Filippo Cordova, ministro sabaudo, Colajanni scrive che il 9 dicembre 1863 dichiarava: “Coloro che dovevano essere i restauratori della legge, i promulgatori di libertà, gli educatori nell’alto senso della parola cominciarono coll’alienarsi la simpatia e la fiducia – basi alla necessaria cooperazione delle popolazioni - col governo perché si facesse opera proficua – delle masse che si videro trattate con disprezzo come appartenenti a razza inferiore e conquistata. Il pensiero che era nell’animo della grande maggioranza dei funzionari inetti e disonesti – il rifiuto dell’antico regno di Sardegna, la schiuma dei parvenus e degli imbroglioni, che si gabellarono per patrioti per acchiappare un posto (In Sicilia e in Sardegna si mandano tuttora i funzionari in punizione dei loro errori e delle loro colpe. Si può immaginare perciò quale prestigio vi godono!) – che piovvero in Sicilia fu formulato esplicitamente con soldatesca brutalità dal generale Govone che l’isola solennemente proclamò barbara. La Sicilia venerava Garibaldi; ora dopo due anni che lo aveva accolto come liberatore gli vede data la caccia come a brigante nelle sue terre e lo sa ferito gravemente e trattato come un volgare ribelle ad Aspromonte; la Sicilia credeva che i sentimenti disinteressati di patriottismo e l’aspirazione di Roma capitale costituissero un titolo di onore, ma vede fucilati a Fantina nel 1862 come disertori e malfattori dal colonnello De Villata sette garibaldini, e vede rimosso dall’ufficio il magistrato, che voleva punire il soldato fucilatore. La Sicilia da secoli non era stata sottoposta alla coscrizione militare obbligatoria; e l’odiava. Quando fu fatta la prima leva sotto i Sabaudi, perciò, molti coscritti non risposero all’appello. Il governo con ferocia senza pari da loro la caccia come a belve e ad incivilire i barbari manda ufficiali che assassinano i cittadini soffocandoli col fumo, come i francesi avevano incivilito i barbari della Kabilia, e rimettono in onore la tortura per far parlare i sordomuti, assaltano di notte le città a suono di tromba, le cingono di assedio e le privano dell’acqua!

Antonio Cappello, era sordo-muto dalla nascita. Le autorità militari volendone fare assolutamente un soldato, ritennero che il sordo-mutismo fosse simulato e sottoposto a tortura .. per farlo parlare! Delle 154 bruciature di ferro rovente VOLUTE DIRE REVULSIVI SUPERFICIALI VOLANTI da chi nell’ospedale militare di Palermo ne straziava L’OPERAIO ANTONIO CAPPELLO ostinandosi a non crederlo sordo-muto quando tale sin dalla nascita a tutti era noto duri eterno ricordo. Questa fotografia dal naturale quattro mesi dopo ritratta A testimonio della pertinace immanità dell’atto della coscienza che ne mosse querela e perché il mondo conosca chi nel 1863 erano i BARBARI qui. Palermo 20 maggio 1864.

Laporta, deputato, Colajanni riferisce le sue dichiarazioni nella seduta del 9 dicembre 1893 dove deplorò la impunità dei reali carabinieri, che commettevano reati e nel ricordo della tortura inflitta ad un povero operaio e nel sospettato assassinio del Corrao deve trovarsi la ragione dell’odio che nei dintorni di Palermo divenne generale contro i Reali Carabinieri e che esplose selvaggiamente durante la insurrezione del 1866.

Colajanni 1900: Se l’azione del governo italiano fu tale da rinforzare anziché distrurre – e lo affermò, lo dimostra il Cordova – lo spirito che generò la Mafia, la diffidenza sistemica contro i poteri pubblici; lo stesso governo italiano agì in guisa da favorire direttamente lo sviluppo della Mafia.

Diego Tajani, deputato, Colajanni riferisce le sue dichiarazioni nella seduta del 11 giugno 1875: “Dal 1860 al 1866 fu un continuo offendere abitudini secolari, tradizioni secolari, suscettibilità, anche puntigliose, se vuolsi di popolazioni vivaci, espansive e che erano disposte a ricambiare con un tesoro di affetti un governo, che avesse saputo studiarle e conoscerle … alla Sicilia è stata aperte la via ad ogni maniera di arricchire, se si voglia, ma le si è spianata la via verso la propria corruzione. Le si è imbellettato il viso, lasciate che io lo dica, ma le si è insozzata l’anima! … (Mafiosi vennero assegnati al grado di comandanti delle guardie campestri o della guardia suburbana) “E’ qualche cosa d’incredibile, ma ve lo assicuro sotto la garanzia del mio onore oltre ai documenti. Quasi tutti misfatti che accadevano nelle campagne di Monreale accadevano o colle loro complicità o col loro permesso. ...Un funzionario giudiziario ch’era stato quattro anni colà, in un suo rapporto proruppe in questa esclamazione : qui si ruba, si uccide, si grassa; tutto in nome del reale governo. Non passava settimana che non si trovasse un cadavere; si procedeva e la sicurezza pubblica, metteva innanzi all’autorità giudiziaria o l’inerzia assoluto o impedimenti”.

Diego Tajani, seduta del 12 giugno 1875 in Parlamento, Colajanni scrive: “dopo aver svelato tante turpitudini dei funzionari di pubblica sicurezza ed anche dei magistrati conchiuse, “Bisogna persudersi che in Sicilia quel che manca oggi è un’idea esatta della parola governo. Bisogna ricostruirla di un’aureola imponente, perché se non si comincia da questo, non si farà mai nulla … Noi abbiamo colà: le leggi ordinarie derise, le istituzioni un’ironia, la corruzione dapertutto, il favore la regola, la giustizia l’eccezione, il delitto intronizzato nel luogo della pubblica tutela, i rei fatti giudici, i giudici fatti rei ed una corte di mali interessati fatti arbitri della libertà, dell’onore, della vita dei cittadini. Dio immortale! Che cosa è mai questo se non il caos? Che cosa è mai questo se non il peggiore del mali; l’ANARCHIA DI GOVERNO innanzi alla quale cento briganti di più e cento crimini di più sono un nonnulla e scolorano?”

Colajanni scrive: “Sotto i Borboni a tanto non si era discesi; mancava la libertà; mancava spesso la giustizia; ma nessuno poteva dire che si era arrivati all’anarchia di governo. L’anarchia di governo giustificò il governo Negazione di Dio ; il governo italiano riabilitò la Mafia, che dovevasi distrurre. D’allora in poi non pochi si domandarono se tra i due non fosse meglio accordare la fiducia alla Mafia anziché al governo…. I Consigli Comunali vengono sciolti alla vigilia delle elezioni politiche; si nominano Regi Commissari le persone che assumono l’impegno di sostenere il candidato governativo… Questa scandalosa, mafiosa, ingerenza del governo nelle amministrazioni comunali fu denunziata più volte alla Camera. Un deputato ministeriale, l’on. Ex Ministro Chimirri tentò di negarla ed attenuarla; ma la parola sdegnosa dell’ex ministro Branca lo ridusse al silenzio su tale tirannia esercitata a scopo elettorale sui municipi: “accade questo fatto: che non appena si parla di elezioni, i candidati non si rivolgono agli elettori, ma si rivolgono ai prefetti e rivolgendosi ai prefetti, è chiaro che questi prefetti, per apparire, debbono giovarsi di tutti i mezzi .. (interruzioni-approvazioni). Mi diceva un prefetto a proposito di una provincia, che in essa le elezioni si facevano come si voleva, perché il prefetto poteva mandare tutti i sindaci innanzi al potere giudiziario”, seduta del 2 dicembre 1899. Tante ribalderie e tale sistema di prepotenze e di complicità, crearono e mantengono l’ambiente della Mafia e della Camorra. Le gesta della polizia, dei reali carabinieri, della magistratura al di fuori del campo elettorale completano e aggravano l’opera nefasta di demolizione di ogni criterio morale. I magistrati sono asserviti in modo degradante ai carabinieri ed alla polizia; la constatazione venne fatta più volte in Parlamento… La magistratura è corrotta nei rapporti privati ed è servile sino all’abbiezione verso il governo e verso chi lo rappresenta – sia esso un Prefetto o un semplice birro. I carabinieri prima erano circondati di rispetto e di stima; ma messisi al servizio della politica elettorale in modo sfacciato e violento hanno perduto la fiducia della popolazione, che li considera come temuti nemici. Essi della Mafia hanno adottato i metodi e per combattere gli effetti della Mafia bastonano a sangue e torturano con ordini del Santo Ufficio i detenuti che capitano nelle loro mani. I cittadini bastonati tacciono per timore di peggiori vendette, che compiono spesso con false denunce di oltraggio alla forza pubblica. .. Si può debellare la Mafia coi metodi mafiosi? Si può combatterla servendosi dei mafiosi nei momenti elettorali? Si può restituire nei cittadini colla iniquità sistematica, colla illegalità fatta regola, la fede nella giustizia e nella legge? No. Mille volte no; perciò la mafia del governo ha rigenerato la mafia dei cittadini! Sin dal 1875 Bonfadini onestamente constatava che il governo italiano nulla ha fatto per distruggere la mafia ufficiale, che esisteva sotto i Borboni. Se egli tornasse in vita scriverebbe oggi che il governo italiano tutto ha fatto per consolidarla e renderla onnipotente. ... I privati del Settentrione in quelle regioni hanno trovato soltanto una terra coloniale da sfruttare economicamente e da importarvi funzionari. I governanti vi hanno visto elettori da corrompere e addomesticare, né più né meno come i vincitori del Nord guidarono dopo la Guerra di Secessione i Negri liberati dalla schiavitù del Sud! Ma Siciliani e Meridionali abbandonati a loro stessi avrebbero trovato i rimedi opportuni. Che la Sicilia lasciata a sé stessa avrebbe saputo provvedere e bene ai casi propri lo scrisse in una forma scultoria nel 1875 un uomo d’ordine tra i più eminenti. “La Sicilia lasciata a sé, diceva Sidney Sonnino, troverebbe il rimedio”. Stanno a dimostrarlo molti fatti particolari e ce ne assicurano l’intelligenza e l’energia della sua popolazione, e l’immensa ricchezza delle sue risorse. Una trasformazione sociale accadrebbe necessariamente, sia col prudente concorso della classe agiata, sia per effetto di una violenta rivoluzione.

MA NOI ITALIANI DELLE ALTRE PROVINCIE IMPEDIAMO CHE TUTTO CIO’ AVVENGA;

ABBIAMO LEGALIZZATO L’OPPRESSORE ESISTENTE; ED ASSICURATO L’IMPUNITA’ ALL’OPPRESSORE.

Nelle società moderne ogni tirannia della legalità è contenuta dal timore di una reazione all’infuori delle vie legali. Or bene, in Sicilia, colle nostre istituzioni modellate spesso sopra un formalismo liberale anziché informate ad un vero spirito di libertà, noi abbiamo fornito un mezzo alla classe opprimente per meglio rivestire di forme legali l’oppressione di fatti che già prima esisteva, coll’accaparrarsi tutti i poteri mediante l’uso e l’abuso della forza che tutta era ed è in mano sua; ed ora le prestiamo mano forte per assicurarla; ché A QUALUNQUE ESSESSO SPINGA LA SUA OPPRESSIONE, noi non permetteremo alcuna specie di reazione illegale, mentre di reazione legale non ve ne può essere poiché la legalità l’ha in mano la classe che domina”.

…Quale altra speranza rimaneva ai lavoratori, a coloro sui quali pesava l’oppressione legale ed illegale, una volta sperimentata sanguinosamente l’onnipotenza dell’Italia unita? Una sola: la Mafia!

Per combattere e distrurre il regno della Mafia è necessario, è indispensabile che il governo italiano cessi di essere il Re della Mafia! Ma esso ha preso troppo gusto ad esercitare quella sua disonesta e illecita potestà; è troppo esercitato ed indurito nel male.

SIAMO PERVENUTI AL PUNTO IN CUI NON SI PUÒ SPERARE NELLA CESSAZIONE DELLA FUNZIONE,

CHE COLLA DISTRUZIONE DELL’ORGANO…?

SCIPPO AL SUD

 Il Fas, Fondo per le aree sottoutilizzate, un tesoro da oltre 50 miliardi di euro disponibile solo negli ultimi due anni, poteva servire per terminare eterne incompiute come l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il grande scippo, consumato ai danni delle regioni meridionali con le scorribande sul Fas, ha finanziato misure economiche e opere pubbliche, che niente hanno a che fare con i suoi obiettivi istituzionali, alla soglia della provocazione, come gli sconti di benzina e gasolio concessi agli automobilisti di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige.

Tra il 2006 e 2007 appaiono una miriade di contributi a progetti che con il Sud hanno poco a che vedere: 180 milioni vanno per esempio al progetto 'Valle del Po'; 268 al ministero dell'Università per i distretti tecnologici; 119 al ministero per le Riforme per l'attuazione di programmi nazionali in materia di società dell'informazione; altri 36 milioni al ministero dell'Ambiente per finanziare tra l'altro il 'Progetto cartografico'. E non è finita: un milione finisce al ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive per vaghe attività di assistenza; un altro milione al Consorzio nazionale per la valorizzazione delle risorse e dei prodotti forestali con sede in Frontone nella meridionalissima provincia di Pesaro e Urbino; 4 milioni al completamento dei lavori di ristrutturazione di Villa Raffo a Palermo, sede per le attività di alta formazione europea; 2 milioni alla regione Campania per la realizzazione del museo archeologico nel complesso della Reggia di Quisisana; 20 milioni al Cnipa per l'iniziativa telematica 'competenza in cambio di esperienza: i giovani sanno navigare, gli anziani sanno dove andare'; quasi 4 al ministero degli Esteri per il sostegno delle 'relazioni dei territori regionali con la Cina'.

Da conteggiare ci sono pure i trasferimenti di risorse Fas ai vari ministeri e che si sono tradotti tra l'altro in uscite di 25 milioni a favore della Presidenza del Consiglio per coprire le spese della rilevazione informatizzata delle elezioni 2006; 12 per finanziare le attività di ricerca e formazione degli Istituti di studi storici e filosofici di Napoli; 5 milioni al comando dei carabinieri per la tutela ambientale Regione siciliana per interventi di bonifica; 52 per coprire i crediti di imposta di chi utilizza agevolazioni per investimenti in campagne pubblicitarie locali; 106 milioni per l'acquisto di un sistema di telecomunicazione in standard Tetra per le forze di polizia.

A fine 2008 il Fondo si vede sottrarre altri 12 miliardi 963 milioni per finanziare una serie di provvedimenti tra cui quelli che foraggiano aziende viticole siciliane (150 milioni); l'acquisto di velivoli antincendio (altri 150); la viabilità di Sicilia e Calabria (1 miliardo) e la proroga della rottamazione dei frigoriferi (935 milioni); l'emergenza rifiuti in Campania (450); i disavanzi dei comuni di Roma (500) e Catania (140); la copertura degli oneri del servizio sanitario (1 miliardo 309 milioni); le agevolazioni per i terremotati di Umbria e Marche (55 milioni) e perfino la copertura degli oneri per l'assunzione dei ricercatori universitari (63).

Un altro taglio da un miliardo e mezzo arriva per una serie di spese tra cui quelle per il G8 in Sardegna (100 milioni) marchiato dagli scandali; per l'alluvione in Piemonte e Valle d'Aosta (50 milioni); la copertura degli oneri del decreto anticrisi 2008 e gli accantonamenti della legge finanziaria; gli interventi per la banda larga e per il finanziamento dell'abolizione dell'Ici (50 milioni), per i trasporti del lago di Garda, i disavanzi delle Ferrovie dello Stato, per pagare le multe delle quote latte degli allevatori settentrionali e la privatizzazione della compagnia di navigazione Tirrenia.

Con il Fondo si assegnano 4 miliardi per finanziare la cassa integrazione e i programmi di formazione per i lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali. 9 miliardi vanno a coprire le uscite per il termovalorizzatore di Acerra (355 milioni); un miliardo per il finanziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; 400 milioni per incrementare il fondo 'conti dormienti' destinato all'indennizzo dei risparmiatori vittime delle frodi finanziarie; circa 4 miliardi per il terremoto in Abruzzo; 150 milioni per gli interventi dell'Istituto di sviluppo agroalimentare; 50 milioni per gli interventi nelle zone franche urbane; 100 per interventi di risanamento ambientale; 220 di contributo alla fondazione siciliana Rimed per la ricerca biotecnologica e biomedica.

I Fas hanno finito per assumere, secondo la Corte dei Conti, “l'impropria funzione di fondi di riserva diventando uno dei principali strumenti di copertura degli oneri finanziari". Una montagna di denaro che avrebbe dovuto rilanciare l'economia del Sud e colmare i ritardi delle zone sottoutilizzate del Paese, invece di essere attinto per le esigenze più disparate.

Secondo una stima de 'L'espresso' però i soldi impropriamente sottratti al Sud solo negli ultimi due anni sono circa 37 miliardi di euro.                                               (10 maggio 2010)

 

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