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Due assassini a confronto: Meursault (Lo straniero, di Albert Camus) e Humbert Humbert, (Lolita, di Vladimir Nabokov).

di Sergio Roedner

 

Lo straniero di Albert Camus e Lolita di Vladimir Nabokov condividono numerose caratteristiche che ne fanno due capolavori controversi e “scandalosi”: ambientati entrambi negli anni ’40, rispettivamente nell’Algeria francese e nel New England, hanno come narratori e protagonisti due psicopatici omicidi. Meursault (l’anti-eroe di Camus) segue solo i propri impulsi e non condivide regole e convenzioni della società in cui vive, uccide senza apparente motivo un arabo e alla fine del romanzo viene giustiziato; Humbert Humbert (l’anti-eroe di Nabokov) ha un’inconfessabile attrazione per le adolescenti e, sedotto e abbandonato da una di loro (la famosa Lolita), uccide il rivale e muore d’infarto in prigione.

 

Un primo aspetto comune a entrambi i protagonisti è di essere “stranieri” a tutti gli effetti: Meursault appartiene alla minoranza francese nell’Algeria colonizzata, Humbert Humbert è un professore francese negli Stati Uniti. “Stranieri” erano anche gli autori rispetto alla cultura del paese del quale utilizzavano la lingua: di qui forse l’estraneità dell’algerino Camus al codice penale francese e l’ironica incomprensione del russo Nabokov per la mentalità della provincia americana.

 

Confrontando la personalità dei due assassini, emerge peraltro una differenza fondamentale: per Meursault il rapporto con l’altro sesso si limita alla sfera della fisicità, e fa parte della simbiosi tra il protagonista e la natura, a cui si contrappone la sua estraneità alle regole della convivenza sociale.

 

“Allora mi sono rivoltato sul letto, ho cercato nel cuscino il profumo di sale che avevano lasciato i capelli di Maria e ho dormito fino alle dieci.”[1]

 

Humbert Humbert invece, nonostante la propria sessualità perversa, mira a un amore totale, che trascende il contatto fisico e ne farebbe a meno.

 

            “Ti amavo. Ero forse un mostro pentapodo, ma ti amavo. Ero spregevole e brutale e depravato, e tutto ciò che vuoi, mais je t’aimais, je t’aimais! E v’erano volte in cui sapevo quel che provavi, ed era un inferno saperlo, mia piccola.”[2]

 

Anche i due delitti maturano in circostanze assai diverse: Meursault uccide per caso, senza premeditazione e senza passione, per una serie di circostanze ambientali (il sole accecante, il calore della spiaggia) o fortuite (si trova in tasca la rivoltella di Masson, da cui se l’è fatta consegnare proprio per prevenire un suo gesto inconsulto; incontra gli arabi mentre è da solo sulla spiaggia.

 

Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dell’impugnatura ed è là, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato.”[3]

 

Humbert Humbert, invece, uccide per disperazione e gelosia il maturo rivale, produttore cinematografico, che gli ha portato via Lolita, l’amore della sua vita.

 

Entrambe le storie hanno dei presupposti culturali (filosofici o psicologici) che, senza giustificare i delitti, ne cercano le cause profonde in un’interpretazione particolare della realtà. Nel caso dello Straniero, si tratta della teoria dell’assurdo, esposta da Camus nel Mito di Sisifo:

 

"L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato".[4]

 

Gli sforzi dell’umanità per cercare un senso all’esistenza sono destinati a cadere nel vuoto, e quindi nell’assurdo: inutili, ad esempio, i tentativi del P.M e del difensore di trovare un senso logico nel comportamento di Meursault.

In Lolita, invece, è forte l’influenza della teoria psicoanalitica di Freud: la propensione del protagonista per le adolescenti viene spiegata attraverso il trauma infantile della perdita del suo primo amore, Isabel, la cui immagine viene continuamente ricercata da Humbert in altre ragazze simili a lei. Il che non impedisce al narratore di farsi beffe della categoria degli psichiatri:

 

            Scoprii che nella presa in giro degli psichiatri si celava una fonte inesauribile di godimento gagliardo: menarli per il naso con scaltrezza; non lasciar mai capire che si conoscono tutti i trucchi del mestiere; inventare per loro sogni complicati, in stile “classico puro”[5]

 

Nonostante le differenze evidenziate, in entrambe le opere, curiosamente, gli assassini sono presentati anche e soprattutto come vittime: Meursault infatti viene giustiziato non per aver ucciso l’arabo, ma per il suo comportamento indifferente nei confronti della madre, della società e della religione: viene ucciso perché rappresenterebbe un esempio pericoloso per la società. Per dirla con Camus, è un eroe sacrificale, “il solo Cristo che noi meritiamo”. Humbert Humbert, a sua volta, non è il seduttore di Lolita ma la vittima dei suoi capricci, dei suoi scatti d’umore, dei suoi colpi di testa che lo spingono a compromettere il suo lavoro, la sua reputazione, la sua vita, fino a spingerlo giù nel baratro della follia e della disperazione.

 

“Mi coprii il viso con la mano e mi sgorgarono le lacrime più cocenti che avessi mai versato. Le sentii scorrere tra le dita e sul mento, e bruciarmi, e mi si chiuse il naso, e non riuscii a fermare quel pianto, e poi ella mi toccò il polso.”[6]

 

La  prima storia ha vigorose radici nell’Algeria che Camus era nato e che conosceva fin da bambino: un paese mediterraneo dominato dal sole e dal mare:

 

“Abbiamo dovuto traversare un piccolo altipiano che domina il mare e che poi degrada verso la spiaggia. Era coperto di pietre giallastre e di asfodeli, bianchi contro il blu già duro del cielo”[7]

 

Qui il protagonista neo-pagano può cogliere pienamente i piaceri della vita, da un bagno in mare a un rapportoerotico senza complicazioni, vivendo in un continuo presente senza ansia e senza bisogno di pensare o di esprimersi. La vicenda di Lolita si dipana invece lungo autostrade e strade secondarie per quasi 50.000 chilometri. Il paesaggio americano è presente tra le pieghe di ogni pagina, e poco importa se è, come ammette lo stesso autore, un “mondo esattamente fantastico e personale”: la sua presenza è inestricabile dalla vicenda dei due amanti.

 

“Addio, regione degli Appalachi! Lasciandocela alle spalle, attraversammo l’Ohio, i tre Stati che incominciano per “I”, e il Nebraska…ah, quella prima folata del West”.[8]

 

 

 

Il tono di Camus è oggettivo e distaccato, il suo stile chiaro, il lessico semplice che riflette la personalità di Meursault, curioso, attento ai dettagli, lirico solo nelle descrizioni naturalistiche e ambientali.

 

Allora Raimondo gli ha spiegato: “Io non sono ubriaco, signor agente. Soltanto sono qui davanti a lei, e tremo; è così.” Ha chiuso la porta e tutti se ne sono andati. Maria ed io abbiamo finito di preparare la colazione. Ma lei non aveva fame, e ho mangiato io quasi tutto.[9]

 

Anche Lolita è intessuto sui dettagli: dettagli anatomici, sensazioni scomposte e ricomposte. Lo stile di Nabokov, peraltro, a differenza di quello di Camus, è altamente lirico e ed evocativo, fondato su un miscuglio degli stili più diversi: dalla lingua colta di H.H. al gergo di Lolita, al francese imperfetto di Charlotte, la madre di Lolita.

 

            “Guarda, Lo, quante mucche sul fianco di quella collina.”

            “Credo che vomiterei se dovessi vedere di nuovo una mucca.”

            “Sai, mi sei mancata terribilmente, Lo.”

“Tu a me no. Il fatto è che ti sono stata infedele in una maniera rivoltante, ma non ha nessuna importanza, del resto, perché non ti piaccio più.”[10]

 

In conclusione, per i lettori di entrambi i romanzi è molto difficile simpatizzare e soprattutto immedesimarsi nei due protagonisti/narratori/assassini, perché sono forti i tabù sociali che ci costringono a prendere le distanze da loro; ma è altrettanto difficile negare l’efficacia e la suggestione dei ritratti  dei due “stranieri” scelti da Camus e Nabokov per scandalizzare il loro pubblico.


Due assassini a confronto: Meursault (Lo straniero, di Albert Camus) e Humbert Humbert, (Lolita, di Vladimir Nabokov).

 

Scaletta schematica:

 

Scaletta dettagliata, con schema dei paragrafi e frasi-chiave:

 

Lo straniero di Albert Camus e Lolita di Vladimir Nabokov condividono numerose caratteristiche che ne fanno due capolavori controversi e “scandalosi”…

 

·        Paragrafo 1

Un primo aspetto comune a entrambi i protagonisti, e ai due autori, è di essere “stranieri” a tutti gli effetti…

·        Paragrafo 2

Confrontando la personalità dei due assassini, emerge peraltro una differenza fondamentale…

·        Paragrafo 3

Anche i due delitti maturano in circostanze assai diverse: Meursault uccide per caso…

·        Paragrafo 4

Entrambe le storie hanno dei presupposti culturali (filosofici o psicologici) che, senza giustificare i delitti, ne cercano le cause profonde in un’interpretazione particolare della realtà.

·        Paragrafo 5

Nonostante le differenze evidenziate, in entrambe le opere, curiosamente, gli assassini sono anche presentati come vittime

·        Paragrafo 6

La  prima storia ha vigorose radici nell’Algeria che Camus era nato e che conosceva fin da bambino…

·        Paragrafo 7

Il tono di Camus è oggettivo e distaccato, il suo stile chiaro, il lessico semplice che riflette la personalità di Meursault…

 

·        Conclusione

In conclusione, per i lettori di entrambi i romanzi è molto difficile simpatizzare e soprattutto immedesimarsi nei due protagonisti…



[1] Vladimir Nabokov, Lolita, traduzione italiana di Bruno Oddera, Milano, Mondadori 1959, p.27

[2] Ibidem, p.433.

[3] Albert Camus, Lo straniero, traduzione italiana di Alberto Zevi, Milano, Bompiani 1947/2006, p.75.

[4] Albert Camus, Il mito di Sisifo, 1942

[5] Vladimir Nabokov, Lolita, traduzione italiana di Bruno Oddera, Milano, Mondadori 1959, p.55.

[6] Ibidem, p.424.

[7] Albert Camus, Lo straniero, traduzione italiana di Alberto Zevi, Milano, Bompiani 1947/2006, p.63.

[8] V.Nabokov, op.cit. p.321.

[9] A.Camus, op.cit., p.48.

[10] V.Nabokov, op.cit., p.173.