Mare E Monti

Mal di 

montagna

Avvertenza

Vi raccomandiamo di leggere quest'articolo tenendo presente che è stato tratto liberamente dal web.Quindi ,non essendo noi dei medici o esperti nel settore non possiamo darvi garanzie su ciò che vi è trattato.Augurandovi una buona escursione vi  raccomandiamo sempre prima di andare in alta  quota di consultare persone competenti che sapranno consigliarvi  in merito.

Si declina pertanto ogni responsabilità dovuta alla documentazione da noi proposta. 

 

 

 

Con questo termine ci si riferisce ad una complessa sintomatologia che può verificarsi in chi si spinge in alta quota.

I sintomi:

I sintomi più comuni sono il senso di stordimento, mal di testa, debolezza o, al contrario, euforia, inappetenza, insonnia. La sintomatologia può complicarsi con cefalea resistente agli antidolorifici, nausea e vomito. L’ulteriore e drammatico decorso può essere rappresentato da edema polmonare e cerebrale.

L'"ipossia":

Tutte queste manifestazioni rispecchiano sostanzialmente la sofferenza dei tessuti esposti all’ipossia, cioè la condizione di scarsa disponibilità di ossigeno tipica dell’alta quota. Si comincia a parlare di ipossia sopra i 3500 metri. La sintomatologia è molto variabile tra i soggetti e questo riflette la diversa suscettibilità individuale. Tuttavia quasi tutti accusano qualche sintomo se ci si spinge verso i 5000 metri. Sulle Alpi queste quote sono meta di alpinisti in genere esperti, nel senso che richiedono buon allenamento e capacità tecniche.

Una tipica ascensione al Monte Bianco richiede due giorni con un pernottamento alle soglie dei 3000 metri. Pertanto, la permanenza in alta quota è in genere breve e, malgrado i sintomi del mal di montagna siano piuttosto comuni al di sopra dei 4000 m, sono estremamente rare le complicazioni gravi. Bisogna però considerare che prende sempre più piede la moda del trekking extraeuropeo sulle montagne del mondo che non necessariamente presentano difficoltà alpinistiche, ma sicuramente comportano esposizione a quote ben più elevate. Gli appassionati che scelgono un trekking per le loro vacanze spesso lo fanno con l’entusiasmo della novità e dell’esplorazione, non hanno una particolare preparazione fisica e sono molto genericamente al corrente delle problematiche mediche legate all’esposizione all’ipossia. Nell’era della globalizzazione dei servizi l’aereo porta rapidamente in zona e di colpo gli escursionisti si trovano proiettati in un ambiente che sicuramente pone l’organismo in una condizione di stress psicofisico notevole. Molti organizzatori di trekking si confrontano quindi con un problema di sicurezza visto il crescente numero di partecipanti ai trekking di alta quota; di qui la necessità di disporre di alcune precise linee guida e di un supporto medico.

Di questo problema si è recentemente occupata la "International Society for Mountain Medicine", un’associazione che annovera scienziati, alpinisti-scienziati e medici sportivi che si dedicano principalmente all’alta quota. 
L’associazione ha stilato una serie di suggerimenti che vengono qui riassunti.

Le due gravi complicazioni che possono essere fatali sono l’edema polmonare e cerebrale d’alta quota. Il primo si manifesta con dolori al torace, senso di prostrazione, insufficienza respiratoria; il secondo con fortissima cefalea, nausea, vomito, coma. Entrambi i quadri si sviluppano in modo rapido e tumultuoso, ma si risolvono abbastanza rapidamente con il pronto ritorno al di sotto dei 2000 metri oppure con la somministrazione di ossigeno. Entrambe le soluzioni si presentano però problematiche per le obiettive difficoltà di realizzazione: non è facile trasportare e far rapidamente scendere di quota un soggetto non autosufficiente e d’altra parte non è possibile portare scorte di ossigeno sufficienti a risolvere il caso.

Le regole di sicurezza

Vediamo dunque quali sono le regole di sicurezza cui è necessario attenersi.
1 - Salire adagio e possibilmente pernottare a quote il più basse possibile; nel caso di ascesa ad una vetta conviene attrezzare la via e ridiscendere a dormire ad un campo inferiore. Il suggerimento di procedere adagio e non avvicinarsi ai propri limiti è assolutamente fondamentale: infatti la casistica correla la gravità delle complicazioni all’entità dello sforzo fisico sostenuto.
2 - In caso di escursioni ad altissime quote, portarsi una camera iperbarica portatile; trattasi di un contenitore pneumatico ove il soggetto viene posto e dove è possibile generare una pressione che simula una perdita di quota. Il peso del manufatto è di 6-8 kg e la pressione che vi si genera corrisponde mediamente ad una perdita di quota di circa 800 metri. Nella camera iperbarica il soggetto deve essere posto con il busto eretto. L’uso della camera è utilissimo per trattare la fase acuta di edema polmonare e cerebrale, normalmente i miglioramenti si rendono evidenti dopo 90 minuti. Appena possibile e dopo trattamento farmacologico, il soggetto deve essere evacuato.
3 - E' altamente raccomandabile avere un medico al seguito, ovviamente esperto di problematiche di alta quota e preferibilmente buon alpinista.

Referenza:
Treatment of mountain sickness. The newsletter of the international society for mountain medicine. Vol. 10 (3), 10-12, 2000.

tratto liberamente da: http://www.benessere.com/salute/montagna.htm