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E venne il giorno!

I mille casi del caso Marrazzo

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Questa è una storia alla Blu Notte, piena di ombre e di nebbia fitta, questa è una storia misteriosa e controversa, una storia che coinvolge politici, forze di polizia corrotte, giornalisti e transessuali, è una storia di gossip, scandali e cocaina ma purtroppo è soprattutto una storia di morte ovvero di persone scomparse – forse – assassinate ed è proprio questo forse che carica tutta vicenda di toni opachi ed inquietanti, perché nella storia dei misteri, non solo italiani, tutte le morti scomode sono sempre state mascherate da incidenti strani, suicidi poco credibili, strane situazioni sempre sul filo della chiarezza, misteriose e controverse. Questo è un giallo, una vicenda articolata ma è soprattutto una storia che ancora si sta svolgendo e su cui non si spengono riflettori,  attenzioni e  tensioni. Questa è la storia del caso Marrazzo, ex presidente della regione Lazio dimessosi dall’incarico il 3 novembre 2009 a causa di un complicato intrigo di trans, vicoli e delitti.

La nostra storia comincia in via due ponti una stradina dell’emisfero nord di Roma in quel triangolo chiuso tra la via Flaminia, la Cassia e la circonvallazione nord, un appartamentino angusto, seminterrato di circa dieci metri quadri con soppalco annesso, finestre chiuse e via vai continuo; siamo nella zona della prostituzione, dei transessuali, dei viados come vengono abitualmente chiamati, prostituzione per strada ma anche nelle case, in queste nuove favelas italiane che si sviluppano a dedalo in una miriade di micro appartamenti. Proprio sul soppalco di uno di questi bugigattoli, adagiato per terra ai piedi del letto si trova il corpo nudo di una persona morta, un corpo flessuoso e massiccio allo stesso tempo, i capelli lunghi e la barba della prima mattina, la carnagione scura anche perché da quell’appartamento sta esalando un sacco di fumo che esce dalle finestre a causa di un principio di incendio e oltre ad attaccarsi al corpo della persona sul letto, facendola apparire quasi carbonizzata, comincia ad insospettire il vicinato; sono le 4e30 del mattino e quel corpo non si muove è immobile, fermo nella sua posizione raggomitolata sul pavimento e quando i pompieri sfonderanno la porta riconosceranno in quella persona Wendell Mendes Paes, conosciuto ormai da tutt’Italia con il nome di Brenda.

Brenda è un transessuale, una di quelle persone che possiamo incontrare girando in macchina alla luce gialla e opaca dei lampioni, parcheggiati ai lati dei viali intorno alle città, confusi dalle luci guizzanti delle auto, intraviste da lontano appaiono come delle statue, alte imponenti, capelli lunghi, seni enormi, gambe perfette, eppure avvicinandosi quelle figure fanno quasi paura, sono uomini, uomini dalle spalle larghe, truccatissimi con una voce sempre nasale nel tentativo di oscurare quel tono maschile greve che nessun intervento chirurgico ti potrà mai cancellare, uomini che incarnano l’ideale femminile fatto di piume, vezzi, sculettamenti ondeggianti esasperati, seni rifatti oltre la 6° misura, un trucco pesante quasi a mascherarne completamente il viso, tutto elaborato in modo eccessivo, come avviene in una qualunque imitazione in cui il vero imitato deve sempre essere esasperato per poter apparire almeno verosimile, loro sono tutti lì, ordinati in bella mostra, ognuno chiuso nella sua solitudine, nei loro vestiti fasciatissimi e gli stivali alti, circondati da auto che girano intorno, in una danza quasi rituale fatta di gesti, ammiccamenti, finestrini abbassati e sfanalate. Sono tante le persone che si fermano in cerca di un avventura esotica, di una trasgressione a buon mercato, in cerca di quel “gaio gesto d’amore, che amor non è mai”. Ecco Brenda era uno di loro, venuto dal Brasile e sbarcato in Europa in cerca di fortuna, una fortuna cara e amara che ti costringe a vivere in dei mastrilli angusti che ti espone alle violenze quotidiane della vita notturna  che ti fa marciare nel buio avanti e indietro intorno ad un copertone in fiamme e a mangiare quell’aria umida della notte riscaldata solo dai lapilli inquinanti della gomma bruciata. Brenda ora è sul pavimento ai piedi del suo letto priva di vita, il corpo nudo coperto solo da un lenzuolo è adagiato morbido come se dormisse, asfissiata dal fumo nel suo mini appartamento in una scena da master del giallo.

La scena del crimine apparsa agli inquirenti è subito risultata equivoca e complessa ovvero non ci sono elementi che inequivocabilmente diano una semplice chiave di lettura, lei morta al piano soppalcato vestita solo di un lenzuolo, annerito e riverso a terra, un borsone chiuso e degli indumenti bruciati vicino alla porta, in casa nessun liquido infiammabile e poi l’aspetto più strano di tutti, un PC portatile posto nel lavandino sotto il getto continuo dell’acqua corrente eppure nella prima perquisizione che gli inquirenti fecero circa due mesi prima nessun computer era stato rinvenuto nella sua abitazione. Ebbene si Brenda – come detto – non è un(a) trans come tutte le altre, la sua foto ha fatto il giro di tutti i giornali e le televisioni d’Italia, il suo è un volto noto, noto ormai a tutti ed in particolare alle forze dell’ordine che forse nel trovarla morta nel suo appartamento hanno provato un brivido di rimpianto, Brenda infatti è coinvolta in un caso/scandalo che scoppia in Italia alla fine di ottobre 2009, uno scandalo che vede coinvolto in prima persone il Presidente della regione Lazio - ex giornalista RAI - Piero Marrazzo, una vicenda controversa che in realtà inizia molto prima, anche prima di quest’estate, dobbiamo infatti fare un salto nel “lontano” marzo 2006.

Quando si racconta di un caso complesso e intricato come questo sia in chi legge che in chi scrive si vorrebbe quasi arrivare subito alla conclusione ovvero cercare, trovare quell’elemento chiave che riesca a  farci capire a farci comprendere il tutto, un’ intuizione che riesca in un attimo a fare luce su tutto quanto sia accaduto, questo purtroppo non sempre è possibile, non possiamo questa volta andare all’ultima pagina del giallo per scoprire il colpevole, non solo perché il finale non è ancora stato scritto ma soprattutto perché questo non è un romanzo, non è una storia scritta da Carl Hiaasen, Donald Westlake o Agatha Christie è una storia vera e proprio per questo è necessario ripercorrere tutti gli eventi con calma e dedizione, come i detective di una volta, in cerca di piccoli frammenti di verità che incastrati l’uno all’altro ci possono dare, alla fine, un quadro generale comprensibile.

Il primo tassello forse è proprio questo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/03/12/un-rapporto-dei-carabinieri-inchioda-lo-staff.htm
Un vecchio articolo di repubblica in cui, si racconta, sarebbero stati incastrati dai Carabinieri due investigatori privati
indagati da un anno nell' inchiesta romana sul presunto spionaggio in danno di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini durante la campagna elettorale per le ultime regionali. L' accusa è accesso abusivo in sistema informatico. Seguirà l' audizione del finanziere Francesco Liguori, arrestato a Milano, che avrebbe fornito ai due detective, in cambio di compensi, informazioni patrimoniali sul governatore del Lazio e sulla moglie, Roberta”

Cosa succede a Roma nel marzo 2006, semplice ci sono le elezioni regionali e Piero Marrazzo è il candidato avversario dell’attuale Presidente della Regione Lazio, un candidato in piena ascesa, talmente in ascesa che qualcuno decide di controllarlo, pedinarlo almeno secondo l’inchiesta della magistratura che apre un fascicolo d’inchiesta che i giornali chiameranno “SPY STORY”. Infatti il tutto partì dalla bonifica dei sistemi informatici della regione (a rischio cimici) fino ad arrivare a presunte intercettazioni e pedinamenti nei confronti di avversari politici e addirittura di un presunto scandalo sessuale architettato ad arte.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/03_Marzo/14/viado.shtml?fr=correlati

insomma gli ingredienti ci sono tutti già dal 2006, controllori e controllati, magistratura e inquirenti, pseudo investigatori, vip e prostitute, tutti coinvolti in un giro perverso che ha come epicentro la capitale e i suoi frequentatori.

Roma è una città dove vivono e lavorano molte persone importanti, non solo appartenenti al mondo dello spettacolo e della televisione ma anche al mondo della politica e delle istituzioni.

Roma è la città che più di ogni altra incarna il concetto stesso di potere, i suoi palazzi monumentali, le strade trionfali, gli archi e gli obelischi, tutto concorre a ricordare un passato glorioso ma anche un presente importante, Roma è il centro, il centro di tutto, dell’Italia geografica e politica, Parlamento, Viminale, Corte di Cassazione, Ministeri, Vaticano, tutti i poteri economico, sociali, religiosi sono concentrati nel centro pulsante di quella che i romani affettuosamente definiscono semplicemente: la Capitale. Una città che vive alla luce dei circoli canottieri del lungotevere, della tribuna Monte Mario, dei ristoranti di Trastevere, ma che vive anche alla penombra della notte del locali notturni, dei night club, le discoteche, i disco bar dove suonano musica dal vivo, nelle strade in penombra dove tutti si rincontrano: Ministri, deputati, sottosegretari, consiglieri comunali e regionali, attori, registi e critici d’arte, lo spirito di via Veneto non è sparito ma si è moltiplicato per mille talmente tanti sono i ritrovi e gli incontri della Roma by Night. In questa notte romana, allegra e conviviale, si staglia però anche un lato oscuro, molto più tetro ed inquietante, anime che vivono nell’ombra; la città degli spacciatori, delle prostitute, dei transessuali, delle feste e delle serate “off”, un mondo che vive nel sotterraneo di questo tessuto sociale e che di notte esce a presentare la sua offerta, il suo programma: droga, sesso, divertimento, relax, come dimenticare una giornata stressante. Dai palazzi del potere si passa ad altri palazzi molto meno autorevoli ma forse più rilassanti. Tutte queste conclusioni (anche quelle successive) sono assolutamente arbitrarie, però riteniamo che un lavoro d’inchiesta abbia l’obbligo di arrivare a delle conclusioni anche se queste sono supportate solo dalla logica consequenziale degli eventi e del buon senso, sicuramente tante domande rimarranno inevase, tanti quesiti insoluti ed in cerca di verità ma per quanto possibile cerchiamo di mettere in fila gli eventi, e gli eventi raccontano di tante frequentazioni ambigue e di uno spaccato sociale molto controverso.

Brenda e tanti altri personaggi del sottobosco dell’Urbe, probabilmente hanno tra i loro clienti persone importanti, persone che magari neanche riconoscono o che qualche volta forse riconoscono, nel lato oscuro della Roma bene trovano spazio anche i famigerati festini ovvero feste e ritrovi a sfondo sessuale con abbondante innaffiatura di cocaina, l’ex droga dei ricchi e ora droga di tutti ed un punto di contatto tra vip e festini può essere rappresentato proprio da chi la droga la porta, la spaccia, la smercia, la usa.

Nel 2007 infatti si comincia a parlare di una specie di banda composta da alcuni carabinieri corrotti i quali, secondo la testimonianza di un altro trans “Sylvia”, erano soliti fare irruzione in questi appartamentini quindi ricattare le persone imbeccate lì – fuor di metafora – con le braghe calate e il naso impolverato. Il gioco era semplice, essendo carabinieri, avevano chiaramente accesso alla rete di informazioni e informatori (quasi sempre spacciatori) che gravitavano intorno a questo mondo, identificato poi il “cliente” si precipitavano nel luogo dell’incontro inscenando un irruzione in piena regola; appare chiaro che la matrice non poteva essere solo l’incontro sessuale ma doveva esserci per forza anche la droga, solo quella poteva legittimare un blitz in piena regola. Tutto questo sotto gli occhi dei Trans, testimoni inermi ed innocui costretti a tenere gioco ai ricattatori perché non potevano fare altrimenti, spaventati dallo spettro del permesso di soggiorno e da tanti altri strumenti di potere in mano al nutrito gruppo di carabinieri corrotti che sapevano come rendere la vita impossibile ad un transessuale extracomunitario e spesso cocainomane, meglio tenerseli buoni i poliziotti, questa è la regola d’oro nel mondo della prostituzione. Probabilmente questi avevano già strumenti atti a ricattare molti personaggi colpevoli – diciamo così – di frequentazioni alternative; video, intercettazioni telefoniche, fotografie ma pensandoci bene avrebbero potuto utilizzare quel materiale? Probabilmente no, infatti in questo caso lo scudo giudiziario dietro cui nascondevano l’irruzione sarebbe caduto, inoltre non dimentichiamoci che stiamo comunque parlando di persone influenti, potenti con un alto livello di potere: politici, imprenditori, uomini insomma che avrebbero saputo agire con calma e freddezza nei confronti di un ricatto telefonico o all’invio di foto compromettenti, muovendo sapientemente le loro sfere d’influenza.

L’arma del ricatto insomma andava affinata, ed è probabilmente in questo contesto che si muove Brenda, il popolare (solo per gli addetti ai lavori fino a quel momento) trans brasiliano che forse riceve l’ordine di girare quel video, quello che da tutti verrà definito come “il secondo video” ma che in realtà è il primo, un video girato con il cellulare di circa 14 minuti in cui si registra uno di questi famosi festini, protagonisti la stessa Brenda, Michelle - altro trans - e il Presidente Marrazzo, un video come dicevamo forse girato su commissione o forse girato su iniziativa della stessa Brenda e utilizzato come prova da portare ai ricattatori, non dimentichiamoci che Marrazzo prima di essere Presidente della regione Lazio era un popolare giornalista televisivo conduttore di un famoso programma di successo della terza rete: “Mi manda Rai tre”. Insomma Brenda può aver agito su iniziativa personale o imbeccato dai ricattatori fatto sta che gira quel filmino, probabilmente ne gira anche altri che immortalano personaggi influenti pensando potesse essere quello un buon business - il ricatto - magari fare quattro cinque estorsioni ben architettate e finalmente tornarsene al suo paesino di Belem Para in Brasile. Del resto Brenda ha mostrato ad un’altra sua amica “China” quasi come un vanto, un gruzzolo di circa 30mila euro, cifra a suo dire, devoluta da Piero Marrazzo non certo per una prestazione, per quanto speciale questa possa essere, siamo abbondantemente fuori mercato. Di sicuro sappiamo che Marrazzo sapeva di quel video girato forse anche solo per gioco e che di questo era molto preoccupato, avendone chiesto più volte la consegna e la cancellazione proprio a Brenda. Non ci sono testimonianze su questo episodio né tantomeno prove scientifiche ma due più due fa sempre quattro, quindi se abbiamo un video compromettente, una richiesta di cancellazione e 30mila euro sul tavolo di chi il video ce lo aveva, altre conclusioni non ci possono essere. Brenda poi sicuramente ha un PC portatile, come tutti, che le serve sia a comunicare con la propria casa oltreoceano via internet sia a scaricare video girati con il telefonino onde farne CD e DVD ma serve anche come strumento di lavoro, infatti moltissime prostitute e trans pubblicizzano la loro attività attraverso web site specifici, inoltre possiede molti cellulari – sempre per lavoro – e anche un dispositivo palmare insomma mezzi e strumenti non ne mancano ma alla fine quel video ha già prodotto i suoi frutti e forse davvero è stato cancellato ma visto che il cliente continua le sue frequentazioni non è escluso che in molti abbiano pensato di aver trovato una gallina dalle uova d’oro.

Il “delitto” va cotto e mangiato sul momento, questa è l’idea della “banda” non si possono lasciare liberi i ricattati di rientrare nel loro mondo, vanno presi sul pezzo e spogliati subito di tutto quello che hanno, sono persone facoltose, ricche, possono disporre presto e bene di molto denaro, bisogna chiedere una cifra cospicua ma non troppo, 50mila euro pare opportuna, come si evince dalle testimonianze. Il malcapitato preso dal panico e dallo stato d’ansia provocato sia dall’agitazione che dalla droga, deve cacciare tutto e subito, non deve avere il tempo di ragionare, gli “pseudo”carabinieri sono in una botte di ferro: eravamo in servizio! Mica ci immaginavamo di trovare Tizio o Caio! Il video è solo un deterrente: noi sappiamo e abbiamo le prove! Attento a quel che fai! L’arma e affinata e a quanto pare funzionava pure bene, già dalla primavera 2009 molti sanno dell’esistenza di un video che ritrae Marrazzo in compagnia di due trans e a fine giugno un informatore nonché spacciatore di cocaina e frequentatore di ambienti trans tale Gianguarino Cafasso comunica alla “banda” di tenersi pronta, il presidente frequenta abbastanza spesso un altro transessuale - Natalie, egli va spesso a trovarlo nel suo bilocale in via Gradoli.

VIA GRADOLI!!! Incredibile la stessa via dove venne collocato un famoso covo delle brigate rosse in cui avrebbe soggiornato per un periodo nientemeno che il Presidente Moro rapito dalle stesse BR, un covo che in realtà si trovava in una zona piena di appartamenti intestati a funzionari dei servizi segreti, un luogo che il giornalista Flamigni definì : “Covo di Stato”… ma questa è un’altra storia!

L’ora x scatta il pomeriggio del 3 luglio 2009, Marrazzo chiama Natalie, l’incontro prevede sesso e droga per un ammontare presumibilmente di circa 1000 euro (verosimilmente non crediamo ne siano occorsi di più) Marrazzo però, come dichiarerà ai carabinieri, un paio di giorni prima aveva ritirato dal suo conto corrente 5mila euro in contanti e con quella cifra se ne andava a spasso, anche questa è una strana coincidenza, in ogni caso la trappola scatta immediata, Cafasso che verosimilmente deve portare la “roba” avvisa i suoi, nella fattispecie Carlo Tagliente e Luciano Simeone, tutto e pronto ma avviene in modo veloce e concitato, Marrazzo arriva presto, nelle prime ore del pomeriggio e forse non tutto va come previsto.

Fa caldo, siamo in piena estate è un venerdì pomeriggio come tanti, chissà cosa aveva Marrazzo in agenda quel giorno, cosa lo ha spinto a chiedere quell’incontro, cosa aveva fatto la mattina e dove sarebbe andato dopo così verosimilmente intorpidito dalla cocaina, chissà se per un attimo solo avrà pensato anche ad uno solo dei suoi elettori a quelle persone che ha desiderato rappresentare che in lui credono e sperano, passeggiando per via Gradoli prima di raggiungere l’appartamento di Natalie, quale sarà stato il suo stato d’animo? ma soprattutto qual è il confine tra la propria coscienza e la buona fede?

Marrazzo arriva e si mette comodo, mette la cifra pattuita sul tavolino, rimane in maglietta e mutande e mentre anche Natalie si spoglia e si prepara, suonano alla porta, Natalie va tranquilla ad aprire, anche Marrazzo non si scompone, avrebbe potuto dirle di temporeggiare, aspetta che mi rimetto i pantaloni! Invece anche lui è tranquillo, forse aspettavano il pusher e invece sono arrivati loro, i carabinieri del nucleo operativo Roma Trionfale. Quello che accadde è storia recente i due hanno un telefonino con cui girano il famoso video, probabilmente mettono un po’ di coca sul tavolo (Cafasso non ha fatto in tempo a portarla) riprendono quanto gli occorre e stando alla regola inizia il gioco del ricatto, 50mila Euro, ma il Presidente visibilmente stordito, probabilmente anche un po’ maltrattato, preso dal panico anziché chiamare la polizia tentenna e dice che tutti quei soldi non ce li ha, non solo non ce li ha addosso ma non ce li ha proprio nelle sue disponibilità è qui che forse i due capiscono che qualcosa sta andando storto, il pesce è di quelli grossi ma tutta la vicenda si sta complicando, del resto Natalie, messa fuori al balcone, più volte dice di aver visto i due scuotere la testa come se fossero sconsolati. Non sappiamo come è andata ma due conti ce li possiamo fare, la somma standard è 50mila, al ché Marrazzo gli da 5mila in contanti (circa) e tre assegni, uno da 10 e due da 5, totale 25mila, giusto la metà! Come acconto non è male forse è questo che concordano, il Presidente gli da subito metà della cifra richiesta, per il resto ha bisogno di almeno un altro po’ di tempo, come nei film, loro possono stare tranquilli hanno il video, gli assegni, la caparra insomma, e lui non vuol certo farsi rovinare la carriera e la vita per un banale incidente, gli da i suoi numeri in Regione e nel giro di pochi giorni avrebbe sistemato tutto, questo è lo scenario che chiunque immaginerebbe visti i dati che abbiamo fornito fin ora, sulla scorta delle informazioni pubbliche e delle testimonianze.

Tutto risolto, ognuno a casa sua, qualcuno con qualcosina in più qualcuno con tante cose in meno. Fatto sta che il Presidente dopo quel momento di sbandamento, inevitabile vista la situazione, assume un atteggiamento tutt’altro che mite e condiscendente, ripresa la calma, Marrazzo che è ancora il Presidente della regione Lazio, passa decisamente al contrattacco e in questa fase che inizia il braccio di ferro e la “tarantella” del video. Per prima cosa infatti Marrazzo blocca gli assegni, denuncia infatti di aver smarrito il blocchetto che era in suo possesso, pertanto quei foglietti in mano ai ricattatori diventano carta straccia, si fa negare alle numerose telefonate che i taglieggiatori effettuano alla Regione ed è probabilmente proprio lui stesso a sollecitare indagini su di un gruppo di carabinieri corrotto, se questa loro attività va avanti da un po’ sicuramente qualcuno in quell’ambiente saprà che esiste un gruppo deviato dedito al ricatto, se non un inchiesta quantomeno un’ indagine esiterà, sicuramente cerca di capire con i suoi strumenti e i suoi canali questi chi sono a chi appartengono. Se sono delle mele marce e i Carabinieri “veri” riescono a beccarli per qualche altro lavoretto, lui può uscirne pulito e sereno, è vero ha perso 5mila euro e c’è sempre quel video maledetto, ma alla fine i danni possono essere irrilevanti e poi che credibilità possono avere 4 sbandati corrotti; che se ne possono fare di quel video se non usarlo esclusivamente contro di lui per ricattarlo?

Eppure quei 4 sbandati cominciano ad agitarsi e giorno dopo giorno a il loro castello comincia a sfaldarsi. Un’altra regola d’oro dice: quando sei alle strette fai scoppiare la bomba, e loro alle strette si sentono, infatti dopo tutta quella manovra si trovano con 5mila euro in mano e l’innesco di una situazione irreversibile, poi c’è il pusher, il trans, tutta gente a libro paga, conosciuta, diciamo anche fidata ma rimasta anche loro con un pugno di mosche, tutta gente che può parlare che può accusarli e che per levarsi di mezzo potrebbe addirittura cernierare le dichiarazioni esclusivamente contro di loro: il gruppo della trionfale. Che si può fare? Le strade presumibilmente da percorrere sono due, fare un po’ di rumore onde indurre Marrazzo a pagare o addirittura provare vendere il video ai giornali di gossip onde screditare (distruggere) Marrazzo politicamente, questa inoltre si configurerebbe anche come una opportunità di dare una lezione a tutti quelli che si trovano o si verranno a trovare nella stessa situazione del Presidente: “pagate e zitti”.

In questo frangente il pivot di turno è proprio Cafasso, con il suo lavoro frequenta molti ambienti non solo legati alla prostituzione, può trovare qualche canale attraverso agenzie fotografiche e giornalistiche per sollevare un po’ di polvere e così proprio a lui viene data una versione “cut” del video allo scopo di farla vedere in giro ai potenziali clienti. Ma in questo gioco perverso vittime e carnefici troppo spesso si incrociano e si scambiano di ruolo, tutti sono contro tutti e molto probabilmente i carabinieri ricattatori già vedono in Cafasso l’eventuale capro espiatorio di tutta la vicenda, probabilmente i carabinieri vogliono tenere un profilo basso, far capire a chi di dovere che è meglio pagare, mentre invece Cafasso, visti anche gli scandali sessuali che coinvolgono nientedimeno che il presidente del consiglio, ritiene che i tempi siano maturi anche per quell’enormità ovvero un importante uomo politico che va con i trans. Gira molto Cafasso; agenzie, redazioni, giornalisti, avvocati, cerca in tutti i modi di piazzare quel video che da luglio a ottobre passa di mano in mano come un testimone infuocato, nessuno lo vuole, nessuno pensa di comprarlo o di pubblicarlo, è roba che scotta troppo, anche Angelucci, editore di “Libero” nonché titolare del gruppo sanitario “Tosinvest” in aperta polemica politica con Marrazzo per i rimborsi negati alle sue cliniche, appare freddo o meglio, nella prima fase quando Cafasso attraverso una sua rete di conoscenze riesce ad arrivare a Feltri, allora direttore di Libero, la risposta fu secca, nessun interesse! E pare che la storia neanche venne presa troppo sul serio. Successivamente quando furono altri ad arrivare direttamente all’editore, questi apparve più possibilista, probabilmente cogliendo la rilevanza politica di tutta la faccenda. Ma perché altri? che fine ha fatto Cafasso?

Gianguarino Cafasso il 12 settembre del 2009 viene trovato morto in un albergo della via Salaria, in compagnia, tanto per cambiare, di Jennifer, un altro transessuale. Ufficialmente la causa del decesso è overdose di cocaina, inoltre Rino, come lo conoscevano tutti, era diabetico, ricoverato ad agosto, soffriva di ipertensione e stress cardiaco, nessun mistero quindi.

Strano però, viene in mente un altro episodio controverso molto simile, l’episodio di David Ferrie, personaggio chiave di tutta la vicenda relativa all’omicidio di John Fitzgerald Kennedy; Ferrie, iperteso e cardiopatico, pur sotto la protezione della polizia venne trovato morto nel suo appartamento a seguito di un’emorragia cerebrale; che poi nel suo organismo vennero trovati dei farmaci che in un iperteso provocavano tale letale effetto collaterale, si venne a sapere solo molto tempo dopo … Ma anche questa è un’altra storia.

Rino è morto, negli ultimi tempi era molto spaventato, alcune testimonianze parlano di un uomo sconvolto, terrorizzato con addosso la paura di essere fatto fuori ma da chi e perché non si riesce a capire, vero è che dopo la sua morte tutto l’architrave difensivo dei carabinieri corrotti si fonda sull’assegnare tutte le responsabilità proprio a Cafasso, lui ha portato la droga, lui ha architettato tutto, lui ha provato a vendere il video e addirittura meraviglia delle meraviglie lui è stato a girarlo quel video famoso dell’irruzione, chissà da dove dato che nessuno lo vide.

Ricapitolando a questo punto della storia ogni soggetto ha in mano delle carte, ma la situazione appare in stallo, nessuno decide di calare la mossa, come si dice. Sono passati 3 mesi dall’irruzione in via Gradoli e la situazione esteriormente appare stranamente tranquilla. Tutto è sull’orlo del precipizio, tutto può accadere da un momento all’altro ma niente al momento accade. Marrazzo è tranquillo forse l’ha sfangata, il video gira e rigira ma non trova padroni, tutto sembra tornare nell’ordinario fino a che i Carabinieri, quelli buoni dei ROS, arrestano 4 carabinieri, quelli cattivi, del nucleo Roma trionfale: Luciano Simeone, Antonio Tamburrino, Carlo Tagliente e Nicola Testini, tutti accusati di estorsione, violazione di domicilio e della privacy, rapina ai danni del governatore del Lazio. La vicenda comincia a trasbordare, le dichiarazioni dei 4 sono aggrovigliate e contraddittorie, mischiano tutto facendo solo confusione, l’unica costante è buttare tutto addosso a Cafasso, lui è l’informatore, lui è deus ex machina di tutta la vicenda, loro hanno fatto una semplice irruzione qualificandosi come carabinieri, hanno riconosciuto il governatore ma non hanno proceduto, la droga era poca, lui era in imbarazzo, hanno fatto finta di niente e se ne sono andati, nessun ricatto, nessuna estorsione, anzi è stato il governatore a offrirsi di dargli aiuto qualora avessero mantenuto il riserbo su questa operazione. Le dichiarazioni sono aggrovigliate il giudice comincia a intravedere qualcosa di molto pesante, nel frattempo comincia ad uscire anche la storia del video, 1 o 2 non si capisce bene, Marrazzo rilascia una dichiarazione alla stampa quando tutto sembra ancora contenuto, lui è la vittima, protagonista involontario solo di una storia di gossip, nessun ricatto a limite una rapina e forse un complotto per screditarlo politicamente, siamo al 23 ottobre 2009. Ma pochi giorni prima il 19, Marrazzo aveva avuto una strana telefonata, prima ancora che scatti il blitz dei ROS, Silvio Berlusconi presidente del consiglio chiama Marrazzo; anche lui ha visto il video in qualità di editore e garantisce che nessuno dei suoi output editoriali lo utilizzerà in alcun modo. Intanto lui ce l’ha e se lo tiene al caldo … non si sa mai …

In quel momento Marrazzo ha capito che per lui è finita, da li infatti tutti gli eventi precipitano ad effetto domino. Parte il blitz dei ROS e Marrazzo prova a difendersi ma subito dopo escono fuori tutti quelli che il video lo hanno visto e rivisto, escono fuori i trans, i giornalisti contattati da Cafasso, tutto esplode in modo confuso e disordinato, Marrazzo è “costretto” ad andare dai Carabinieri a rendere una dichiarazione spontanea in cui dice e non dice, intanto i giornalisti a caccia di scoop piantonano le casette dei trans e così si cominciamo a vedere Natalie, Brenda, si parla dei famosi video, il primo, il secondo chi ha girato, chi ha partecipato, chi ha sniffato, la droga c’era o non c’era? Tutto si complica e si confonde nelle voci dei mille soggetti di questa storia.

Anche Brenda torna alla ribalta, infatti ad una giornalista si fa scappare di essere stata con Marrazzo e di averne le prove, una foto come desktop del suo cellulare, poi interrogata dai ROS nega tutto, salvo poi ripensarci e confessare di essere stata in possesso di quel primo famoso video, vero elemento scatenante di tutta la storia, dov’è questo video? Cancellato, distrutto ma i ROS non ci credono perquisiscono la casa ma non trovano niente, Brenda addirittura dice di non possedere alcun PC portatile. Comincia a farsi strada l’idea che la cimice sia proprio Brenda e che il suo ruolo fosse quello di far sapere in giro quando alla sua porta bussava qualche cliente importante, qualche pesce grosso, del resto Brenda ha anche subito una strana rapina, alcuni giovanotti rumeni l’hanno derubata salvo poi restituirle la borsetta intonsa priva solo del suo telefono cellulare, inoltre mostra sempre più spesso segni di squilibrio, è spesso ubriaca, fuori di se e per quella rapina, dicono i poliziotti che raccolsero la denuncia, è letteralmente impazzita.

La verità è che tutto ruota intorno a quel maledetto primo video, il secondo è solo un trastullo per i media fatto da due carabinieri corrotti in cerca di soldi facili, mentre è il primo quello che ha scatenato tutto e su cui è ancora oggi difficile ricostruirne la genesi. Cafasso forse lo ha girato e - meno forse - portò lì una bella partita di cocaina, ma certo non può confermarcelo, Michelle, l’altro trans coprotagonista poco dopo scappa a Londra e le sue tracce si perdono nel nulla, Marrazzo era il festeggiato, inattendibile in quanto sicuramente stordito dal festino intorno a lui e Brenda? Brenda venerdì (ancora venerdì) 20 novembre dopo una “tranquilla” serata sui viali va a casa di una sua collega, sbevazzano un po’, poi torna a casa, chiude le valigie prende il suo sonnifero e si mette a letto, non si alzerà più, portandosi con se molti dei tanti misteri di questa vicenda. Sicuramente lei e Rino rappresentavano gli anelli deboli di tutta la faccenda che ruotava intorno al primo video, persone che sapevano che erano state coinvolte ed entrambe mentalmente labili, cocainomani e spaventati, mine vaganti, la loro potenziale inattendibilità è stata vanificata dal loro coinvolgimento certo e circostanziato e adesso le uniche persone che potrebbero ancora parlare che magari qualcosa sanno che hanno vissuto insieme a loro gli ultimi momenti della loro vita – gli altri trans – adesso si trincerano dietro ad un unanime: è stato un incidente!

Ma cosa è successo, perché la situazione precipita in questo modo, se questa fosse una partita a carte potremmo dire che l’asso ce l’ha sempre avuto in mano Berlusconi, egli sicuramente è a conoscenza di quanto è accaduto e di cosa bolle in pentola già da un po’, probabilmente aspetta di fare la mossa giusta, quest’asso non va sprecato, non ci dimentichiamo che nello stesso periodo lui stesso è vittima di scandali imbarazzanti che lo vedono protagonista di notti brave in compagnia di escort di lusso inoltre la vicenda delle dimissioni del direttore dell’Avvenire Dino Boffo lo hanno portato ad essere accusato – tra le altre cose – di “dossieraggio” ovvero di essere in possesso (grazie alla sua rete editoriale) di informazione riservate, relative a molte persone influenti nonché di usarle a proprio uso e consumo (paradossale che proprio questa prassi ovvero l’uso politico di episodi scomodi ma veri è proprio quella che lui stesso da sempre contesta ai Magistrati che nel corso degli anni lo hanno accusato e incriminato). Insomma bisogna cercare di evitare l’attacco frontale, tanto ormai Marrazzo, Presidente della regione Lazio in capo al centro-sinistra si è rovinato da solo, a lui - come il bravo giocatore di poker - non resta che aspettare il momento giusto per incastrare la scala vincente, per incasellare tutto.

 

 

 

Ma questa non è una partita a carte è una vicenda vera che coinvolge tante persone che in un modo o nell’altro hanno sbagliato, che in un modo o in un altro sono colpevoli e sarebbe ingiusto stigmatizzare il presidente del consiglio se ha approfittato di quest’occasione per distrarre, opinione pubblica e giornali, dalle sue vicende private, riuscendo poi a fare anche la parte del buon padre di famiglia che avvisa, mette in guardia, assicura e garantisce. Gli errori stanno da un’altra parte. Sono colpevoli i carabinieri corrotti, ricattatori, estorsori che tenendo in pugno una cricca di trans e spacciatori e abusando del loro potere non si sono fatti scrupoli di rovinare la vita di tante persone per un pugno di Euro, sono colpevoli i trans che hanno retto il gioco che hanno, in alcuni casi, collaborato cercando anche loro di trarne beneficio economico, gli spacciatori che nel tentativo di fare i battitori liberi hanno aggrovigliato ancora di più la vicenda ma il più colpevole di tutti è forse proprio Piero Marrazzo, nessuno può configurare come una colpa l’avere una debolezza, una predilezione sessuale, ma quando si sceglie di candidarsi per un pubblico ufficio, di rappresentare la volontà popolare di essere un rappresentante autorevole delle istituzioni allora – almeno per quel periodo – bisognerebbe astenersi e se si capisce di non riuscire a vincere le proprie debolezze allora bisognerebbe avere il coraggio di dimettersi, di mollare il colpo. Dei tanti commenti autorevoli a questa vicenda mi ha colpito particolarmente quello di Franco Grillini, secondo cui la nostra società è sempre più vittima di una forma di sessuofobia, l’avere gusti sessuali di tipo “alternativo” non è una colpa ma lo diventa se questi vengono nascosti in una forma di pudica vergogna, in questo modo ci si sottomette al ricatto e nello sforzo di occultare e di negare  si fanno danni peggiori, non è facile ammettere la propria diversità ma a volte è necessario e tanti lo hanno fatto vivendo meglio e fregandosene dei ricatti. Domani il sole sorgerà su Roma e regalerà ad i suoi abitanti un’altra splendida giornata di sole, alle coppie che passeggiano per villa Pamphili ad i turisti in fila per i musei vaticani ad i parlamentari che nelle auto blu rileggeranno i propri discorsi, al mondo della notte che come ogni mattina sapientemente aspetta.

Maurizio Ceraudo