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FRANCO RAFFAELE ANTONIO
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Tratto da: La chiesa di Argano di Franco Raffaele Antonio

 

 

La luce fioca che si estendeva per la stanza e il silenzio assoluto che regnava in quell’istante, ci fece provare una forte emozione nel constatare la bellezza artistica di quella piccolissima chiesa abbandonata. Appena entrati restammo impalati, fissi sul bellissimo disegno che la parete destra ormai scorticata dal tempo lasciava intravedere a malapena. Un uomo senza volto che indicava un punto della chiesa dove si ergevano in una celestiale figura degli angeli che gioiosi e contenti suonavano le loro arpe. Spostando la torcia verso destra, lentamente, percorrevo con lo sguardo la figura accorgendomi però di un cambiamento nei volti degli angeli che da buoni si trasformavano in cattivi e urlanti, quasi terrorizzati da una luce rossa che li avvolgeva. Spostando la torcia sulla parete sinistra, un uomo, lo stesso uomo indicava un altro punto della chiesa dove si intravedevano dei demoni avvolti dal fuoco che urlavano e si picchiavano e che man mano, procedendo verso sinistra diventavano sempre più gioiosi. L’angoscia mi salì al cuore quando infine alzai la torcia nella parete di fronte alla porta. Tra i due uomini che indicavano le diverse direzioni c’era un grande punto interrogativo (insolito trovarlo in una chiesa). La porta invece raffigurava un vortice da dove il tutto prendeva vita. In questa “dimensione surreale” eravamo caduti quasi in trance. Fui io a rompere per primo quel silenzio: << cazzo!!!>> una parola volgare che in quel caso aveva tutt’altro significato, un modo di dire “che bello!!!” elevato alla quarta. Nicola non smetteva mai di guardarsi in giro, lui che aveva studiato per cinque anni l’arte e che ne capiva molto più di me in quel campo, si mise a cogliere ogni piccolo particolare di quel disegno. Sembrava pazzo si girava intorno, poi si rigirava e poi ancora sempre guardando quel muro. Forse per lui erano importanti quei simboli sul muro, ma a me non dicevano niente, no che non apprezzassi l’arte, ma avevo la testa altrove stavo pensando allo scopo del viaggio alle miglia e miglia che avevamo attraversato, alle notti insonni nei nostri sacchi a pelo, agli studi che avevamo condotto, ai lavori che avevamo fatto per permetterci quel viaggio e al tesoro che avremmo dovuto trovare in quella chiesa…. (Cap I)

 

 

 

….La chiesa era buia ma comunque mi accorsi che c’erano dei lampadari, mi avvicinai a uno di essi e srotolando  una catena dal muro lo abbassai alla mia altezza. Fui sorpreso dal constatare  che non c’erano delle lampadine , ma solo una palla , una sfera da cui uscivano tanti fili di luce. Toccai in un punto la sfera per vedere di che materiale era fatta. Era molliccia e non appena poggiai il dito la luce si condenso in un punto interrogativo e la palla cominciò a muoversi come se fosse viva. Immediatamente la lasciai e smise di muoversi…(Cap II)

Al racconto si aggiunge il quadro: La chiesa di Argano

 

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