INTERVISTA
A MARCO PONTI
(tratta dal sito www.primissima.it)
E’ tratto da una sceneggiatura che ha vinto il Premio Solinas, il primo film dello sceneggiatore e regista Marco Ponti, Santa Maradona. Si tratta di una "commedia drammatica" che racconta le vicende di quattro ragazzi arrivati al punto di svolta: il difficile passaggio dal mondo universitario a quello del lavoro. Protagonisti di questa avventura, che vedremo sugli schermi a metà ottobre, sono un manipolo di giovani promettenti attori: Stefano Accorsi, Libero Di Rienzo, Anita Caprioli e Mandala Tayde. Marco, da quale esigenza nasce Santa Maradona? "Dalla voglia di raccontare una storia che mi sembrava negli ultimi anni non fosse stata raccontata, ossia quella di quanti, ultimato il ciclo di studi, fanno fatica ad entrare nel mondo del lavoro". Il ritratto di una generazione? "No, non mi interessava fare un discorso di questo tipo, quanto piuttosto raccontare un gruppo di personaggi di una certa età (25-26 anni) e di un certo contesto sociale. Mi sembra infatti atto di presunzione pretendere di dare un ritratto esaustivo dei giovani d’oggi". Quale realtà fotografa dunque il film? "La realtà di quattro ragazzi che appartengono a quella piccola borghesia italiana eterogenea nelle mode, nelle abitudini e nei gusti musicali al punto da essere difficilmente chiudibile in una precisa categoria. Diciamo che ho preso un piccolo segmento di giovani e ne ho fotografato la storia, una storia che è nata da esperienze di vita da me vissute in prima persona e da situazioni di cui sono stato testimone, mescolate con elementi di fantasia. Non volevo fare un documentario sociologico, insomma, bensì una commedia che fosse divertente ma che lasciasse anche qualcosa agli spettatori".
Che caratteristiche hanno i personaggi su cui si sofferma? "Una delle caratteristiche principali dei ragazzi di Santa Maradona è che sono onnivori. Leggono tanti libri, vedono tanti film, per cui il loro universo fantastico è abbastanza ricco. Non si nutrono solo di letture alte o di frequentazioni cinefile al cineclub. Hanno un’ironia che gli permette di perdere tempo a disquisire se è giusto o non è giusto leggere Novella 2000, perché comunque hanno argomenti anche su quello. Tutto ciò che fanno, dalla musica che ascoltano ai locali che frequentano, viene in qualche modo restituito in una specie di minestrone che è poi il film". Quali sono gli ingredienti di questo minestrone? "Ci sono le mie fantasie, ma non è un film autobiografico, e quindi ci ho messo dentro anche cose che non mi appartengono, come per esempio il calcio". So che è un estimatore di Tarantino, al cui cinema ha dedicato un libro. C’è qualcosa di tarantiniano in Santa Maradona? "Sì, il lavoro sui colori che ho fatto con Marcello Montarsi (già direttore della fotografia de L’ultimo bacio di Muccino) e quindi lo studio della fotografia. Anche l’impostazione del quadro ha dei rimandi a Tarantino che comunque a sua volta si rifaceva a Godard e ad un certo cinema di genere. Di Tarantino c’è poi la verbosità dei personaggi". E la canzone di Manu Chao come entra nel film? "Ho voluto la canzone di Manu Chao come titolo perché trovavo esprimesse bene l’eterogeneità e l’ironia della pellicola. Come nella canzone le telecronache calcistiche si fondono al punk diventando musica, nel film lo zapping televisivo si mescola con la commedia e gli elementi drammatici a regalare un frammento vita" |
~ SITO NO PROFIT ~ Sara Spinelli ~ Bologna (Italy)