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"Voce" degli studenti

 

NEW AGE

 

Si fa un gran parlare di questo movimento, Ma da dove nasce, quali le origini?
La sua origine deriva da una convergenza di vari fattori, tra cui:

1. scienza moderna, soprattutto fisica e biologia,

2. movimento femminista ed ecologico,

3. fonti spirituali o “religiose”: astrologia, esoterismo, miti arcaici, sapienze indiane, religioni dell’Estremo Oriente, scuole psicologiche, umanistiche e transpersonali,

4. cristianesimo, ma non quello evangelico della croce.


Il (o la) NEW AGE (l’Età Nuova, o Nuova Età) può essere definito così:

è “il tentativo, affascinante, di conciliare le acquisizioni più recenti delle scienze naturali con gli orientamenti religiosi”.

Il New Age è privo di un fondatore, di un leader (capo visibile) e di Sacre Scritture, ma ha tra i suoi punti di riferimento Carl Gustav Jung, Rudolf Steiner, Teilhard de Chardin, teologo cattolico, guardato con sospetto dalla Chiesa.
Nasce in Inghilterra negli anni ’60, ma si sviluppa in California negli anni ’70 del XX° secolo, anche se gli antefatti sono da ricercarsi nel libro di BAILEY A. A. (1880-1949), Il ritorno del Cristo, pubblicato nel 1948, nel quale si preannunciava l’avvento appunto di una nuova era o età:

“Siamo alla vigilia di avvenimenti di portata eccezionale…intorno all’anno 2000 il sole entrerà in una nuova costellazione, quella dell’Acquario: ciò porterà… una nuova umanità, una nuova religione, oltre naturalmente a un nuovo ordine mondiale” (però!! Cose non proprio nuove).

Dottrina:

Alcuni punti fondamentali della dottrina della New Age sono:

1. Fonte di autorità

- non esiste nessuna autorità esterna all’individuo , ma solo quella interna.

- La verità come realtà oggettiva non esiste (Shirley McLaine)

2. Dio:

la natura è dio e Dio è nella natura. E’ il monismo (in realtà panteismo) di tipo induista: tutto è Dio.

Dio è una forza impersonale (cfr. forza di Guerre stellari), non una realtà spirituale personificata, come nelle religioni storiche.

Se una divinità ci deve essere, che sia Gea, cioè la Madre Terra, come essi chiamano la Terra (Gea, il pianeta che vive)


3. Gesù Cristo:

Gesù non è stato l’unico Cristo, ma egli si è predisposto per ricevere la “coscienza di Cristo”, come hanno fatto anche i grandi fondatori di religioni da Buddha a Maometto. La sua pertanto è una funzione trasmissibile. Gesù ha ricevuto la “coscienza di Cristo” al momento del suo battesimo e l’ha perduta prima della crocifissione [certo, così si evita il discorso di Dio che muore sulla croce!!].

4. Peccato e salvezza:

non esiste il peccato originale e neanche il peccato in genere.

Se peccato c’è, questo è una mancanza di conoscenza. In realtà, l’unico peccato dell’uomo è quello di ignorare la propria divinità.

Per la New Age dunque non c’è bisogno di salvezza né di un Salvatore.

5. Il bene e il male:

ogni individuo cerca il proprio bene dove lo trova e pertanto la sua etica dipende da quello che egli sente come bene o come male.

6. Satana:

non è la personificazione del male, ma un essere di luce che 18 milioni e mezzo di anni fa è venuto sulla Terra dal pianeta Venere per far progredire l’umanità.

7. Vita futura:

non è ovviamente quella cristiana della resurrezione dei morti, ma quella induista della reincarnazione, però modificata.

Eh! sì, perché per l’Induismo e il Buddhismo la reincarnazione è un ciclo infinito dal quale ci si deve liberare, ma per i New Ager essa diventa una specie di mezzo per raggiungere la perfezione.

[GROOTHUIS D.R., Unmasking the New Age;
Confronting the New Age.


A questi punti fondamentali vanno aggiunti l’amore universale (volemose tutti bene, alla romana) e la difesa della natura.
Il fenomeno NA è in continua espansione in tutto il mondo, anche perché dà l’illusione di essere una nuova religione che offre molto di più delle vecchie religioni, ma con molti meno obblighi e soprattutto con l’esaltazione dell’individuo.
Realtà insieme presente e impalbabile, il NA può essere definito una religione a misura dell’uomo occidentale postmoderno, che piglia da tutti un po’ e con questo si fa la propria religione: l’uomo facitore di religioni.
Siccome si è capito che anche lui non può fare a meno dell’elemento religioso, in quanto questo è un bisogno innato nell’uomo, allora gli si fornisce una religione a sua immagine e somiglianza, senza che debba più rivolgersi alle vecchie religioni, che, si sa, sono vecchie, lente e moltissimo istituzionalizzate e non rispondono più ai bisogni dell’uomo attuale, sempre in continuo mutamento.
Insomma, un fai da te nell’ambito della religione. Una religione dell’it self.

Ma, come del resto era prevedibile in un simile contesto culturale, anche la NA è entrata nel vortice perverso del proprio superamento, partendo proprio dai suoi aderenti. Dalla costola del NA infatti a partire dagli anni ’90 è nato il NEXT AGE (cioè l’ULTIMA ETA’) e anche per questo, soprattutto nei Paesi Anglosassoni, si è cominciato a parlare di crisi della NWE AGE!!
Ed è giusto che sia così: perché, se non c’è la verità oggettiva, allora non esiste nemmeno la verità della NEW AGE, chiaro!!

Un mix di psicologia del benessere, individuale ovviamente, e di ideologia religiosa (cfr. FIZZOTTI E., La dolce seduzione dell’Acquario…, Roma 1996).
Una negazione, soft ma esplicita, della divinità di Gesù Cristo e della sua mediazione universale di salvezza. Cosa non nuova nella storia del Cristianesimo! Ma anche un tentativo di superamento della religione e di tutte le religioni, come fatto oggettivo esterno all’individuo: una trasformazione, dunque, silenziosa, ma efficace, della stessa realtà della stessa idea di religione.

D’altra parte la cosa può anche non stupire più di tanto:
se l’uomo moderno manipola la natura, perché non dovrebbe manipolare anche la religione? 1

1 OLIVIERI PENNESI A., Individuo, valori e religione. Il movimento NWE AGE,
in Il fenomeno religioso oggi. Tradizione, mutamento, negazione
, [curr. Cipriani R.-Mura G.], Roma 2002, 210-213.

Una definizione che mi sembra buona è quella che la vede come “la maschera [il volto] spiritualista del consumismo e della globalizzazione”, o anche come il “neopaganesimo esoterista”.

Al di là dell’acredine dell’autore di tali definizioni, motivata da diverse cause, le cose dette sono indubbiamente vere.
E sono innanzitutto un riconoscimento “positivo” non del vuoto, del nulla, ma di qualcosa che c’è, sia pure in maniera deformata (lo spiritualismo), o negativa (il neopaganesimo esoterista).

Direi dunque che essa è l’espressione del mondo delle nuove generazioni in campo religioso.
Con la differenza che i noviter venientes, cioè quelli arrivati per ultimi, vale a dire i giovani, più che cambiare sostanzialmente le cose, fare cioè le rivoluzioni, contribuiscono a cambiare i mezzi, i modi: non sono quindi in grado di cambiare le strutture, come dicevano i loro colleghi degli anni sessanta-settanta del Novecento, ma solo gli strumenti.
Grande merito delle ultime generazioni, ma anche loro grande demerito: insomma, valgono la metà delle loro potenzialità.
D’altra parte, se è finita l’epoca moderna, la modernità, per antonomasia l’epoca delle grandi rivoluzioni sovvertitrici, sono finite anche le rivoluzioni violente e sconvolgenti.
I noviter venientes dunque sono innovativi, ma solo a metà: l’efficacia della loro azione è dimezzata.

Altro comunque è il bisogno religioso, e altro è la fede professata e professante: il sacro oggi ritorna, ma nel senso di espressione del bisogno religioso personale, e in ogni caso tale ritorno non avviene dovunque; non però nel senso, anche qui non ovunque, della fede professante, che si dichiara cioè apertamente.
Direi che in definitiva il soggettivismo, la frammentazione, favoriscono la spiritualità che può essere tranquillamente personale, mentre non accolgono molto bene la fede professante, che è più pubblica e quindi più comunitaria: “io credo [a modo mio], ma non vado in chiesa”, oppure: “Cristo sì, Chiesa no!”.
Il soggettivismo dunque è la vera chiave di lettura della religiosità postmoderna.
Al momento non sembra tanto una moda, ma un vero e proprio modo di pensare, una mentalità ben concreta con cui fare i conti, soprattutto quando le chiese sono vuote.
In conclusione, la New Age sembra rispondere molto bene al desiderio di spiritualità, soggettiva e personale, dell’individuo postmoderno.
Non si abolisce la religione, ma la si reinterpreta in un modo più convenientemente individuale, mettendo da parte le grandi istituzioni delle religioni storiche, delle quali non si riconosce più la funzione di uniche mediatrici del bisogno religioso dell’uomo, in particolare della Chiesa cattolica, nonostante le folle oceaniche di ragazzi che vanno dal papa.