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Questa
pagina è stata realizzata col contributo di Roberto Amori, Giovanni e Luca Kaiblinger, Giuseppe De Grisantis, Flavio Del
Curatolo, Stefano Paolini, Fabrizio Tellini, Niccolò Zanottelli. Un particolare
ringraziamento a Massimo D. Follaro per le immagini inedite relative
alla demolizione della motrice 64. |
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IL DEPOSITO DELL'ALBERONE |
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Al momento in cui questa nuova versione del
sito viene pubblicata il deposito ex STEFER dell'Alberone non esiste quasi
più A dispetto del vincolo a suo tempo imposto dalla Soprintendenza i
capannoni interni sono stati rasi al suolo per far posto ad un Centro
Commerciale di cui il quartiere nemmeno ha bisogno, e che non vuole. |
Poteva e doveva essere la sede ideale per l'auspicato e mai realizzato
Museo Storico dei Trasporti Pubblici, essenzialmente a motivo delle sue
caratteristiche rimaste pressoché inalterate in oltre cento anni, ma il
politicantume attuale non ha alcun interesse a salvaguardare la storia e
il valore del trasporto pubblico, e preferisce distruggere piuttosto che
salvare. |
Di questa demolizione l'autore del presente
sito è l'unico a dolersi, in quanto certuni "appassionati",
legati anima e corpo con la peggiore feccia che infanga i quasi cent'anni
di storia dell'ATAC, preferiscono dar ragione a chi oggi vorrebbe mettere
le mani su altri impianti storici per trasformarli in parcheggi, centri
commerciali, giardini pubblici. |
L'ex deposito STEFER poteva anche non diventare un Museo, ma il progetto
originale non prevedeva di salvarne le strutture interne? |
La verità è che gli interessi storici esistono solo quando fa comodo, e la
riprova la si trova con l'ex deposito autobus di Trastevere, a Roma. Doveva
diventare un de- posito tranviario, ma per la presenza di resti archeologici
non se ne è fatto nulla, al- meno finché non ci si è accorti che non davano
fastidio per realizzare un mega par- cheggio per le auto. Come rumore e fumi
di scarico delle solite automobili non da- ranno fastidio a chi per anni si è
battuto per far chiudere il deposito autobus di San Paolo (ex deposito del
Littorio), col solo scopo di utilizzarne l'area a parcheggio (perché questa è
la fine che farà). |
Con buona pace del signor Veltroni, grande difensore (a parole) degli
interessi storici e culturali della città di cui è Sindaco. |
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Motrici MRS "300" e "320",
ormai in disuso, nel 1984. Il deposito continuava ad esse- re
utilizzato dall'A.CO.TRA.L. per servizi legati al trasporto su gomma. |
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(Foto: Enrico Mittiga - dal
sito
www.graf.tv) |
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Circa il destino dell'ex Deposito dal 1980 i progetti e le proposte sono
state molteplici. Le notizie che seguono sono tratte da una pagina
intitolata "Notizie
su piazza dell'Alberone e sulla vicenda dell'ex deposito STEFER"
curata da il "Comitato per il Parco della Caffarella", ed ospitata sul
sito
www.romacivica.net. |
La Provincia di Roma (Assessorato Pubblica Istruzione), ad esempio, nel
1984 lanciò la proposta di utilizzare l'area per |
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sosta di autoveicoli per i residenti, parcheggio
scambio o di servizio per attività economiche localizzate in zona (es.
magazzini, uffici); connessione con la stazione della metropolitana;
centro per servizi culturali, anche come punto di riferimento collegato a
strutture presenti in loco (es. cinema, il teatro Trianon, la stessa sede
circoscrizionale, le attrezzature del futuro parco); attività commerciali
e terziarie (con preferenza per attività di servizio pubblico, ufficio PT,
o banche) |
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Tre anni dopo il Comune adottò una
delibera che prevedeva lo spostamento
nell'area ex STEFER del Mercato Appio I di via Gino Capponi, ma la cosa
non sarebbe andata avanti, tra gli altri motivi, per un mancato accordo
tra Comune e ACOTRAL circa la compensazione economica di quest'ultima. |
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Manifestazione del Forum
Sociale dell'Alberone davanti all'ex Deposito STEFER il 12 dicem- bre
del 2001 |
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dal sito
www.romacivica.net |
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Dal 1987 un seguente atto ufficiale lo troviamo il 26 gennaio 2001, quando
la Giun ta Comunale approva una delibera per l'avvio dei lavori
all'interno dell'ex Deposito (nel frattempo sgomberato anche dai tram di
cui non si prevedeva la demolizione), con relativo progetto esecutivo
redatto dall'Agenzia "Risorse per Roma" (spesa prevista: 6 miliardi di
vecchie lire). Tale progetto prevedeva "la
ristrutturazione degli spazi dell'ex deposito STEFER in modo tale da
trasferire il mercato di via Gino Capponi, riservare 600 mq a servizi
pubblici e attività di tipo sociale, e infine creare degli spazi
commerciali da affittare o cedere in accordo con l'associazione
commercianti di via Appia Nuova", ma a quanto pare |
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"la
vicenda sembra presentare delle complicazioni: "Risorse per Roma"
avrebbe appaltato sia la trasformazione del deposito dei tram in
mercato coperto sia la ristrutturazione delle cubature per attività
commerciali alla società Pontinia, del gruppo Mezzaroma; mancando al
Comune di Roma le risorse per la sistemazione dei 600 mq di spazi a
servizi pubblici e attività di tipo sociale si sarebbe raggiunto un
accordo con la stessa sig.ra Mezzaroma, che però in cambio otterrebbe
di destinare a non meglio identificati "servizi" a scopo di lucro
altri 400 mq" |
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Infine... |
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"Tra il 2001 e il 2002
la ristrutturazione dell'ex deposito STEFER si è interrotta a causa
dei ricorsi al T.A.R. e al Consiglio di Stato da parte di uno dei
concorrenti alla gara per la realizzazione di mercato e centro
commerciale; quando alla fine del 2002 tutti i ricorsi sono stati
respinti, il progetto ha richiesto una prima revisione per
l'incompatibilità con le nuove normative in vigore, e poi un'ulteriore
modifica per aggiungere altri spazi al parcheggio sotto al mercato. Il
risultato è stato l'aggiunta di nuove cubature per il centro
commerciale e, a quel che si racconta, la progettazione di una torre
alta 30 m per creare ancora altre cubature commerciali; stranamente,
quando nel novembre 2003 il Comitato per il Parco della Caffarella ha
chiesto alla Presidenza del IX Municipio l'accesso ai documenti
progettuali, nelle tavole mostrate mancavano le strutture che erano in
discussione proprio in quello stesso momento; il progetto mostrato,
datato 8 maggio 1997, protocollato VIII Dipartimento del Comune di
Roma n. 22329 del 17 giugno 2003 e riprotocollato IX Municipio n.
30217 del 20 giugno 2003 , prevedeva: |
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piano interrato (quota 95 m s.l.m.): 79 + 67 posti auto privati,
48 posti auto per il mercato, 1.283 mq di magazzini e spazi per
carico e scarico, palestrina con spogliatoio, uffici e qualche
negozio (197 + 213 mq); |
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piano terra (quota 99,6 m s.l.m.): ristorazione nella palazzina
verso via Atto Vannucci, negozi e giardinetto all'angolo con via
C. Baronio, negozi, mercato, 46 box e 30 spazi laterali, sala
multifunzionale di 10x20 mq; |
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primo piano (quota 103 m s.l.m.): due parallelepipedi, uno per il
mercato e uno per il IX Municipio, una galleria sopra la sala
polifunzionale, ristorazione nel lato di via Atto Vannucci, negozi
e uffici all'angolo con via C. Baronio, uffici lungo la fronte
verso via C. Baronio, negozi sul lato opposto, ristorazione al
centro con roof garden; |
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secondo piano (quota 107 m s.l.m.): copertura e open space; |
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tetto (quota 111 m s.l.m.)" |
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Non sono comunque mancate le proposte controcorrente, e tra queste un
proget- to per la trasformazione dell'impianto in
Museo dei Trasporti, a dimostrazione che
non era solo una fissazione di chi scrive (come certuni sostengono). |
I cosiddetti
appassionati, quelli che a parole vogliono salvare tutto e tutti, che si
lamentano perfino se viene gettato via un bullone di un vecchio autobus
Fiat maga- ri dimenticato in un cassetto, dov'erano? Oltre alla parole
(che sono tanto bravi ad usare), cos'hanno fatto di concreto per far
sentire la loro opinione? |
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IL MATERIALE ROTABILE |
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Come è stato detto
trattando degli ultimi anni della STEFER il parco rotabile della stessa
rimase accantonato per gran parte nel deposito di via Appia Nuova per circa 12 anni.
Al 15 febbraio 1980, ultimo giorno di servizio della Termini-Cinecittà, il
par- co rotabile aziendale comprendeva, materiale non più utilizzato compreso, 53
vetture cosi suddivise: |
- 12 motrici tipo MRS (301-312), delle quali 303 e 306 già
accantonate; |
- 8 motrici tipo MRS (321-328), tutte in ordine di marcia; |
- 12 articolate
tipo Urbinati (401-412), delle quali 401 e 411 già accantonate; |
- 8 articolate
Stanga (501-508), tutte in ordine di marcia; |
- 6 motrici ex ACEGAT (443-448), in ordine di marcia ma di fatto non più
utilizza- te dal 1978; |
- 3 motrici ex ACT (201, 212, 228), in ordine di marcia ma non più
utilizzate a partire dal 1978 (la 218 era stata restituita al Comune di
Bologna già nel 1977). |
- 3 motrici extraurbane (ex rete dei Castelli: 64, 70, 82), delle quali 64
ancora in ordine di marcia ma non più utilizzata, la 70 e la 82 ancora
utilizzate come rotabili di servizio. |
Alla stessa data
risultano ancora esistenti alle Capannelle alcuni rotabili radiati in
epoca precedente, tra i quali il rimorchio 118 (rad. 1969), il carro ex
rimorchio 119 (ufficialmente non radiato, ed anzi riportato in deposito),
il carro merci ex ATAC 78 (radiato tra il 1970 e il 1975), e la parte
anteriore di una articolata MATER (radiazio ne ufficiale 1978,
accantonamento 1972). |
Tutto il
materiale (con le eccezioni riportate), è stato ufficialmente radiato il
28 febbraio 1980 con ordine di servizio A.CO.TRA.L. che stabiliva la
disalimentazione della linea Termini-Cinecittà, peraltro attuata poche ore
dopo la chiusura ufficiale del servizio tranviario urbano, con prime
demolizioni degli impianti avviate già una settimana dopo. |
Nel 1986 furono
prelevate le articolate Stanga serie 500, acquistate dall'ATAC, e
grossomodo nello stesso periodo riprendono la strada delle città di
provenienza due triestine e due bolognesi, restituite a scopo museale. Il
grosso del materiale rotabile fu mandato alla demolizione nel 1992, con
l'eccezione di alcuni esemplari dei vari tipi di vettura, che rimasero
in deposito fino al 1995, con l'eccezione della Urbinati 404,
precedentemente prelevata per una mostra sui trasporti tenutasi nel 1984 e
successivamente conservata al deposito della metro A di Osteria del Cura-
to. |
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La prima vettura ufficialmente preservata dalla demolizione e restaurata è
stata la extraurbana 82, collocata - come più volte detto - quale
monumento alla stazio- ne Anagnina della Metropolitana A. L'immagine
sottostante mostra il suo aspetto attuale, dopo un recente restauro
conservativo che ha previsto - incredibilmente - una tonalità di blu che
non è quella originale della STEFER, e la curiosa sparizione del logo
circolare della stessa azienda, che si trovava su entrambe le fiancate,
immediatamente sopra il numero 82, logo che è stato asportato per
consentirne una fedele riproduzione. Non ci sono cartelli esplicativi, che
rievochino la tranvia dei Castelli e un qualsiasi accenno alla storia di
questa vettura. |
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Nel 1984, inoltre,
l'articolata Urbinati 404 fu tirata completamente a lucido per es- sere
esposta a una mostra sui trasporti tenutasi al Colosseo: terminato
l'evento la vettura non fu riportata al deposito di Via Appia Nuova ma
trasferita nelle officine di Osteria del Curato (metro A), in quanto se ne
prevedeva allora la donazione al Seashor Trolley Museum del Maine, negli
Stati Uniti, che già dagli anni '60 ospita una motrice a due assi romana,
la 279. Dopo oltre 20 anni di abbandono anche ques ta vettura è stata
restaurata, ed è oggi esposta al Parco Museo allestito presso l'ex scalo
merci della stazione di Porta San Paolo (Ferrovia Roma-Ostia). |
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Restaurata anche
l'articolata 402, che è stata acquistata dall'Associazione AMIT
(Associazione per il Museo Italiano dei Trasporti), fondata dal sig.
Giuseppe De Gri- santis: dopo essere stata conservata per alcuni anni in
un terreno privato in locali- tà Bufalotta la motrice è stata sottoposta
ad un radicale restauro che (vedi la foto a seguire), l'ha riportata a uno
splendore che forse non aveva nemmeno quando, nel 1941, uscì dalle
Officine della Stanga di Padova, ed è al momento esposta pres- so un
privato in località Colonna (Roma), dove la stessa AMIT vorrebbe ora
acqui- sire dalla Regione Lazio la ex stazione della ferrovia
Roma-Fiuggi-Frosinone per una riattivazione, a scopo turistico, della
tratta Pantano Borghese-San Cesareo di questa antica linea ferroviaria (l'AMIT
ha acquisito anche alcuni rotabili storici della ferrovia Roma-Frosinone),
nell'ambito del progetto
“Ferrovia Museo delle Colline Romane e Monti Prenestini” di cui meglio si
parla in altra pagina di questo sito. |
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L'ultima motrice
di cui è previsto il restauro è la 70, che dal deposito ATAC di Grot
tarossa è stata da tempo trasferita al Parco Museo di Porta San Paolo. Il
restauro ad oggi (aprile 2006), non è stato nemmeno cominciato, qualcuno
dice perché non si è più trovato il pantografo (che deve quindi essere
ricostruito ex novo), ma la co- sa appare alquanto dubbia. Il Parco Museo
di Porta San Paolo fu a suo tempo realiz zato per volontà, impegno
personale e (anche), finanziario, dall'allora Presidente di Me.Tro, dott.
Angelo Curci, che all'approntamento dell'area e al restauro dei rotabi- li
si è dedicato con ammirevole passione. Con il cambio della guardia ai
vertici azien dali è ragionevole supporre che l'interesse per i rotabili
storici sia venuto meno, se non addirittura del tutto scomparso, e la 70
giace in attesa di decisioni. |
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la motrice
70 al deposito ATAC di Grottarossa, accantonata accanto alle due
motrici MRS rimaste di proprietà dell'A.CO.TRA.L. (oggi Me.Tro.). A
seguire le vetture MRS in un immagi ne di settembre del 2006. |
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(Foto: Fabrizio Tellini -
dal sito
www.railonweb.com) |
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(Foto:Niccolo Zanottelli) |
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Il destino del
rimanente parco rotabile ex STEFER è al momento incerto per il ma- teriale
rimasto nelle mani della società Me.Tro., ed ospitato in una struttura
della Trambus (azienda sciagurata che ha mandato alla demolizione numerosi
rotabili storici). A dispetto delle intenzioni dichiarate e in parte
realizzate, infatti, nel mese di dicembre del 2005 è stata demolita a Grottarossa
la motrice extraurbana 64 del 1911, demolizione improvvisa e
inesplicabile, stando almeno alle dichiarazioni del Presidente di Me.Tro,
che, a demolizione quasi del tutto completata, ha pensato be- ne di far
presente che... |
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La
nostra politica aziendale è da sempre orientata a conservare e
valorizzare questi cimeli del trasporto pubblico. Oltre al piccolo
museo all'Ostiense, di recente abbiamo deciso di donare due convogli
ai comuni di Lanuvio e Marino, che vogliono allestire una mostra
storica sulla ferrovia dei Castelli. |
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Sorvolando sulla
definizione "ferrovia" relativa alla rete tranviaria dei Castelli (ma chi
scrive le cose a questi politicantucoli di quart'ordine è ancora più
ignorante di chi li paga...), viene da chiedersi da dove sia partito
quest'ordine di demolire tutti i tram ex STEFER di Grottarossa (perché
dovevano essere demoliti tutti, e non solo la 64), dal momento che è stato
possibile accertare successivamente che era pro- prio la 64 che era stata
promessa al comune di Lanuvio. Dal momento che questi ro tabili sono di
proprietà Me.Tro. s.p.a. appare poco credibile che si sia trattato di un
colpo di mano della Trambus, e men che meno che l'azione non sia stata
preordina- ta a tavolino. A dimostrarlo, oltre il curioso periodo delle
feste di Natale scelto per quest'operazione (speravano non se ne
accorgesse nessuno), è una dichiarazione di Mauro Calamante, altro
politicantucolo romano che è stato assessore alla mobili- tà e presidente
dell'ATAC (le minuscole non sono casuali), che a cose praticamente fatte
ha dichiarato... |
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Sono
contrario alla demolizione di questo patrimonio storico della città. E
ho avuto conferma da Met.Ro. che queste vetture saranno ristrutturate
e conservate nel museo di Porta San Paolo |
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Due
splendide immagini della motrice 64, che era tutt'altro che in rovina,
e questo anche grazie all'intervento conservativo a suo tempo voluto
dall'ex capodeposito di Grottarossa, sig Nasto. |
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(Foto: Fabrizio Tellini -
dal sito
www.railonweb.com) |
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(Foto: Fabrizio Tellini -
dal sito
www.railonweb.com) |
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Premesso che a
Porta San Paolo lo spazio per conservarle tutte non c'è, la confer- ma
millantata dal signor Calamante non fa altro che confermare che tutta
l'opera- zione (periodo compreso), era stata preordinata accuratamente
dalle due aziende, forse col beneplacito dello stesso assessorato. Dal
momento che solo Me.Tro. pote va disporre la demolizione di materiali di
sua proprietà, che Trambus doveva auto- rizzare solo l'ingresso di
macchine e operai e che (ma questo è un si dice), la presen za di quei
poveri relitti impediva una non meglio identificata certificazione per l'im-
pianto di Grottarossa, appare ovvio supporre che non sapendo che farsene,
e forse non volendo spendere un centesimo per eventuali operazioni di
trasporto in altri siti (Lanuvio o Marino che sia), e di restauro, Me.Tro.
(anche incalzata da Trambus e assessorato), abbia frettolosamente preso la
decisione di far demolire quanto rima neva di sua proprietà del parco ex
STEFER. |
A cose fatte resta
il rimpianto che questa demolizione non l'abbiano cominciata con la
Triestina 448, cui la 64 era affiancata. Altro non fosse perché grazie
all'impe- gno del signor Giuseppe De Grisantis di queste motrici se ne
conserverà per sem- pre un altra, quella che fu acquistata nel 1987
dall'Associazione per il Museo Italia- no dei Trasporti, e tuttora in
attesa di una definitiva sistemazione. |
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Cinque
immagini della 64 in stato di avanzata demolizione, scattate il 27
dicembre 2005. L'intenzione - se pure mai ammessa - era quella di
demolire tutti i tram ex STEFER ancora pre senti nell'impianto di
Grottarossa. |
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(Foto: Massimo D. Follaro) |
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(Foto: Massimo D. Follaro) |
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(Foto: Massimo D. Follaro) |
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(Foto: Massimo D. Follaro) |
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(Foto: Massimo D. Follaro) |
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A Grottarossa è
attualmente conservata anche l'articolata Urbinati 401, il primo tram
articolato della storia mondiale dei trasporti pubblici, su brevetto
STEFER/Offi cine della Stanga oggi universalmente adottato. Il fatto che
questa storica vettura, che deve essere assolutamente salvata, si trovi
ancora nelle mani di Me.Tro e Trambus non lascia presagire nulla di buono
circa il suo futuro. Come le immagini testimoniano, infatti, il tram è
ridotto in condizioni tutt'altro che buone, essenzial- mente a causa di un
incidente stradale del 1978, che ne ha devastato il frontale e indebolito
pericolosamente l'intera struttura: lo stato di abbandono totale seguito
alla chiusura del servizio urbano del 1980 ne ha ulteriormente minato lo
stato di conservazione, specie da quando (nel 1995), le vetture sono state
trasferite all'aperto, e se le condizioni di conservazione sono state una
buona scusa per demo lire la 64, altrettanto potrebbero esserlo per far
fuori una vettura che effettivamen te si trova sempre più a pezzi. Una
notizia non confermata, peraltro, sostiene che la 401 è destinata ad
essere esposta, sempre previo restauro, alla sede centrale del COTRAL
lungo la via Tiburtina. |
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Viste posteriori
dell'articolata Urbinati 401 a Grottarossa. La prima immagine è del
2003, le al- tre sono di settembre del 2006. |
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(Foto: Fabrizio Tellini -
dal sito
www.railonweb.com) |
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(Foto: Niccolò Zanottelli) |
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(Foto: Niccolò Zanottelli) |
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Dei due gruppi
delle Triestine e delle Bolognesi è stato detto che sono state res-
tituite ai comuni di provenienza, a scopo museale, due vetture ex ACEGAT
(Trieste) e tre vetture ex ACT (Bologna). Delle bolognesi la prima a
tornare nella città di ori- gine è stata la 218, restituita già nel 1977,
mentre nel 1990 vengono restituite le vetture 210 e 228, rimanendo a Roma
la sola 201, attualmente accantonata al de- posito ATAC di Grottarossa
assieme alla triestina 448, rimasta a Roma assieme al- la 447 (che è stata
acquisita dall'AMIT): del rimanente parco ex ACEGAT sono torna te a
Trieste le vetture 445 e 446, esposte al Museo Ferroviario di Trieste
Campo Marzio, mentre le rimanenti sono state demolite. |
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Dei due gruppi
delle MRS del 1935 e 1937 (300 e 320), sono state preservate dal- la
demolizione due vetture per gruppo (302, 312, 321, 323), due delle quali
(312 e 321), sono accantonat a Grottarossa, le altre sono passate di
proprietà dell'Associa zione AMIT e sono state trasferite, in attesa di
restauro e sistemazione, in un terre no privato in località Piana delle
Orme (Latina). Del parco storico della STEFER sopravvivono inoltre il
rimorchio a due assi 118, che era stato trasformato negli anni '50 in
carro per il diserbamento della linea, e che rimase accantonato alle
Capannelle fino circa al 1985, ed un carro merci ricavato dal telaio del
rimorchio 119, accantonato nel deposito di via Appia Nuova assieme al
parco tram, successivamente trasferito a Grottarossa e oggi conservati a
cura del Gruppo Ro- mano Amici della Ferrovia. |
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Il
rimorchio 118 nelle sue condizioni attuali, conservato in attesa di un
auspicabile restauro. Il rimorchio, del gruppo a due assi delle Napoletane, era
stato dotato di un serbatoio ed era utilizzato come rotabile di
servizio per il diserbamento della linea. |
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(Foto: Enrico Mittiga - dal
sito www.graf.tv) |
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Il destino di
tutti questi rotabili storici è tuttora incerto. La recente demolizione
della motrice 64 non lascia presagire nulla di buono per il loro futuro,
anche se il clamore suscitato da questa incursione (clamore per una volta
tanto sollevato non solo degli appassionati), ha probabilmente modificato
i programmi e salvato (speriamo), le altre vetture. |
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GLI AUTOBUS STEFER |
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Come meglio
precisato nell'apposita pagina, del parco autobus della STEFER esis- tono
a tutt'oggi solo due autobus Fiat 306, che sono entrambi stati acquisiti
dall'As- sociazione AMIT e non sono quindi in pericolo di demolizione: le
due vetture sono del 1959 e del 1972. |
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LA FUNICOLARE DI ROCCA DI
PAPA |
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Chiusa il 15 gennaio 1963, un mese dopo la tranvia Cinecittà-Rocca di
Papa, la fu- nicolare di Valle Vergine è stata di fatto abbandonata a se
stessa, semplicemente dimenticata, tanto che a 43 anni dalla sua
disattivazione tutto è di fatto rimasto esattamente com'era. L'intero
impianto, la stazione inferiore, il binario, la stazione superiore e le
due vetture, attende da allora decisioni relative al suo futuro. |
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Da alcune parti si era ipotizzato che la funicolare poteva essere
riattivata, cosi da attestare gli autobus extraurbani nel fondovalle, sul
terreno dell'ex anello tranvia- rio che era ancora di totale proprietà
dell'allora A.CO.TRA.L., altri sostenevano che il terreno stesso poteva
essere utilizzato come meta di gite domenicali, con la funico lare a
collegare il paese, ma la vecchia funicolare ha fatto il suo tempo: la sua
epo- ca è passata come quella del tram, e scartata per assurdità
la possibilità di
riattivarla per uso viaggiatori, visto che la tranvia ormai non
esiste più, resta aperta la questione di un restauro conservativo che
salvi quantomeno la stazione superiore con relativa vettura, non
escludendosi che l'altra vettura possa prendere la strada di un museo,
magari quello di Porta San Paolo. |
L'edificio della stazione
superiore, tra l'altro, è ancora ben conservato, anche perché si è continuato ad
utilizzarlo, dalla STEFER prima e dall'A.CO.TRA.L. poi, quale punto
vendita di biglietti e abbonamenti. L'accesso dalla biglietteria al locale
stazione, dove giace la vettura 2, è stato sbarrato con un grossolano
muro di foratini, ma accedendovi per vie traverse si trova (segni del
tempo a parte), che tutto è rimasto esattamente com'era alla
disattivazione dell'impianto (simpatiche pubblicità d'epoca comprese). |
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La
stazione superiore della funicolare di Rocca di Papa a 40 anni esatti
dalla chiusura (2003). Si noti che la ragione sociale indicata sulla
facciata della costruzione è quella originaria della Società, STFER. |
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(Foto: Flavio Del Curatolo) |
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ALTRE VESTIGIA DELLA RETE |
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Come spesso accade, quando
a sparire sono linee su ferro, anche per la rete dei Castelli piccole o
grandi vestigia sono sopravvissute alla demolizione degli impian- ti, ed
ancora oggi testimoniano - a decenni dalla soppressione del servizio
viaggia- tori - un epoca ormai scomparsa, lontana nel tempo e spesso anche
nei ricordi. A distanza anche di mezzo secolo sopravvivono residuati di
massicciata, brevi estese di binario, qualche palo di sostegno della linea
aerea, ed ancora cartelli che avverto no di prestare attenzione "al
treno", ponticelli appositamente costruiti lungo i trat- ti costruiti in
sede propria, e via dicendo.
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Nella primavera del
2004, a cinquant'anni dalla chiusura della linea, un ponticello
della tran via Grottaferrata Bivio-Frascati. |
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(Foto: Flavio Del
Curatolo) |
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Un altro ponticello ancora
visibile è quello che nella zona di Santa Maria delle Mo- le scavalca la
ferrovia per Velletri, ancora dotato delle classiche reti di protezione in
ferro con l'avviso del pericolo della linea elettrica. Percorrendo l'Appia
verso Alba no lo si vede sulla sinistra, nel punto in cui l'Appia stessa
sovrappassa la stessa li- nea ferroviaria. |
Tra i reperti tranviari
vale la pena di dar conto di questa veletta con le indi- cazioni di
destinazione previste sui tram della STEFER, prelevata da Roberto Amori e
da questi ancora oggi conservata. |
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(Foto: Roberto Amori) |
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Nei due tratti urbani della rete, per Capannelle e Cinecittà, ancora oggi
affiorano dall'asfalto quei tratti di binario che non furono rimossi ma
semplicemente "sepol-ti" sotto uno strato d'asfalto o di terra. Di fronte
all'ex deposito dell'Alberone i tre binari sono rimasti visibili per molto
tempo assieme ai due marciapiedi delle ferma- te, ma la loro presenza
(affioramenti dall'asfalto a parte), la si evince anche guar- dando ai
tratti erbosi ricavati, lungo la via Appia Nuova, dalla sede rotabile:
tratti er bosi rinseccoliti, squallidi si può dire, dove altro non può
crescere che dell'erba spon tanea, dal momento che rotaie, traverse e
massicciata sono per gran parte ancora al loro posto. Sempre sull'Appia
Nuova, però, sono ancora al loro posto due pensili- ne in muratura, di
architettura del tutto particolare, ex fermate del servizio urbano ed
extraurbano, mute ed anonime testimonianze di un azienda che non ha mai
usa- to le paline di fermata (ricorrendo a piccoli ed illeggibili cartelli
appesi alla linea ae- rea di contatto), e non dava alcuna informazione...
"in loco". Non vi era alcuna indi- cazione sul percorso dei tram, sugli
orari, etc, ma ci si premurava di realizzare una pensilina in muratura
dove neanche era indicato il nome dell'azienda esercente. |
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Partendo da via Amendola, il capolinea romano della tranvia, le tracce non
sono molte, poiché gran parte dell'armamento è stato rimosso. Sul binario
in disuso anco ra esistente lungo il tratto iniziale di via Cavour si nota
ancora lo scambio che con- sentiva ai tram STEFER di impegnare l'anello di
inversione, di cui ancora nella prima metà degli anni '90 era visibile il
binario in via .... |
Sul percorso originario fino a Porta San Giovanni (e su quello deviato di
via Santa Croce in Gerusalemme), le tracce sono comuni con quelle dell'ATAC.
Superata Por- ta San Giovanni (dove i binari furono rimossi per i lavori
della metropolitana), le pri me tracce evidenti si trovano solo
all'altezza dell'ex deposito dell'Alberone (di cui si è detto), e quindi
si arriva al bivio di via delle Cave. Proseguendo sull'Appia Nuova si
trovano la pensilina, i tratti di binario e il ponticello di cui si è
detto, mentre gran parte delle tracce sono scomparse, poiché lo spazio
della ex sede tranviaria è stato utilizzato per i lavori di allargamento
della strada. Seguendo l'itinerario del tram fi- no a Velletri resta
ancora qualche raro ancoraggio della linea aerea nei tratti urba- ni dei
paesi, e la rimessa di Acqua Lucia, che da molti anni è stata data in uso
per al tre attività. Laddove l'Appia non è stata allargata si può
riconoscere la sede rotabi- le, ma a distanza di tanti anni le tracce sono
andate quasi del tutto perdute e la sua individuazione non può che essere
intuita. |
Ben conservato è anche
l'edificio della sottostazione elettrica di Cecafumo, una delle nove
sottostazioni di trasformazione che alimentava la linea aerea di contat-
to della rete a 1650 volt in corrente continua. |
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Lungo la tratta per Rocca
di Papa, a parte i soliti binari che affiorano dall'asfalto nel tratto
urbano per Cinecittà, le tracce sono sempre piccole e non facilmente dis-
tinguibili ad un occhio non attento a questi particolari. Anche qui la
sede rotabile è stata spesso inglobata nell'allargamento delle strade, e
ciò vale particolarmente per il tratto in sede propria in località
Borghetto, oggi corsia discendente della via Anagnina verso Roma. Rimane
la funicolare, come detto sopra, ma non ci sono più tracce dei binari,
neanche nei tratti in comune con la strada asfaltata. |
Esistono comunque due
brevissimi tratti in sede propria fortuitamente sopravvis- suti allo
smantellamento degli impianti, entrambi lungo la linea intercastellare
Grot tafferrata-Albano, nei pressi di Castelgandolfo e Marino. |
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Uno dei
due brevissimi tratti in sede propria della rete dei Castelli
sopravvissuti allo smantel- lamento degli impianti. L'immagine è del
2004. |
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(Foto: Matthias Cucchiari) |
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