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Questa che state navigando è una nuova versione del mio sito dedicato
alla storia delle tranvie dei Castelli Romani e della società STEFER,
più che altro ricostruito nel suo aspetto grafico e con la sola
aggiunta della storia della tranvia a vapore Portonaccio-Marino.
Ho pensato anche di aggiungere una premessa che sgombrasse il campo
da un equivoco. Si tratta di un iniziativa senza scopo alcuno di
lucro, che non si prefigge altro obiettivo che non sia la divulgazione di
un aspetto importante della storia dei nostri trasporti pubblici (nostri
inteso principalmente come Roma e regione Lazio), e che non contiene alcun
tipo di pubblicità, a pagamento o gratuita che sia, che non siano i
doverosi link ad iniziative similari in materia. |
Ed è un
iniziativa che non ha legame alcuno con le aziende esercenti il trasporto
pubblico di Roma e del Lazio. |
Questo sito nasce da una
passione personale che ha radici profonde nel tempo, ridestata dall'oblio di una lunga pigrizia mentale nel
momento in cui, guardandomi attorno nel web, ho scovato un panorama
perlopiù desolante in materia di storia della mobilità di Roma e del
Lazio. L'infausta conoscenza di ambienti pieni di appassionati
che io definisco "della mutua", ovvero perlopiù imrovvisati, gonfi
di boria e presuntuosi oltre ogni limite, mi ha aiutato a ripercorrere
gli studi e le ricerche condotte fin dal lontano 1985, quando ancora
quindicenne portai a casa le prime fotocopie e i primi
appunti di materiale della biblioteca del Collegio degli Ingegneri
Ferroviari italiani. Dopo aver tentato di avviare un impossibile
dialogo, perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e perché
non si può discutere davvero di trasporti con chi della materia
conosce poco o nulla (o sa riassumere solo e male ciò che altri hanno
già scritto), ho lasciato andare financo la lettura di certe
opinioni, riscoprendo nel contempo le conoscenze storiche e tecniche
accumulate in oltre dieci anni trascorsi nelle ricerche d'archivio,
nel dialogo coi tecnici, nel frequentare personalmente gli addetti
ai lavori. In quel momento ho riordinato gran parte del materiale che
conservo (oltre che gran parte dei ricordi personali di lunghe e
proficue chiacchierate), e ho ricominciato con entusiasmo a dedicarmi
ad un interesse culturale che vivo sin dalla più tenera età (avevo
solo 5 anni quando curiosavo per la prima volta un Fiat 410 dell'ATAC),
perché appassionati si nasce, non lo si diventa. |
Mi è venuta la
voglia di fare qualcosa di più: dopo aver più che altro scritto dei
semplici articoli giornalistici (sia di rievocazione storica che di
attualità), ho pen sato di ritagliarmi uno spazio tutto
mio nella rete per pubblicare quello che è a tutti gli effetti una
sorta di libro virtuale. |
I giudizi
pervenuti mi hanno portato a credere che il risultato sia più che buono. Questa iniziativa è stata ben accolta da persone di
tutte le età, non neces- sariamente appassionati della materia; molti
navigatori hanno letto le mie note seguendo un link appositamente
inserito sul portale "prontocastelli",
e mi hanno non di rado esternato la sorpresa di trovare una storia
raccontata non con solito tono di romantiche nostalgie che non servono
a nulla, ma con l'occhio attento dello storico che guarda a questo
argomento sotto il duplice punto di vista della storia e della
tecnica. E quindi giusto elogio di un sistema di trasporto che ha
determinato un cambiamento radicale nella vita di migliaia e migliaia
di persone, ma anche obiettiva presa d'atto che quel sistema non
poteva non andare incontro ad un inevitabile smantellamento, a
prescindere da ciò che lo avrebbe sostituito. |
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Il mio
brutto muso accanto
all'articolata Urbinati 404 durante una visita del GRAF alla DCO della
Metropolitana di Roma e al Parco Museo di Porta San Paolo. |
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(Foto: Enrico Mittiga) |
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La storia dei
trasporti pubblici, infatti, è stata fino ad oggi scritta o favorendo solo
lunghe file di immagini, senza o quasi spiegazioni, o sproloquiando oltre ogni
limite su aspetti tecnici poco comprensibili al grande pubblico, tralasciando in quest'ultimo caso
numerosi aspetti storici interessanti. La "mia" storia, per contro,
guarda con eguale attenzione a tutti gli aspetti che concorrono alla
nascita, all'esercizio, al declino e allo smantellamento di una rete
di semplici tranvie costruite in rigide economie d'esercizio, che
dovevano perlopiù trasportare i gitanti della domenica e si
rivelarono fin dall'inizio insufficienti ed antiquate rispetto ad una
domanda di trasporto che già dal 1907 cominciava ad assumere un
carattere di tipo pendolare. Consente a tutti, anche a chi non si è
mai interessato della materia, di capire che se oggi le rotaie non
corrono più al fianco delle strade non è solo per quell'infatuazione
al mezzo su gomma che viene continuamente discussa da altri. La quasi
totale distruzione dei servizi su ferro è stata certamente un errore,
ma leggendo con attenzione ciò che accadde nel le varie epoche
storiche è facile comprendere che molti di questi servizi sono stati
eliminati semplicemente perché costruiti a forza, perché non c'era
altra alternativa al treno o al tram, e che oggi molto si potrebbe
fare semplicemente sfruttando tutte le possibilità che il progresso ci
ha messo a disposizione (o anche recuperando con adattamenti al
presente storico quello che ancora esiste di questi vecchi servizi su
ferro). |
La concorrenza della strada avrebbe dovuto consentire di fare un buon
uso della ferrovia, ed invece a lungo andare la prima ha preso il
sopravvento sulla seconda, col risultato che le parti si sono
invertite e che oggi sono i mezzi gommati ad essere inseriti a forza
laddove solo le rotaie potrebbero e dovrebbero assolvere il proprio
compito. |
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Sempre in occasione della stessa visita, foto di gruppo dei
partecipanti. Si riconoscono: il Pre- sidente del GRAF Enrico
Mittiga (1), l'Avv. Roberto Donzelli dell'UTP (2), il Presidente
dell'AMIT Giuseppe De Grisantis (3), e il mio amico personale
Flavio Del Curatolo (4), anch'egli appassio- nato e instancabile
ricercatore, che ha fornito sue immagini per questo sito. La
motrice è la nu mero 5 della ferrovia Roma-Ostia (costr. 1924) |
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(Foto: De Paolis) |
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Se nel 1930 si eliminarono i tram dal centro storico con la
motivazione, tra le altre, della sola possibilità di farli transitare
lungo precisi itinerari obbligati (e quindi con un alta concentrazione
di passaggi che arrivava anche ai 270 ogni ora di L.go Torre
Argentina), i "moderni" autobus non possono che transitare lungo
quegli stessi itinerari, e la continua sovrapposizione di sempre nuove
linee determina oggi un fenomeno analogo, con la differenza che i
mezzi gommati sono rumorosi e pericolosi per la salute. |
E' un obiettivo ambizioso, me ne rendo conto, ma ho la presunzione di tras- mettere queste mie convinzioni anche ad altri, perché non
possiamo fare a meno di una moderna rete di pubblici trasporti. C'è
una cultura e un valore sociale della mobilità collettiva da difendere
dagli attacchi degli interessi politici. C'è una storia da
salvaguardare, che indica la strada da seguire lungo l'obiettivo di un
rivoluzione della mobilità nel suo complesso che potrebbe oggi
rivelarsi esplosiva almeno quanto quella della ferrovia. Diverse
modalità di trasporto sono oggi disponibili, e se di autobus, tram,
filobus e metropolitana si arriverà a farne un buon uso si potrà
davvero lasciare l'automobile sotto casa per utilizzarla solo quando
serve. Nessuno potrà più additarla come alternativa al mezzo pubblico che non funziona. Certuni (cosiddetti) appassionati non potranno
più permettersi il lusso di troncare le discussioni scomode
appellandosi alla propria automobile (se tutto manca... c'è sempre
quella), e al trasporto collettivo si potrà tornare a guardare
mettendo da parte la disinformazione che garantisce solo gli interessi
di chi oltre alla macchina ha anche l'autista. |
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Mauro Di
Pietrantonio - 2 maggio 2006 |
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P.S.: con
l'espressione "appassionati della mutua" non intendo tutte le persone con
cui ho avuto modo di dialogare, bensì quei farabutti che sfruttano la
passio ne vera di tanta gente spendendosi in iniziative che nascondono
solo interessi di tipo... radiofonico, o anche... sindacali. Ci sono
persone stupende tra i grandi appassionati della materia (e non solo
furbacchioni che sanno... ben fiutare l'aria migliore), ma come spesso
accade manca un "leit-motiv" che unisca la passione e la voglia di fare le
cose di tutti i veri appassionati. E come sempre riesce ad avere ragione solo
chi strilla di più, a prescindere da ciò che scrive e dalle idee che
sostiene. Fortuna vuole che esistano persone straordinarie come quelle che
mi hanno aiutato a rendere migliore questo sito e a crearne di nuovi. |
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