Estate 2008 - Viaggio in bici da Ivrea (Italia) a Barcellona (Spagna)

Stefano Pozzo e Daniela Pietrobon – 2008





L'anno scorso abbiamo fatto il nostro primo vero viaggio in bici, ed essendo il primo abbiamo scelto un percorso facile, tutto rigorosamente in pianura, attraversando appunto la Pianura Padana da ovest ad est e ritorno.

Siccome è andato benissimo, quest'anno abbiamo deciso di osare un po' di più, e abbiamo scelto come meta niente meno che Barcellona, in Spagna! Dovremo scavalcare le Alpi e poi i Pirenei. Sarà una bella avventura!




Rispetto al precedente viaggio, effettuato con due singole bici sulle quali avevamo caricato i bagagli, quest'anno abbiamo voluto sperimentare un sistema diverso, e cioè un tandem con carrettino.

Io ero convinto dell'idea del tandem, perchè secondo me offre alcuni vantaggi rispetto all'uso di due distinte biciclette. Ad esempio l'unione delle forze nel pedalare permette di viaggiare molto più velocemente, di fare meno fatica, e di affrontare più agevolmente le salite. Inoltre consente di chiaccherare e di condividere le emozioni durante il viaggio. Infine consente al passeggero seduto dietro, non avendo la necessità di guidare, di guardarsi attorno e di fare fotografie mentre si viaggia. Dany era un po' più perplessa, non era convinta, ma abbiamo avuto la fortuna che un negozio di bici ci ha prestato un bellissimo tandem (non in vendita) per un'intera giornata e così abbiamo fatto un giro di prova che ha convinto Dany ad essere possibilista e a provare una volta con questo sistema.

Quindi durante l'inverno abbiamo cercato di acquistare un tandem presso vari negozi senza tuttavia riuscire a trovare nulla. Pare essere un articolo poco richiesto, che viene prodotto solo in piccoli lotti saltuariamente, e che quindi va prenotato e aspettato per molti mesi. La ricerca si è spostata in internet dove, oltre a qualche modello acquistabile all'estero, abbiamo trovato l'annuncio di un privato che ne vendeva uno praticamente mai utilizzato. Era a Genova, gli abbiamo telefonato, siamo andati a vederlo, il prezzo era ragionevole e l'abbiamo acquistato subito!

Il carrello, invece, impossibile da acquistare dalle nostre parti, lo abbiamo trovato in internet dalla Germania ad un ottimo prezzo.
Anche il carrello, a sua volta, offre alcuni vantaggi, primo tra tutti il fatto che è molto comodo e rapido caricare i bagagli. Mentre con le bici singole i bagagli andavano ogni volta accuratamente legati sul portapacchi, nel carrello basta aprire, buttare tutto dentro e richiudere, e in un attimo si è pronti. Inoltre il tutto è ben al riparo dalla pioggia.

Ma un altro interessante vantaggio deriva dal fatto che il nostro carrello è del tipo per il trasporto dei bambini e, già nei primi giri di prova intorno a casa, abbiamo notato che le auto sono molto più attente quando ci sorpassano, sicuramente perchè pensano che trasportiamo bambini, e noi quindi ne guadagnamo in sicurezza!

Qui di seguito trovate qualche appunto di viaggio e la descrizione di ogni singola tappa del percorso. Sono solo appunti per raccontare e per ricordare questa nostra vacanza.











mercoledì 23 Luglio: da Ivrea ad Avigliana. Km 86.8



Finalmente, dopo qualche giro di prova nei dintorni di Ivrea fatto nei mesi precedenti, è arrivato il giorno della partenza!
Il primo tratto di strada non ci riserva alcuna sorpresa, perchè è la strada che già abbiamo percorso altre volte per andare verso Torino, una strada secondaria con pochissimo traffico, in mezzo alla campagna, e che attraversa piccoli paesi tranquilli.
Passiamo per Torino mantenendoci nei quartieri periferici, è una bella mattina di sole di fine Luglio e c'è un po' di movimento, ma il traffico è tranquillo. Appena fuori Torino ci succede invece un piccolo problema: gomma a terra al carrettino! Ebbene si, abbiamo bucato. Ci fermiamo in un grande parcheggio e constatiamo che una specie di graffetta metallica si è conficcata nel copertone e ha bucato la ruota. Tolta la graffetta, controllato che non c'è altro, ci basta gonfiare la camera d'aria di scorta (vedi http://digilander.iol.it/stefanopozzo/bici_doppia_camera.htm) e siamo immediatamente pronti a ripartire. La foratura la ripareremo con calma quando saremo sistemati comodi in campeggio questa sera.
Passando per Pianezza decidiamo di evitare la statale e di attraversare il centro. In realtà ci perdiamo e giriamo un po' a zig zag prima di ritrovare la strada giusta, ma nel frattempo scopriamo che questa cittadina ha un centro storico molto bello.



Infine arriviamo ad Avigliana intorno all'ora di pranzo, andiamo subito a cercare il campeggio ma scopriamo che è chiuso. L'impressione è che sia una di quelle opere realizzate a caro prezzo per le olimpiadi invernali del 2006 e che poi sono state abbandonate. Poco più avanti, a circa 5 Km, ci dovrebbe essere un altro campeggio, ma siccome sono 5 Km di ripida salita preferiamo prima telefonare per accertarci che almeno questo sia aperto. Avuta conferma ci rilassiamo nei pressi dei laghi e pranziamo ai tavolini all'aperto di un bar ristorante.



Dopo pranzo affrontiamo la salita, di soli 5 Km ma in effetti molto ripida, e arriviamo al campeggio, che è uno di quei campeggi con pochi posti per i turisti di passaggio e moltissimi posti dedicati a roulottes fisse, usate come casette di villeggiatura.
Dopo esserci sistemati provvedo a riparare la camera d'aria della ruota del carrello che avevamo bucato in mattinata. Questa idea di inserire la camera d'aria di scorta all'interno di ogni ruota, carrello compreso, si sta rivelando veramente ottima!
Alla sera ceniamo al piccolo ristorante del campeggio, su un terrazzino con una magnifica vista sulla pianura e su Torino, dove oltre a noi c'è solo una famiglia di olandesi. Scambiamo qualche parola con questi olandesi, che hanno visto che siamo in bicicletta, e quando scoprono che siamo diretti a Barcellona ci raccontano che anche un loro parente ci è andato in bici dall'Olanda. Ci raccontano poi che uno dei loro bambini è appassionato di calcio e che vogliono andare a vedere lo stadio di San Siro a Milano. Si aspettano che sia visitabile e che contenga un museo, ma noi non ne sappiamo nulla.











giovedì 24 Luglio: da Avigliana a Beaulard. Km 70.6



Questa mattina siamo ridiscesi ad Avigliana e abbiamo fatto colazione al bar davanti alla stazione, poi siamo partiti in direzione di Susa percorrendo la statale. Questo primo tratto di strada è abbastanza pianeggiante e senza difficoltà arriviamo a Susa, dove facciamo una piccola pausa in centro perchè Dany non sta molto bene e deve comprare dei medicinali in farmacia.



Uscendo da Susa ho visto sulla cartina che ci sono un paio di tornanti, segno che probabilmente si sale un po'. Ad un incrocio una signora in auto ci suggerisce di prendere una scorciatoia che è più ripida ma più corta. Noi ringraziamo ma non ci fidiamo dei consigli che ci danno i non ciclisti e preferiamo la strada più lunga ma meno ripida, anche perchè con i bagagli le salite ripide preferiamo evitarle.
E meno male che siamo rimasti sulla strada meno ripida, perchè già questa fa sudare! Ma il peggio arriva poco dopo, quando dopo i tornanti c'è un lungo tratto quasi rettilineo molto ma molto ripido. Alcuni Km durante i quali fatichiamo veramente tanto. Oltretutto Dany non è in forma e quindi la sua fatica è ancora maggiore.




Finalmente arriviamo in cima e ci fermiamo a comprare qualcosa per pranzo in un negozio di alimentari, e lì incontriamo Roberto, un ciclista da corsa che si è fermato anche lui a comprarsi il pranzo. Facciamo due chiacchere, lui è di Torino ma in estate abita a Beaulard, vicino a Oulx, e conosce bene le strade su queste montagne perchè ci gira molto in bici. Per andare in Francia ci suggerisce di non fare il Colle del Monginevro, che è trafficato e con lavori in corso, ma di fare il Colle della Scala, che è ripido uguale ma è molto panoramico e non c'è traffico anche perchè è vietato ai mezzi pesanti. Per questo colle bisogna andare verso Bardonecchia e quindi ci suggerisce di non andare in campeggio a Oulx ma di andare in quello di Beaulard, e ci invita a passare a casa sua prima di cena per un aperitivo!




Dopo pranzo quindi ripartiamo e passiamo a fianco del forte di Exilles, anche qui affrontando una notevole salita.
Giunti al bivio per Oulx stiamo andando dritti per Bardonecchia quando in senso opposto arriva un motociclista. Fermi al bivio in direzione opposta ci sono tre ragazzi con le moto da cross, c'è un attimo di esitazione, uno svolta, l'altro aspetta, è indeciso, poi parte quando non deve, ed è lo scontro. Il motociclista che scendeva da Bardonecchia, e che aveva la precedenza, si scontra con uno di quelli del cross ed entrambi cadono a terra.
Fortunatamente nessuno si è fatto male, ci sono alcuni danni ma niente di troppo grave. L'unica complicazione è che i tre del cross sono tedeschi mentre l'altro è italiano e non riescono a capirsi. Faccio un po' da interprete, il ragazzo tedesco ammette subito la sua colpa ed esibisce i documenti dell'assicurazione. Il clima è tranquillo, si scambiano i dati, constatano i danni, e intanto noi ripartiamo.



Finalmente arriviamo a Beaulard, il campeggio è aperto ma ci accoglie con una brutta notizia: da quest'anno non accettano più turisti di passaggio ma solo stanziali, cioè roulotte piazzate fisse tutto l'anno e avvolte da enormi preingressi che sembrano casette! Dovremmo quindi tornare indietro e prendere poi per Oulx dove c'è un campeggio, oppure andare avanti fino oltre Bardonecchia dove ce n'è un altro, ma siamo molto stanchi e entrambe le soluzioni sono inaccettabili. Affrontiamo quindi una lunga contrattazione con il gestore del campeggio e alla fine riusciamo ad avere una roulotte fissa in affitto per un paio di notti ad un prezzo modesto.
Abbiamo scelto di stare qui per due notti perchè Dany non sta bene e un giorno di riposo le è necessario per riprendersi. Inoltre il tempo volge al brutto ed è prevista pioggia per stasera e domani.
Lasciamo quindi la tenda chiusa nel carrello e ci sistemiamo in questa roulotte fissa, e poi andiamo in paese a cercare la casa di Roberto per l'aperitivo che ci aveva promesso!
A casa di Roberto ci sono anche sua moglie e alcuni amici del paese che, sembrerebbe un'abitudine, passano anche loro da lui per l'aperitivo. Uno di questi suoi amici è pure lui ciclista ed è concorde con Roberto nel considerare migliore il Passo della Scala rispetto al Monginevro.











venerdì 25 Luglio: Beaulard.




Come previsto oggi siamo rimasti a Beaulard per riprendere un po' le forze dopo la fatica di ieri e in previsione della grande salita che ci attende domani. Abbiamo dormito fino a tardi, mentre fuori ha piovuto per tutta la notte, e abbiamo così apprezzato la sistemazione in roulotte anzichè in tenda!




In tarda mattinata siamo andati a fare un giro per il paese, non pioveva più ma il cielo era ancora nuvolo. In paese c'era solo un piccolo alimentari dove ci siamo comprati qualcosa per pranzo, ma era così piccolo che non aveva nemmeno la frutta. Il pranzo l'abbiamo fatto ai tavoli da picnic della pineta, dove ci sono i giochi per i bambini e il campo da bocce. Accanto scorre il torrente e appena oltre la ferrovia.
Tornati in campeggio abbiamo fatto conoscenza con uno dei nostri vicini, un simpatico pensionato che ha l'hobby di costruire modellini di casette di pietra che poi espone nel giardinetto della sua roulotte in una specie di presepe. Ci ha raccontato che qualche giorno prima ha portato in gita i suoi nipotini al Colle della Scala, che descrive come posto molto bello. Ci sono andati con "la navetta", e sottolinea quanto i suoi nipotini fossero eccitati di prendere "la navetta"!
Poi, verso sera, ha ricominciato a piovere. Speriamo bene per domani...











sabato 26 Luglio: da Beaulard a Mont Deauphin. Km 76.1



Oggi affrontiamo la tappa che prevediamo essere la più impegnativa, e cioè il colle che ci porterà in Francia. Superare quel colle significa affrontare un dislivello di 500 metri in appena 9 Km. Però dopo sarà tutta discesa!




Al mattino presto, appena svegli, c'è una fitta nebbia che ci fa sperare che il tempo si sia rimesso al bello. Infatti dopo una mezz'ora la nebbia si dissolve e si vede il cielo limpido!
Lasciamo quindi il campeggio di Beaulard e ci avviamo verso Bardonecchia. È una strada di fondovalle, scorrevole, che sale pochissimo, quasi in piano. A Bardonecchia facciamo una breve pausa per comprare un po' di frutta e altre cose da mangiare, e poi prendiamo per la valle laterale che sale verso il Colle della Scala.




Dopo una prima parte di ripetute brevi ripide salite arriviamo in un pianoro dove ci sono ancora i grandi piazzali di parcheggio che una volta erano sul posto di frontiera. Da qui in poi siamo già in Francia, ma per arrivare al colle dobbiamo ancora affrontare la parte più impegnativa.




La strada sale ora molto ripida, con stretti tornanti a picco sulla valle sottostante. Il panorama è bellissimo, e la splendida giornata ci permette di godercelo appieno. Pedaliamo per tratti brevi e facciamo numerose piccole pause, scattiamo foto e ammiriamo le montagne che stiamo scavalcando con la nostra bici! Auto ne passano pochissime, mentre passano molte bici, tanti ciclisti da corsa che approfittano di questa bella strada senza traffico per farsi un giro molto panoramico.




La strada è stata riasfaltata di recente, e pedalare su un fondo così liscio ci permette di non dover dedicare attenzioni alle irregolarità dell'asfalto e di concentrare i nostri sforzi verso la salita. Quasi in cima, poco prima del colle, si passa in una piccola galleria scavata nella roccia.




E poi, dopo un lungo tratto pianeggiante all'interno di una conca, l'ultima brevissima salita ci porta al colle! Siamo quasi a 1800 metri di quota! Una bella soddisfazione.
Facciamo una breve pausa e chiaccheriamo con un paio di ciclisti da corsa che si sono avvicinati per guardare il nostro tandem con carrello. Erano convinti che fossimo stranieri, del nord europa, perchè è raro vedere italiani in viaggio in bici.
Quando ripartiamo ci accompagnano per un tratto della discesa, fino a poco prima di Briancon dove gireranno per tornare verso l'Italia dal Colle del Monginevro.




Il primo tratto di discesa è molto ripido e lo percorriamo molto lentamente. I freni del tandem sono buoni, però non bisogna dimenticare che il peso è quello di due persone anzichè una e in più abbiamo anche il carrettino che fa la sua parte.
A Briancon passiamo per il centro e poi prendiamo una strada secondaria che dalla stazione va verso Villard st Pancrace e che si ricollega alla statale molto più avanti, all'altezza di Prelles. È una strada panoramica e senza traffico e anche questa ce l'ha consigliata Roberto di Beaulard.
La statale prosegue con lunghi tratti in discesa alternati a qualche breve tratto in salita, anche ripida. Ad un certo punto in senso opposto passano due cicloturisti, ciascuno con attaccato alla bici un carrello monoruota.
Pensavamo di andare in campeggio a Guillestre, ma è su una strada laterale e oltretutto gli ultimi Km sarebbero in salita, così preferiamo fermarci a Mont Dauphin Gare dove c'è un bel campeggio sulle sponde di un laghetto artificiale. Sono le 14:00, pranziamo e montiamo la tenda.




Poi ci rifugiamo ai tavolini del bar del campeggio mentre vien giù un gran temporale.
Passato il temporale facciamo una passeggiata per il campeggio e intorno al laghetto, ammiriamo dal basso la città fortificata di Mont Dauphin che svetta su una rocca proprio davanti a noi, e Dany ha l'occasione di "parlare" a segni con un gruppetto di ragazzi sordi olandesi. La lingua dei segni, studiata per ragioni professionali, le torna utile anche in vacanza!











domenica 27 Luglio: da Mont Deauphin a Tallard. Km 69.3



Ieri sera abbiamo cenato in un ristorante indiano vicino al campeggio e poi siamo andati a dormire. Questa mattina sveglia all'alba sotto un cielo sereno e con la tenda tutta bagnata dall'umidità della notte. Se normalmente partissimo in tarda mattinata ci sarebbe tempo per farla asciugare, ma siccome siamo mattinieri la ripieghiamo chiudendola dentro ad un sacco di nylon per evitare che bagni gli altri bagagli e a farla asciugare ci penseremo più tardi.




In direzione di Embrun le bici sono deviate lungo una strada secondaria parallela alla statale e che ha un percorso tutto a saliscendi e attraversa un bel paesino. Qui il traffico è ridottissimo e si viaggia bene. Invece vicino ad Embrun prendiamo per sbaglio la strada che porta direttamente a Savines Le Lac accorgendoci troppo tardi che non solo non attraverseremo Embrun ma pure che stiamo percorrendo una strada vietata alle bici! Ormai ci siamo e quindi cerchiamo di fare più in fretta possibile per toglierci da questo brutto tratto di strada dove il traffico è veloce. Per fortuna è abbastanza breve e poco dopo Embrun arriviamo a riprendere una strada più tranquilla.




A Savines Le Lac ci fermiamo sul bordo del lago per fare un po' di pausa. L'atmosfera è tranquilla, la giornata è soleggiata e splendida, ci riposiamo un po' e ne approfittiamo per fare la nostra ormai abituale colazione di metà mattina.




Savines Le Lac ha l'aspetto di una città balneare di mare, con negozietti che vendono ombrelloni, canotti e giochi da spiaggia, tante scuole di vela sulle rive del lago e motoscafi per lo sci nautico. La foto qui sopra l'ha scattata Dany al volo pedalando, mentre con la bici stavamo attraversando il lungo ponte che taglia in due il lago.




Chorges si annuncia con tante auto parcheggiate lungo il bordo della strada già ben prima di raggiungere il paese. E appena raggiungiamo il centro ci diventa chiaro il motivo di tanta affluenza: c'è un grande mercato. Ne approfittiamo per comprare alimentari e un po' di frutta, mentre vicino alla nostra bici arriva un burattinaio suonatore di violino.
Uscendo da Chorges c'è, in senso opposto, molto traffico e si forma una lunghissima coda di auto. Tra queste ad un certo punto ci sono una decina di auto sportive, tutte Porche e Ferrari, anche loro a passo d'uomo nel traffico.




Dopo Chorges, anzichè andare verso Gap, tagliamo a sinistra verso Tallard per una bella strada tutta in leggera discesa. Ad un certo punto facciamo una ulteriore deviazione e passiamo per Valserres. Qui, nei pressi del campo di bocce, c'è un picnic organizzato con tanto di animatore armato di microfono il quale, vedendoci passare, ci annuncia e ci fa applaudire da tutti!




È stato molto piacevole pedalare in questa vallata, praticamente senza traffico, con la strada sempre in leggera discesa, con il sole, il cielo limpido e l'aria fresca. E la piccola stradina percorsa in quest'ultima deviazione ci ha offerto uno splendido panorama tra i campi e i vigneti.




Ed eccoci finalmente a Tallard. Attraversiamo il paese e appena dopo troviamo il campeggio nei pressi della piscina comunale. Stendiamo al sole la nostra tenda ad asciugare prima di montarla, e intanto pranziamo. Poi passiamo il pomeriggio alla piscina comunale, che è all'aperto e ha un bel prato dove ci riposiamo un po'. Non lontano c'è un campo di aviazione con un gran traffico di piccoli aerei, alianti e paracadutisti.




Il paese è dominato dal castello. Verso sera andiamo in centro a piedi, facciamo un giro turistico curiosando nelle strette viuzze, e concludiamo la giornata cenando in un ristorantino.











Lunedì 28 Luglio: da Tallard a Manosque. Km 94.8



Lasciamo Tallard al mattino presto, l'aria è fresca e non c'è vento. Il primo tratto di strada è tutto un leggero saliscendi mentre la vallata pian piano si allarga sempre più. Si pedala molto bene e in molti tratti pianeggianti viaggiamo senza sforzo a oltre 30 Km/h.




A Sisteron facciamo una lunga pausa. La città è arrampicata sotto al castello e di fronte, oltre il fiume, c'è un imponente sperone di roccia tutta erosa a canaloni. Un cartello spiega che sono strati geologici formatisi orizzontali, poi giratisi in verticale nel corso delle varie ere geologiche, e infine erosi dal tempo.




Dopo Sisteron, man mano che la vallata si allarga, il paesaggio si fa sempre più provenzale. È interessante notare come giorno dopo giorno, lentamente, passiamo dalle montagne alla pianura in direzione del mare. Viaggiando in auto si va troppo in fretta, tutto dura troppo poco, mentre il ritmo lento della bicicletta permette di assaporare questo lento cambiamento che avviene intorno a noi.




E insieme al paesaggio cambia anche il clima, e con esso la vegetazione. E compaiono i primi gruppi di lumachine sulla vegetazione al bordo della strada.
A Chateau-Arnoux, approfittando dello stop imposto da un cantiere stradale, compriamo in una panetteria delle "pissaladiere", piccole tortine di pasta sfoglia con sopra uno spesso strato di cipolle e acciughe, tipiche di questa parte della Francia.




A 10 Km da Manosque, in piena campagna, tra vigneti e grandi campi di insalata, con il clima che inizia ad essere più caldo, esauriamo le forze, le gambe incominciano a far male e manca l'energia nella pedalata. Proviamo allora a sperimentare il fruttini alla mela cotogna della Zuegg, che ci ha suggerito e regalato Roberto di Beaulard. Sono un concentrato di zuccheri a rapida assimilazione e, pare miracoloso, ci rimettono subito in forze! Però come gusto... beh... a me non è che piacciano molto.




A Manosque, nel centro storico pedonale, mentre compriamo della frutta chiediamo se c'è un campeggio e ce ne indicano uno appena sopra la città, molto vicino, appena dopo l'ospedale. Con l'aiuto di altre indicazioni richieste lungo la strada lo raggiungiamo, ma dopo aver pranzato sulle panchine di una tranquilla piazzetta del centro.
Nel pomeriggio ci facciamo un gran bagno nella piscina del campeggio, anche se il sole è forte e attorno alla piscina non c'è posto all'ombra dove sistemarsi a riposare. Ad un certo punto arriva alla piscina un gruppo famigliare di donne decisamente molto grasse, le quali scherzano tra loro e fanno un divertente gran casino in acqua!




Verso sera andiamo a piedi in centro, facciamo un giro turistico per le viuzze della città dove Jean Giono ambientò il suo romanzo "L'ussaro sul tetto", e ceniamo ad un ristorante dove la cameriera augura "bon apetit" in un modo molto cantilenato, un modo che sembra quasi una presa in giro di sè stessa. Tornando verso il campeggio un grosso cane di razza Ciauciau ci supera trotterellando e ansimando su per la strada in salita e se ne va a casa, dandoci l'impressione che quella sia la sua abituale passeggiatina serale.











martedì 29 Luglio: da Manosque a Salon de Provence. Km 96.4



Altra giornata di sole splendente. Al mattino, poco prima della nostra partenza, dal campeggio parte un cicloturista con carrettino monoruota e poi anche un'altra coppia di cicloturisti. Da Manosque seguiamo la vallata fino a Peyrolles e poi, anzichè andare verso Salon per la via più breve, che sarebbe in salita per scavalcare una collina, continuiamo lungo il corso della Durance e arriviamo a Salon da nord.




La vallata di Manosque, con grandi campi di zucche e di insalata, torna poi a chiudersi un po' fino ad una stretta gola un po' prima di Peyrolles. Qui la strada attraversa il fiume accanto ai resti degli imponenti piloni del vecchio ponte sospeso che ai sui tempi doveva essere spettacolare.




Riguadagnati gli ampi spazi pianeggianti, a Peyrolles facciamo la pausa di metà mattinata. Ormai è nostra abitudine acquistare in anticipo quello che ci serve per il pranzo, così non dobbiamo più preoccuparcene e possiamo poi fermarci a mangiare in un posto qualunque. Quindi a Peyrolles, mentre io studio la cartina stradale, Dany va a fare un po' di spesa in un minimarket, non senza qualche difficoltà tipo che ha dimenticato di prendere il portafoglio e poi, distratta ad ammirare le belle case del paese, si perde mentre cerca di tornare verso i giardinetti dove siamo fermi con la bici!




In un tratto di rallentamenti per lavori in corso veniamo raggiunti da un gruppetto di 5 simpatici anziani ciclisti sportivi con i quali, mentre pedaliamo, scambiamo qualche chiacchera.




Il paesaggio continua a cambiare, diventa sempre più caldo e secco, e le cicale diventano la colonna sonora del nostro pedalare per queste strade dove il traffico è decisamente modesto e c'è un bellissimo silenzio.




E durante una breve pausa Dany, che ha sempre un occhio attento alle piccole cose della natura, individua su uno stelo d'erba i resti della muta di una cicala. È spettacolare vedere come la pelle della schiena sia aperta e mostri chiaramente che è da lì che la cicala è uscita, sfilandosi da addosso una copia perfetta di sè stessa. È molto fragile ma ne sono talmente affascinato che trovo il modo di metterla al sicuro nei bagagli per portarmela fino a casa.




Sugli arbusti, sui fili d'erba, ma anche sui paletti e le reti delle recinzioni, ci sono un'infinità di piccole lumachine. Fa caldo, il sole è forte, e loro passano la giornata chiuse e ferme in attesa di potersi muovere con il fresco e l'umidità della notte.




Poco prima di arrivare a Salon c'è la strada che va direttamente al campeggio, ma è abbastanza presto e decidiamo di andare prima a fare un giro in città. Dopo una breve visita del centro ci sistemiamo su una panchina dei giardini pubblici e pranziamo. Nel frattempo un gruppo di ragazzini e ragazzine si piazza vicino alla fontana, incominciano a scherzare tra di loro, a spruzzarsi un po' d'acqua l'un l'altro, e pochi minuti dopo sono tutti a fare il bagno nella fontana!
Mentre ci rilassiamo dopo pranzo, passa una anziana turista tedesca con un cagnolino e con il marito che sembra giapponese, e ci raccontano che anche loro a casa hanno un tandem e ci chiedono se esiste un carrello tipo il nostro per trasportare il cane.




Andiamo quindi al campeggio, che è 5 Km a nord della città, ed è vicino ad un canale dove i ragazzini fanno il bagno con i materassini facendosi trasportare dalla forte corrente. All'ingresso del campeggio ci accoglie uno splendido viale alberato.
Dopo esserci sistemati e rilassati un po', verso sera torniamo in bici a Salon, dove pare esserci la tomba di Nostradamus e dove tutto richiama a questo personaggio, a cominciare dal nome di bar, ristoranti e negozi.
Ceniamo ai tavolini all'aperto di un ristorante del centro, e poi torniamo in campeggio accendendo le luci del tandem perchè ormai è buio. È la prima volta in questa vacanza che viaggiamo di notte, ma la strada è poco trafficata e le nostre luci ci rendono ben visibili alle rare auto che ci sorpassano.
Ai tavolini nei pressi del bar del campeggio c'è un po' di animazione: è in programma la serata di "Trivial pursuit". Ci fermiamo ad ascoltare un po' le domande, ma non è facile capire e ce ne andiamo a dormire. Dormire che si rivelerà un'impresa difficile, perchè nel grande spiazzo non lontano dalla nostra tenda si sono accampati, solo con i sacchi a pelo e senza tende, un gran gruppo di ragazzini che anzichè dormire ridono e fanno casino fino alle 3 di notte. Avevo sonno, ero stanco, e ho meditato le peggiori vendette da infliggergli il mattino seguente, cose che poi ovviamente non ho messo in pratica...










mercoledì 30 Luglio: da Salon en Provence a Saintes Maries de la Mer. Km 87.6



L'idea iniziale era quella di arrivare solo fino ad Arles, avere quindi a disposizione un po' più di tempo per visitare la città, e poi il giorno dopo proseguire verso ovest senza passare per la costa. Ma una volta giunti ad Arles il richiamo del mare è stato troppo forte e così abbiamo deciso di andare a Saintes Maries de la Mer per fermarci lì un pochino.




È stata una nottata tremenda, abbiamo dormito poco e male a causa dei bambini rumorosi, e gli effetti si vedono già dalle prime pedalate che sono lente e sofferte. Ma ben presto dimentichiamo la stanchezza, perchè il panorama è affascinante. Passiamo per una zona molto bella, leggermente in alto sulla sottostante pianura, con uliveti molto estesi e poi brughiera con le montagne brulle sullo sfondo.




Scendendo più in basso ci troviamo nella terra del "mistral", il forte vento che spazza la pianura, e tutte le coltivazioni sono recintate e protette da alti filari di alberi e siepi frangivento. Qui ci sono grandi coltivazioni di pomodori. Abbiamo la fortuna di percorrere una strada bellissima dove non si incontra praticamente nessuna auto, perchè tutti preferiscono la vicina superstrada.




Ad Arles arriviamo che è abbastanza presto e decidiamo di cambiare i nostri programmi e di andare fino al mare. Facciamo solo un breve attraversamento del centro di questa città dove siamo già stati in passato e ci fermiamo a comprare qualcosa da mangiare in una panetteria del centro storico, dove dicono a Dany che dal suo accento si capisce che è italiana, che parla come "Dalidà"!




Uscendo da Arles stiamo per infilarci sul ponte che attraversa il fiume ma un camion ci suona con insistenza e ci indica che le bici non possono passare da lì e che invece devono seguire la pista ciclopedonale. Questa passa in un corridoio sul ponte ma sotto il piano stradale, in una specie di tunnel interno tutto decorato con murales.




La colazione di metà mattina, con la frutta e con tante cose buone appena comprate in panetteria, la facciamo appena fuori Arles, imfilandoci in una stradina laterale all'ombra di un grande albero.




Da qui fino al mare sono una trentina di Km tutti in pianura, ma un po' di brezza in senso contrario e il gran caldo rendono molto faticoso il percorso. Pur viaggiando a torso nudo grondo sudore. Facciamo numerose piccole pause, cerchiamo l'ombra di qualche raro alberello, beviamo molta acqua.




Quando vediamo il chiosco bar nei pressi di uno dei tanti maneggi da dove partono le "passeggiate a cavallo" ci sembra di essere come quelli spersi nel deserto che vedono il miraggio di un'oasi! Ci fermiamo per bere una cocacola fresca. Il chiosco è gestito da un vecchietto che per il caldo non si muove e si è organizzato in modo da riuscire a fare tutto da seduto!




E infine eccoci a Saintes Maries de la Mer. Per arrivare fin qui abbiamo attraversato tutta la zona degli stagni e degli acquitrini, dove è uno spettacolo vedere grandi gruppi di fenicotteri.




Il grande campeggio "La Brise" è mezzo vuoto ed è completamente al sole. Dopo aver piazzato la tenda e fatto una doccia ci tuffiamo in piscina: finalmente un po' di frescura!




Pranziamo al bar del campeggio e poi rimaniamo a lungo ai tavolini a chiaccherare, a rilassarci, e soprattutto a goderci l'unico posto all'ombra di tutto il campeggio. Gia anni fa eravamo stati qualche giorno in questo campeggio, che è vicinissimo al paese ed è molto comodo, e già allora i nostri pomeriggi erano caratterizzati da lunghe permanenze all'ombra ai tavolini di questo bar!




Nel tardo pomeriggio, dopo esserci rilassati e riposati un po', andiamo a piedi a fare un giro sul lungomare e in centro al paese. È piacevole ritornare dopo qualche anno in un posto dove si è già stati, ogni dettaglio ci ricorda qualcosa della volta precedente: il gruppo di musicisti di strada, ora sono indiani d'america, allora erano sudamericani, l'arena sul lungomare dove assistemmo ad una corrida camarghese (un gioco di abilità dove non si uccide il toro), il porticciolo dove erano in mostra due piccoli squali appena pescati, e le stradine del centro con i numerosi ristoranti dove andiamo a colpo sicuro alla ricerca di una specialità locale della quale eravamo rimasti innamorati anni fa: le telline alla crema d'aglio, una golosità!




Dopo cena, in una piazzetta del centro, c'è uno spettacolo di ballo flamenco, al quale ad un certo punto partecipa anche una turista evidentemente molto preparata. Quando rientriamo in campeggio scopriamo che a pochi metri dalla nostra tenda c'è la serata con animazione: tanta gente, soprattutto bambini, ad assistere allo spettacolo di cabaret e scenette fatte sul palco sia dagli animatori che da gruppi di bambini. Poi la serata prosegue con discoteca a tutto volume ma fortunatamente a mezzanotte finisce tutto, torna il silenzio e possiamo andare a dormire.











giovedì 31 Luglio: Saintes Maries de la Mer.





Oggi siamo rimasti a Saintes Maries de le Mer, abbiamo comprato qualcosa per la colazione e siamo andati in spiaggia. Bagno bellissimo e colazione sulla spiaggia praticamente deserta.




In tarda mattinata rientriamo in campeggio e facciamo un giro esplorativo. A quest'ora chi doveva partire è partito ma quelli che dovevano arrivare non sono ancora arrivati, e così è il momento migliore per vedere se è stato lasciato libero qualche posto con un minimo di ombra. E infatti troviamo un posto che non solo è un po' ombreggiato ma è anche molto lontano dall'animazione e dal rumore serale, e quindi molto rapidamente ci trasferiamo!




Bagno in piscina, relax, e pomeriggio sdraiati all'ombra di fianco alla tenda a leggere.




Alla sera ancora un giro per il centro del paese, dove ci sono tanti spettacoli musicali, quasi tutti di musica gipsy.











venerdì 1 Agosto: da Saintes Maries de la Mer a Marseillan Plage. Km 122.9



Oggi c'è il sole però l'aria è più fresca del solito, la lunga giornata di riposo di ieri ci ha fatto molto bene, e ci ritroviamo a pedalare senza problemi per un tratto ben più lungo di quello che avessimo programmato.




Questa mattina ci siamo svegliati mezz'ora prima del solito, cioè alle 5:00, perchè memori della fatica sotto il sole dell'ultima tappa vogliamo evitare di pedalare con il caldo. Mentre smontiamo la tenda e facciamo colazione ci sono, nello spiazzo a pochi metri da noi, due conigli selvatici che si contendono il dominio del territorio, affrontandosi in un rituale di salti, rincorse, fughe. Bellissimo.




Prima di partire facciamo ancora un giro in centro, fino alla piazza dove c'è la chiesa-fortezza simbolo del paese. C'è silenzio, non ci sono tutti quei turisti che di giorno invadono le strette viuzze, il paese è ancora addormentato, e sono all'opera solo i camion delle consegne ai bar e ristoranti, i netturbini e quelli che lavano le strade.




Ripercorriamo parte della strada tra gli stagni che avevamo percorso arrivando qui sotto il sole. Ora invece c'è un po' di nebbiolina, il sole non è ancora sorto, ma l'aria è pesante, umida, e si fa ugualmente un po' di fatica.




Dopo aver attraversato una vasta zona di vigneti e aziende vinicole arriviamo ad Aigues Mortes, dove ci fermiamo in centro per una breve pausa.




Li incontriamo una coppia di cicloturisti italiani, Silvia a Giovanni, con i quali ci fermiamo a chiaccherare per un bel po', raccontandoci dei nostri rispettivi viaggi e della bellezza di fare le vacanze in questo modo. Loro sono di Senigallia e stanno andando a Santiago de Compostela, una meta classica e molto ambita alla quale stiamo pensando anche noi da un po' di tempo. Chissà, forse un giorno riusciremo ad andarci pure noi.




Aigues Mortes è una città fortificata, tutta racchiusa da possenti mura. All'interno sono tutte stradine strette e case addossate le une alle altre, all'esterno prati e nient'altro.




Aigues Mortes deve il suo nome alla forte salinità degli acquitrini che la circondano, che sono di acqua di mare e che da sempre sono organizzati e sfruttati come saline.




La nostra strada prosegue verso il mare, dove troviamo La Grande Motte, un posto molto turistico, tutto palazzoni enormi e di dubbio gusto, sia pur tra giardini pubblici grandi e ben curati.




Da qui proseguiamo su una stretta striscia di terra che separa il mare da un grande stagno interno. Da un lato abbiamo quindi le dune di sabbia e il mare.




Dall'altro lato invece questo grandissimo stagno popolato di centinaia di fenicotteri rosa.




Siamo nei pressi di un paesino, Vic la Gardiole, quando sentiamo il colpo secco di una fucilata, seguito da un brutto rumore sordo e dall'improvvisa fatica a pedalare. Ci è letteralmente esplosa una delle ruote del carrettino. Esaminandola bene si vede chiaramente che il copertone era difettoso e in un punto la tela ha ceduto aprendo un piccolo squarcio di qualche centimetro. Probabilmente l'avevo anche gonfiata troppo, però il copertone era evidentemente difettoso fin dall'origine e non ce ne eravamo mai accorti. Essendo scoppiata la camera d'aria gonfiamo quella di scorta al minimo affinchè spinga quella bucata contro lo strappo ma non tanto da farla fuoriuscire, e in questo modo provvisorio proseguiamo fino a Vic dove speriamo di trovare un ciclista per sostituire il copertone. Il ciclista non c'è però ci indicano un posto dove affittano biciclette.




Il posto è gestito da un ragazzo simpatico, il quale però non ha copertoni di scorta della misura che serve a noi. Però ha alcuni vecchi copertoni consumati e da uno di questi tagliamo una striscia che inseriamo all'interno del nostro in corrispondenza del punto danneggiato. Ripariamo la camera d'aria e rimontiamo il tutto, che sembra affidabile almeno per arrivare fino a Sete dove ci dice che c'è un grosso negozio di bici dove possiamo acquistare un copertone nuovo. Prima di ripartire dobbiamo insistere per riuscire a pagargli l'aiuto che ci ha dato e la riparazione della camera d'aria!




Proseguiamo verso Sete e ci fermiamo a Frontignan per pranzare. Speravamo di trovare un posto un po' carino con una panchina all'ombra, ma invece non troviamo nulla e ci dobbiamo accontentare delle aiuole di un parcheggio fuori paese. Poi, arrivati a Sete, troviamo il negozio di bici ma siamo in anticipo di un'ora e dobbiamo aspettare ai tavolini di un bar che arrivi l'orario di apertura.




Ci facciamo anche un giro per la parte bassa della città, bella, con il porto dei traghetti e un bel porto canale per le imbarcazioni più piccole. Facciamo un giro per la via pedonale e poi finalmente andiamo a vedere se il negozio di bici ha aperto.




E nel negozio troviamo il copertone, anche se non esattamente della misura che volevamo. Infatti è adatto al cerchione che abbiamo, ma il battistrada è di una misura più grande. Si può montare comunque, va bene e costa poco, ma c'è il rischio che essendo diverso dal suo gemello sull'altro lato del carrettino tenda a farlo viaggiare storto. Comunque lo prendiamo ma decidiamo di tenerlo di scorta e di montarlo solo se la riparazione che abbiamo fatto provvisoria dovesse cedere. Riparazione che per adesso sembra essere affidabile.
Fuori dal negozio, un adesivo attaccato ad una bici dice "Stai zitto e pedala"!




Anche dopo Sete e fino a Marseillan Plage si viaggia su una sottile striscia di terra che separa il mare da un grande stagno interno. Questa è una zona molto frequentata, perchè verso il mare è tutta una lunga spiaggia, e parallela alla strada c'è una bella pista ciclabile appena realizzata, e anzi in alcuni tratti ancora in costruzione.




A Marseillan Plage arriviamo alle 17:00, un orario che non è nostra abitudine. Al primo campeggio non troviamo posto, ma già al secondo riusciamo a sistemarci senza problemi. Questo è un posto molto turistico e i campeggi sono decisamente più cari. Il sole è ancora alto in cielo e allora andiamo subito sulla spiaggia per fare il bagno. Certo fa un po' spavento tutta questa folla, quasi non si vede il mare!
Restiamo sulla spiaggia un bel po', per fare il bagno e per rilassarci, e osserviamo i gabbiani che volano sul mare, poi improvvisamente si tuffano in picchiata e ne riescono con un pesce nel becco.




La via dei ristoranti sembra un lunapark, però cenare è abbastanza economico e si mangia bene, anche se al nostro ristorante sono lentissimi nel servizio. È sempre interessante osservare la gente, le sue abitudini e i suoi comportamenti: al tavolo accanto al nostro c'è una signora con un paio di cani accucciati sotto al tavolo, a fine cena ordina un gelato, lo mangia quasi tutto e poi passa la coppa ai cani perchè la lecchino. La cameriera guarda inorridita, ma ormai è cosa fatta e non si osa dire nulla.











sabato 2 Agosto: da Marseillan Plage a Narbonne. Km 63.7



Ultima tappa della prima parte del nostro viaggio. Infatti, non lo sappiamo ancora, ma a Narbonne riceveremo una telefonata da casa che ci costringerà a fare una breve interruzione.




Partiamo da Marseillan Plage all'alba, e arriviamo a visitare Agde che il sole è sorto da poco. Nel centro storico di Agde una brutta parete liscia è stata decorata con un Trompe l'Oil che raffigura altre case. L'effetto è notevole.




Verso Bezieres la strada segue un canale sotto un filare di alberi spettacolare e del quale godiamo la piacevole ombra.




Molto bello il centro storico di Bezieres, ma è in cima ad un'altura e per arrivarci dobbiamo affrontare una ripida salita che ci toglie il fiato!




Nel viale alberato vicino ai giardinetti del centro storico c'è il mercatino dell'antiquariato e quello della frutta e verdura. Ci fermiamo un po', curiosiamo, e poi attraversiamo in bici il centro.




Scendendo sull'altro lato si ammira la maestosità del castello e della città arroccata.




Spesso sulle colline lungo la strada ci sono delle grandi insegne a forma di toro molto grandi e visibili da notevole distanza. È una cosa molto diffusa anche in Spagna e pare che in origine fossero i tabelloni pubblicitari del vino porto "Osborne".




Il paese di Coursan credo rimanga ben impresso nella memoria di chi lo attraversa in auto. Infatti in entrambe le direzioni c'era una lunghissima coda, di parecchi Km, di auto praticamente ferme. Noi in bici non abbiamo ovviamente avuto nessun problema e abbiamo superato la coda di auto ferme. Giunti i paese abbiamo solo verificato che la strada principale era un po' stretta e che c'erano un paio di semafori, ma evidentemente bastava così poco per creare tutta quella coda.




Ed eccoci quindi a Narbonne, dove facciamo una sosta in un giardino pubblico con una strana fontana, fatta come un profondo buco con delle scalinate per poter scendere fino in fondo, e con tanta gente alle panchine con la valigia, evidentemente in attesa del treno alla vicina stazione.
Ed è durante questa pausa che veniamo raggiunti da una telefonata da casa. C'è un problema che richiede la nostra presenza e quindi dobbiamo subito organizzare il nostro ritorno. Andiamo ad informarci alla stazione, troviamo un treno che parte alle 6:00 del mattino dopo il quale, con una serie di cambi, ci porterà fino al confine italiano di Ventimiglia. Oltre non riescono a darci altre informazioni ma siamo fiduciosi che in qualche modo ci arrangeremo e quindi acquistiamo i biglietti. Mentre siamo lì alla stazione vediamo un discreto numero di ciclisti con i bagagli che vanno e vengono dai treni.
Prendiamo una camera in un piccolo albergo proprio di fronte alla stazione e nel minuscolo cortile smontiamo il carrettino e impacchettiamo i bagagli in modo da poterli trasportare sul treno. Il problema al massimo sarà il tandem, che è molto più lungo di una normale bici, ma in biglietteria ci hanno assicurato che non avremo problemi a metterlo sul treno.




Dopo aver imballato i bagagli per il viaggio di domani, ed esserci sistemati in albergo, usciamo per fare un giro per il centro. Narbonne ha un bel centro storico con strette viuzze dove incastrata tra le case svetta la cattedrale. Viuzze che improvvisamente si affacciano sulla piazza centrale dove un gran palazzo, che pare un castello, impone la sua poderosa presenza.




Ed è nella piazza centrale che è stato lasciato in evidenza un resto della via Domiziana, la strada costruita dagli antichi romani e che da Roma portava in Spagna.




Il centro storico confina con un canale artificiale navigabile, una delle tante vie d'acqua che attraversano la Francia. I bei viali e i giardini ai lati del canale sono un posto tranquillo e piacevole, anche se qualche volta i numerosi barboni che popolano il posto possono dare una cattiva impressione.




In uno spiazzo nei giardini a fianco del canale una scuola di ballo fa una esibizione. Si susseguono tanghi, polke e balli caraibici tutti molto coreografati e che esaltano la bravura dei ballerini. Rimaniamo un po' a guardare lo spettacolo e poi ceniamo ai tavolini all'aperto di un ristorante nella piazza centrale, dove abbiamo la conferma di ciò che da alcune sere abbiamo notato, e cioè che da queste parti il vino (sfuso) è decisamente meno costoso della birra che è invece molto cara.










domenica 3 Agosto: da Narbonne rientro a casa in treno.





Sveglia alle 5:00 e subito in stazione per avere il tempo di capire come fare con il tandem e i bagagli. In biglietteria ci hanno detto che per il tandem non ci dovrebbero essere problemi ma che il carrello non si può caricare perchè è troppo ingombrante, e quindi lo abbiamo smontato e inpacchettato e abbiamo suddiviso il contenuto in vari imballi. In totale abbiamo: uno zainetto, un borsone a mano, uno zaino molto grande (il mio ex portaimbrago del deltaplano), e un pacco con dentro il carrello ripiegato, la tenda, i materassini e i sacchi a pelo, il tutto imballato in un telone di nylon, chiuso con giri di nastro adesivo e con delle cinghie con le quali dovremmo riuscire a portarlo a tracolla. E infine il tandem.
La prima sensazione salendo sul treno è quella di aver fatto un inutile gran lavoro di imballaggio, perchè il posto per le bici è molto grande e avremmo potuto sistemarci anche il carrello senza problemi. In realtà sui treni successivi le cose andranno diversamente e ci confermeranno che l'imballaggio andava fatto.




I treni che trasportano le bici non sono dei treni a lunga percorrenza, e quindi il nostro viaggio sarà caratterizzato da una serie di cambi di treno. Nel tratto francese cambieremo a Marsiglia e a Nizza. Scendere e salire dal treno con tutti i nostri bagagli è un po' scomodo, e ancor di più lo è spostarsi in stazione, ma nei cambi abbiamo parecchio tempo tra un treno e l'altro e quindi ce la prendiamo comoda.




Alla stazione di Marsiglia abbiamo da aspettare quasi tre ore, quindi ci sistemiamo ai tavolini del bar, leggiamo, chiaccheriamo, e andiamo anche a prendere un boccata d'aria sulla piazza davanti alla stazione, che è un gran belvedere panoramico a strapiombo sulla città.




Sul treno da Marsiglia a Nizza il posto per le bici è già meno grande, e il tandem ci sta solo messo in diagonale. Fortunatamente non ci sono altre bici con cui dividere lo spazio. Il problema è che per arrivare fin lì bisogna passare per una porta e un piccolo corridoio stretto dove il tandem non riesce a girarsi. Il treno resta fermo poco tempo, ci sarebbe un'altra porta molto ampia che immette direttamente a fianco della zona bici, ma è la porta riservata ai disabili ed è chiusa a chiave. Facciamo una corsa a cercare il capotreno il quale viene ad aprirci e finalmente riusciamo a sistemarci.
Nonostante siano treni che fanno numerose fermate il viaggio prosegue abbastanza in fretta, il panorama è sempre interessante, e scambiamo qualche parola con gli altri viaggiatori. Con noi c'è un ragazzino che va a fare un po' di vacanza al mare dai suoi parenti ad Antibes, il quale per sbaglio scende a Cannes ma se ne accorge in tempo e riesce a risalire sul treno!
Invece il treno da Nizza a Ventimiglia è praticamente una specie di metropolitana, non c'è posto per le bici, l'unica area un po' grande è quella per i disabili, ma noi saliamo dalla porta sbagliata e ci troviamo incastrati malamente tra i sedili. Durante il viaggio ci spostiamo, non senza difficoltà, verso la porta giusta per essere più comodi quando sarà il momento di scendere.




A Ventimiglia, come speravamo, non c'è nessun problema a prendere un treno che, passando per il Col di Tenda e Cuneo, ci porterà a Torino. Su questo treno oltre a noi ci sono molti altri ciclisti, ma lo spazio per le bici è fortunatamente molto grande e non abbiamo problemi a sistemarci. La maggior parte sono ciclisti con bici da corsa o mountain bike che rientrano da un fine settimana pedalato da Torino a Ventimiglia passando sù e giù per le alpi marittime.
La ferrovia verso il Col di Tenda passa in strette vallate con panorami molti suggestivi. Chiedo ai macchinisti se posso stare in cabina con loro per fare qualche fotografia, e intanto facciamo una lunga chiaccherata e mi raccontano molte cose interessanti sulla costruzione di quella linea ferroviaria, che ha alcune gallerie a spirale che servono a far prendere quota al treno per raggiungere il colle, e poi del loro lavoro, delle responsabilità, e inevitabilmente arriviamo a parlare degli scarsi, quando non addirittura inesistenti, sistemi di sicurezza.
È un treno abbastanza affollato, e appena saliamo troviamo una signora che subito si rende un po' antipatica perchè non vuole liberare il sedile accanto al suo che tiene occupato con una borsa, ma che poi in realtà conversa simpaticamente e ci racconta che quasi tutte le domeniche in estate lei, nonostante sia anziana, si prende il treno e se ne va a prendere il sole in costume sulla spiaggia.
E poi c'è una vigilessa (presunta perchè lei non lo dice esplicitamente) di Torino che si è trasferita a Ventimiglia e che spara sentenze su tutto e su tutti: i ciclisti perchè "rallentano il traffico", la Liguria perchè ha una strada sola, i francesi che "sono tutti alcolisti" e vengono al mercato di Ventimiglia al venerdì a comprare gli alcolici.
Il nostro viaggio prosegue poi da Torino a Chivasso su un treno che avrebbe un posto bici molto ampio ma che per ragioni misteriose non è utilizzabile. Il capotreno molto gentilmente ci aiuta a sistemarci di traverso nel piccolo ingresso del vagone in testa al treno, dove non deve più passare nessuno e quindi non siamo di intralcio. Infine a Chivasso ci sono i miei ad aspettarci, con la mia auto che ha il portabici lungo per il tandem, e raggiungiamo casa verso le 10:00 di sera. In totale abbiamo quindi fatto un viaggio di 16 ore, ma tutto sommato non è stato faticoso e il tempo è passato in fretta.











martedì 12 Agosto: da casa a Narbonne in auto.


Dopo aver risolto i problemi a casa non riusciamo ad accettare il fatto di non aver concluso il nostro viaggio e, sebbene non sia esattamente la stessa cosa rispetto a farlo in un colpo solo, decidiamo di tornare a Narbonne e riprendere da lì in direzione di Barcellona. Quindi carichiamo tutto il macchina e partiamo al mattino presto ripercorrendo sostanzialmente la stessa strada che abbiamo già fatto in bici. Come valico faremo però il Monginevro, e tutto dove possibile viaggeremo in autostrada. Dopo alcune ore di viaggio ci accorgiamo che esiste una precisa relazione: ogni ora di viaggio in auto corrisponde ad un giorno di viaggio in bici.
Circa a metà facciamo rifornimento da un benzinaio proprio di fronte al campeggio di Tallard. Arriviamo a Narbonne nel primo pomeriggio e cerchiamo posto in campeggio. Ci sono vari campeggi nella zona ma sono tutti pieni. L'unico posto che riusciamo a trovare ci accetta a condizione che lasciamo fuori l'auto, che per noi non è un problema. Anzi, essendoci un bel parcheggio al di fuori del campeggio, uno di quei parcheggi di pertinenza del campeggio e che servono per lasciare l'auto quando si arriva alla sera e la sbarra è già abbassata, ci accordiamo con la direzione del camping per poter lasciare lì la nostra macchina per i giorni seguenti, mentre noi saremo in giro in bici.
Il campeggio ha la piscina, per la verità molto affollata; proviamo ad andarci ma mi contestano il tipo di costume da bagno: non va bene il tipo a pantaloncino e sono ammessi solo quelli a slip. Non mi è ben chiaro il motivo ma non ci resta che rinunciare.
Il tempo intanto si è coperto, è molto ventoso e la temperatura si è notevolmente abbassata. Andiamo nella zona bar dove c'è animazione per i bambini e c'è il cosidetto "happy hour" che consiste nel "ordini una cosa e allo stesso prezzo te ne diamo due uguali". Assaggiamo così un (anzi due) cocktail molto colorato che sembra la specialità locale visto che ce l'hanno tutti.
Il campeggio è lontano alcuni Km da Narbonne e quindi decidiamo di restare qui per cena, ma ci dobbiamo adattare al menù della serata: pizza. O per lo meno, ciò che loro chiamano "pizza" ma che in confronto a ciò a cui siamo abituati in Italia qui è decisamente deludente. Mai l'avremmo ordinata ma non avevamo altra scelta!











mercoledì 13 Agosto: da Narbonne a Le Boulou. Km 100.2



Ed eccoci pronti a ripartire. Al mattino ci svegliamo presto, smontiamo la tenda e poi ci sediamo su una panchina nei pressi dell'ingresso del campeggio per fare colazione. Sono le 6:15 quando ad un certo punto arriva un'auto, parcheggia nel posteggio esterno, ne esce un uomo che si avvia a piedi verso il campeggio e, quando passa oltre la sbarra abbassata ci saluta: noi diciamo "buon giorno" e lui invece ci dice "buona sera"! Evidentemente anche la percezione del tempo è relativa!




E finalmente siamo di nuovo in viaggio! Questi dieci giorni di interruzione, durante i quali non abbiamo utilizzato per nulla la bici, ci hanno tolto un po' dell'allenamento che avevamo. Ora è più faticoso pedalare, dobbiamo riprendere il ritmo.




Un cartello e un monumento di segnalano che stiamo entrando nel territorio dei Paesi Catalani, la regione che sta a cavallo tra la Francia e la Spagna e di cui la Catalogna spagnola, con capoluogo Barcellona, è la parte più vasta.
Il cielo è coperto e un vento fresco soffia dal mare. Il vento deve essere normale da queste parti visto che sulle colline che fronteggiano la costa tra Narbonne e Perpignan ci sono tanti generatori a vento.




Entrando a Perpignan abbiamo un sussulto: ecco il primo cartello che indica la nostra meta: Barcellona!




A Perpignan facciamo una sosta sulle panchine del viale lungo il fiume, e poi facciamo una breve visita del centro. Qualcuno non più giovanissimo se lo ricorderà il Velosolex, un ciclomotore degli anni 70 consistente in una specie di bici dal telaio molto robusto e con un piccolo motore a scoppio montato sopra alla ruota anteriore, alla quale dava il moto tramite un rullo che premeva sul copertone. Oggi in Italia non può più circolare, non aveva targa nè documenti, ma qui in Francia si, e proprio questa mattina qui a Perpignan ne abbiamo visto passare uno! Che nostalgia di quando le cose erano semplici...




Lungo la strada ci sorpassa la lunga colonna di camion di un circo di tori, e poco dopo vediamo quelli di un altro circo analogo fermi sul bordo della strada in senso opposto. Spesso si vedono i manifesti di questi circhi con i tori, uno spettacolo che evidentemente prende spunto dalla tradizione delle corride ma che ha saputo escludere il lato cruento e lasciare solo il divertimento.
Ed ecco apparire all'orizzonte i Pirenei. Siamo quasi a Le Boulou e domani scavalcheremo quella catena montuosa e entreremo in Spagna. In questo punto i Pirenei non sono molto alti, e il valico che percorreremo noi, sul tracciato dell'antica via Domiziana, è abbastanza basso ed è già visibile in lontananza.




Ci fermiamo a pranzo ai tavolini all'aperto di un bar ristorante nei pressi di un grande ipermercato alle porte di Le Boulou. Al tavolino accanto al nostro c'è un distinto vecchietto in giacca pesante e calzini di lana, ma con i sandali, che si beve con calma una birra.
Dopo pranzo andiamo al vicino campeggio, ma è al completo. Allora telefoniamo ad altri campeggi ma sono tutti completi. Infine troviamo posto in un campeggio appena fuori Le Boulou in direzione del valico dei Pirenei.
Dopo esserci sistemati in campeggio usciamo a piedi, passiamo davanti alle Terme e al Casinò con i suoi bei giardini pubblici, e facciamo un giro per il centro nella vana ricerca di un negozio che venda frutta, e concludiamo la serata con la cena in un posto dove, oltre a tutto il resto, hanno degli ottimi antipasti a buffet.











giovedì 14 Agosto: da Le Boulou a Girona. Km 95.0



Quella di oggi è un'altra tappa storica: passiamo il confine, andiamo in Spagna!




Partiamo come al solito al mattino presto, con qualche difficoltà ad uscire dal campeggio perchè il cancello principale è ancora chiuso e da quello pedonale il carrettino passa a fatica. Appena fuori siamo già sulla strada per il valico che sale in modo abbastanza tranquillo per 8 Km. La cosa che ci stupisce è che, nonostante sia mattino presto, c'è un qual certo traffico, però solo unicamente a salire in direzione della Spagna. Pensiamo a lavoratori transfrontalieri, ma a rigor di logica dovrebbe essere nella direzione opposta, stante il costo della vita più basso in Spagna che non in Francia.




Ad un certo punto lungo la salita si vedono più in basso nella valle, che non a caso si chiama "val Roma", i resti di un tratto della via Domiziana di epoca romana.




In cima alla salita arriviamo al piccolo paese di Pertuis. Già prima del paese numerose indicazioni segnalano di incanalarsi nella corsia di sinistra se si vuole accedere al parcheggio, e tutte le auto effettivamente vanno in quella direzione. Noi proseguiamo dritto e superato il grande parcheggio che c'è sulla sinistra entriamo in paese.




E qui scopriamo finalmente il mistero: è evidentemente un paese "terra di nessuno" e, come ai duty free degli aereoporti, i prezzi dei generi in commercio non sono gravati da tasse. Ecco quindi perchè tanta gente saliva su per la strada, eccola ora tutta qui, alle 7:45 del mattino, in coda davanti ai negozi ad aspettare l'orario di apertura.




Tutto sommato il confine è un posto come un altro, e ora che non c'è nemmeno più il controllo dei documenti ha perso ulteriore significato. Però quel cartello, quel sottolineare che si cambia nazione, è fonte di emozione, e non possiamo non celebrare questo passaggio senza una pausa e una foto ricordo.




Anche uscendo sul lato opposto di Pertuis ci sono grandi parcheggi. Poi la strada, ampia, dritta, scorrevole, scende rapidamente lungo la valle che si apre in una ampia pianura, e in meno di un'ora siamo a Figueres, la città di Salvador Dalì dove si sente parlare non lo spagnolo ma il catalano. Qui facciamo pausa in una piazza del centro storico mentre sta prendendo vita un mercatino. E mentre siamo lì vediamo passare per strada un altro tandem, curiosamente con solo una persona a bordo. Io ho provato solo una volta a guidare il nostro tandem da solo ma la mancanza del peso del passeggero lo rende molto instabile e difficile da usare.




Lasciata Figueres Dany incomincia ad accusare male ad un ginocchio. Già in passato le è successo, come quella volta che tornavamo da un giro in bici di due giorni, non con il tandem ma ciascuno con la sua bici, e dove abbiamo corso il rischio di restare bloccati se non le passava. Ora invece siamo in tandem e quindi le dico di sollevare i piedi dai pedali e lasciare che a pedalare ci pensi io. In questo modo il ginocchio si riposa e lei si limita a pedalare per aiutarmi solo nelle brevi salite che ogni tanto ci sono da Figueres a Girona.




Girona è una città bellissima, con un centro storico caratterizzato dalle case costruite a picco sulle sponde del fiume. Facciamo un giro per il centro e andiamo anche all'ufficio del turismo: sappiamo infatti che c'è un campeggio a Fornell de la Selva, un paesino ad alcuni km di distanza, ma vogliamo sapere se per caso ce n'è anche uno più vicino alla città. Ci confermano che l'unico campeggio è quello di Fornell al quale telefoniamo per essere sicuri che ci tengano un posto visto che vogliamo restare a Girona ancora un po'.




Pranziamo nella via pedonale centrale e facciamo un giro nella parte alta della città, dove la cattedrale svetta imponente.




E mentre giriamo per la parte alta della città, con la bici per mano a causa delle ripide salite, succede un fatto gravissimo: ci si spezza il perno di una delle ruote del carrettino. È un danno molto grave, siamo letteralmente bloccati, il carrettino senza una ruota non è trasportabile in nessuna maniera.
Una signora lì vicino sta entrando in casa, le chiediamo aiuto e lei gentilmente ci mette a disposizione il suo garage dove possiamo lasciare il nostro carrettino mentre andiamo a cercare il modo di riparare il perno rotto. La signora, che parla italiano (!), ci dà indicazioni per un paio di negozi che vendono bici, dove speriamo di trovare una soluzione. Quindi ci carichiamo sul tandem la ruota guasta e partiamo alla ricerca.




Non abbiamo molta fiducia di risolvere il problema, non si tratta di un pezzo di ricambio di bicicletta, ma di un pezzo fatto apposta per quel tipo di carrettino. Mentre andiamo a cercare i negozi di bici pensiamo già a delle possibili soluzioni. La più semplice potrebbe essere quella di lasciare qui il carrettino, sperando nella disponibilità del garage della signora, e proseguire il nostro viaggio solo con il tandem, portandoci dietro il minimo indispensabile per l'ultimo giorno di viaggio che ancora ci resta per raggiungere Barcellona. Poi da lì tornare in treno fino a Narbonne a riprendere la macchina e con questa venire fin qui a Girona a recuperare il carrettino e il resto dei bagagli.
E intanto il primo negozio di bici è chiuso per ferie, e il problema si fa sempre più di difficile soluzione.




Il secondo negozio, molto grande e che vende biciclette e moto, è invece fortunatamente aperto, non hanno esattamente il pezzo che serve a noi però il magazziniere cerca tra gli scaffali e alla fine trova che il perno ruota di un ciclomotore potrebbe essere adattato al nostro uso. Il meccanico lo taglia e lo mola per dargli la forma che più assomiglia al perno spezzato. Sono tutti gentilissimi, capiscono la nostra difficoltà e si danno un gran da fare per aiutarci. Alla fine spendiamo solo 4 euro del pezzo in sè, e non vogliono nulla per il lavoro che hanno fatto.
Come nei migliori videogiochi, dove man mano che si avanza nei livelli le difficoltà aumentano e quando si è certi della vittoria salta fuori un nuovo imprevisto, anche a noi capita ancora una difficoltà: dal lato ruota il perno va bene, ma dal lato carrettino non riusciamo a montarlo perchè c'è una parte che è troppo lunga e va tagliata e arrotondata. Andiamo allora nella prima ferramenta del centro dove gentilmente ci tagliano la parte di troppo e dove compriamo una lima per poter fare eventuali ulteriori aggiustamenti al momento del montaggio.




Ora il perno va bene e finalmente possiamo ripartire, dopo aver molto ringraziato la signora che ci ha dato aiuto ed ospitalità nel suo garage, e che ci ha dato il suo indirizzo perchè le spediamo una cartolina una volta raggiunta la nostra meta finale!
Il campeggio di Fornell è in mezzo alla campagna, è un campeggio molto tranquillo e nei bagni c'è musica classica giorno e notte! Il paesino è piccolino e piacevole, e c'è un centro sociale, cioè un bar ristorante con campi da bocce e giochi per i bambini, molto frequentato dalla gente del posto, dove andiamo a cena e chiaccheriamo con il cuoco che è anche il proprietario e che è di origine italiana.











venerdì 15 Agosto: da Girona a Barcellona. Km 122.1



Nella notte ha fatto un gran temporale, ma ora ha smesso e partiamo per l'ultima tappa, quella che ci porterà a Barcellona.




Lasciamo il campeggio di Fornell, riattraversiamo ancora una volta il paese e imbocchiamo la direzione di Barcellona. Ci troviamo però all'imbocco di una superstrada dove, sebbene non ci sia traffico, preferiremmo non viaggiare. La cartina però non segnala nessuna alternativa. Chiediamo informazioni ad un benzinaio lì vicino il quale ci indica una strada di servizio parallela alla superstrada. A vederla sembra una stradina che non porta da nessuna parte, e senza un suggerimento non l'avremmo mai imboccata, e invece è proprio la strada che fa per noi.




Per tutta la mattina si sentono in continuazione spari di cacciatori. Non ne sappiamo molto e ci facciamo l'idea che il giorno di Ferragosto sia in Spagna un giorno in cui è permessa la caccia. Ci fermiamo a Macanet de la Selva a fare colazione in un piccolo bar lungo la strada. Il cielo si è rischiarato, le nubi minacciose del temporale della notte e che ancora c'erano al primo mattino, tanto che abbiamo avuto paura di dover collaudare le mantelline, si sono invece dissolte e in lontananza vediamo in volo una mongolfiera.




Per andare a Barcellona avremmo potuto proseguire dritti, scavalcare una catena montuosa e raggiungere il mare nei pressi di Tossa de Mar, e poi seguire la costa fino a Barcellona. Però sarebbe stato un percorso molto faticoso sia per scavalcare le montagne e sia perchè la costa è anch'essa molto montuosa e la strada è tutta un continuo saliscendi.
Prendiamo invece una strada che percorre la valle interna parallela al mare e che sbuca proprio a Barcellona. La prima parte di questa strada è molto bella, passa in mezzo ai boschi ed è molto piacevole. Il resto è invece molto pianeggiante e scorrevole.




Per pranzo ci siamo comprati pane e salame, ma abbiamo difficoltà a trovare un posto all'ombra dove fare il nostro picnic. Alla fine troviamo un posto tranquillo, all'ombra del muro di un cimitero di campagna!




Per evitare di entrare in Barcellona con la strada statale, che man mano che ci avviciniamo alla città diventa sempre più una superstrada, prendiamo una piccola stradina parallela che passa per dei paesini. Ma ad uno di questi, Montmalò, la strada è interrotta per il rifacimento del ponte sopra la ferrovia. Al bar della piazza chiediamo indicazioni e ci dicono che non ci sono altre strade, dobbiamo tornare indietro di molti Km e fare un altro giro, ma poi qualcuno ci suggerisce di provare a passare sopra al ponte pedonale che hanno fatto provvisorio sulla ferrovia, che in effetti è largo giusto per passarci con il tandem e il carrettino.




Arriviamo verso Barcellona dalla parte di Badalona, anche qui come per tutto il resto del nostro viaggio di oggi le strade sono deserte, è Ferragosto e non ci sono auto in giro.




Entriamo quindi in Barcellona ma non ce ne accorgiamo, perchè purtroppo non c'è un cartello che annuncia l'inizio della città. Peccato, ci speravamo per fare la solita foto ricordo!




A Barcellona sappiamo che non c'è campeggio, e quindi facciamo un paio di tentativi di trovare posto in qualche piccolo hotel del centro, ma in questi giorni estivi è praticamente impossibile, specie il giorno di Ferragosto alle 4:00 del pomeriggio! Andiamo quindi in Plaza de Catalugna all'ufficio del turismo e ci riservano una stanza in un costoso hotel proprio lì vicino. Abbiamo pedalato tanto e questo hotel lussuoso lo prendiamo come un premio per essere arrivati!
Ma prima di andare in hotel facciamo ancora un breve giro in bici e andiamo a commemorare la fine della nostra pedalata con una foto davanti alla Sagrada Familia, la celebre cattedrale progettata da Gaudì. Ora sì che siamo veramente arrivati alla meta!!!




E poi andiamo all'albergo, che è un quattro stelle, con atrio tutto marmo e legni pregiati, e spieghiamo alla reception che abbiamo anche il tandem e il carrettino. Loro non hanno un garage dove poterlo sistemare ma, con la massima tranquillità, ci fanno sistemare il tutto in un ufficio a fianco della reception. Ciò è possibile unicamente perchè noi rimaniamo solo pochi giorni durante i quali, essendo festa, questo loro ufficio non viene utilizzato. E così, parcheggiati tra scrivanie e poltrone di pelle, il nostro tandem e il carrettino resteranno per alcuni giorni in bella mostra dietro ad una porta a vetri!
Dopo esserci sistemati in albergo usciamo per un giro a piedi nei dintorni. Siamo in pieno centro, vicino a Plaza de Catalugna, e da qui prendiamo per la famosa Rambla, la via pedonale che scende al porto, lungo la quale un fiume di turisti passeggia avanti e indietro. Qui ci sono tanti mimi vestiti come i personaggi dei film famosi con i quali ci si può far fotografare lasciando un'offerta. Un modo curioso che non avevamo ancora mai visto per tirar su qualche soldo.
In fondo alla rambla incontriamo il monumento a Cristoforo Colombo che con il suo dito puntato in avanti sembra dirci che altre lunghe pedalate ci aspettano per il futuro. È sicuramente di buon auspicio!
Ceniamo in centro e poi capitiamo per caso in Plaza Nova dove assistiamo alla parte finale di un concerto cantato tradizionale spagnolo.











sabato 16 e domenica 17 Agosto: Barcellona


Rimarremo a Barcellona per tutto il fine settimana, così ci godremo la città e visiteremo qualche posto interessante. Ma per prima cosa siamo andati alla stazione per organizzare il viaggio di rientro in treno. L'idea era quella di acquistare già il biglietto per lunedì, ma i treni che portano le bici sono solo regionali per i quali non è possibile acquistare il biglietto in anticipo. Ci limitiamo quindi a prendere nota degli orari e del fatto che dovremo cambiare treno al confine con la Francia.




In questi due giorni la bici è rimasta in albergo e noi abbiamo girato la città a piedi o in metropolitana. Il primo posto dove siamo andati è il parco Guell, un posto molto curioso, anche questo progettato da Gaudì. La metropolitana non ci lascia però all'ingresso principale, ma su un lato del parco, al quale si accede da un cancello laterale dopo aver percorso una scalinata lunga e molto ripida, ogni tanto intervallata da tratti di scale mobili all'aperto. Il parco è ad ingresso gratuito e c'è una gran folla. Nei vialetti del parco incontriamo un musicista che suona uno strano strumento, una specie di "steel drum" bombato verso l'esterno, a differenza dei Pan caraibici che sono bombati verso l'interno, e che fa un suono più simile a quello di piccoli gong orientali. E in tutto il parco volano liberi tra gli alberi tanti piccoli pappagallini verdi.




Tornati in centro percorriamo di nuovo la Rambla, dove ovviamente ci sono una gran quantità di turisti. Ma in mezzo a questi si notano ogni tanto anche dei barboni e c'è pure l'immancabile matto che se la racconta a voce alta e cerca di "convincere" i passanti con i suoi discorsi incomprensibili. E poi vari spettacolini: notevole quello di un gran gruppo di acrobati, probabilmente brasiliani, che si esibiscono in piramidi umane e altri esercizi ginnici.




Lungo la Rambla c'è anche questa fontana, della quale si racconta che chi beve la sua acqua è destinato a tornare un'altra volta a Barcellona. Sono quindi molti i turisti che bevono, e anche noi facciamo la nostra parte. Il gusto dell'acqua è abbastanza cattivo, speriamo che questo non comprometta il nostro destino!




Ad un certo punto si affaccia sulla via l'ingresso di un grosso mercato coperto, dove si vende pesce e soprattutto frutta e verdura. Ma la cosa che più è richiesta dai turisti sono le macedonie di frutta mista confezionate sul momento in contenitori che ne consentono la degustazione durante il passeggio in strada.




La via pedonale si conclude al monumento di Cristoforo Colombo, ma il passeggio prosegue sulla Rambla del Mar, una passeggiata sui pontili di fronte al porto. Nell'acqua ci sono tantissimi grossi pesci, mentre di fronte vediamo arrivare e partire un paio di traghetti. Una delle idee, se non avessimo dovuto fare quella interruzione a metà del nostro viaggio, era di ritornare verso Genova con un traghetto partendo da qui. Ma ora abbiamo da recuperare l'auto a Narbonne e perciò i traghetti li guardiamo andare.
Nei giardini davanti al mare è esposto il sottomarino Ictineo II, uno dei primi sommergibili al mondo, un sottomarino di legno a forma di pesce progettato nel 1859 dal catalano Narcis Monturiol.




Tornati in centro, in Plaza Nova, la piazza della cattedrale, sul palco c'è uno spettacolo di giochi di prestigio e a fianco c'è un interessante gioco di abilità e coraggio per i bambini: si tratta di una struttura che sostiene un trave orizzontale ad un paio di metri di altezza che deve essere attraversato avanzando a cavalcioni. Ma quando il bambino è a metà, prima di proseguire deve fermarsi e aggrapparsi bene al trave che viene fatto lentamente girare su se stesso un paio di volte. Naturalmente in terra ci sono grossi materassi, ma nessun bambino ha fallito la prova.




Oltre alle cose da vedere ci sono anche quelle da assaggiare, come delle invitanti specialità che mangiamo a colazione ai tavolini all'aperto di una pasticceria.
È molto piacevole e rilassante il centro cittadino: tutte le strade sono concepite principalmente per i pedoni e le biciclette, pur senza impedire il traffico alle auto. Le strade hanno grandi spazi centrali pedonali e ciclabili, ci sono parcheggi quasi solo per moto e biciclette, e corsie singole molto strette per le auto, perciò il traffico automobilistico è abbastanza scarso.
Inoltre ci sono tantissime piste ciclabili, e tante bici a noleggio, nonostante ci sia sembrato che il noleggio sia abbastanza costoso.
La città è molto pulita, e gli spazzini sono costantemente all'opera, per lo meno nelle zone turistiche.




A Barcellona sono numerosi i segni lasciati da Gaudì. Tra questi le famose Casa Batllo...




... e Casa Milà la Predera, che però non abbiamo visitato all'interno.




Abbiamo invece riservato maggior tempo per la visita della Sagrada Familia, l'opera più famosa di Gaudì e che è un po' l'emblema di Barcellona. Questa grande cattedrale non è ancora stata completata, ed è curioso vedere che ci sono parti ancora completamente da costruire a fianco di altre già completate in ogni minimo dettaglio e decorazione.




L'interno della navata principale è un cantiere, ci sono stampi per realizzare i vari moduli in graniglia e ci sono casse di piastrelle provenienti dall'Italia.




Una interessante mostra illustra come Gaudì si sia lasciato ispirare dalla natura: le spighe con i semi per le decorazioni delle guglie, gli alberi con le loro ramificazioni per il colonnato della chiesa, le strutture a nido d'ape per le finestre traforate.
Accanto alla chiesa abbiamo anche visitato una piccola scuola, sempre opera di Gaudì.




E poi ancora il Museo Picasso, difficile da trovare in una viuzza del quartiere gotico, e il parco Turà famoso per la sua grande varietà di piante, anche lui colonizzato da tanti pappagallini verdi tra gli alberi.
Oltre alla grande vasca con le piante acquatiche ci sarebbero anche delle fontane, ma qui come in altri posti in città le fontane sono asciutte e un cartello spiega che ciò è dovuto al periodo di siccità che impone un attento risparmio dell'acqua.




E per finire ci facciamo un giro nella bella Plaza Real. Poi, dopo cena, ormai con la mente proiettata alla partenza di domani, lasciamo in albergo la macchina fotografica e usciamo ancora per l'ultima volta solo per fare due passi, e notiamo che ci sono in giro molti venditori ambulanti abusivi di lattine di birra, forse perchè la maggior parte dei bar chiude verso mezzanotte.
Ma ancora una sorpresa ci attende: avvicinandoci a Plaza Nova incontriamo casualmente una festa di strada che poi in seguito scopriremo chiamarsi "Correfoc". Un corteo con dei grossi draghi sputafuoco, seguiti da un gruppo di incappucciati che hanno dei lunghi bastoni in cima ai quali ci sono delle girandole pirotecniche, e poi una banda di tamburi e infine la gente, alla quale ci aggregriamo anche noi. Il corteo percorre le vie del centro intorno alla cattedrale per poi arrivare in Plaza Nova dove ha luogo uno spettacolo di fuochi artificiali direttamente sparati da lì dritti in alto sopra la testa della gente! Il fumo, il rumore, le scintille, la gran ressa di gente, è stato uno spettacolo molto coinvolgente, un bel regalo per questa nostra ultima sera a Barcellona.











lunedì 18 Agosto: da Barcellona a Narbonne in treno e poi fino a casa in auto.


Questa mattina abbiamo dovuto svegliarci particolarmente presto. Alla reception abbiamo recuperato la bici e il carrello dall'ufficio dove tra poche ore tornerà al lavoro qualche impiegato ignaro di averli ospitati a fianco della sua scrivania, e pedalando siamo andati alla stazione.




Lì, mentre Dany era in coda per fare il biglietto, io ho smontato il carrettino e, come l'altra volta, ho impacchettato i bagagli.
Aspettando il treno incontriamo una coppia di cicloturisti spagnoli che stanno andando a fare una vacanza in bici in Svizzera. Ci spiegano che sui treni spagnoli non c'è un vagone speciale con il posto per le bici ma ci si deve arrangiare nello spazio vicino alle porte di ogni vagone, ampio a sufficienza sui treni abilitati al trasporto bici. Saliti sul treno la difficoltà sta nel sistemare il tandem in modo che non si muova. Con una corda elastica lo leghiamo ad un mancorrente vicino alla porta. I due spagnoli sono invece in difficoltà perchè le loro bici, cariche di bagagli, non stanno ferme con gli scossoni del treno e rischiano di cadere. Ho una corda elastica in più e gliela presto così anche loro riescono a legare le loro bici.
Il treno è abbastanza affollato e accanto al nostro tandem una ragazza posa un grosso tamburo e poi crolla a dormire su un sedile: molto probabilmente fa parte della banda dei tamburi che ieri sera hanno suonato al "Correfoc".




Il nostro biglietto vale solo per il tratto spagnolo. Sul confine, a Cervere, si scende e dobbiamo fare il biglietto per il treno francese che da qui ci porterà a Narbonne. C'è molta gente in coda alla biglietteria, Dany ci è andata di corsa e riesce appena in tempo a fare il biglietto, ma la coppia di spagnoli non ce la fa e quindi sul treno francese sale senza.




Nonostante sia definito come tale, su questo treno non c'è un posto specifico per le bici, quindi sistemiamo il tandem di traverso nel passaggio tra le ultime porte in coda all'ultimo vagone, dove non dovrebbe passare nessuno. Però, appena partiti, un tale un po' sospetto insiste a voler scavalcare la nostra bici per andarsi a chiudere nelle toilette, dove resterà per tutto il viaggio fino a Perpignan. Probabilmente viaggiava senza biglietto!
Abbiamo invece perso di vista gli spagnoli, saliti in un altro punto del treno. Speriamo siano riusciti a risolvere senza brutte conseguenze il loro problema del biglietto.
A Narbonne, appena dopo essere scesi noi, aiutiamo a salire un altro cicloturista con bici da corsa superleggera e carrettino monoruota. Poi, sul marciapiede davanti alla stazione, rimontiamo il carrettino e gli risistemiamo dentro tutti i bagagli. Siamo di nuovo in viaggio in bici, ma solo per gli ultimissimi chilometri.
Ci fermiamo in centro a Narbonne a pranzare ai tavolini all'aperto di un ristorante, ma purtroppo nonostante sia nel centro storico è in un punto dove passano anche le auto ed è un po' rumoroso. E mentre pranziamo passa lì vicino una signora di una certa età, vestita alla moda, su un piccolo monopattino!




Dopo pranzo percorriamo ancora pochi chilometri e arriviamo al campeggio fuori dal quale avevamo lasciato la nostra auto. Sistemiamo il tandem sul portabici e il carrello pieno di bagagli direttamente nel baule, solo togliendogli le ruote.
Ci mettiamo subito in marcia. Il viaggio è tranquillo, solo nei pressi di Montpellier ci sono dei rallentamenti, ma per il resto è scorrevole, e man mano con l'avvicinarsi della sera il traffico cala fino a quasi scomparire nella notte.
Durante i lunghi viaggi in autostrada è nostra abitudine leggere un libro: mentre io guido Dany legge ad alta voce. È un modo molto rilassante di viaggiare. Quindi durante questo viaggio proseguiamo la lettura del libro che avevamo iniziato nel viaggio di andata: "La solitudine dei numeri primi".
Ad una piazzola, dove ci siamo fermati per una breve sosta, c'è una signora con bambini che si è fermata per riprendersi dallo spavento: poco prima ha visto davanti a sè un incidente con capottamento di un'auto.
Risalendo la vallata della Durance ad un certo punto termina l'autostrada e si prosegue per una statale molto scorrevole. Il cielo è limpido, c'è la luna piena, e a fianco della nostra auto si vede proiettata a terra l'ombra del tandem. Poco prima di Briancon, ormai in piena notte, c'è una moto completamente senza luci che segue molto da vicino l'auto che la precede, la quale gradisce poco avere questa moto così vicina lì dietro.
Al colle del Monginevro ci fermiamo per sgranchirci un po' le gambe e per prendere una boccata d'aria, ma la passeggiata la facciamo molto breve perchè ci sono appena 10 gradi!
Ripresa l'autostrada in Val di Susa ormai siamo alla fine del viaggio: alle 3:30 della notte arriviamo a casa.





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