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Personale -> Racconti

Versanti ostili (lisa massei)


-Atto I-
Agli occhi degli altri un’esperienza sudata con sangue ed organi non si rivela mai nella sua mostruosità. Non si ha mai la percezione della somma delle pene, delle torture, non si ha la percezione di una realtà vissuta, sopravvissuta con arroganza, ignoranza, perseveranza… Si, perché solo con questa triplice miscela si può rantolare al di fuori, feriti, ma vittoriosi, da una guerra lunga una vita, o una buona fetta di quest’ultima. E’ così, ed è per questo che prima d’ogni scintilla vi è una dose interminabile di piccole atrocità ingoiate a stomaco già strapieno… prima di ogni scintilla, che spesso e volentieri divampa dopo l’ennesima piccolezza, vi è un meccanismo d’incameramento, di assorbimento a cuore duro. L’incomprensione poi, di cui prima, altro non è che un’ulteriore briciola da aggiungere alle precedenti, fin tanto che non accresce l’odio più malsano che può essere riscattato solo, e soltanto, con la vendetta, e non con una vendetta qualsiasi, non uno studio di tante piccole torture, eh, no! «Sarebbe come ripagare con la stessa moneta!» , macché, noi «dobbiamo essere superiori!». Non sono forse queste le filosofie senza senso alcuno che ci iniettano nelle cervella sin dall’età più tenera? Infatti -dicevo- non intendo sia meglio ripagare con tante piccole briciole, ma direttamente con una devastante valanga, con un solo movimento che varrà per mille, ve lo posso assicurare. E se voi cani, vi siete cibati di una mia fetta di vita, io mi ciberò per intero della vostra, bando alla tirchiaggine, voglio essere generosa, sarò così umile da porgervi l’alta guancia, peccato però che vi troverete la gentilezza di una mazza chiodata! Non cartavetrata, non asfalto arso al sole, né ferro rovente… ma una bella mazza chiodata in cui affonderete le vostre luride mani, rimanendone così sorpresi da perdere fiato e RESPIRO!

-Atto II-
Non c’è peggior male del doversi spiegare a chi vive per teorie. E’ un po’ come dover convincere un filosofo che la sua teoria è errata a priori, state pur certi che allorché l’errore dovesse risultare palese anche ai suoi occhi, non ve la darebbe mai per vinta, eh, si, in fin dei conti è più semplice mentirsi nel mentire che accettarsi accettandosi. E’ forse per questo che certi organismi monofunzionanti non riescono a filtrare in realtà neanche il più chiaro e limpido dei gesti. Macché, altro che semplici manovali, oggi si vuol essere la falsa improvvisazione di filosofi, psicologi, sociologi, sessuologi… e per rendere la propria figura attendibile si finisce col credere, non solo agli asini volanti, ma anche al mondo alla rovescia, si crede alle contraddizioni, si professano frasi senza senso o con un senso duplicemente contraddetto. Si diventa fanatici fedeli di ideologie senza logica, a cui però si vuol attribuire il massimo del concentrato d’interresse, potenza ed intelligenza…Si ragiona con schemi e frasi fatte, ricoprendoci di merda sia in qualità di persone che d’individui. Ora, sarò chiara ed esplicita, così com’è chiaro ed esplicito il mio modo d’essere, d’esprimermi e di pensare: che tali individui sguazzino (consapevolmente o inconsapevolmente) nel bottino più lurido e rivoltante, disgustoso fino al vomito in ciclo continuo, ma…-e qui c’è un limite da non valicare- che non si permettano di voler imporre le ideologie di cui sopra, a me, quando ben vedono alla luce del giorno (ed anche a quella della notte!) che non li condivido,né tanto meno li amo, li apprezzo o li rispetto, in quanto così deve essere, poiché loro per primi non si rispettano né, di conseguenza, si fanno rispettare. Fatto sta che da che mondo è mondo, non è esistito Faraone, Sovrano, Re, Leader, o qualsiasi altro personaggio trascinatore d’idee da dare in pasto alla massa dei popoli, per piccole o grandi entità che quest’ultimi possano essere, dicevo,individui che intendono professare ideologie più o meno valide o credibili non possono farlo se loro per primi non sono capaci di rispettarsi, perché in fin dei conti non sono altro che fasulli, nonché inutili riciclatori. Non che le innovazioni siano sempre, a priori cosa buona, ma quantomeno ritengo sia necessario, se non addirittura indispensabile, mettere in moto la propria materia grigia prima di lasciare che gli altri facciano per te. Sono felice, a conti fatti, che esistano di queste (non)personalità, di questi ammassi di carne priva di ossa che se ne vanno camminando senza vedere dove sono diretti, è bello poter avere di questi paragoni, notare per l’ennesima volta come l’uomo possa diventare inutile e stupido volendolo! Sapete che vi dico? No morte né maledizioni, che vivano fin tanto che la loro pelle si ripiegherà su se stessa nella vecchiaia più avanzata, che continuino a coltivare idee fasulle, perché per me sono morti prima di nascere, perché per me vivono senza respirare, perché per me sono esseri che mai lasceranno traccia di se, perché quando si sono trovati ad un incrocio senza semaforo, sono rimasti fermi lì fin tanto che non gli sono marcite le ossa… Ed io, senza muovere un dito, ho assistito alla loro marcia folle verso la più stupida decadenza.

Scritti dentro la fabbrica (mauro francioni)


Durante il periodo delle ferie natalizie, l’operaio Gino ha deciso di lasciare il proprio lavoro, in favore di un’ altra carriera. Piccola ma molto vicina alla sua abitazione. Altre volte ho avuto modo di parlare di quel simpatico ragazzo, con in testa molta poca voglia di lavorare, grassottello e con ancor meno capelli. Innamorato perennemente di una tipa, tanto da dimenticare viti lenti, recipienti della colla aperti, perforazioni, mollette staccate, ecc ecc. Insomma tutte quelle piccole regolazioni che mandano in bestia, gli operai del turno successivo e fanno guardare in alto e con poca considerazione i vari capi, gli unici che realmente si possono permettere di urlare o di andare in bagno senza essere notati da nessuno.
Gino è andato via senza avere la possibilità di salutare gran parte dei colleghi di linea. Così lascia un evidente scritta sul quadro della ribonatrice. Un ultimo saluto, indelebile nonostante il passare del tempo.
Ciao a tutti GINO 10-01-01

Vetro (fabio)


Quando entrò nel locale, non c’era nessun cliente, subito andò verso il bancone a raccontare la sua storia, a lei.
La sua ultima storia, comincio così: «E’ successo così, il vetro stava per essere fissato definitivamente nella vetrina, ma da un certo punto, il vetro, si incrinò, di suo, aveva scelto di rompersi, andò in mille pezzi…»
«Proprio come il mio cuore» disse lui
«Gli operai ed il giovane negoziante rimasero appiattiti, dal vedere il vetro, una cosa bella, divenire polvere, una cosa brutta»
«Così è andata tra noi» disse lui
«Il mio cuore è andato in pezzi, tu, non te ne sei neanche accorta».
Abbandonò il bancone, senza dire altro e senza che lei avesse il tempo per dire…
Uscì, chiudendo la porta di vetro, non si fermò neanche, non si girò più.

Lungo la strada, le serrande venivano giù, i commessi si buttavano fuori nel freddo nascosti nei loro cappotti. Lui camminava senza far caso alle serrande ed ai cappotti; aveva ancora in testa le parole appena dette ed i vetri sparsi.
In lontananza scorgeva, la città addormentarsi, sentì una fitta su un fianco, d’istinto si toccò.
Dolore.
Lì il sangue non si era ancora rimarginato, non aveva più fatto caso a quella ferita, da almeno qualche giorno. Schegge di vetro ancora vagavano per il suo corpo, evidentemente.
La strada si faceva più ardua da percorrere, sembrava in salita, o forse era solo il dolore ?
Pensò a quello che sarebbe potuto essere e che invece non è.
Quello che è: una ferita dura a rimarginarsi: un cuore spezzato

Ormai la città era spenta
Lui camminava lungo la strada
Si andò a spegnere in casa sua, tra il disordine dei libri, piatti, posate, dischi, carte; dormì.
Al risveglio la città era viva, anche la sua ferita, tirò le tende, il sole entrò.
Ripensò a quello che è stato con la luce in faccia; si affacciò dalla finestra, un’altra giornata, nuova, da vivere, nonostante tutto.
Il sangue si raggruma, diventa croste e la vita riprende nonostante tutto

* the green a p p l e ' s flavour *


File: Edit2 23072001, 9:32:..___________ nascosto nascosto nascosto nascosto nascosto nascosto nascosto nascosto, i'm in h i d i n g . sole asfittico su cielo asmatico. la d o l c e z z a di t u t t a la mia rabbia per far e s p l o d e r e questo angolo. 4 mura stanche senza + voglia di raccontarsi. lo farò d o m a n i . lo farò d o m a n i . lo farò d o m a n i . ____________ Page: 1 [ * c h r i s t i a n * ]

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