Risveglio alle 7.30 nel "dromodromo", viale non finito a sei corsie sovrapassato da numerosi e nuovissimi viadotti, da noi chiamato dromodromo, trattandosi di uno spazio estremamente adatto alle corse dei dromedari, a causa del fondo in sabbia battuta. Il viadotto che attraversa il viale vicino a dove siamo accampati, gode di una strana peculiarità. Non vi passa null'altro che pullmans turistici, una volta passano in un verso, vuoti, poco dopo nell'altro verso, pieni di turisti. Abbiamo studiato attentamente la questione. Una prima ipotesi è: tutti questi turisti hanno già saputo che qui vogliamo fare una corsa di dromedari. Ipotesi immediatamente scartata. Dopo una più lunga riflessione azzardiamo una teoria che non è affatto da escludersi. Visto l'importanza che assumerà l'industria del turismo in vista del prossimo giubileo, che sia stata installata proprio qui, sulla Portuense, una fabbrica all'avanguardia per la produzione di quei venti milioni di turisti, di cui tanto si parla, da realizzare entro il Duemila? Intanto è passato l'ennesimo pullman di turisti, li abbiamo fotografati. Attraverso i vetri fumè del pullman siamo riusciti a cogliere la loro espressione di grande stupore. Ci hanno visti, alcuni con paternalistica pietà ci hanno salutato, per decenza quasi nessuno ci ha fotografato. Ma quando ci siamo noi rivolti a loro con macchine fotografiche e telecamere, gli si leggeva in faccia la crisi di identità. Un gruppo di turisti tedeschi fotografati, al passaggio di un viadotto, da alcuni nomadi accampati là sotto. C'è da scommettere che alcuni di loro risentiranno per molto tempo ancora di questo shock. |
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Domenica
8 Ottobre 1995 |
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Che cosa è successo ieri? Siamo partiti passando attraverso una meravigliosa valle coltivata principalmente a rosmarino e salvia, un posto quasi incontaminato, dove l'unico segno di una mutazione in atto erano cinque grandi gru smontate ed accatastate nei campi. Lasciata la valle abbiamo raggiunto l'EUR, siamo passati per il luna park, e di qui abbiamo proseguito per l'ippodromo e il campo nomadi di Tor di Valle. Abbiamo attraversato campi in fiamme per raggiungere l'argine del Tevere. Abbiamo attraversato il fiume su di un ponte dell'acquedotto ACEA. Non eravamo tutti, un altro piccolo gruppo, composto da Aldo, Pinocchio e Piccio, si è mosso autonomamente. Noi siamo saliti sulla collina dominata dai ruderi del "trullo" da dove si godeva un profilo magnifico dell'EUR. Abbiamo raggiunto l'appuntamento serale tremendamente stanchi e in ritardo. A stroncarci definitivamente l'accoglienza di decine di amici che erano venuti a vedere, chissà cosa. Alle prime difficoltà organizzative, avevamo scelto male il luogo per il campo e non c'era ancora la spesa per la cena, sono spariti tutti. Ci siamo così installati in questo magnifico posto dove ora Guido, il geologo, sta suonando il clarino, il suono si diffonde attraverso tutti i bocchettoni aperti della fogna appena costruita. |
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