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Come analizzare una poesia

 

Commentare una poesia

Nel Capitolo 1 abbiamo discusso come affrontare il commento e l’analisi letteraria in generale. In questo capitolo discuteremo le strategie per commentare specifiche poesie e daremo esempi di commenti degli studenti su alcune di queste poesie. Per prima cosa, vale la pena di ricordarvi le cose da fare quando dovete fare un commento scritto su una poesia o quando sosterrete l’esame su Paper 1.

·        Leggete tutta la poesia molto attentamente parecchie volte prima di cominciare a scrivere.

·        Evitate di formulare giudizi affrettati – non è facile in condizioni d’esame, ma è essenziale pensare prima di scrivere.

·        Quando siete con i vostri compagni i loro commenti vi possono aiutare a comprendere la poesia, ma in un esame solo la lettura attenta vi potrà essere d’aiuto.

·        Dopo aver letto la poesia, prendete appunti segnando dei versi, sottolineando delle parole, e così via. In un esame, o se avete una fotocopia, potete annotare la poesia sui margini della pagina. Venti minuti passati a prendere appunti si dimostreranno vantaggiosi quando finalmente comincerete a scrivere il vostro commento.

·        Quando scrivete in condizioni d’esame, ricordate che non state facendo una gara. Non è la quantità ma la qualità che vi farà guadagnare punti. L’esaminatore sarà consapevole dei limiti di tempi con cui lavorate e li prenderà in considerazione.

·        Non scrivete i vostri commenti a caso; provate a organizzare le vostre idee in modo unitario, a seconda di quello che pensate sia l’aspetto più importante della poesia.

 

L’aquilone

 

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.

Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:

un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...

sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.

Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera

bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.

Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.

S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.

S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?

Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...

A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.

Sì: dissi sopra te l'orazïoni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Tu eri tutto bianco, io mi rammento.
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.

Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!

Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore

ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!

Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda

tua madre... adagio, per non farti male.

 

Giovanni Pascoli

 

Eccovi degli appunti per un’interpretazione della poesia di Pascoli. Ricordatevi però che questa è solo un’interpretazione possibile. Possono essere valide numerose idee diverse purché possano essere supportate dal testo.

 

·        Di cosa parla il testo? Come ci dice il titolo, la poesia è almeno in parte dedicata al lancio degli aquiloni da parte di un gruppo di scolari, ed alla descrizione del loro volo incerto seguito con grande eccitazione dai bambini. Ma c’è anche spazio per una descrizione del clima primaverile (all’inizio della poesia) e per il ritratto di un compagno di scuola morto prematuramente.

 

·        Dove e quando? Bisogna distinguere il momento della scrittura della poesia, collocato in un luogo indeterminato in una mattina di primavera (“sono intorno nate le viole”, v.3; “si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle”, v.7-8) dal tempo del gioco con gli aquiloni, collocato anch’esso in una lontana primavera a Urbino, nelle Marche.

 

·        Chi è l’io lirico (la voce narrante)? In questo caso si può tranquillamente affermare che si tratta del poeta, Giovanni Pascoli. È scritta in prima persona, e parla di un’esperienza personale, confrontando il proprio destino con quello del bambino morto prematuramente.

 

·        Perché è stata scritta? Probabilmente per associare il fragile e precario volo degli aquiloni con la breve vita del compagno di giochi, e per sostenere una tesi assai antica, cara a Giovanni Pascoli: che è meglio morire nel fiore degli anni, prima di aver visto crollare le proprie illusioni, quando il solo dolore provato è, appunto, quello associato alla caduta dell’aquilone. “Oh, dolcemente, so ben io, si muore / la sua stringendo fanciullezza al petto”.

 

·        Struttura e forma. Il poeta usa terzine dantesche di endecasillabi, secondo il noto schema di rime ABA BCB CDC ecc. Ci sono frequenti enjambement (v.2-3; v.4-5; v.7-8 ecc.) e cesure (v.2: “anzi d’antico: io vivo altrove…”; v.13: “sì, gli aquiloni! È questa una mattina…) La scelta della terzina dantesca dimostra la volontà di Pascoli di raccontarci una storia, ed è tipica delle raccolte Poemetti e Nuovi poemetti.

 

·        Lessico e linguaggio. La poesia usa un lessico semplice e colloquiale nel quale figurano molti nomi di piante e di animali: rovo, albaspina, bacche, pettirosso, lucertola. Il volo incerto degli aquiloni viene descritto con una sequenza di verbi quali ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale…Altrove invece il lessico è arcaico: i piedi trepidi, l’anelo petto. Il poeta predilige accumulare gli aggettivi a tre a tre: una dolce, una acuta, una velata…; ansante, roseo, molle…

 

·        Impianto retorico. In questa poesia vi sono numerose metafore e similitudini legate prevalentemente al volo degli aquiloni, definiti come bianche ali sospese (a simboleggiare la libertà del volo, ma anche a prefigurare la morte del fanciullo), comete (quando si vede una cometa, si può esprimere un desiderio) simili a un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano (ancora una prefigurazione di morte).

 

·        Altre figure retoriche comprendono l’anafora (sono…nate (v.3), son nate (v.4); un’aria (v.7, 10, 11); s’inalza (v. 27, 28, 31); la sineddoche (l’avida pupilla), la personificazione (la sua stringendo fanciullezza al petto).

 

·        Tono e atmosfera. Il tono della poesia è nostalgico in apertura quando il poeta associa la mattinata di primavera col ricordo di un’altra primavera lontana (un’aria d’altro luogo e d’altro mese); trasmette la gioia e l’eccitazione dei bambini (evidenziata dal loro lungo urlo) durante il lancio e il decollo degli aquiloni; torna malinconico e riflessivo nella parte conclusiva, quando Pascoli descrive il compagni di giochi morto e riflette sulla propria fine imminente (O morto giovinetto, anch'io presto verrò sotto le zolle).

 

Questa è una poesia lunga e noterete che molti versi non sono stati analizzati negli appunti precedenti. In condizioni d’esame c’è raramente il tempo per commentare tutti gli aspetti di una poesia, perciò dovete scegliere. Partendo dalle note precedenti sareste in grado di scrivere un’analisi soddisfacente della poesia in forma di tema. È importante sottolineare che gli appunti non sono un tema. Dovete strutturarli in un’analisi e in una spiegazione coerente della poesia.

 

Commento

Giovanni Pascoli comincia la poesia descrivendo il cambiamento climatico in atto, quello dall’inverno alla primavera: una novità che lo riporta al ricordo di una primavera passata:

 

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

 

Il poeta esprime la propria gioia per il ritorno della primavera creando un contrasto tra la dolce brezza           e le dure zolle che essa scioglie. Quest’aria primaverile lo riporta al ricordo gradito d'altro luogo e d'altro mese e d'altra vita (la ripetizione enfatizza la nostalgia della fanciullezza lontana). La metafora delle molte ali sospese introduce finalmente il tema principale della poesia, annunciato nel titolo ma fino a qui inespresso: il volo degli aquiloni. Il finale della poesia chiarirà tutte le implicazioni dell’associazione, qui i puntini di sospensione chiariscono la natura di visione (o flash-back) dei versi seguenti.

 

I versi dal 13 al 36 rievocano appunto una mattinata di vacanza, dedicata al gioco con gli aquiloni. Il verbo è ora alla prima persona plurale, perché il soggetto non è più il solo poeta, ma l’intera scolaresca. Come all’inizio della poesia alle siepi ancora brulle e irte si contrappongono gioiosamente qualche mazzo rosso di bacche, e qualche fior di primavera bianco; la gioia di vivere nel risveglio della natura e la vivacità della scena sono sottolineate anche dalla presenza del pettirosso e della lucertola.

 

Grazie all’uso di metafore e similitudini l’aquilone acquista la connotazione di un oggetto desiderato che tende a sfuggire:

 

            …ognuno manda da una balza

            la sua cometa per ciel turchino

 

Quando si vede una cometa, secondo la tradizione popolare, si è autorizzati ad esprimere un desiderio; ma il suo volo è difficile e precario, ed è seguito con apprensione ed eccitazione dai bambini:

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza
.

 

Quando l’aquilone è finalmente in volo,è paragonato a un fiore che fugge sullo stelo, e si porta in cielo 

 

i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore

 

L’aquilone che sfugge di mano e porta tutto in cielo prefigura simbolicamente la morte di un compagno di gioco, annunciata da una ventata di sbieco, nota stonata nel gioioso concerto della natura.

 

La parte conclusiva della poesia comincia con una percezione uditiva, uno strillo alto che riporta alla memoria del poeta tutte le voci dei suoi compagni. Pascoli si rivolge direttamente a uno di loro, che

 

abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.

 

Il poeta ha pianto e pregato su di lui, il cui colorito bianco contrastante con le ginocchia rossa richiama la scena primaverile descritta nella prima parte della poesia, confermando il valore simbolico del paesaggio. Ora lo giudica felice, perché è morto nel mezzo delle illusioni della fanciullezza:

           

           

…felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

 

Gli aquiloni diventano qui un simbolo dei sogni della fanciullezza, che viene personificata dal poeta e assimilata, con una delicata immagine, a un fiore ancora in boccio che stringe a sé i suoi petali bianchi. Con l’anafora meglio…meglio…Pascoli ribadisce la sua convinzione pessimistica che è meglio morire da ragazzi, confortati dalla presenza della madre:

 

ti pettinò co' bei capelli a onda
tua madre... adagio, per non farti male.

 

Non è sempre facile scoprire motivi ricorrenti o ripetizioni in una poesia. Un sistema può essere quello di provare la codificazione coi colori. Usando una varietà di pennarelli o matite di colori differenti, leggete una poesia segnando con un colore le stesse idee, immagini, parole e ogni forma di ripetizione che riuscite a trovare.

Per esempio, potreste sottolineare in verde le parole che indicano i suoni. Le parole che indicano i movimento potrebbero essere evidenziate in giallo. Questo vi mostrerà l’ampiezza di un genere di immagini o di una caratteristica e in questo modo vi aiuterà a concentrarvi sul significato della poesia.