Le 95 tesi di Lutero
Le 95 Tesi che Lutero affisse il 31 ottobre 1517 alla porta della chiesa del castello di Wittenberg diedero inizio alla Riforma protestante che velocemente avrebbe influenzato profondamente l'Europa e il mondo intero.
Nello scrivere queste pagine le intenzioni di Lutero sono già profondamente protestanti: " la verità sia conosciuta dal volgo, [...] istruire il popolo". In queste tre parole : conoscere, verità, popolo, anzi nella volontà di unirle in un solo movimento, sta il significato delle Tesi. Il tema delle 95 Tesi, e in fondo anche dell'intera riforma, è la vera penitenza. Quale può essere l'attualità di queste Tesi? A prima vista, dovremmo parlare- noi che viviamo nel secolo più barbaro e meno incline alla penitenza di tutta la storia umana- della loro inattualità. Invece il discorso di Lutero ci richiama anche oggi alla serietà della confessione dei peccati - dei nostri, non di quelli altrui; di oggi, non di ieri- come momento costitutivo di una " vera penitenza", intesa come un "cambiamento di direzione" verso Dio e non come "indulgenza" che permetta di acquietare la coscienza senza mettere in discussione i propri comportamenti. Scopriamo dunque l'attualità di Lutero di fronte alla riproposizione di concezioni e di pratiche che pensavamo definitivamente superate.
" Per amore e desiderio di elucidare la verità le sottoscritte tesi saranno discusse a Wittenberg, sotto la presidenza del R.P. Martin Lutero, Maestro delle Arti e della sacra teologia, e della stessa quivi lettore ordinario. Per la qual cosa egli prega coloro che non possono discutere con noi verbalmente di presenza, di farlo per iscritto. Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. Amen!
Il Maestro e Signore nostro Gesù Cristo, dicendo " Fate penitenza", volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza.
E questa penitenza non può intendersi della penitenza sacramentale ( cioè della confessione e della soddisfazione che viene compiuta per mezzo del ministero dei sacerdoti).
Nè tuttavia ha in vista la sola penitenza interiore, chè, anzi, non v'è penitenza interiore se questa non produce esternamente le diverse mortificazioni della carne.
Perdura perciò questa pena finchè continua l'odio di se stesso ( la vera penitenza interiore) cioè fino all'entrata nel regno dei cieli.
Il papa non può nè vuole rimettere altre pene, fuori di quelle che ha imposto o per volontà sua o delle leggi ecclesiastiche.
Il papa non può rimettere alcuna colpa, se non dichiarando e garantendo che essa è stata rimessa da Dio, o al più rimettendo i casi a sè riservati; in questo campo, se il suo potere è disprezzato, la colpa rimarrebbe certamente.
Dio no rimette la colpa a nessun uomo senza al tempo stesso sottometterlo, interamente umiliato, al sacerdote, suo vicario.
I canoni penitenziali sono imposti soltanto ai vivi; nulla va imposto ai moribondi in virtù dei medesimi.
Ci fa dunque del bene la Spirito Santo, nel papa, eccettuando sempre, nei suoi decreti, i casi di morte e di necessità.
Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti che riservano ai moribondi pene canoniche in purgatorio.
Quelle zizzanie del mutare la pena canonica nella pena del purgatorio, sembran per certo essere seminate mentre i vescovi dormivano.
Un tempo le pene canoniche erano imposte non dopo ma prima dell'assoluzione, come prove di una vera contrizione.
I morenti pagano con la morte tutte le pene e sono già morti alla legge dei canoni, essendo per diritto sciolti da esse.
Una imperfetta salute o carità nel morente porta con se necessariamente un grande timore, che è tanto maggiore quanto la prima è minore.
Questo timore ed orrore basta già da solo ( per tacere degli altri elementi) a costruire la pena del purgatorio, perchè è assai vicino all'orrore della disperazione.
L'inferno, il purgatorio e il paradiso sembrano differire fra loro come differiscono la disperazione, la quasi disperazione e la sicurezza.
Segue come conclusione necessaria che alle anime del purgatorio diminuisce l'orrore nella misura in cui aumenta in loro la carità.
Nè con questo sembra provato che esse siano certe e sicure della loro beatitudine (futura), almeno tutte, sebbene noi ne siamo certissimi.
Perciò il papa, per remissione plenaria di tutte le pene, non intende senz'altro la remissione di tutte, ma solamente di quelle da lui imposte.
Errano dunque i predicatori di indulgenze che dicono che:" L'uomo può essere liberato e salvato da ogni pena mediante le indulgenze del papa".
Che anzi, ( il papa) non rimette alle anime in purgatorio alcuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni.
Se mai possa esser concessa ad alcuno la remissione di tutte le pene, è certo che può venir data soltanto ai perfettissimi cioè in realtà a pochissimi.
E' perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia tratta in inganno dalla indiscriminata ed esorbitante promessa della liberazione della pena.
Lo stesso potere che il papa ha, in generale, sul purgatorio,lo ha ogni vescovo e curato nella sua diocesi e nella sua parrocchia, in particolare.
Fa benissimo il papa quando concede la remissione alle anime in purgatorio, non per il potere delle chiavi, che non vi ha nulla a che fare, ma mediante la propria intercessione.
Predicano l'uomo quei che dicono che " appena il soldino gettato nella cassa risuona, un'anima se ne vola via (dal purgatorio)"
Quello che è certo, è che col tintinnio della moneta nella cassa si può aumentare il guadagno e l'avidità; ma il suffragio della Chiesa dipende solo da Dio.
Chissà se tutte le anime del purgatorio desiderino essere liberate, come si narra sia accaduto a S. Severino e S. Pasquale!
Nessuno è sicuro della realtà della propria contrizione; tanto meno può esserlo del conseguimento della remissione plenaria.
Quanto è raro un vero penitente, altrettanto è raro che ottiene veramente le indulgenze, cioè è rarissimo.
Saranno dannati in eterno con i loro maestri quei che si credono sicuri della loro salvezza per mezzo delle lettere indulgenziali.
Bisogna specialmente guadagnarsi da quelli che dicono che " quelle indulgenze sono un dono inestimabile di Dio, per il quale l'uomo viene riconciliato con Dio"
Infatti, quelle grazie indulgenziali si riferiscono soltanto alle pene della soddisfazione sacramentale, stabilite dall'uomo.
Predicano una dottrina non cristiana quei che insegnano che "ai compratori di indulgenze per i defunti o di lettere confessionali non sia necessaria la contrizione".
Qualunque cristiano, veramente pentito, ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli spetta, anche senza le lettere indulgenziali.
Tuttavia, la remissione e la partecipazione del papa non è affatto da disprezzarsi, perchè ( come ho detto) essa è la dichiarazione della divina remissione.
Riesce oltremodo difficile, anche ai più dotti teologi, esaltare allo stesso tempo dinanzi al popolo l'ampiezza delle indulgenze e la verità della contrizione.
Infatti , la vera contrizione cerca ed ama le pene; la prodigalità delle indulgenze, invece, produce un rilassamento e fa odiare le pene, o almeno ne offre l' occasione.
I perdoni apostolici devono venire proclamati con cautela per evitare che il popolo non finisca per credere falsamente che essi siano preferibili alle altre buone opere di carità.
Si deve insegnare ai cristiani che l'intenzione del papa non è che l'acquisto delle indulgenze sia in alcun modo da mettere alla pari con le opere di misericordia.
Si deve insegnare ai cristiani che colui che dona al povero o fa un prestito al bisognoso, fa meglio che se acquistasse le indulgenze.
Poichè: con un'opera di carità aumenta la carità e l'uomo diventa migliore, mentre con le indulgenze questi non diventa migliore, ma solo più libero dalla pena.
Si deve insegnare ai cristiani che colui il quale, veduto un povero, lo trascura per comprarsi le indulgenze, non si procura indulgenza dal papa ma indignazione di Dio.
Si deve insegnare ai cristiani che, eccetto il caso in cui abbondino di beni superflui, sono tenuti a risparmiare il necessario per la loro casa, e non a sprecarlo nelle indulgenze.
Si deve insegnare ai cristiani che l'acquisto delle indulgenze è cosa libera, non di precetto.
Si deve insegnare ai cristiani che il papa, quanto più ha bisogno, tanto più desidera per se, nel concedere le indulgenze, una devota preghiera piuttosto che del pronto denaro.
Si deve insegnare ai cristiani i perdoni papali sono utili, a patto che non confidino in essi, ma estremamente nocivi se, a causa di quelli, perdono il timore di Dio.
Si deve insegnare ai cristiani che, se il papa conoscesse le estorsioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro finisse in cenere, piuttosto che vederla edificata con la pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle.
Si deve insegnare ai cristiani che il papa - com'è suo dovere- vorrebbe dare del proprio denaro - anche a costo di vendere , se ve ne fosse bisogno, la basilica di S. Pietro- a quei molti cui alcuni predicatori di indulgenze hanno carpito denaro.
E' vano sperare di ottenere salvezza per mezzo delle lettere d'indulgenza, anche se il commissario ecclesiastico e il papa stesso volessero, in pegno di ciò, dare l'anima propria.
Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali, affinchè si possano predicare le indulgenze, ordinano che la Parola di Dio sia fatta del tutto tacere in altre chiese.
Si fa offesa alla Parola di Dio quando, in una stessa predica, si dedica alle indulgenze un tempo uguale o maggiore che alla Parola stessa.
E' certamente intenzione del papa che, se le indulgenze ( che sono cosa minima) sono celebrate con un asola campana, una sola processione, una sola cerimonia, il Vangelo ( che è la cosa più grande) sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie.
I tesori della chiesa, da cui il papa concede le indulgenze, non sono sufficientemente definiti nè conosciuti presso il popolo di Cristo.
Che non siano dei tesori temporali, è certo evidente, perchè molti di quei predicatori non usano profondere tanto facilmente tali tesori, ma soltanto raccoglierli.
Nè sono meriti di Cristo e dei santi, perchè questi operano sempre, senza l'intervento del papa, la grazia dell'uomo interiore e la croce, la morte e l'inferno dell'uomo esteriore.
Tesori della chiesa chiamò S. Lorenzo i poveri della chiesa; ma egli parlava il linguaggio del suo tempo.
Senza essere temerari diciamo che questo tesoro sono le chiavi ( donate per il merito di Cristo).
E' chiaro infatti che, alla remissione delle pene e dei casi ( riservati), basta da sola la potestà del papa.
Il vero tesoro della chiesa è il sacrosanto Vangelo della gloria e della grazia di Dio.
Ma questo tesoro è giustamente il più odiato, perchè " fa dei primi gli ultimi" ( Matteo 20,16).
Mentre il tesoro delle indulgenze è giustamente più accetto perchè "fa degli ultimi i primi" ( Matteo 20,16).
Perciò i tesori evangelici sono reti con le quali, oggi, vengono pescate le ricchezze degli uomini.
Le indulgenze, che i predicatori esaltano ad alta voce come le più grandi grazie, appaiono veramente tali per i guadagni che permettono.
Sono invece in realtà le minime grazie, messe a confronto con la grazia di Dio e la pietà della croce.
I vescovi e i curati sono tenuti ad accogliere con tutto il rispetto i commissari delle indulgenze apostoliche.
Ma sono tenuti ancor di più a vigilare attentamente, con occhi ed orecchi bene aperti, affinchè, invece del mandato ricevuto dal papa, quelli non predichino i loro sogni.
Chi parla contro la verità delle indulgenze apostoliche sia anateme e maledetto.
Ma chi si oppone alla sfrenatezza e alla licenza nel parlare dei predicatori di indulgenze, sia benedetto.
Come il papa fulmina giustamente coloro che operano qualsisia macchinazione contro la vendita delle indulgenze.
Molto più gravemente intende colpire coloro che, col pretesto delle indulgenze, operano macchinazioni a danno della santa carità e verità.
Ritenere che le indulgenze papali siano così potenti da assolvere un uomo che- per impossibile- avesse violato la madre di Dio, è pura follia.
Al contrario, affermiamo che le indulgenze papali non possono cancellare, quanto alla colpa, neppure il minimo dei peccati veniali.
Dire che neppure S Pietro, se fosse oggi papa, potrebbe dare maggiori grazie, è una bestemmia contro S. Pietro e contro il papa.
Al contrario, affermiamo che neanche questo papa come qualsiasi altro, possiede grazie maggiori, cioè il Vangelo, i poteri, i doni di guarigione ecc..., come insegna I Corinzi 12.
Dire che la croce delle insegne papali, eretta solennemente, equivalga alla croce di Cristo, è bestemmia.
Vescovi, curati, e teologi che permettono che simili discorsi siano tenuti al popolo dovranno renderne ragione.
Questa scandalosa predicazione delle indulgenze è tale da rendere difficile anche ai dotti difendere la riverenza dovuta al papa dalle calunnie o, se volete, dalle sottili obiezioni dei laici.
Ad esempio:" Perchè il papa non svuota il purgatorio a motivo della santissima carità e della grande sofferenza delle anime, che è ragione tra tutte la più giusta, dal momento che libera un numero senza fine di anime a motivo del funestissimo denaro per la costruzione della basilica, che è una ragione tra le più deboli?".
Parimenti:" Perchè debbono continuare le esequie e gli anniversari dei defunti e non restituisce, o permette siano ritirati, i benefici istituiti a loro favore, dal momento che è un'offesa pregare per dei redenti?".
Ancora:" Qual è mai questa nuova pietà di Dio e del papa, per cui concedono per denaro ad un empio nemico di liberare un'anima pia ed amica di Dio, mentre non la liberano, con carità gratuita, per la sofferenza in cui quest'anima pia si è diletta e si è venuta a trovare?"
" Perchè mai si redime ancora mediante denaro, con la concessione di indulgenze, da canoni penitenziali che, di fatto, per essere caduti in desuetudine, sono già da tempo abrogati e morti, come se fossero ancora in pieno rigore?"
Così ancora:" Perchè il papa, le cui ricchezze sono più crasse di quelle dei più ricchi Crassi, non costruisce la basilica di S. Pietro con il suo denaro, invece che con quello dei poveri fedeli?"
Ugualmente:" Che cosa rimette o partecipa il papa a coloro che, grazie ad una perfetta contrizione, hanno diritto alla piena remissione o partecipazione?".
Così:" Qual bene maggiore verrebbe arrecato alla chiesa, se il papa, invece di concedere ad ognuno dei fedeli queste remissioni e partecipazioni una volta sola (in vita), le concedesse cento volte al giorno!".
" Dal momento che il papa, per mezzo delle indulgenze, cerca la salvezza delle anime più che il denaro, perchè sospende le lettere confessionali e le indulgenze precedentemente concesse, mentre sarebbero ancora efficaci?"
Soffocare queste pericolosissime argomentazioni dei laici con la sola forza e senza addurre ragioni, equivale ad esporre la chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani.
Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito e l'intenzione del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente risolte, anzi non esisterebbero.
Addio, dunque, a tutti quei profeti che dicono al popolo di Cristo "PACE, PACE!", mentre pace non c'è.
Benvenuti tutti quei profeti che dicono al popolo di Cristo " CROCE,CROCE!" mentre croce non c'è.
Si devono esortare i cristiani a sforzarzi di seguire il loro capo, il Cristo attraverso le pene, le morti, gli inferni.
E ad " entrare nel cielo attraverso molte tribolazioni", piuttosto che confidarsi nella sicurezza di una falsa pace.
Dal libro "Le 95 Tesi di Lutero" di P. Ricca - G. Tourn edito da Claudiana nel Novembre 1998
Io esorto voi che leggete a stare in guardia a certe predicazioni che non appartengono al passato, al tempo della Riforma ma che ancora oggi sono in voga e ritornano di moda....
La Salvezza è un dono di Dio e solo Lui può donarla a chi ha creduto nel Signore Gesù!
"...sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocefisso e che Dio ha risuscitato dai morti; ... questa è la pietra che è stata da voi edificatori rigettata e che è divenuta testata d'angolo. E in nessun altro vi è la salvezza, poichè non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati." ( Atti 4,10-12)
La Bibbia inoltre ci offre la storia di Simon Mago che voleva comperare con il denaro la salvezza, perciò fu severamente ripreso da Pietro ( Atti 8,17-24)
Queste furono le parole di Pietro per costui:" Vada il tuo denaro in perdizione con te, perchè tu hai pensato di acquistare il dono di Dio col denaro... il tuo cuore non è diritto davanti a Dio".
IL DONO DEL SIGNORE, INESTIMABILE NON PUO' ESSERE ACQUISTATO NEMMENO PER TUTTE LE RICCHEZZE DI QUESTO MONDO
...LA SALVEZZA E' IL DONO D'AMORE DI DIO PER L'UOMO CHE CREDE IN LUI E NEL FIGLIO CHE HA COMPIUTO TUTTO SULLA CROCE!