STFER, poi
STEFER… C’era una volta |
Il suo spirito nella neonata
Met.Ro.? |
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di Alberto Crielesi e
Angelo Curci |
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Una delle
immagini più famigliari che evocano i Castelli Romani è quella che vede
protagonista il noto tram ad Imperiale - il vecchio tram a due piani della Stefer - immerso nella quiete (allora tutta bucolica) della Campagna
Romana o mentre solennemente attraversa il centro storico di uno di questi
paesi dei Colli Albani. |
Quale sia l’origine di
questo felice accostamento è subito detto. |
La STEFER
- la Società che svolse un ruolo insostituibile non solo nei collegamenti
con la Capitale, ma anche in quelli tra i vari centri serviti, da
Grottaferrata fino a Lanuvio ed a Velletri allora si e no collegati da una
rete stradale a malapena tracciata - nei 78 anni che intercorrono dalla
sua costituzione (1899) sino a quando fu messa in liquidazione (1976),
oltre ad essere uno dei capitoli della storia e del folklore dei Castelli,
fu uno dei fattori che ne determinarono la loro unione in unica entità ed
il loro riavvicinamento a Roma … |
Già perché prima del 1906 (anno dell’entrata in esercizio della
rete tranviaria da Roma a Frascati, e da qui a Genzano) i nostri
paesi vivevano isolati, uniti uno all'altro solo da un denominatore
comune puramente geografico: l’appartenenza ai Colli Albani; Roma
poi era distante diverse ore di viaggio dispendioso e scomodo e
neanche le tre linee ferroviarie, la Roma - Frascati, la Roma -
Albano - Nettuno, e la Roma - Velletri- Ceprano, con le loro
stazioni lontane dal centro abitato, erano riuscite a spezzarne
l’isolamento ed a realizzare quegli spostamenti di massa che
avrebbero soppiantato definitivamente i tradizionali carretti e
diligenze. |
La Stefer riuscì in questo secolare compito,
“riconsegnando”, come accennato, i Castelli a Roma e rendendoli a
sua volta tutti uniti tra loro… come fratelli, così come ricorda il
poeta albanense Augusto Crollari in un suo poemetto dialettale, Er
Tranve de li Castelli Romani, del 1906, scritto in concomitanza
dell’inaugurazione della tramvia castellana: |
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“Sia benedetto er
giorno e quer momento |
e benedetta sia la società che t’ha
portato; mo’ st’allacciamento |
fra sti paesi
è na comodità |
Marino, Arbano e tutti li Castelli |
stanno attaccati
come li fratelli”. |
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Che fascino poi questa parola STEFER. Una sigla ottenuta
dalle iniziali della Società Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma,
che al solo suono richiama il rumore metallico dei vecchi e cari
tram, assolutamente introvabile negli analoghi marchi molte volte
così insipidi ed
astrusi. |
Un suono questo del tram - lo sferragliare - che divenne
per anni il famigliare compagno di queste contrade: l’unico capace
di amalgamarsi sia con la quiete delle mattinate, l’ozio dei meriggi
e la pace della sera di tutti i giorni, sia col chiasso delle
festività o il vocio delle “scampagnate fori porta”. |
Ma, oltre a quanto già accennato,
è da
sottolineare come l’arco di tempo in cui maggiormente operò la
STEFER, il cosiddetto
periodo d’oro (1906-1941), coincida pure ad una felice stagione
ricca per le nostre zone di profondi mutamenti urbanistici,
culturali ed economici, e di cui la stessa Società tranviaria non fu
certo estranea. Ad esempio, riguardo alle modifiche al tessuto
urbano apportate dall’istituzione della tramvia basti pensare: ad
Albano, cui la posa dei binari comportò l’ampliamento del Corso e...
(purtroppo) l’abbattimento della monumentale Porta Romana del
Contini; a Marino con la sua entrata modificata (l’odierna Piazza
Matteotti); al tratto della via Appia Nuova tra Genzano Velletri
aperto proprio per il tram; alla stazione tranviaria di Lanuvio con
l’apposito “anello” ecc. E poi a tutte quelle ville e villini in
stile liberty disseminati lungo la linea tranviaria da Frascati a
Velletri, tutti costruiti sulle nostre colline in virtù della
“comodità di comunicazioni” apportata dal “tram dei Castelli” della
STEFER. |
Riguardo ad
altri mutamenti non bisogna dimenticare quel discreto servizio
culturale reso sempre da questa Società. Difatti, se i Romani che
trovavano nel tram il mezzo più idoneo per gite e scampagnate, oltre
i pinelliani “grottini” e
“fraschette” sacri a Bacco, ebbero modo di raggiungere e di
conseguenza conoscere ed apprezzare il ricco patrimonio
storico-artistico della zona, come: il Tuscolo e le sue ville, l’abbazia di San
Nilo a Grottaferrata, Marino, Castelgandolfo col suo Lago, Albano,
l’Ariccia, Genzano con la sua Infiorata, Nemi e le sue navi romane
ecc. (sin allora prerogativa di pochi appassionati e di studiosi),
lo devono appunto a questa Società ed alla sua tramvia. A ciò è da
aggiungere anche quel vasto e tuttora fiorente trasporto giornaliero
di umanità dai Castelli a Roma e da qui ancora ai Castelli in un
incessante ritmo giornaliero assicurato in passato quasi
esclusivamente dal nostro tram e, nei duri anni della seconda guerra
mondiale e dell’immediato dopoguerra, quel compito di rifornimento
di derrate alimentari per Roma, con trasporti talvolta ardui,
specialmente di quei prodotti degli allora numerosi orti e
vigne. |
Ed a pensare che gli ostacoli e le guerre spietate mosse
contro la costruzione della tramvia elettrica erano stati tanti. Tra
gli oppositori vi erano in prima fila ovviamente i vetturini ed i
carrettieri, detronizzati nella loro secolare missione; poi le
Ferrovie dello Stato che gestivano già tre linee ferroviarie della
zona; anche qualche studioso - ・il caso del professore Del Pinto di
Albano, che, giustamente, presentò alla Prefettura di Roma un reclamo
perché impedisse l’abbattimento della Porta Romana per il passaggio
del tram - e persino alcuni maggiorenti locali che vollero citare in
giudizio la Società perché avversi all’innalzamento dei pali della
linea aerea. Una
serie di contrarietà che aveva persino portato un mano ignota a
piazzare una bomba, si una bomba, nel 1908 sui binari tra
Grottaferrata e Marino, attentato che portç al ferimento, pur lieve,
del conducente del
tram, un certo Traversi. |
Ma in finale la vinse la
STEFER con la sua
tramvia! E questa Società talmente s’incarnò nel territorio che,
come abbiamo visto, ne divenne uno dei simboli. Ora la STEFER ed i tram dei
Castelli non esistono più. |
Ciò
è dovuto purtroppo, oltre che alla
“modernità, alla cecità di chi non volle, quando era possibile -
anzi necessario - aggiornare il sistema tranviario trasformandolo in
una ferrovia leggera (metropolitana di superficie) che, se tuttora
esistente, avrebbe assicurato a Roma una comunicazione rapida e più
pulita con tutti i centri dell’area castellana che vi gravitano
intorno e che vediamo invece raggiungibili con estrema difficoltà e
scomodità nel caotico traffico stradale. Ma nell’immediato
dopoguerra, all’inizio di quel discutibile mito che è la
motorizzazione di massa, si volle vedere nel tram - e questo non
solo per motivi politico-economici - un mezzo di trasporto ormai
obsoleto, ingombrante, lento e capace solo di creare intralci alle
autovetture fiammanti, sinonimo, queste ultime, di un progresso
sudato e finalmente raggiunto… Così finì la tramvia dei Castelli ed
in seguito la stessa STEFER. |
Ma le
recriminazioni sono oramai inutili, i tram non ci sono più e della
presenza della Stefer nei Castelli non rimangono che poche cose:
qualche palina di fermata arrugginita, edifici inghiottiti nel
verde, una funicolare in disarmo, un ponticello che, monco del
terrapieno, s’erge come un arco trionfale sulla ferrovia Roma -
Velletri e qualche brano di binari che - ostinatamente - dopo
qualche forte acquazzone riaffiora a margine di alcune vie dei
Castelli. Ma la parte più cara è rimasta nel cuore dei vecchi
romani, dei castellani veraci ed in particolare di quel
nugolo di persone che nell’ambito della Stefer operarono. Ora i
“veterani” di questa società, dopo le recenti vicende, formano il
nucleo storico, l’anima, se si può dire, della neonata società Met.Ro. s.p.a, (Metropolitana di Roma) la
quale di quel patrimonio d’umanità e d’esperienza che fu la vecchia
e cara Stefer ne
legittima la continuità dichiarandosene la vera erede
spirituale. La Stefer nacque alla fine del
secolo scorso, quando la gestione di una ferrovia era un affare
lucroso. Per questo motivo molte società straniere, in particolare
belghe e francesi, presentavano all’allora Ministero dei lavori
Pubblici ed al Comune di Roma progetti per la costruzione di linee
ferroviarie e domande di concessione per la gestione delle
stesse. Nel 1898, una di queste società, la Compagnia
Thomson-Houston de la Méditerranée, subito dopo essersi aggiudicata
l’elettrificazione della Milano-Varese, inoltrava domanda al
Ministero dei Lavori Pubblici per ottenere l’elettrificazione
del tronco Roma-Frascati e la concessione della Ferrovia da Roma ad
Ostia, secondo il progetto dell’ing. Francesco Mora;
contemporaneamente chiedeva al Comune di Roma la concessione di una
linea tranviaria urbana, come corrispettivo del traforo
sotto il Quirinale, che avrebbe assunto a suo carico. Nella
attesa di queste concessioni, la Compagnia iniziava la
costruzione di un modesto impianto idroelettrico che,
utilizzando le acque della Marrana dell’Acqua Mariana presso
Grottaferrata, avrebbe sviluppato, in un’officina presso Villa
Senni, l’energia sufficiente per l’alimentazione del breve tronco
ferroviario Roma-Frascati. Così per l’attuazione del suo
programma, la Thomson-Houston, costituì la Società delle Tramvie e
Ferrovie Elettriche di Roma che assunse la sigla (allora) di S.T.F.E.R., e questo “con
atto 29 novembre 1899, a rogito Comm. Capo Dott. Enrico, Notaio in
Roma, trascritto il giorno 12 dicembre in seguito a Decreto
dell’Ecc.mo
Tribunale dell’11 dicembre 1899", così come si legge in copia del
suo primo statuto. La prima sede sociale della neonata Società fu
fissata in Via dell’Impresa n. 19 a Roma e qui accolse i suoi primi
direttori, l’ingegnere Guido Mazzolani ed il cav. Roberto Cavallini,
e l’esiguo organico composto da due soli dipendenti, uno scrivano ed
un usciere, certi Emanuelli e Maggiori. Prevedendo che
l’elettrificazione della Roma-Frascati avrebbe creato una vasta
corrente di traffico verso i Castelli Romani, la Società pensò
di collegare fra loro i paesi di quella zona, con una linea
tranviaria che, partendo da Frascati, avrebbe raggiunto
Grottaferrata e Squarciarelli per proseguire, lungo la
Provinciale Maremmana, fino a Marino, Castelgandolfo, Albano,
Ariccia e Genzano. E poiché il tratto
Frascati-Squarciarelli era allora privo di una comunicazione
diretta, la Società propose all’Amministrazione Provinciale di
costruire una nuova strada
Frascati-Grottaferrata-Squarciarelli, come corrispettivo della
concessione della tramvia lungo la Provinciale Maremmana. Per
Rocca di Papa, il cui abitato sarebbe rimasto fuori della
comunicazione, la Società progettò un tronco ferroviario a
scartamento ridotto in sede propria che, partendo dalla stazione
ferroviaria di Marino e attraversata la linea
Frascati-Genzano a mezzo d’una galleria elicoidale,
avrebbe proseguito lungo l’altipiano del Lago Albano, fino a
Palazzolo, per raggiungere poi, con ampia curva, l’abitato dì
Rocca di Papa. Intanto il Ministero dei LL.PP. s’era pronunziato
a sfavore dell’elettrificazione della Ferrovia Roma- Frascati,
temendo che un aumento nel flusso dei viaggiatori avrebbe
provocato ingorghi nella stazione di Termini, che già allora si
dimostrava insufficiente alle necessità. Di fronte a tale
diniego, la Stfer
passò allo studio di collegare la progettata tramvia
Frascati-Genzano con la Capitale, mediante la costruzione di una
tramvia Roma-Grottaferrata con capolinea nell’allora via Principe
Umberto (via Giovanni Amendola). Questo collegamento con Roma
rendeva inopportuna la ferrovia Marino-Rocca di Papa, il cui
progetto fu sostituito con quello d’una linea tranviaria
Squarciarelli-Rocca di Papa comprendente una funicolare nell’ultimo
tratto. Infine, essendo stato aggiudicato alla Società
Romana Tramways Omnibus il traforo sotto il Quirinale e la
relativa linea tranviaria - e fallite altresì le trattative per
la concessione della Ferrovia Roma-Ostia - la Stefer poté dedicarsi
interamente alla progettata rete tranviaria dei Castelli
Romani; per il collegamento con quest’ultimi il decreto di
concessione riporta la data del 29 dicembre 1901. Nel 1903,
esattamente il 9 novembre, fu terminato il tratto tranviario di
binari da Porta s. Giovanni e
la località Cave, l’odierna via Cave. L’anno successivo
furono completate la rimessa di Via Appia e quella di S. Giuseppe a
Grottaferrata.. Il 19 gennaio 1906 fu aperto al pubblico il primo
tronco della linea tranviaria elettrica dei Castelli: la Roma -
Frascati. Il cronista della Tribuna nel fare la cronaca della
prima corsa argutamente rilevava che “ …la folla che aveva preso
d’assalto le vetture era formata in gran parte di buongustai del
vino dei Castelli…”. Il 31 marzo dello stesso
anno si giunse sino a Marino quindi ad Albano il 2 aprile, il 4
aprile a Genzano. L’apparizione in quell’anno del primo tranvetto
elettrico della Stefer, fu un avvenimento acclamato con grande
festa dai Castellani:
bande, mortaretti, tavolate… Anche il saluto dei poeti, come il
solito Crollari: |
|
Tranve elettrico mio tanto aspettato, |
te vedo
trapassà su e giù p’Arbano; |
oggi da Roma insino su a
Genzano |
nun senti che strillà: - Ben arrivato |
Evviva er tranve
! - E tu, scappanno via, |
semini da pè tutto
l’allegria. |
|
Nell’ottobre del 1906 fu la volta della deviazione
per Rocca di Papa, nel tratto Valle Violata (Squarciarelli) - Valle
Oscura, mentre nell’agosto dell’anno successivo (1907) fu inaugurata
la funicolare che da Valle Oscura portava a Rocca di Papa. Questa
funicolare funzionava a contrappeso ad acqua, ossia ogni vettura era
munita di un apposito serbatoio che riempito d’acqua alla stazione
superiore si svuotava in quella inferiore; con tale sistema, che
avrebbe trovato le simpatie dei moderni ambientalisti, il mezzo
superava 105 mt. di dislivello con una pendenza massima del 385 per
mille. Nel 1912 il 4 marzo fu aperta la Roma - Velletri, nella
tratta bivio Via delle
Cave - Capannelle - Frattocchie - Albano. La
linea Roma – Velletri,
dava la possibilità di mettere in contatto direttamente Roma
con i Castelli
meridionali (Albano, Ariccia, Genzano, Lanuvio, Velletri) passando
parallela all’Appia. Il 12 settembre dell’anno successivo fu
inaugurato la tratta Genzano - Velletri e l’8 luglio del 1916 la
diramazione Genzano - Civita Lavinia (Lanuvio). La prima guerra mondiale non interruppe il
completamento della rete tranviaria dei Castelli, né lo sviluppo
della Società che già nel 1918 aumentò il capitale sociale da
3.500.000 a L. 8.350.000 e migliorò la sua struttura rendendola
sempre più idonea alle esigenze del traffico. Furono elaborati, a
partire da quegli anni, tutta una serie di progetti – maggiormente
mai realizzati - che prevedevano l’elettrificazione delle ferrovie
(Roma – Frascati e Roma-Anzio –Nettuno) unificandole e coordinandole
con le linee tranviarie in concessione alla Società sì da garantire
un rapido collegamento di tutti i Castelli tra loro –
comprese le località che sino allora non ne avevano beneficiato
- e questi con
Roma. Un primo esempio di interscambio! Il 21 gennaio 1928 con
delibera n.145 il Governatore di Roma acquistò l’intero pacchetto
azionario della Stefer per il valore nominale di L. 8.500.000,
azionista unico ne divenne il sindaco di Roma: un assetto che
rimase sino al
1976. Nel 1932 la struttura che collegava Squarciarelli a Rocca
di Papa fu abbandonata e sostituita con una funicolare a trazione
elettrica su un tracciato spostato di circa un 1 Km., diminuendo il
dislivello da superare (m. 92,75) costituito da tre livellette di
pendenza diverse. Nel 1941 vengono assorbite dalla Stfer due società: la
Società Elettroferrontranviaria Italiana (Sefi), che gestiva la Roma –
Lido, tuttora in esercizio, e la Società Anonima Ferrovie Vicinali
(Sfv), che gestiva
l’allora Roma-
Fiuggi – Alatri (l’odierna Roma – Pantano). La Stfer cambia la propria la
ragione sociale in S.T.E.F.E.R, ossia Società
delle Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma, e trasferisce la sua
sede da Via Appia Nuova a Via delle Mura Portuensi ove rimarrà sino
al 1965. Infine la guerra ed i bombardamenti, durante la quale la
Stefer, a costo di
sacrifici enormi, riuscì a mantenere in vita un servizio
sufficiente, riattivando a volte di notte le tratte di linea andate
distrutte durante le devastanti incursioni aeree! Dopo il gennaio
del 1944, il traffico coi Castelli fu definitivamente sospeso anche
a causa dell’occupazione tedesca, mentre gran parte della rete
veniva distrutta da azioni belliche e di sabotaggio: il monumentale
ponte di Ariccia fu fatto saltare in aria, le rotaie tra Capannelle
e s. Maria delle Mole furono asportate, i depositi e le
sottostazioni di S. Giuseppe, Villa Dusmet, Frattocchie, Albano,
Velletri, ecc. furono
seriamente danneggiate, ben 54 tonnellate di rame delle linee
aeree furono rubate… Nonostante questa triste panoramica la
ricostruzione si avviò miracolosamente ed in modo abbastanza celere:
il 9 giugno 1944, a pochissimi giorni dall’ingresso a Roma degli
Alleati, riprese a funzionare il servizio urbano per Cinecittà, la
linea fino a Grottaferrata è ripristinata il 29 giugno, mentre fino
a Marino riprende il 26 novembre dello stesso anno. Nel 1945 fu
riattivata il tratto Grottaferrata – Valle Violata - Valle Vergine;
da Marino a Genzano invece il 27 giugno. Nel 1946 riaprono la linea
più disastrata, la Roma- Albano, e la funicolare per Rocca di Papa.
La tratta Albano – Velletri dovrà aspettare qualche anno, ossia fino
al 1948, quando verrà ricostruito il viadotto di Ariccia. Esclusa da questi ripristini
è la diramazione per Lanuvio il cui servizio fu sostituito con
autobus. Negli anni 50 comincia il lento declino del tram della
Stefer, con successive soppressioni di tratte fino alla chiusura
totale. Di questo decadimento ne furono i promotori l’accresciuto
pendolarismo – con
quella distribuzione difforme del traffico, tipica del fenomeno
- gli autobus,
seguiti
a breve distanza, da quelle accennata cecità politica e la motorizzazione di
massa. Nell’agosto
del 1954 cadono i primi rami della vecchia pianta: la Genzano –
Velletri, la Marino – Albano e la Grottaferrata – Frascati chiudono
il loro esercizio. Ad aggravare la situazione, il giorno
dell’Epifania del 1956, fu un grave incidente a Frattocchie che
causò morti e feriti, provocando l’ennesima polemica sull’esistenza,
o no, del tram. Ed ancora, le linee Valle Violata – Marino e
Cinecittà – Grottaferrata – Valle Vergine cessano nel dicembre del
1962; nel gennaio dell’anno successivo è la volta della funicolare
di Rocca di Papa. Infine la linea per Roma, la cui ultima corsa
per Genzano partì nella mezzanotte del 3 gennaio 1965: era formata
dal treno 94 + 294… Sopravvissero, fino al 1970, i due tratti urbani per
Capannelle e Cinecittà, in particolare il tram di Cinecittà,
inaugurato nel 1937 a servizio dell’allora centro cinematografico,
che asseconderà lo sviluppo sia edilizio che industriale della zona,
rimanendo fino agli anni 70 l’unico mezzo di comunicazione tra il
centro di Roma ed i quartieri Tuscolano e Quadraro allora in rapida
espansione edilizia. Il 6 novembre 1976, a 76 anni dalla sua
costituzione, la Stefer
ha fine: fu trasformata nell’A.CO.TRA.L (Azienda
Consortile Trasporti Laziali). Intanto il processo di
smantellamento della ex Tram dei Castelli ha il suo epilogo: nel
1978 viene abolita la tratta di Capannelle e nel febbraio 1980,
poiché la metropolitana, inaugurata il 16 dello stesso mese, ne
ricalca grosso modo il tracciato, chiude definitivamente il servizio
per Cinecittà. Quest’ultimo materiale rotabile, unitamente a tre
motrici e ad un carro merci, fu accantonato nel deposito di Via
Appia ove rimase sino a qualche anno fa [fino al 1995 n.d.a.]. |
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Ner deposito
dell’Appia, proprio in fonno ar capannone, c’è un tranvetto
co’ due piani che da poco sta in pensione. St’imperiale, si lo
vedi, cerca ancora
de stà in piedi, ma je resta, pe figura, solamente l’armatura. […]
Pe noiantri sto’ tramvetto arto arto e stretto stretto era
l’ultimo ricordo d’un’ artr’epoca più bella. Era l’urtimo
saluto De la Roma in botticella, de li busti, le
bombette, li ventaji
e le pajette… (N. Del Bene) |
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