STEFANO ACCORSI
in
Il Giovane Casanova

Un  film in due puntate da 100'
in onda in prima serata
martedì 5 e giovedì 7 febbraio 2002 
su  CANALE 5

 prima puntata

“Non la noia, non la morte, mai, ma soltanto la gioia… E poiché gioia non esiste senza amore… Senza l'amore, che cos’è mai la vita?” 
E’ questo il messaggio che Zanetta (Caterina Murino), una giovane e bella attrice, lancia a suo figlio, al piccolo Giacomo Casanova che noi incontreremo nel pieno dei suoi vent’anni. Un giovane uomo che affronta caparbiamente il senso della sua esistenza: realizzare la gioia di vivere e la libertà individuale. 
Carico di energia, colto, appassionato di tutto ma senza niente approfondire, Giacomo (Stefano Accorsi) è violinista e vive in un teatro gestito dalla famiglia Balletti che ha per lui l’affetto che si ha per un figlio. Ma non tutti i Balletti nutrono gli stessi sentimenti per Giacomo… la piccola Manon (Cristiana Capotondi) ne è profondamente e caparbiamente innamorata.

A sua volta, Giacomo è innamorato di una giovane e bella ragazza che assiste spesso alle sue esibizioni: è Elisabetta (Claire Keim), la nipote del giudice Maniero (Toni Bertorelli). Severissimo, incaricato di vegliare sulla moralità dei suoi concittadini, il giudice mai e poi mai darà la sua Elisabetta al figlio di un’attrice, anche perché la ragazza è promessa ad un ottimo partito: il marchese Sanudo (Giacinto Palmarini). Giacomo però, convinto di aver trovato in lei la donna dei suoi sogni, quella che sposerà, è deciso a lottare per ottenere la sua mano. 

La vita di Casanova cambia improvvisamente: il giovane infatti salva l’ambasciatore francese François de Bernis (Thierry Lhermitte) dalle grinfie di un medico che sta per ucciderlo. Bernis, affascinato dalla giovinezza, dalla voglia di vivere e dall’insolente e gioiosa curiosità di Casanova, gli promette che cercherà di convincere la famiglia Maniero a cambiare idea riguardo il suo matrimonio con Elisabetta.

Ma una sera, in una sala da gioco, Giacomo viene folgorato dalla visione di Elena (Catherine Flemming), una donna affascinante i cui occhi sembrano rivelargli una profonda malinconia. Malauguratamente, Elena è la moglie di Luca Foscarini (Massimo Venturiello), un nobile altezzoso e violento a cui Giacomo ha appena vinto, barando, una forte somma di denaro e che si troverà ad affrontare in un duello. Quello che Giacomo non immagina però è che Elena è l’amante segreta di Bernis.

Nel frattempo, Bernis affronta il giudice Maniero chiedendo la mano di Elisabetta per conto di Casanova. L'ambasciatore ha infatti preso Giacomo sotto la sua ala protettrice, dandogli anche la possibilità di vivere nella sua stessa casa. L'intercessione di Bernis ottiene però l’effetto contrario: il magistrato, insospettito dall’affetto che Bernis dichiara per Giacomo, mette due spie sulle loro tracce e fa chiudere Elisabetta in convento. 

Manon informa Giacomo della sorte della ragazza ed il giovane, fingendosi un servitore del promesso sposo di Elisabetta, riesce ad entrare in convento e a fuggire portandola con se. 
I due trovano un posto dove nascondersi, ma vengono presto trovati da Sanudo. Il marchese è armato e si dice pronto a lasciarli andare solo a patto che  Giacomo prometta di amare Elisabetta per tutta la vita e di esserle fedele. A malincuore, Giacomo lascia Elisabetta a Sanudo, rendendosi conto di non essere capace di questo tipo di amore.
Casanova, infatti, non ha mai smesso di pensare a Elena e alla infelicità che ha letto sul suo volto. Lo confida  a Bernis, che accusa il colpo, ma che comunque non gli parla della sua relazione con la donna. Elena, da parte sua, respinge duramente la corte di Giacomo. La foga, la forza e l’urgenza dell’amore che lui le dichiara la spaventano… ma allo stesso tempo l’attraggono. Bernis viene rassicurato dalla sua amante: la giovanile passionalità e la vitalità di Casanova non la interessano.

Il caso fa incontrare a Giacomo uno strano personaggio: Lucrezio, uno spadaccino provetto dall’aria misteriosa. Sin dal primo momento Giacomo è convinto che Lucrezio sia in realtà una donna. Lo provoca a un duello nel quale, quasi apposta, si fa ferire. Al suo risveglio, a casa di Lucrezio, scoprirà di avere avuto ragione: Lucrezio è Lucrezia (Roberta Mosca), una donna che, per essere libera, ha dovuto fingersi uomo. Ne nasce una breve ma appassionata storia d’amore, che termina con l’improvvisa scomparsa di lei.

Durante il periodo della “sparizione” di Giacomo, la spia che segue Bernis scopre che Elena è la sua amante. Il giudice Maniero convoca l’ambasciatore e lo avverte: Foscarini è un uomo violento e geloso… vale la pena rischiare vita e carriera per una donna? O per proteggere un mascalzone come Casanova?
Nel frattempo Elena confessa a Bernis di non amarlo più e di essersi invece innamorata di Casanova. Per Bernis è un duro colpo, il segno della vecchiaia che perde di fronte alla giovinezza. L'ambasciatore apparentemente accetta la sconfitta e promette a Elena di trovare Casanova e di portarlo a lei. 

Giacomo torna a casa. Bernis gli propone un appuntamento con Elena nel proprio appartamento segreto. Il dolore della sparizione di Lucrezia viene lenito dalla scoperta dell’amore di Elena.
L’incontro tra Giacomo e Elena è appassionato, toccante. Elena gli confessa di essere stata l’amante di Bernis. Giacomo è colpito dall’affetto e dal gesto dell’amico.
L’idillio viene interrotto dal marito di Elena che, avvisato da una lettera anonima, irrompe nell’appartamento. Casanova viene picchiato a sangue ed Elena umiliata. 

Giacomo viene rinchiuso nei Piombi, senza processo, senza potersi difendere. Il suo ultimo pensiero da uomo libero è per Manon, la “sorellina” alla quale, in segno di eterno affetto fa recapitare il proprio amuleto: l’anello che da bambino la madre gli ha regalato. 
Dopo qualche tempo,  riceve un libro. Ben nascosti all’interno, trova una lettera, dei soldi e un pugnale. Il messaggio è di Elena. Lo incita a fuggire: deve essere libero, è nel suo destino… E c’è una cosa che deve sapere: è stato Bernis a tradirli. Giacomo è folle di dolore e di rabbia… Ha giocato la partita spavalda e onnipotente della giovinezza, la ricerca di amore e libertà, ma si è scontrato con le regole della società, con la gelosia, con i misteri del cuore delle donne e degli uomini che ha incontrato. 
Ora deve fuggire, continuare a vivere, imparare a vivere…

seconda puntata

Dopo mesi di preparativi, attraverso un buco nel tetto, Giacomo evade rocambolescamente dai Piombi.
Fugge a Parigi. E’ molto cambiato. E’ un uomo indurito e la sua gioia di vivere ha lasciato il  posto ad un obiettivo: vendicarsi di Bernis, diventare ricco e potente e comprare così il diritto alla libertà. Ha un progetto, elaborato nei mesi di prigione: introdurre gioco del  Lotto in Francia.

Il suo arrivo nella capitale francese coincide con l’attentato alla vita di Luigi XV (Francois Berleand). La città è in preda al disordine. Giacomo conosce un onesto contabile, un tozzo piccolo ometto, che lui chiamerà Silhouette (Jean Benguigui), e che diverrà suo inseparabile compagno.

A corte infuria una guerra privata tra Bernis, divenuto ministro, e Madame de Pompadour (Katja Flint), l’amante di Luigi XV. I due lottano per il controllo di un Re malato di noia e per tenere le redini del potere.
Casanova affronta direttamente Bernis: di nuovo giovinezza e passione contro maturità, calcolo, cinismo. 
La Pompadour, colpita dal fascino sfrontato di Giacomo, riconosce in lui un potenziale alleato. I due fanno un patto: Madame organizzerà per lui un incontro con i matematici e finanzieri di corte, per presentare il suo progetto del Lotto, e Giacomo renderà inoffensiva la giovane Charlotte d’Estradès (Barbara Schulz), una ragazza di cui Bernis si sta servendo per arrivare al Re e spodestare la Pompadour.

Casanova ritrova Manon fattasi donna e attrice affermata. Per Giacomo rimane sempre e solo “la sorellina” e prova un grande imbarazzo alle sue sempre più esplicite dichiarazioni d’amore. Manon è insieme giocosa e tragica nella sua passione generosa, senza riserve che Giacomo non riesce ad accettare.

La Pompadour mantiene la sua parola e il progetto del Lotto viene approvato: servirà a riempire le casse dello Stato e Giacomo guadagnerà grosse percentuali. Ora tocca a lui mantenere i patti… 
Giacomo corteggia abilmente Charlotte. Per  la prima volta interpreta quel ruolo abietto, come dice lui stesso, di chi pratica la seduzione senza amore. 
Charlotte è ribelle, ironica fino al cinismo, indotta a sedurre il Re non per sua ambizione ma perché ricattata da Bernis. E’ attratta da Giacomo, ma lo respinge.
Quando Bernis scopre il gioco della Pompadour e di Casanova, ingaggia un sicario per uccidere Giacomo. Questi però  ha la meglio sull’avversario. 

Giacomo svergogna Charlotte davanti al Re segnando la disfatta di Bernis, che la Pompadour fa allontanare dalla corte. Charlotte sparisce nel nulla. 
Casanova si rende conto troppo tardi che non è stato capace di essere diverso da se stesso: si è innamorato. Il Lotto intanto è un successo. Giacomo si ritrova  ricco ma infelice: le ricerche di Charlotte, infatti,  sono infruttuose.
E’ lei, infine, a ripresentarsi. Ma il suo amore non è sincero,  assetata com'è di vendetta. Charlotte, mentendo,  dice a Silhouette di avere avvelenato Giacomo. Silhouette è costretto a ritirare in banca un’enorme somma di denaro in cambio dell’antidoto (che non servirà , perché il veleno in realtà è un potente sonnifero). 
Charlotte fugge con il denaro e Giacomo, smaltito l’effetto del potente sonnifero, si lancia all’inseguimento della ladra e la raggiunge in una locanda. La morte di Charlotte sembra certa, ma… l’amore è più forte della vendetta e i due tornano insieme, progettando un viaggio in Italia. 

Ed ecco che Giacomo torna ad essere il “nostro Casanova”: quello pronto a lasciarsi trasportare dal vento, inseguendo "… quegli incontri felici, inattesi, del tutto fortuiti e pertanto ancora più cari". 
Casanova scopre  che non si può cambiare il proprio destino, che nessun potere, nessuna ricchezza, nessun successo valgono la gioia della vera libertà. E, rapito da due begli occhi sorridenti, abbandona Charlotte e parte per Londra, senza catene, verso l'avventura del vivere…

note di Giacomo Battiato

Le “Memorie” di Giacomo Casanova non sono un romanzo, sono infiniti frammenti di infiniti romanzi, sono filosofia, sono cronaca, documento, fotografia più che pittura, sono, in realtà, puro vissuto, quasi quattromila pagine di vita con il suo sapore di disordine, di insensatezza, di felicità, di sogno, di delusione, di pornografia e di dolore. 
Certo il personaggio è complesso, inafferrabile per un solo verso perché ne ha mille e sfugge a una sola interpretazione perché le contiene tutte. Ma credo sia sbagliato cercarlo fuori dal suo racconto. E’ lì, in quelle pagine.
«La mia vita è la mia materia e la mia materia è la vita». Una cavalcata attraverso l’Europa del diciottesimo secolo, dalle puzza delle bettole agli ori di Versailles, fissando nella memoria parole, volti, odori, emozioni, colori, tutto; con una attenzione, una disponibilità, una curiosità e una leggerezza che continuano a lasciarmi stupefatto. 

Come mai letteratura, teatro, cinema (con la bellissima eccezione del film di Comencini) hanno quasi sempre scelto di raccontare il Casanova maturo, se non vecchio? Forse per un inconscio bisogno di scoprire che un uomo che ha bevuto la vita senza ritegno, che ha teorizzato e vissuto la felicità e la libertà dell’animo e del corpo, quando giunge a quel fatidico punto della vita (quando si deve cominciare a convivere con il proprio fallimento) si ritrova infine anche lui in faccia alla malinconia, al rimpianto, alla malattia, alla disperazione della vanità, alla paura di morire. Come tutti. Più di tutti? Non credo. Scrivere le tremilaseicento straordinarie pagine è stato sicuramente un risarcimento importante che la memoria e il piacere letterario gli hanno dato a dispetto delle lacerazioni depressive della vecchiaia(“La morte è un mostro che caccia dal teatro uno spettatore prima della fine di uno spettacolo che lo interessa enormemente. Basterebbe questo per detestarla”). 

La sincera ammirazione e simpatia per Casanova mi hanno spinto verso la spericolata avventura di scrivere e dirigere per la televisione un film in due parti (Venezia/Parigi) sul Casanova giovane. Un giovane uomo che affronta caparbiamente il senso della sua esistenza: realizzare la libertà individuale e la gioia di vivere. Senza cinismo e senza cattiveria ma anzi con estrema generosità e anche con ingenuità. E, attraverso di lui, quante affascinanti storie di donne! Ecco un tema che per me ha giustificato un’ennesima scorribanda attraverso le “Memorie”: la giovinezza di fronte all'amore e alla gioia. 

La giovinezza i cui sentimenti "…erano molto più nobili di quelli a cui mi abituai in seguito a forza di vivere". La giovinezza prima che la vita la corrompa. "Tutto ciò che possiedo è la mia giovinezza, la salute, il coraggio, un po’ di intelligenza, ottimi principî e qualche discreta nozione di letteratura." 
Vitalissimo, emozionante, ribelle, intelligente, coraggioso, libero, si fa beffe del potere che edifica un ordine sulle convenzioni, sulla ricchezza, sull'ipocrisia e sulla deferenza. Figlio di un’epoca e di una città straordinarie ma in piena decadenza, porta in sé i germi della Rivoluzione. Dirà: «Per i realisti, amavo troppo la libertà. Per i rivoluzionari, disprezzavo troppo i crimini».

Un film obbliga a inventare un romanzo, dunque a costruire le trame che le "Memorie" non ci danno e ad unire, in alcuni personaggi, caratteri di altri, trasformandoli. E a semplificare, è inevitabile. Ma in questo obbligatorio tradimento e nella semplificazione ho cercato di restare fedele allo spirito di Casanova giovane e alla sua lezione di amore per la vita: "Felice o sventurata la vita è l’unico tesoro che l’uomo possiede e coloro che non l’amano non ne sono degni… Beati gli uomini che per godere della vita non hanno bisogno della speranza."
Siamo lontani anni luce dall'immagine del lugubre seduttore corrotto e sessuomane. E, a proposito di amore e di sesso, sentiamolo parlare: "I piaceri dell’amore sono l’effetto, non la causa della gioia…” E: “Se manca l’amore, questa gran cosa (il sesso) si riduce a una schifezza… Poveretti coloro che credono che i piaceri di Venere valgano qualche cosa quando non nascono da due cuori che si amano e nei quali regna il più perfetto accordo". E ancora: "Il seduttore, che veda nella seduzione il fine ultimo, è un uomo abbietto, nemico giurato delle donne: un delinquente, dotato di pregi di cui è indegno".

Affamato di vita e di amore, con una specie di culto per la donna ("Nulla di tutto ciò che esiste ha mai esercitato su di me un così forte potere come una bella figura di donna, anche quand’ero bambino"), lasciandosi trasportare dove lo "spinge il vento", fuggendo la noia ("niente è crudele come la noia"), inseguendo "…quegli incontri felici, imprevisti, inattesi, del tutto fortuiti, dovuti al puro caso e pertanto ancora più cari", Casanova ci offre un eccezionale "romanzo di formazione" sui temi della gioia, della libertà e soprattutto dell'amore.
Sentiamolo ancora: 
Sulla gioia: "Sentii quanta forza c’è nella gioia, che obbliga il cuore di colui che la prova a perdonare e lo spirito a dimenticare tutte le amarezze che lo hanno travolto".
Sulla libertà: "Mi illudevo di poter vivere da persona completamente libera in un paese soggetto ad un governo aristocratico, ma mi sbagliavo…"

Sull'amore: "Che cos’è mai l’amore! Ho letto tutto ciò che ne hanno scritto i cosiddetti saggi e ho riflettuto molto da vecchio, ma in nessun modo ammetterò mai che l’amore sia una cosa sciocca o vana. E’ una specie di follia su cui la ragione non ha nessun potere, un male cui l’uomo è soggetto in ogni epoca della sua vita".

La paura della malinconia ("madre durissima di quella terribile idea di morte…"), l'orrore della noia, che é provocata dal vuoto di non essere amato e di non amare, possono essere curati soltanto da una corsa convulsa e impetuosa verso l'amore. Nell'amore si trova gioia, curiosità, piacere, oblio. 
Il moto continuo verso la felicità degli attimi fuggenti non guarisce dall'angoscia della morte ma la allontana. Il frenetico tentativo di afferrare ogni occasione possibile di felicità amorosa sottintende anche l'inseguimento di una chimera irraggiungibile: l'amore unico della vita, ideale, assoluto. Inseguito, cercato e fuggito.

Il film, che segue il "moto continuo" del suo protagonista, è composto da due parti, divise dalla prigionia nei Piombi. 
Nella prima, tra i palazzi e i canali di Venezia, i colori di Longhi e di Tiepolo, Casanova gioca la partita spavalda e onnipotente della giovinezza: la ricerca di amore, amore uguale a vita, a libertà. E’ questo il sue destino, e lo segue con ingenua e quasi sciocca caparbietà. Ma si scontra con le regole della società, con la gelosia, con i misteri del cuore delle donne e degli uomini che incontra. 
Nella seconda, scappato a Parigi, tra  gli ori di Boucher e Fragonard alla corte di Luigi XV, convinto ormai che l’uomo può avere tutti i sogni, i talenti e i doni di questa terra ma se non ha un potere e un riconoscimento economico e sociale sarà sempre uno schiavo, vuole conquistare potere e ricchezza. Vuole trasformare il proprio destino. E caparbiamente ci riesce (“Sono sempre stato convinto che quando uno si mette in testa di attuare un progetto, qualunque esso sia, e pensa solo a quello, riesce infallibilmente a realizzarlo ad onta di tutte le difficoltà”). Ma per scoprire ben presto che nessun potere, nessuna ricchezza, nessun successo valgono la gioia della vera libertà che è quella di poter correre senza catene verso l'avventura del vivere. Questo è il suo destino, forse il migliore dei destini possibili.

Giacomo Battiato
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