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LA CRISI ITALIANA, IL RINASCIMENTO E LUDOVICO ARIOSTO  

LE INVASIONI STRANIERE.

La morte di Lorenzo (1492) getta l'Italia in una crisi gravissima, rompendo l'equilibrio tra i maggiori stati della penisola.

- L'Italia non aveva costituito uno Stato nazionale unitario, ma attraverso varie fasi - Comune, Signoria cittadina, regionale, interregionale, - era solo arrivata a un equilibrio instabile tra 5 stati maggiori (Roma, Napoli, Firenze, Milano, Venezia).

- Altri Stati confinanti giungevano ad un assetto unitario, e iniziavano  una politica competitiva per la supremazia europea.

In trent'anni l'Italia viene più volte percorsa dagli eserciti stranieri: nel 1494 si assiste alla discesa di Carlo VIII (guerra del gesso); nel 1527 si verifica il sacco di Roma.

Nel 1559 (data del trattato di Cateau-Cambresis) gli stranieri si erano impiantati nell'Italia del Sud, in Sicilia, a Milano; si instaurava la supremazia spagnola e si arrestava, per oltre due secoli e mezzo, il moto verso l'unità nazionale.

 

LA CRISI ECONOMICA.

-I viaggi e le scoperte geografiche agirono negativamente sull'economia italiana: il commercio europeo si spostava dal Mediterraneo all'Atlantico.

- Iniziava la decadenza delle repubbliche marinare. L'economia italiana entrava in crisi mentre venivano alla ribalta altri paesi: Spagna, Portogallo, Inghilterra, Olanda.

- Si aggravava e si accelerava quella "corsa alla terra" cominciata a metà del 400, che rappresenterà un freno sia sul piano mercantile, sia sul piano dell'agricoltura, favorendo la rendita anzichè il profitto.

 

RIFORMA E CONTRORIFORMA.

Nel secondo decennio del '500 la riforma protestante distacca dalla Curia romana interi paesi diminuendo il peso dell'Italia.

- Conseguenze positive: venne accelerato il processo verso la riforma interna del costume e della morale. "Riforma cattolica": vennero fondati ordini religiosi nuovi, nacquero le missioni.

- Conseguenze negative: la Controriforma cattolica. In alleanza con la monarchia spagnola si instaurò un regime di  oppressione, limitazioni in campo culturale,  restrizione della libertà di coscienza: Indice dei libri proibiti, Inquisizione, persecuzione di filosofi e scienziati "eretici".

- Tutti questi fenomeni iniziarono nel sessantennio tra la morte di Lorenzo e Cateau Cambresis ma le loro conseguenze estreme si vissero nella seconda metà del 500 e nel 600.

 

IL RINASCIMENTO.

In questo periodo però una folla di scrittori, artisti e pensatori geniali produsse tante e tali opere che l'epoca appare tra le più ricche e feconde età umane. Nella letteratura operano Ariosto, Machiavelli, Guicciardini; nell'arte Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Bramante, Tiziano. Le stamperie diffondono gli scritti dei contemporanei e degli antichi; nelle corti si sviluppa una raffinatezza di costumi e una vita sociale che affascina: il Rinascimento italiano viene esportato in tutta Europa.

- Contrasto tra vita culturale florida e inizio di decadenza. Come si può spiegare? Perchè il moto storico-politico precede quello culturale; nel primo 500 l'Italia vive ancora l'impulso culturale generato dalla società comunale e rinvigorito dall'incontro con la cultura classica.

- Il moto culturale raggiunge il suo culmine proprio mentre l'Italia perde l'indipendenza politica e si avvia al tramonto della potenza economica.

 

LA CORTE.

Centro ideale della cultura rinascimentale furono la corte e la Curia, allora una vera e propria corte.

La stampa aveva prodotto un allargamento del pubblico: lo scrittore rinascimentale può contare su un pubblico non strettamente specialistico anche se colto.

Tuttavia era impossibile per lo scrittore vivere del proprio lavoro. Di solito lo scrittore è un cortigiano che vive al servizio dei principi elogiandoli e fungendo da agente propagandista. La letteratura del 500 si identifica con la generosità

di alcuni signori di Urbino, Ferrara, Mantova e di alcuni papi.

- Corte significa anche ideale di vita, tendenza a una letteratura che soddisfi non solo le esigenze politiche del principe ma anche il gusto dei cortigiani e delle dame di palazzo.

- Si chiedeva al poeta o al letterato di creare il velo di una bella finzione, l'immagine di una vita sontuosa, nobilitata dall'amore del bello. Si vedano opere comne il Cortegiano del Castiglione, il Galateo di Della Casa o l'Aminta del Tasso.

 

LUDOVICO ARIOSTO (1474-1533)

 

LA VITA.

Nacque a Reggio Emilia nel 1474. Si trasferì a Ferrara a 10 anni, studiò legge, ma poi si dedicò agli studi letterari. Nel 1500 morì il padre lasciandolo a capo di una famiglia numerosa con seri problemi economici. Nel 1502 entrò al servizio degli Estensi come capitano della rocca di Canossa; nel 1503 entrò al servizio del cardinale Ippolito, fratello del duca Alfonso, in una posizione ambigua e umiliante. Ebbe missioni sgradevoli e pericolose, come quella presso il papa Giulio II. Rifiutò di seguire il cardinale a Buda e passò al servizio del duca che gli affidò il governo della Garfagnana che tenne fino al '25. Si comprò poi una casetta dove visse attendendo al poema fino alla morte (1533).

 

LIRICHE.

Scrisse liriche in latino e rime in volgare ispirate a un petrarchismo di ispirazione bembiana.

 

SATIRE.

7 componimenti in terzine che inaugurano un genere nuovo, proveniente da varie fonti: Satire ed Epistole di Orazio, Satire di Giovenale, capitoli volgari del 400, la Commedia di Dante. Sono tutte indirizzate ad amici o parenti.

Satira I (1517): prende lo spunto dal rifiuto di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria e polemizza contro il gretto e insensibile cardinale e i suoi cortigiani, avidi adulatori.

Satira II (1517): in occasione di un viaggio a Roma, descrive la vita corrotta del mondo ecclesiastico e della curia papale.

Satira III (1518): in occasione dell'assunzione al servizio del duca Alfonso, descrive questo incarico come il male minore. Critica i cortigiani a caccia di benefici e di onori.

Satira IV (1523): racconta le sue esperienze in Garfagnana, lamentando la lontananza dalla patria.

Satira V: sui vantaggi e svantaggi del prender moglie.

Satira VI (1524-5) indirizzata a Bembo, parla dell'educazione e dei vizi degli umanisti.

Satira VII (1524): rifiuta un'ambasceria presso il papa. Nostalgia della vita tranquilla di Ferrara, polemica contro i cortigiani.

 

COMMEDIE.

Sono 5: Cassaria, Suppositi, Il negromante, Gli Studenti, La Lena.

Gli intrecci sono fondati su meccanismi e situazioni della commedia classica latina. Sono le prime commedie del teatro volgare italiano dopo il teatro profano latino dell'umanesimo. Tutte furono rappresentate più volte nel teatro ducale di Ferrara.

 

"ORLANDO FURIOSO": L'INTRECCIO.

(1°edizione: 1516, 2°edizione: 1521, 3° edizione: 1532)

Concepita come giunta all'Orlando innamorato del Boiardo; prima edizione in 40 canti, portati a 46 nella terza.

Ci sono 3 vicende strutturali: 1) la guerra tra cristiani e saraceni; 2) la ricerca di Angelica da parte di vari cavalieri tra cui Orlando che impazzisce per la delusione d'amore; 3) l'amore contrastato tra la cristiana Bradamante e il saraceno Ruggiero, destinato a convertirsi e a dar vita con lei alla stirpe Estense (motivo encomiastico).

1) Guerra tra cristiani e saraceni: dopo l'invasione della Francia da parte di Agramante, Marsilio (re di Spagna), Rodomonte (africano), Mandricardo (tartaro), Parigi è assediata e i cristiani in difficoltà. Riscossa cristiana grazie a Rinaldo che ottiene rinforzi in Inghilterra e Scozia; i saraceni ripiegano, ripassano il mare, sono sconfittti in battaglia navale e definitivamente battuti in un duello fra i campioni dei 2 eserciti (Orlando, Brandimarte e Oliviero contro Agramante, Gradasso e Sobrino (canti 40-42).

2) Amore di Orlando per Angelica: Angelica fugge (c.1) dal campo cristiano dove re Carlo la faceva custodire per darla al più valoroso tra Orlando e Rinaldo. Angelica si tira dietro ammiratori e inseguitori che però vengono sviati in vario modo: Rinaldo viene rimandato da un eremita a Parigi, e di lì da re Carlo in Inghilterra a cercare rinforzi; Rodomonte e l'eremita stesso che voleva possederla non riescono a portare a termine l'assalto; Ruggiero dopo averla salvata dai predoni che volevano sacrificarla all'orca marina e averle regalato un anello magico la vede svanire proprio grazie all'anello (c.10-11). Angelica, dopo aver cercato di farsi condurre in patria da Rodomonte, prosegue da sola; si imbatte in Medoro ferito, lo cura, se ne innamora e lo sposa scomparendo di scena (c.19). Orlando è partito al suo inseguimento; crede di vederla e viene attirato nel castello di Atlante (c.12). Quando Angelica annulla l'incantesimo, riprende la ricerca e giunge infine dove lei e Medoro avevano celebrato il proprio amore. La scoperta lo porta alla pazzia (c.23-24). Il paladino compie distruzioni e stragi finchè Astolfo, che è stato sulla Luna a recuperare il senno d'Orlando (c.34-35) glielo fa annusare. Orlando rinsavisce (c.39) e da questo momento si dedica alla guerra contro i Saraceni. Anche Rinaldo che fra tante imprese continuava a cercare Angelica è scosso dal suo matrimonio (c.42) ma nella selva Ardenna beve alla fontana del disamore.

3) Amore tra Ruggiero e Bradamante: Ruggiero è ostacolato dal mago Atlante che ha letto nelle stelle che Ruggiero morirà 7 anni dopo la conversione e il matrimonio. Ruggiero è rinchiuso nel palazzo incantato da cui Bradamante lo libera (c.4) ma subito è portato dall'Ippogrifo manovrato da Atlante nell'isola della maga Alcina da cui riesce a fuggire grazie alla maga Melissa (c.6-10); attirato da Atlante in un altro magico palazzo, è liberato per intervento di Angelica (c.12). Dopo numerosissime avventure e un duello con la stessa Bradamante, si converte, sposa l'amata, viene nominato re di Bulgaria e infine uccide Rodomonte in duello.

 

IL "FURIOSO" E LA LETTERATURA CAVALLERESCA.

-Mentre il Morgante e l'Innamorato sono ancora delle corone di cantari, il Furioso è un poema organico.

- Nell'Innamorato i proemi ai canti sono come cantucci per gli sfoghi del poeta, mentre nel Furioso sono come delle pause per lezioni morali, per raccontare di sé e del proprio amore.

-In ossequio alla tradizione precedente, il racconto è intricato, l'attenzione è assorbita dai particolari, la psicologia dei personaggi non ha coerenza rigorosa.

- Tuttavia nel Furioso l'intricarsi e lo sciogliersi della trama, le interruzioni della storia al momento giusto, il gusto di tenere alta l'attenzione sono governati da una mente educata classicamente.

- La materia epica e romanzesca è considerata come un fondo di favola che può essere riplasmato a proprio arbitrio.

 

IL "FURIOSO" E IL RINASCIMENTO.

a) La concezione della vita.

- Il Furioso è un poema rinascimentale perchè esprime una concezione laica della vita e dell'uomo. I personaggi agiscono senza chiedersi se le loro azioni rispondono alle leggi di Dio; nessuno cerca nella soluzione delle vicende una presenza ultraterrena.

- La natura acquista una vitalità nuova: boschi, mari e campagne sono visti con occhi simili a quelli degli scrittori antichi.

- L'uomo si muove con naturalezza, conosce tutte le passioni e tutti gli affetti, può passare dalla violenza alla tenerezza.

- Individualismo dei personaggi dell'Ariosto: allentamento dei freni sociali, prevalenza dei motivi istintivi. I personaggi del Furioso agiscono secondo le leggi dell'uomo moderno: Orlando appena sogna che Angelica è preda di un gigante villano balza dal letto, lascia Parigi assediata, cerca la donna, precipita nella follia.

b) La donna.

Non più la donna-angelo nè la donna-demonio della tradizione cristiana, ma solo il femminile dell'uomo, che rispecchia una civiltà in cui la donna si apriva alla cultura e all'arte e diventava compagna amabile di conversazioni e feste. Nel Furioso c'è una gamma ricchissima di donne che amano, odiano, temono, guardano all'uomo con cinismo o si sacrificano o sono indifferenti.

Tutti gli elementi del poema: uomo, donna, natura, comportamento sociale, sono quali erano ormai operanti nella società e cultura italiane.

L'Ariosto fu uomo del suo tempo; inventando o rielaborando invenzioni precedenti non poteva che farlo secondo la cultura e il gusto del mondo del quale faceva parte.

 

IL "FURIOSO" E LA CRISI RINASCIMENTALE.

Il Furioso riflette anche le contraddizioni che lacerarono l'Italia: guerre, invasioni, sconfitte.

- Concezione inquieta del mondo; miti di illusione, vanità, delusione. Esempi: il castello di Atlante e il viaggio di Astolfo sulla luna.

- Il castello di Atlante è simbolo della follia del nostro correre dietro le passioni: una visione del mondo che non lo vede più come un fatto fermo e sicuro, ma sfuggente e labile.

- Sulla luna si radunano le cose che gli uomini perdono in terra, in aspetti simbolici che le demistificano rivelandone l'essenza reale. Fra queste il senno degli uomini, che si perde per mille ragioni: tutta la vita, con tutti i suoi desideri e passioni, è vista come una sola pazzia universale.

- Labilità universale: l'Ippogrifo che si dilegua in continuazione, Angelica che sfugge e sparisce, gli incanti che cambiano in un attimo la natura delle cose; la pazzia che oscura il cervello di Orlando e ne fa una forza cieca di natura.

- Il poema pone il problema del rapporto tra virtù e fortuna, forza cieca, casuale, eppure reale, con cui bisogna fare i conti.

- Visione trepidante della vita che rimanda a Machiavelli e Guicciardini: lamenta le invasioni straniere, piange sulle devastazioni, mostra di avvertire la tragedia che incombe sull'Italia.

- La crisi si riflette nella letteratura non in accenni diretti, di contenuto, quanto condizionando l'evoluzione della stessa letteratura travestendosi ideologicamente come letteratura evasiva, dubbio nelle forze dell'uomo, mito della pazzia universale.

IL "FURIOSO" E IL CLASSICISMO ARISTOCRATICO: L'ARMONIA.

Del mondo della corte Ariosto eredita il senso dell'equilibrio, della grazia elegante e della discrezione, virtù supreme dell'uomo di corte.

Ariosto non porta mai alcuna situazione fino allo strazio. Egli fa impazzire Orlando perchè sa che il suo pubblico apprezzerà la novità della trovata a patto che non esca dai canoni del buon gusto.

- Anche le scene di ferimenti e uccisioni sono temperate dall'eleganza delle frasi. Se Orlando strappa d'un colpo la testa a un villano, la crudezza del gesto si attenua nell'eleganza verbale: "Uno ne piglia, e del capo lo scema / con la facilità che torrìa alcuno / da l'arbor pome, o vago fior dal pruno.

- Caratteristica prima del Furioso è l'armonia, traduzione in termini di lingua e stile di quella medietà che il poeta ritiene virtù suprema del mondo.

 

PUBBLICO, FORTUNA, FAMA.

Il Furioso ebbe grande successo: piacque a letterati e al pubblico borghese, parve l'opera di poesia più alta del secolo. Lo leggevano anche lettori di media e bassa cultura per via del tema popolarissimo, dell'energia dei personaggi, della limpidezza di stile che potevano essere gustati da tutti.

- Non ebbe però un influsso durevole perchè la civiltà rinascimentale si dissolse rapidamente ed insorse un gusto diverso, ma classico.