FILMOGRAFIA
L'uccello dalle piume di cristallo
Il gatto a nove code
Quattro mosche di velluto grigio
Le cinque giornate
Profondo rosso
Suspiria
Inferno
Tenebre
Phenomena
Opera
Due occhi diabolici
Trauma
La sindrome di Stendhal
Il fantasma dell'opera
Non ho sonno
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Dario Argento,
figlio di Salvatore ed Elda Luxardo, nasce a Roma il 7
settembre 1940. Il padre è un noto critico cinematografico, la madre appartiene ad una
famiglia di grandi fotografi ed il giovane Dario non può che restare affascinato (stregato)
dalle arti figurative. In particolar modo è lo zio materno a coinvolgerlo maggiormente, il
ragazzo è sempre in giro a scattare fotografie ed su uno di questi improvvisati set, Dario
si innamora del quartiere Coppedè, location ideale per i suoi film e dove poi tornerà
spesso. Il cinema diventa la ragione di vita di Dario che, introdotto a Cinecittà, inizia a
scrivere soggetti e sceneggiature, facendosi notare come uno dei giovani più promettenti,
firmando tra le altre cose, uno dei capolavori di Sergio Leone "C'era
una volta il west" (insieme ad un
altrettanto giovane e promettente Bernardo Bertolucci). Il suo nome come sceneggiatore nei
credits dei film inizia a non bastare più e così, fondata una società di produzione con
il padre, Dario Argento passa dietro la macchina da presa: è il 1969 quando si batte il
primo ciak de "L'uccello dalle
piume di cristallo", film con il
quale si suole far iniziare il periodo d'oro del thriller all'italiana (anche se, in
verità, il vero inventore del genere non può essere che Mario Bava, vedi "6
donne per l'assassino"). La
fertile mente del giovane regista partorisce altre sceneggiature, che regalano al grande
schermo film notevoli, come "Il
gatto a nove code" e "Quattro
mosche di velluto grigio", gli
procura un contratto dalla RAI, che gli affida la realizzazione di una serie di telefilm, "La
porta sul buio", prima di una
rapida conversione al cinema in costume, lontano dalla realtà contemporanea che tanto ama,
con "Le cinque giornate",
film del 1973, rappresentazione della storica rivolta milanese, dove i protagonisti sono
Adriano Celentano ed Enzo Cerusico, oltre alla compagna del regista, Marilù Tolo. La
burrascosa fine del rapporto con quest'ultima porta un breve periodo di crisi nella
vita di Dario, che si riprende però brillantemente anche grazie a Daria Nicolodi che
diventerà poi la madre delle sue figlie. Il ritorno, dopo due anni, gli porta la gloria e
la fama planetaria, grazie a "Profondo
rosso", sintesi perfetta del suo
mondo e del suo cinema, uno dei pochi film del genere ad essere entrati nella leggenda. La
commistione tra il thriller e l'horror, tanto cara al regista, cede il passo alle streghe
per i successivi "Suspiria"
(1977,
forse il suo vero capolavoro) e "Inferno",
del 1980, purtroppo in parte rovinato da una orribile colonna sonora di un Keith
Emerson, al top della sua magniloquenza. Nel 1982 esce "Tenebre",
un quasi ritorno al thriller degli inizi, seguito da "Phenomena",
1983, bellissima fiaba horror nella quale è, appunto, la natura schiava e
padrona delle sorti del genere umano. Quattro anni di pausa, tra riposo, preparazione,
lavorazione (anche in film diretti da altri, vedi "Demoni"
e "Demoni 2"
di Lamberto Bava) e postproduzione, per il costosissimo "Opera",
poi ancora un film scritto e firmato insieme a George Romero, "Due
occhi diabolici", 1990, l'episodio
di Dario è "Il gatto nero", prima di un nuovo ritorno al thriller horror tanto
caro, con "Trauma", 1994, per la cui protagonista femminile Dario si
rivolge in famiglia, affidando la parte alla più giovane delle sue figlie, Asia. La nuova
musa del regista sarà ancora protagonista assoluta nei due successivi film, "La sindrome di Stendhal"
e "Il fantasma dell'opera", rispettivamente del 1996 e del 1998. E siamo al 2000, anno in cui esce
"Non ho sonno", vero ritorno all'origine, film in cui le contaminazioni horror lasciano il
posto al thriller puro, appunto quello degli inizi. Il nuovo millennio si è concluso come
era iniziato, per Dario Argento, come proseguirà?
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