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Nel corso del 1600, in Europa ci fu un’esplosione della scienza, che portò a numerose scoperte, ma soprattutto alla formulazione di nuove metodologie di ricerca, quella baconiana, quella galileiana, quella cartesiana e quella newtoniana. In questo lavoro mi occuperò esclusivamente del metodo in Bacone e Galileo. Innanzitutto bisogna confrontare lo spazio geografico - culturale del genio pisano e del Sir inglese. Galileo visse in un'Italia fortemente controllata e limitata dall’influenza pontificia, basti pensare che nacque un anno dopo la fine del Concilio di Trento ( 1545 – 1563 ), la Controriforma aveva assoggettato a sé ogni forma di cultura, la pubblicazione dei libri era vigilata dal S. Uffizio attraverso la regola dell’imprimatur. Dal punto di vista puramente artistico – letterario il ciclo d’oro umanistico- rinascimentale aveva generato l’ultimo suo stadio il Manierismo, un pieno rifiuto dell’ideologia del classicismo quattrocentesco per un’esaltazione dell’individualità ( Cennini a riguardo scrive un’interessante autobiografia) ), e dell’irrazionalità delle forme, dell’inquietudine e della magia. Le tematiche sviluppate nel periodo di mezzo tra Rinascimento e Barocco era fondamentalmente tre: la follia con Erasmus e il suo Encomium moriae, la malinconia con Stefano Guazzo, e l’utopia con il Campanella e il Moro. Bacone nacque e visse in un’Inghilterra uscita vincitrice dai conflitti ideologici e religiosi con la Chiesa romana, un ‘Inghilterra libera da ogni influenza culturale, con la possibilità di avere un pieno sviluppo. Anche lo stato sociale era molto differente, Galileo era un medio borghese che nonostante la cattedra all’Università di Pisa e poi di Padova dove trascorse diciotto anni, non era certo paragonabile a Bacone e alla sua agiata vita, il primo ministro inglese. Dopo un piccolo e breve incipit sulla questione social – economica – culturale, mi addentrerò nel cuore delle due metodologie. In tutte le opere galileiane, se pur in maniera frammentaria è esposto un “ sistema “ aurorale metodologico scientifico, che ha potuto trovar maggiore sviluppo nell’applicazione pratica che a livello teoretico, poiché Galileo non essendo filosofo ha diretto i suoi interessi alla Fisica e all’Astronomia. Bacone, invece nel Novum Organum espone una metodologia completa, che trova il suo apice più dal punto di vista teorico che pratico. La complessità del metodo dello studioso inglese, non deve far pensare ad una sua superiorità in campo qualitativo, poiché esso avrà un grande limite cioè la mancanza della matematica, che in Galileo fa da colonna portante per ogni disciplina scientifica. Galileo è il primo a capire che l’universo è scritto in linguaggio matematico, e proprio per questo suo carattere la scienza diventa un sapere oggettivamente valido per tutti gli individui, anche se la massima esaltazione della matematica si avrà con Evangelista Torricelli e Newton nei suoi Philosophiae Naturalis Principia Mathematica. Ma il limite della matematica non è il solo di Bacone, tutta la metodologia logica si innesta sul tronco aristotelico, Galileo costruisce il suo metodo distruggendo quello aristotelico, questo indirizzo si nota a pieno nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Nonostante queste differenze, i due filosofi hanno cercato entrambi di unire il momento empirico al momento raziocinante, Galileo a proposito parla di sensate esperienze e necessarie dimostrazioni, per indicare il circolo ermeneutico della scienza, Bacone invece di matrimonio tra conoscenza intellettuale e sensibile. Secondo la filosofia del Sir inglese la scienza deve essere un’ ape, che succhiando il nettare dei fiori e poi, poi per virtù propria, lo converte in miele. La vindemiatio prima si traduce in Galileo nella fine del primo processo induttivo, l’instanza cruciale nel momento compositivo o sintetico. Galileo fa scienza scoprendo nuove realtà attraverso il cannocchiale e la matematica, Bacone teorizza la scienza e il suo metodo nel Nuovo Organo, in Galileo prevale l’aspetto pratico in Bacone quello teorico.
Jonathan Fanesi è studente di filosofia presso l’ università di Bologna, s’ interessa di teoretica, con particolare interesse verso le problematiche relative al linguaggio e alla logica. |