) incoerente, indefinita, a una eterogeneità ( relativamente ) coerente, definita, mentre il moto subisce una trasformazione parallela >>.

Parlare di evoluzionismo – secondo Spencer – significa analizzare il problema dell’ adattamento all’ ambiente, il darwinismo biologico in Spencer diviene un darwinismo sociale; si tratta nello stesso tempo di evidenziare l’ opposizione tutta interna tra un darwinismo di tipo biologico e di tipo sociale.

La prima forma di evoluzione è quella biologica, dopo tale evoluzione compare l’ evoluzione psicologica dove Spencer grazie allo studio della biologia evoluzionista dà importanti risultati e proposte teoriche interessanti. La nostra mente mediante una serie di processi acquista una maggiore complessità, e la nostra conoscenza si basa su strutture a – priori, costituitesi grazie ad una serie di tappe ereditarie. La mente considerate in fieri risponde agli stimoli dell’ esterno e si viene formando sulla base dell’ interconnessione tra la coscienza e l’ organismo. Che rapporto sussiste tra la mente e la realtà esterna? Secondo il filosofo inglese, noi conosciamo attraverso una struttura a – priori genetica che ci permette di cogliere la realtà sul piano fenomenico ( del conoscibile ), egli elabora una visione definita “ realismo trasfigurativo “. Le nostre conoscenze ci offrono dei simboli della realtà fenomenicamente intesa, si supera così l’ eterno dibattito tra l’ innatismo e l’ empirismo, la mente non è una “ tabula rasa “ è costruita e fondata su strutture a - priori ( per l’ individuo singolo ), che divengono un fatto acquisito per la specie. Non solo le idee ma anche i sentimenti sono frutto di processi di sedimentazione – genetico – ereditari; la morale utilitaristica – secondo Spencer – commette l’ errore di non considerare il fatto ereditario. L’ educazione come del resto il ragionamento utilitaristico, possono in parte modificare ciò che è presente a livello ereditario.

La biologia studia il processo organico di adattamento e selezione naturale di forme di vita che per sussistere devono reagire in maniera adeguata agli stimoli dell’ ambiente esterno. L’ adattamento è un processo costituitosi secondo una fusione della teoria lamarckiana della funzione che crea l’ organo e del darwinismo; la psicologia deve analizzare l’ unità della coscienza da un punto di vista fenomenico, in quanto la realtà in sé è inattingibile. La psicologia a differenza dell’ idea di Comte, è una disciplina autonoma, che si divide in soggettiva ( studia il processo evolutivo del pensiero ) ed oggettiva. L’ aprioricità di alcuni principi è secondo Spencer un fatto individuale, per la specie si parla sempre in termini di a – posteriori.

La visione panevoluzionistica permette al filosofo inglese di sviluppare un liberalismo marcatamente radicale, dove l’ intervento statale nell’ economia viola il processo evoluzionistico e la dinamica di selezione sociale. Avviene un interessante parallelismo tra il mondo organico e quello superorganico, Spencer mostrerà infatti la maggiore autonomia ed omogeneità delle città moderne rispetto a quelle antiche, dove le zone produttive sono concentrate in luoghi ben precisi, come le cellule nel corpo umano.

La sociologia di Spencer a differenza di quella comteana non vuole analizzare la società per fornire delle previsioni sul futuro e per offrire un modello a cui ispirarsi; ha invece una funzione descrittiva separa dal discorso morale, e nello stesso è indirizzato verso una visione individualista e graduale – evoluzionista. Non si possono bruciare le tappe dell’ evoluzione; Spencer distinguerà una società militare dove lo Stato assumeva un rigido controllo sulla vita dei singoli, e la società industriale, dove gli individui sono liberi e possono agire in maniera indipendente. Esiste una terza possibilità dove avvenga una conciliazione tra l’ egoismo e l’ altruismo, ma tale situazione so può realizzare solo da un punto di vista etico. L’ etica di Spencer è un’ etica evoluzionista – biologica, basata sulla problematica dell’ adattamento all’ ambiente in relazione all’ estensione temporale ed all’ intensione qualitativa ( il raggiungimento della felicità ). Il fine ultimo ed indiretto dell’ agire è l’ utile, il dovere è un carattere acquisito e consolidato per via ereditaria da parte della specie umana ( è una dote a – priori genetica ) valido inizialmente solo per il singolo; Spencer auspica che con il tempo il dovere non apparirà più come un sorta di costrizione, ma diventerà un fatto spontaneo permettendo una conciliazione tra l’ egoismo e l’ altruismo: la ripetitività del fattore ereditario – dinamico dell’ etica porta verso un’ interiorizzazione dell’ agire dell’ individuo. È un’ etica utilitaristico – moderata inficiata da una visione evoluzionistico – ottimistica ( biologica ).

Spencer è un filosofo che ha avuto una sorte paradossale rispetto agli pensatori, famosissimo nel suo periodo storico, completamente eclissato nel Novecento, oggi è considerato come un filosofo fondamentale per il dibattito sull’ evoluzionismo, anche se si ritiene la sua teoria di stampo metafisicizzante.

Ardigò

Come Spencer concepisce la filosofia come organizzatrice della conoscenza scientifica sul paradigma di evoluzione, ma nello stesso tempo si distacca dal filosofo inglese in quanto: concepisce l’ Inconoscibile, non come l’ x che sta al di là della conoscenza umana e che la fonda nel medesimo tempo, l’ inconoscibile è ciò che non è ancora distinto gnoseologicamente. L’ evoluzionismo di Ardigò si basa su una visione più psicologista e coscienzialista, è il passaggio dall’ indistinto ( infinito ) al distinto ( finito , quest’ ultimo è relativo non rispetto alla totalità ma nel senso di relativa – relazionale nei confronti dell’ altra. L’ inconoscibile è semplicemente il non ancora noto, che deve essere analizzato e conosciuto. L’ evoluzionismo per il pensatore italiano non è un fatto deterministico assoluto, bensì è sorretto anche dal caso, in questo modo si prospetta una visione basata sull’ imprevedibilità degli avvenimenti naturali e delle azioni umane. Riguardo alla morale, Ardigò combatte tutte le visioni spiritualiste e razionaliste; il comandamento morale è dovuto ad un’ esperienza ripetitiva e consolidata di come l’ azione immorale sia anti – sociale.

Abbiamo visto come l’ evoluzionismo abbia avuto un orientamento né materialistico né spiritualistico, Darwin definisce la sua posizione agnostica, in quanto a suo avviso la scienza non si può addentrare in ambito meta – empirico. Haeckel, formulò una visione monista – material evoluzionista che doveva distruggere ogni prospettiva dualistica, ed ogni forma di spiritualismo; Wundt, invece sul fronte spiritualista, dirà che esiste un parallelismo tra i fenomeni psichici e quelli fisiologici, in quella che lui considererà una psicologia senz’ anima.

Lombroso, in Italia elabora un’ antropologia criminale, mostrando come nei criminali non sia presente una malvagità in sé, bensì il loro comportamento è dovuto ad un’ influenza negativa e particolare dell’ ambiente; il delinquente va punito in quanto risulta pericoloso da un punto di vista sociale.

 

 

 

Jonathan Fanesi è studente di filosofia presso l’ università di Bologna, s’ interessa di teoretica, con particolare interesse verso le problematiche relative al linguaggio e alla logica.

 

 

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