STEFANO
ACCORSI: UN VIAGGIO CHIAMATO
AMORE
VERSO VENEZIA
Intervista
all’attore più ricercato del cinema italiano che
affronta
la ribalta della Mostra del cinema
Dalla
pubblicità Maxibon firmata Daniele Luchetti a "re" del box office
della scorsa stagione cinematografica con la terna “L’ultimo bacio”, “Le
fate ignoranti” e “La stanza del figlio” per arrivare al recente successo
nella commedia dell’esordiente Marco Ponti, “Santa Maradona”.
Stefano
Accorsi, Bolognese, classe 1971, riccioli neri e faccia pulita da bravo
ragazzo, adesso si prepara ad affrontare la ribalta della 59° Mostra
del cinema di Venezia come il protagonista, insieme a Laura Morante, di
uno dei titoli più attesi della ormai prossima manifestazione: “Un
viaggio chiamato amore” diretto da Michele Placido.
Il
film racconta la vicenda umana e sentimentale della narratrice e poetessa
Sibilla Aleramo ripercorsa attraverso un arco narrativo e temporale che
va dall’adolescenza alla maturità soffermandosi sul biennio 1916-18,
periodo in cui la donna conobbe ed amò il poeta Dino Campana.
Alla
vigilia della sua partenza per il Lido abbiamo incontrato Stefano Accorsi
che, ruolo dopo ruolo, è riuscito ad “imporsi” ed affermarsi come
uno dei più bravi e migliori attori della sua generazione.
D.
Conosceva il poeta Dino Campana prima di interpretarlo al cinema?
STEFANO
ACCORSI Soltanto di nome ma poi ho letto tutto ed ho affrontato questo
personaggio , forse il più difficile di tutta la mia carriera, accettando
questa scommessa con notevole preparazione ed impegno. Ma questo poi è
uno di quei film in cui non è possibile avere le idee troppo chiare
perché quando andavo a girare una scena Michele Placido era un maestro
a rivoluzionare tutto.
D.
E' vero che, da ragazzino, il suo mito era Marlon Brando?
STEFANO
ACCORSI Sì, ma credo che questo sia vero per il novantanove per
cento degli attori di tutto il mondo. Brando è un genio, e più
usciva dagli schemi e più mi piaceva, cosa che nel mio piccolo cerco
di fare anch'io. Quando si recita bisogna ricercare il proprio specifico
di attore, il modo più facile per riuscirci è divertirsi.
D.
In Italia chi le piaceva?
STEFANO
ACCORSI Gian Maria Volontè, purtroppo un attore poco ricordato ma
tra i più grandi.
D.
Due attori con un pessimo carattere. Lei com'è invece?
STEFANO
ACCORSI Io ho conosciuto tanta gente che di Volontè ha un ricordo
diverso, dicono che era una persona di una generosità estrema. Io
sono solare e giocoso come sembro, in certi momenti. Ma non va sempre così,
la realtà è sempre più complessa di come la si immagina.
D.
Specialmente dopo l’exploit dell’"Ultimo bacio", il tuo è stato
un successo inarrestabile. Te l’aspettavi?
STEFANO
ACCORSI Penso che è andata molto ben fin qua. Non era prevedibile…
Mi dà una libertà ancora maggiore e cerco di prendere gli
aspetti positivi della cosa.
D.
Ozpetek, Muccino, Moretti ed adesso Michele Placido… tutti registi con
il quale hai lavorato…: un’esperienza diversa con ciascuno di loro?
STEFANO
ACCORSI Muccino è uno che ti sprona in continuazione, è uno
che va al sodo ed è questa la sua caratteristica principale. Ferzan
invece è molto tranquillo, pacato ed ironico ed il suo segreto è
la naturalezza: a fare le cose che lui vuole ci si arriva senza accorgersene.
E Moretti è Moretti: la mia scena era molto forte e arrivare a renderla
in modo credibile e autentico non è stato semplice credo per entrambi.
Con Michele era da tempo che volevo lavorare ed è stata un’esperienza
affascinante: non cerca formule, non definisce i caratteri ma anzi mette
in scena i difetti che lui chiama le “fragilità” dei personaggi
e degli attori. Fare un film con lui è un viaggio, non un viaggio
comodo ma davvero avventuroso.
D.
Qual è la scena del film a cui è legato particolarmente?
STEFANO
ACCORSI Sicuramente quella del primo incontro di Sibilla Aleramo con Dino
Campana. E’ in questa scena infatti che prende corpo una delle caratteristiche
narrative del film : il senso di predestinazione tra i due. E’ una sensazione
molto potente ed auguro ad ogni uomo e ad ogni donna sinceramente innamorati
di vivere questo assoluto sentimento di appartenenza quasi fisiologica
con la persona che più si ama al mondo.
(intervista
di Calogero Messina)
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