E’ stato pubblicato, nella collana di gialli L’olivo saraceno della casa editrice Terzo Millennio, il romanzo
d’esordio Non
crescere troppo di
Roberto Mistretta. E’ il primo di una quadrilogia (il secondo, Il
canto dell’ upupa, che sarà pubblicato nei prossimi mesi, è giunto finalista con menzione
d’onore al premio Alberto Tedeschi
2001). Mistretta è anche arrivato finalista al premio Alberto Tedeschi 2000, giallo inedito
Mondadori, con un altro romanzo dal titolo Cronache
di provincia, mentre ha raggiunto, nel luglio scorso, il secondo
posto al premio Gialloestate patrocinato dalla Mondadori con il
racconto La spirale di Archimede.
Protagonista di Non crescere troppo è il maresciallo Bonanno alle prese con indagini
incalzanti sull’ omicidio di un forestiero a Villabosco, la nostra Mussomeli, e
che si snodano anche attraverso gli altri piccoli comuni della Montanvalle che ci richiama con le sue splendide colline
verdeggianti e le sue strade tortuose i luoghi familiari del nostro Vallone.
Attorno a Bonanno, personaggio sensibile e dalla ricca umanità, ma
terribilmente scontroso e in lotta continua con il mondo intero, con sua figlia
Vanessa, con la dieta, con l’oroscopo, con gli anelli di Saturno e con i suoi
nervi a fior di pelle, si muove una galleria di personaggi con i loro vizi e le
loro debolezze, dal capitano Colombo, incurante del caso e intento
continuamente a far mettere a punto i sempre guasti spinterogeno e marmitta
della sua macchina in una officina che poi risulta essere in casa di una
avvenente e conturbante vedova, con la quale convolerà a nozze,
all’invidioso maresciallo Marcelli, al
brigadiere Steppani sfrenato pilota e
prezioso collaboratore di Bonanno, all’amico farmacista Tonio che sa tutto di
pettegoli e pettegolezzi nostrani, al vecchio farmacista dottor Cusumano ancora
troppo preso da giovanili grazie femminili, al sindaco chiccheggiante e
sputacchiante Prestoscendo, al poetucolo fallito Lillo Coglio, alla Giuseppina
Malacasa puledra dalla lussuosa
carrozzeria, per non parlare di tutta un’altra miriade di figure umane che
arricchiscono le pagine del romanzo e lo rendono molto vario e spassoso.
Il libro di Mistretta dalla scrittura agile e vivace, farcita di piacevoli, divertenti e scintillanti termini nostrani, è un gran bel giallo di 250 pagine che si lascia leggere facilmente tutto d’un fiato, ma è un giallo un po’ diverso dai soliti a cui siamo abituati. Fa riflettere sul male della vita, su certi fatti che ricorrono spesso nella squallida cronaca quotidiana. E’ infatti strutturato su due piani, quello, con corpo tipografico più grande, di Teresa, una sfortunata ragazza perseguitata e violentata dal mostro dagli occhi pelosi, a cui si ispira il disegno di Pino Petruzzella in copertina, e l’altro, quello dell’inchiesta sul morto ammazzato Pietro Cannata, due drammi oscuri, due tragedie apparentemente distanti e parallele, che troveranno però un sorprendente ed emozionante punto d’incontro finale.
(Progetto Vallone:
anno XVII - n.9/10, settembre-ottobre 2001, p. 7)