Lo Svejk editore è lieta di presentare

 

In arte, Point

 

Point (teamid=51294), questo essere divino (alto, oddio, altino, beh, alticcio, ecco…) che come la mitica Fenice risorge sempre dalle proprie ceneri di MS, s’è reso protagonista di infinite avventure. Molte di queste sono state tramandate nei secoli di voce in voce giungendo così fino a noi. Abbiamo scoperto che, mutato nomi e luoghi, innumerevoli “autori” le hanno trasformate in romanzi, canzoni, film.

Ora, dopo accurate ricerche, lo Svejk editore intende ripristinare la verità e dare a Point quello che è di Point!

 

Poche ciance! Ecco la prima storia, ecco come andarono realmente le cose, prima che un tal Melville ci mettesse le mani…

 

 

1.

Un’enorme balena bianca vive nei Mari del Sud. Il suo nome gela il sangue fin dal primo giorno di scuola. Il suo nome evoca incubi incomprensibili. Il suo nome è: l’italiano! E’ rugosa come una grammatica e tutti i cacciatori di balene ne temono la malvagità e la malizia. Tra le sue vittime vi è il capitano Point, coraggioso uomo di mare al quale il mostro marino ha, in passato, dolorosamente ferito il neurone con un congiuntivo. Da allora il capitano, quasi avesse una gamba di legno, zoppica visibilmente nella costruzione del periodo.

Il capitano Point, che nel corso degli anni ha acquisito un odio viscerale per la balena scorgendovi in essa il simbolo del male e delle brutali forze della cultura, decide di uccidere L’italiano. Assolda così un gruppo di uomini mossi dallo stesso livore contro il mostro. Tra costoro spiccano gli ufficiali arezzini Stefano e Marrundo, i ramponieri de borgata Aziz e Tonino, il mozzo buono per tutti gli usi Andyvanderciapp, detto 3 pappine. Questi uomini, tanto coraggiosi quanto sgrammaticati, salpano infine dal porticciolo turistico di Ostia a bordo della baleniera Pernod.

Cantore della vicenda è un giovane marinaio imbarcatosi per desiderio di avventura e spirito di contraddizione, il suo nome è Dunfaele.

La baleniera giunge nei pressi del Capo di Buona Speranza dove s’avvistano spruzzi argentei di un perifrastica passiva che fanno subito pensare alla presenza della mostruosa balena. La nave prosegue il viaggio attraverso gli Oceani per arrivare infine lì dove qualche anno prima il mostro aveva inferto la mutilazione al coraggioso capitano. Ed ecco che agli occhi increduli dell’equipaggio compare l’enorme mole della balena bianca. Alla vista il neurone dole e l'eloquio del capitano zoppica più del solito.

Inizia così la caccia al mostro marino, caccia che dura per tre lunghi giorni, svariati verbi irregolari e insidiosi anacoluto. L’italiano accetta la sfida lanciata dal capitano Point e dai suoi accoliti. Dopo aver distrutto le scialuppe a colpi di sinonimi e contrari, il mostro distrugge lo scafo della nave mandandola a picco con una ardita consecutio. L’impavido capitano, urlando frasi sconnesse stretto alle carni del mostro, scomparirà alfine negli abissi neri delle ipotetiche.

Dunfaele, il solo ad essere scampato ai flutti aggrappato ad un condizionale, muterà per voto il nome in Paco e tramanderà nei secoli l’impresa del capitano Point e del suo indomito equipaggio de capoccioni.

Così come ora giunge a voi.

 

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Eccoci di nuovo qui, a dare a Point quello che è di Point. Ecco quindi come andarono realmente le cose, prima che un tal Cervantes ci mettesse le mani…

 

2.

Un hidalgo male in arnese, bastian contrario di natura e con la passione per i voli pindarici, legge solo romanzi epici come ad esempio il regolamento completo di Hattrick, regolamento che discute poi lungamente con gli intellettuali del paese: il barbiere Sluìs, il parroco Cratorès, l’emigrante Juan29.

Passa notte e giorno sulle regole e, va da sé. impazzisce: decide così di farsi cavaliere errante per accrescere la sua fama e difendere tutti i neopromossi. Si attribuisce il nome di Dunf Chisciotte della Mancia, ribattezza il suo cavallo col nome di Ronzinandy e si fa armare cavaliere da un oste che di zincature se ne intende in un’osteria scambiata per castello. Infine, parte per le sue imprese in Serie A.

Ma solo soletto questo grullone allampanato non combina una cippa e la storia dell’hidalgo della Mancia potrebbe ingloriosamente già finire qui. Invece… Invece incontra Sancho Point! Ed è la sua fortuna… Il rotondetto scudiero zompa agile sul suo ciuco e trascina lo svagato hidalgo nel turbine della vita, della sua vita di Point, una di quelle vite fatte cosi', una vita che se ne frega che se ne frega di tutto si', una vita che non e' mai tardi di quelle che non dormi maaaaaaaiii, voglio una vita, la voglio piena di guaaaiiiiiiii…

Infatti sarà proprio il Sancho Point a far incontrare al ritroso Dunf Chisciotte quella contadinotta che diventerà la dolce Dulcinappa del Toboso. E sarà sempre il Point ad aiutarlo ad elevare quell’umile fanciulla (oh, quanto si farà elevare…) al rango di damigella. Sarà il Point ad indurre quel mollaccione di Chisciotte a lottare contro i mulini a vento della Conference, additati come terribili giganti. E sarà proprio il Point a farlo picchiare da un oste che ascolta solo musica fanchi ed è rivale di quello della zincatura, sarà lui a farlo pigliare a sassate dai protettori di Madame Pompadour per non aver saldato un conticino lasciato dallo stesso Point, ancora lui a farlo gonfiare di gol da un furioso Esteban, il Campione in carica, dopo avergli suggerito di mettere un bel “non pervenuto” in italiano sulla pagellina, lui lui e ancora lui a convincerlo ad indossare giorno e notte il famoso elmo di Mamrrundino, che sembra a tutti una bacinella da barbiere, ma in realtà è un cimelio delle antiche lotte contro i turchi. E tutto questo il Point lo compie così, senza pensarci, solo grazie al suo buon cuore, e alla promessa di una tastiera nuova per il computer, una di quelle con tutte le vocali.

Insomma, senza l’indescrivibile Sancho Point, oggi non saremmo qui a parlare del più grande romanzo dell’utopia cavalleresca, il romanzo del sogno, della fantasia, della follia. Il romanzo che ha un solo vero titolo: le avventure di Sancho Point e del suo cavaliere Dunf Chisciotte.

 

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Duole dirlo, ma quel P.P.P. non l’aveva raccontata giusta, quando fece quel celebre film.

Ecco come andarono le cose in realtà…

 

3.

Fine anni cinquanta, Italia, Roma.

“Accapoint” è il soprannome di uno sbarellato nullafacente che vive in una borgata del sottoproletariato romano, passa er tempo a cazzeggia’ ar baretto co’i amici e sfrutta una “signorina” di facili costumi che si fa la barba due volte al giorno e che tutti chiamano Madame Pompadour, vai tu a sapere perché. A volte la chiamano anche Bad Peeling o Bed Pissing. Alcuni, poco dialettici, la chiamano anche solo schioccando le dita.

Prima di mettersi con lui, Madame Pompadour stava con un napoletano che si fingeva di Cuneo, McKascatuttecose, ora in carcere perché denunciato da Accapoint. I suoi compari del cartello di Mergellin si presentano da Accapoint per vendicare l’onore dell’amico. Accapoint dimostra subito di che pasta è fatto e, con grande sprezzo del pericolo, scarica ogni responsabilità su Madame Pompadour, accusandola prima di delazione, poi di furto di merendine all’asilo, infine del sacco di Roma dei Lanzichenecchi, del 5 maggio dell’Inter, del buco dell’ozono e delle occhiaie di Bruno Vespa.

Malmenata dai guappi e arrestata dalla polizia, Madame cerca di difendersi con le armi che possiede e alla fine, su proposta dei guappi e dei poliziotti, viene assoldata per il remake di “Gola profonda”, vai tu a sapere perché. Con Madame Pompadour tutta presa dalla sua carriera holliwoodiana, Accapoint si trova senza soldi e cerca di tornare dall’antica moglie, Sluccia, ma viene respinto e malmenato, soprattutto sulle ali.

Incontra allora una florida ragazza un po’ niubba, Bersina, che prima corteggia e poi, quando quest’ultima inizia a parlare, spedisce sul marciapiede. Ma Bersina travolge di parole il suo primo cliente, il portiere titaniho di Andy, il quale ritorna in fretta a raccogliere pere con la coda tra le gambe e un forte mal di testa.

Accattone s’innamora di Bersina e decide di trovare un lavoro per mantenere se stesso e la ciarliera ragazza. Trova un posto da criceto in una ditta svedese, ma un solo giorno di fatiche lo stronca, così decide di rubare delle skill ammonticchiate in un angolo. Coinvolge un complice di borgata, Huttolo & Huttolo, specializzato nel furto di nani da giardino, un furto all’altezza. Il colpo va male perché il piccolo mariuolo chiede informazioni stradali a un passante particolarmente antipatico di nome Paco e si ritrova a una conferenza dell’Accademia della Crusca, nel ruolo della crusca.

Mentre i poliziotti cercano di arrestare Accapoint, il nostro eroe si divincola, sale su una motocicletta e fugge. Ma la moto è di MrO55o, che, come vede allontanarsi il mezzo, fischia imperioso. La moto riconosce il fischio del padrone, s’impenna, nitrisce e con una fiammata di scarico brucia i polpacci di Accapoint.  Costui cade rovinosamente in terra e batte forte la testa.

Ma, miracolo… La botta non ha provocato alcun cambiamento! Sicché Accapoint si rialza e se ne va ar baretto a cazzeggia’ co’i amici, ma chi m’ammazza a me! ‘nvedi

E vissero tutti felici e contenti

 

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Dopo Melville, dopo Cervantes, dopo Pasolini, eccoci al quarto episodio…

 

4.

… e pur con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora
da sempre mi precede,

io, che sono un povero cadetto di Guascogna,
io, io non la sopporto la gente che non sogna.
E dentro di me lo sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perché Rossana è bella, ma siamo così diversi;
a parlarle non ci riesco, le parlerò coi versi…

 

Chi? Cyrano?... No, signori, il nome vero è… Cyrapoint!

Ecco qui la vera storia…

 

Cyrapoint de Bergerac, cadetto di Scalogna, ammirato e temuto per la sua abilità calcistica e per i suoi motti spiritosi e taglienti (seppur non compresi perché troppo in anticipo sui tempi), essendo afflitto da un naso mostruoso cerca di nasconderlo tatuandoci sopra un pesce di venti centimetri (una carpa, pare, ma c'è chi sostiene sia un pescegatto). L’effetto lo compiace molto, pur dovendo sopportare di avere ogni giorno sotto gli occhi un persistente tanfizio di pesce e venendo seguito notte e giorno da frotte di gatti miagolanti. I compagni d’appartamento, evidentemente invidiosi, lo sbattono fuori di casa e così il buon Cyrapoint si trova a dover lasciare il III arrand… arrend… arrondissmant (insomma, quella cosa lì) e ad andare a dormire sotto il ponte numero 54, nel IV arrondissemant (uff, come hai detto che si scrive, Madame?...). Ma il suo dramma è un altro: è follemente innamorato di un suo lontano cugino, Scudetto Tricolore. La triste realtà è che intimamente sa che non lo potrà mai conquistare, perché non ha neppure il coraggio di manifestare a Scudetto il suo amore per lei, cioè, per lui, sì insomma, avete capito. Costui, ignaro dei sentimenti del cugino, lo prega di prendere sotto la sua protezione il giovane arezzino gaio Gianlù de Marrundò, del quale è a sua volta innamorato.

Questi, purtroppo, non riesce ad esprimere in belle tattiche il suo sentimento e al sabato riesce solo ad ululare ondeggiando equivoco il proprio pelo lungo, per lo più verso il centro. Da diverse stagioni, ormai.

Cyrapoint decide allora di mettersi al servizio di Gianlù de Marrundò e comincia a suggerirgli le migliori formazioni, le più geniali scelte tattiche, i più arditi special event. Gianlù de Marrundò comincia finalmente a farsi notare dal suo amato, a non usare più le camice a losanghe del Nappa e di Stefano e a scalare la classifica. Cyrapoint lavora indefessamente, sempre all’ombra di Gianlù de Marrundò, e tanto fa e tanto inventa che alla fine l’arezzino a pelo lungo riesce a conquistare l’amato Scudetto Tricolore. Ma questo non piace al sub-HT de Sluiche, che con Scudetto intrattiene da tempo una relazione, seppur non esclusiva. Questi infatti, imbuffonito, trasferisce subito il Marrundò e il Cyrapoint in prima linea al fronte, l’uno al corso di GM, l’altro a quello di Italiano. Ma anche in trincea, tra un assalto di congiuntivi e un bombardamento di perifrastiche, il Cyrapoint, a nome di Gianlù de Marrundò, compone numerose formazioni di pura poesia e le invia alla volta di Scudetto. E riesce sempre a farle passare ben al di sotto del fuoco nemico grazie a Huttolo, il corriere espresso, anzi, ristretto.

E il segreto di chi davvero compose quei mirabili poemi che tanto colpirono al cuore Scudetto fino a farlo cadere fra le braccia del gaio arezzino, rimarrà per molte stagioni celato nel cuore di Cyrapoint, anche quando il gaio de Marrundò cadrà in combattimento contro un niubbo particolarmente velenoso (Sgrattt…).

Dopo molti anni Scudetto Tricolore si ritira in una comunità religiosa e lascia spazio al nuovo astro nascente, Supercampionato Internazionale. Riceve così la visita di uno stanco Cyrapoint, reduce da un incontro degli alcolisti anonimi del suo nuovo arrondiss… uff, il VII (ma Circoscrizione non andava bene uguale? Eccheccazz, sempre a fare gli originali,sti francesi...). Durante il colloquio, un Cyrapoint lì lì per tirare le cuoia, rivela finalmente a Scudetto la storia del loro impossibile, e taciuto, amore e… E… E ora scusatemi, ma non ce la faccio più ad andare avanti, che a me le storie d’amore fanno sempre piangere… Buaaahhhhhh…