VITA MORTE VITA

"Come sa che è terribile, morire?
Le è già capitato?"

PROLOGO

C'è nebbia nella tempesta, chi l'avrebbe mai detto che l'aldilà sarebbe stato così? Come ci sono arrivato fino a questo? Beh, è una storia lunga quattro anni, anche se gli eventi hanno iniziato a precipitare vertiginosamente verso il gran finale soltanto da ieri.

UNA SECONDA OPPORTUNITA'

Accademia della Flotta Stellare
Alloggio del cadetto Renko - blocco J

La sveglia si attiva dopo solo due ore di sonno. Mi è andata anche bene, devo essere caduto giù secco nell'attimo in cui ho pensato che non sarei riuscito a dormire per nulla. La sveglia si attiva ed il suono è sempre quello, il computer sembra non rendersi conto che questo non è un giorno come tutti gli altri, questo è l'ultimo giorno d'Accademia. Beh, come dargli torto, in fondo è l'ultimo giorno d'Accademia per me, mica per lui. Fra qualche giorno ci sarà qualcun altro a dormire in questo letto, il che mi fa rendere conto che devo liberare l'alloggio entro domani, il che mi fa rendere conto che devo ancora finire di fare i bagagli.

Mi alzo per prepararmi all'ultima giornata di lezioni. Cessata la suoneria non si sente un solo rumore, per quel che ne so potrei essere rimasto l'unico cadetto in Accademia, un po' come in un vecchio olo-racconto del mistero. Vargas e Chango non sono nell'alloggio accanto, infatti abbiamo festeggiato ieri sera sapendo che stamattina non avremmo avuto il tempo di salutarci. Buio e silenzioso com'è, l'alloggio sembra ancora più grande.

"Computer, luci."

La camera è un campo di battaglia, ci sono le mie valigie sventrate per terra e ciarpame ovunque. Incredibile quante cianfrusaglie sia stato capace di accumulare nei cassetti, alcuni di questi oggetti sono qui da quattro anni, come la copia ancora intonsa del regolamento dell'Accademia consegnatami il primo giorno. Bah, che importanza ha? Anche senza averla letta non mi sembra di aver infranto poi così tante regole in questi anni, almeno credo, fino a che non mi deciderò a studiarla non lo saprò mai. Me la rigiro fra le mani, come tutti i regolamenti è scritto in piccolo e fitto e già il primo articolo fa riferimento ad un altro articolo di una legge precedente che si da per scontato che tutti conoscano. Pazienza, mi stringo nelle spalle e la getto nella prima valigia aperta che trovo, può sempre tornare utile nelle notti d'insonnia.

Apro l'ultimo cassetto e mi rendo conto che mi ci vorrà una valigia intera solo per trasportare tutti i ricordi accumulati in quattro anni di avventure. Lo richiudo, devo pensare a cosa replicarmi per colazione. Forse è meglio se vado in caffetteria, tutto questo silenzio amplifica il senso di fine di un'epoca.

Butto un'occhiata al misuratore di tempo e noto che nonostante tutto è ancora molto presto. La mattina sta sgocciolando via lentamente, o forse è solo una mia impressione. In fondo anche questo giorno sembrava non dovesse arrivare mai ed invece eccolo già qui. Niente di meglio come l'apprestarsi della Kobayashi Maru per sperimentare sulla propria pelle il concetto di tempo relativistico. Ci sono giorni che vivi un minuto alla volta ed il tempo sembra non voler passare mai fino a quando, all'improvviso, ti rendi conto che è già trascorso e nemmeno te ne sei accorto.

Forse dovrei passare in caffetteria, sempre meglio che stare qui da solo a rimuginare sul nulla. Mi muovo con un senso di apatia fino alla porta dell'alloggio, non riesco a capire se sono io a muovermi con più lentezza del solito o se è il mio cervello ad essere impaziente. Faccio dietro front, devo mettermi gli stivali dell'uniforme, stavo per uscire a piedi nudi. Fortuna che me ne sono accorto in tempo. Scomodità della cosa a parte, sono sufficientemente sicuro che nel regolamento che non ho letto ci sia qualche paragrafo riguardo un adeguato abbigliamento. Mi guardo attorno prima di uscire e mi sistemo la giacca dell'uniforme, c'è qualcosa che manca?

L'avvisatore acustico della porta mi fa sobbalzare. Anche dopo quattro anni, l'Accademia riesce a sorprendermi. Chi può essere a quest'ora?

"Avanti."

Al mio comando, il computer fa scivolare a lato le ante della porta. Sulla soglia ci sono un vulcaniano dall'aria cupa ed un umano dall'aria solo apparentemente sorniona. Mi sbagliavo, l'Accademia non è la sola che riesce a stupirmi, neanche questi due figuri scherzano, in questo campo.

"Che ci fate qui?" chiedo.

"Buongiorno anche a te, Renko!" esclama Luke con un tocco d'ironia nella voce. "Svegliato bene, stamattina?"

Vaarik entra in silenzio, ma non mi aspettavo il contrario. Luke invece è d'umore più ciarliero e si dirige dritto verso il replicatore. "Già fatto colazione? Io sono più affamato di quel che mi aspettavo."

Quando Luke fa così è inutile fargli domande pertanto non mi resta che rivolgermi al vulcaniano: "Che è successo? Il replicatore del vostro alloggio è rotto?"

"No, ma siamo comunque giunti alla conclusione di venire a consumare il tradizionale pasto del mattino in questo alloggio." Senza aggiungere altro, Vaarik si dirige verso il tavolo e si accomoda con estrema rigidità su una delle sedie.

"E come mai?"

"Perché ci sei tu, genio" esclama Luke, che intanto sta tirando fuori dal replicatore abbastanza cibo per un banchetto. L'aria si riempie del profumo del raktajino e del pane appena tostato. Prima d'ora è successo parecchie volte che io abbia invitato il gruppo a bere qualcosa nel mio alloggio, ma da che ci conosciamo sarebbe la prima volta che facciamo colazione insieme da me, senza che ci incontriamo per caso in caffetteria o che non sia io a piombare nel loro alloggio.

Beh, a quanto pare c'è una prima volta per tutto. Ed ancora meglio, sembra proprio che non dovrò fare colazione da solo, oggi. Mentre Vaarik e Luke si punzecchiano a vicenda su quale dieta mattutina sia la migliore da seguire, ordino al computer di togliere la schermatura alla finestra che da sul parco. La luce del mattino si riversa nell'alloggio.

Accademia della Flotta Stellare
San Francisco, Sol III

Stiamo camminando lungo il corridoio che ci porterà all'aula di Cobledick. "E così abbiamo in comune anche l'ultima lezione, eh?" commenta Luke.

Gli rispondo ridendo: "Non lagnarti, vegliardo, non avrai sperato di liberarti di noi prima del tempo, vero?"

"Vegliardo a me?!"

"Ehi, guardate, la porta dell'aula non è ancora aperta."

Vaarik osserva con curiosità il fenomeno. "Insolito, ma del resto siamo in anticipo di nove punto sette minuti, temo non ci resti altro che aspettare."

Non siamo i soli ad essere arrivati con un po' di anticipo, a qualche metro da noi c'è un altro gruppo di cadetti che attende di potersi accomodare nell'aula. Le loro voci giungono fin qui.

"Inserirti nel computer? Non è possibile" sta dicendo uno di loro.

"L'ha già fatto Kirk, perché non potremmo riuscirci anche noi?" Lo immaginavo, stanno parlando della Kobayashi Maru. Sbuffo, mancano solo sette ore a quell'ultimo, infernale, test.

"Ai tempi di Kirk non avevano installato un nuovo computer a matrice bio-neurale."

"Il nuovo computer? Possibile? Non credevo sarebbero riusciti a completarlo in così poco tempo. Non avevano detto che mancavano dei componenti?"

"A quanto pare no, perché ho sentito Vinsar che ne parlava con un tecnico. Ne ho la certezza al cento per cento, lo collauderanno proprio oggi pomeriggio."

"Già, su di noi..."

Un semplice blirp ci avvisa che l'apertura automatica delle porte dell'aula è stata sbloccata. Ora possiamo anche riversarci all'interno in cerca di un buon posto da cui seguire la lezione. Mentre il gruppo di cadetti di cui ho origliato la conversazione entra, io mi rivolgo a Luke e Vaarik: "Avete sentito? Parlano tutti della Kobayashi."

Luke si porta una mano alla bocca per coprire uno sbadiglio. "Yawwwhn. Eh, già..." A quanto pare lo scampolo di informazioni che abbiamo appena appreso sul famoso test lo ha lasciato completamente indifferente.

Tento di prenderlo un po' in giro per non pensarci troppo nemmeno io: "Senti, uomo di mondo..."

"Mondo è riduttivo, con un universo a disposizione."

Scuoto la testa e sorrido. Nulla da fare, con una scrollata di spalle entro nell'aula.

Accademia della Flotta Stellare
San Francisco, Sol III

La sala mensa è affollata come al solito. Tanto per confermare la teoria della percezione relativistica del tempo, la mattinata è volata via senza che me ne accorgessi. Davanti ai replicatori c'è la solita fila di cadetti. Quelli del primo, secondo e terzo anno si sono portati dietro i padd per un ultimo frenetico ripasso per gli esami di fine anno. Per l'esame che affronteremo noi, invece, non c'è libro di testo che tenga. Pazienza, con tutto quello che ci è capitato in questi quattro anni, l'improvvisazione non dovrebbe darci problemi.

Una volta davanti al replicatore, scorro velocemente la lista delle portate. Quattro anni fa, il novanta per cento di questi sapori mi era del tutto sconosciuto, oggi non riuscirei più a farne a meno. "Mmm, non so cosa ordinare."

"Raktajino" dice la voce di Vaarik.

"Beh, sì, anche quello. Comunque, tenendo conto che nel pomeriggio abbiamo la Kobayashi, forse sarebbe meglio stare leggeri."

"Il raktajino è per me" specifica il vulcaniano con voce monocorde. "Ordina la miscela forte."

"Raktajino?" Lo guardo stupito.

"Forte" specifica per la seconda volta il vulcaniano.

"Il beccamorto è andato giù di testa" sospira Luke. "Sapevo che prima o poi sarebbe successo." L'umano si volta verso Vaarik e comincia a parlargli con voce chiara e pacata: "Vaarik, tu non cambi mai la tua dieta, ricordi? Che cosa hai mangiato stamattina a colazione? Le stesse cose che ti vedo mangiare da tre anni. Perciò, tanto per tranquillizzarmi sul fatto che non sta giungendo l'apocalisse, dimmi, che cosa devi ordinare adesso?"

Il vulcaniano lo guarda impassibile e senza degnarsi di rispondere sorpassa Luke nella fila e si pone davanti al replicatore. "Zuppa di ploomek." Mentre sul piano iniziano a materializzarsi le prime scintille, Vaarik si volta verso di noi ed alza un sopracciglio come a dire: 'Contenti?'

Io mi scrollo le spalle, Luke sospira. Vaarik annuisce e torna a voltarsi verso il replicatore: "E raktajino, una grande quantità di raktajino."

<Definire grande quantità> risponde la voce sintetica del computer.

Il vulcaniano si concentra nello sforzo di presentare la giusta esposizione : "Computer" dice infine, "calcola il fabbisogno settimanale di sonno di un maschio vulcaniano, sottrai le ore spese per preparare gli esami di diploma. Sottrai successivamente le ore di meditazione perse a causa dell'irrazionale abuso di uno strumento barbaro da parte del compagno di stanza e replica la quantità adeguata di raktajino per permettere al succitato vulcaniano di arrivare fino a sera."

<Definire strumento barbaro> chiede la voce monotona del computer.

"Hai di nuovo suonato la batteria a notte fonda?" sospiro, rivolto verso Luke.

"Beh, no, non è esatto" si difende lui, alzando le mani davanti a sé. "Ho solo suonato la batteria un po' prima che venisse mattina."

Vaarik scocca un'occhiata gelida verso l'umano, mentre la gente dietro di noi inizia a chiedersi come mai la fila non stia avanzando.

"Voi due non cambiate mai, vero?" Redarguisco Luke, mi ricordo fin troppo bene di quando l'umano si dovette trasferire nel mio alloggio a causa degli arresti domiciliari di Vaarik. "E tu, hai idea di quanto sia fastidioso quell'aggeggio?"

"Non bestemmiare ibrido. Prima di tutto quel coso ha un nome, Sara Jane, e poi si da il caso che per me sia rilassante. E poi, orecchie a punta" dice rivolto a Vaarik, "non capisco come possa distrarti dalla meditazione, credevo che come vulcaniano avessi più autocontrollo." Come non detto, la solita tendenza suicida di Luke a voler stuzzicare il prossimo ha di nuovo preso il sopravvento del suo cervello.

"Il mio autocontrollo è perfetto" sibila Vaarik. "E ne è la dimostrazione definitiva che quel tuo strumento barbaro non sia ancora andato in cenere e che tu sia ancora vivo."

Dal fondo della fila iniziano a levarsi le prime lamentele: "Allora, laggiù, ci muoviamo o no?"

"Avete sentito?" dico. "Piantatela, stiamo per diventare guardiamarina ed ancora battibeccate come due bambini."

Scosto Vaarik e mi avvicino al replicatore. "Anche se devo ammettere che queste vostre discussioni infantili mi mancheranno un po'. In fin dei conti, domani non saremo più qui in Accademia. Con l'assegnazione dei nuovi alloggi designati ai guardiamarina, chissà con chi finiremo in stanza e..." Mi volto verso Luke e Vaarik ma non trovo nessuno dei due. Un benzita del secondo anno mi sta fissando con espressione inebetita. "Ehi! Ma sto parlando da solo? Dove siete finiti?" Raccatto la mia ordinazione dal replicatore e rincorro i due fino al tavolo. "Ultimo giorno di Accademia fino in fondo, eh?" sospiro durante il tragitto.

Il pranzo si svolge più o meno come al solito, fra un commento occasionale e l'altro. "Qualche idea su come sarà quest'anno la Kobayashi?" chiedo.

"Intendi dire come sarà l'ennesima sfiga a coronazione del mucchio di sfighe capitateci finora?" medita Luke. "Sarà... solo un po' più artificiale delle altre."

"In ogni caso" specifica Vaarik, "non avrà influenza sull'ottenimento del diploma, ma solo sul calcolo del punteggio finale."

"Già" concordo, "nel bene o nel male da domani saremo guardiamarina. A proposito, vi hanno già comunicato a che alloggi siete stati assegnati?"

Luke si stringe nelle spalle: "No, ovviamente. Ma suppongo che anche questo faccia parte dello stile di vita avventuroso che ogni ufficiale di flotta deve aspettarsi. E poi ci credi, vulcaniano, non saremo più in stanza insieme."

"È stato questo pensiero ad infondermi coraggio nella dura strada verso il diploma" replica l'altro senza fare una piega.

Stronco sul nascere l'imminente discussione con un'altra domanda: "Avete deciso che cosa farete dopo? Cioè, una volta ottenuto il diploma? Avete già chiesto un'assegnazione?"

I due restano in silenzio. "Vaarik?" sollecito.

"Mmhm..." mormora cupamente il vulcaniano, per poi concentrarsi con insistenza sul proprio piatto.

"Luke?"

"Ah... ehm... e tu, Renko?"

"Eh... già... bene, e così Cobledick è riuscito a risolvere il suo difetto di pronuncia." Dato che sono stanco di parlare ancora della Kobayashi, mi butto sul secondo argomento del giorno.

"Già, chi l'avrebbe mai detto" commenta Luke. "Mi spiace un po' dirlo, ma è come se l'Accademia avesse perso una delle sue istituzioni.

Non posso fare a meno di concordare. "Già, ci pensate? Siamo fra gli ultimi cadetti a diplomarsi che potranno dire di ricordarsi di comeparlavaunavoltailbuonvecchioCobledick!"

"Ne prenderò nota" dice Vaarik con tono distaccato. "Non vorrei scordarmi di vantarmene se dovesse capitarmi l'occasione."

"Vaarik" chiedo, "sei più sarcastico del solito, oggi, o è solo una mia impressione?"

"Ah, lascialo perdere, Renko" taglia corto Luke. "Sarà preoccupato per la Kobayashi anche se nega..."

Vaarik lo liquida con uno sguardo senza degnarsi di rispondere.

Luke raccoglie le posate dal suo vassoio ed inizia a tamburellare l'orlo del tavolo ed i bicchieri. "Rilassati, beccamorto" dice con tono leggero. "Vuoi che ti suoni qualcosa?"

"No, Vaarik, no!" Ma perché toccano sempre a me, questi lavori? "Ricordati che sei pur sempre un vulcaniano! Nooo, non il vassoio..."

Accademia della Flotta Stellare
Simulatore della Kobayashi Maru

Eccomi qui, l'ultima prova. Vaarik e Luke sono stati assegnati a due gruppi diversi dal mio, chissà se avranno già iniziato il test oppure no? Bah... chi lo sa? Nel frattempo a me non resta che attendere di essere chiamato. Resto in piedi nel corridoio sul quale si affacciano le porte dei vari simulatori. Viste dal di fuori sembrano piuttosto anonime, chissà perché ma mi aspettavo qualcosa di più. Un assistente mi consegna un padd per la registrazione dell'inizio del test. "Il suo simulatore è il numero diciotto. Lei è il primo del suo gruppo, pertanto appena avrà luce verde sul pannello a fianco della porta, dovrà entrare immediatamente. Non è consentito l'uso di tricorder o di padd personali. Per lo svolgimento del test dovrà utilizzare unicamente i dispositivi che troverà all'interno del simulatore. Non le è dato di sapere a priori il tempo di durata del test. Il test terminerà soltanto quando l'ufficiale superiore fra i presenti ne decreterà la conclusione. Terminato il test dovrà allontanarsi dall'area delle esercitazioni senza fermarsi a parlare con altri cadetti. I risultati del test verranno comunicati ufficialmente alle diciannove e zero zero ora locale. È tutto chiaro?"

"Sì, signore."

"Ci sono domande?"

C'è un bagno, lì dentro? No, meglio non tirare troppo la corda.

"No, signore."

"Bene, inserisca qui il suo codice matricola... e in bocca al lupo."

Quando la luce verde si accende, varco le porte senza sapere cosa aspettarmi. Dicono che i test della Kobayashi Maru siano sempre diversi uno dall'altro. Il simulatore è la ricostruzione della plancia di una nave stellare. A giudicare dallo stile, gli ingegneri si sono chiaramente ispirati ad almeno tre classi di navi differenti, due delle quali devono essere la classe nebula e la constitution. Gli istruttori che faranno le veci degli ufficiali di plancia sono già tutti alle loro postazioni.

De Leone è sulla poltrona del capitano: "Il suo posto è al timone, cadetto."

Il timone... avrei preferito la postazione tattica, visto che sono nella sezione sicurezza ma in fondo questa è la Kobayashi Maru, non è stata pensata per rendere le cose facili.

Saluto gli ufficiali e mi siedo alla postazione che mi viene indicata, i comandi non mi sono familiari, devo prenderci la mano e devo farlo in fretta. Suppongo che lagnarmi di questa situazione sia esattamente la cosa da non fare per passare dignitosamente il test. Attivo il computer ed inizio a destreggiarmi sulla consolle. È ora di mettere a frutto le nozioni di pilotaggio che il capitano Maxwell ha tentato di ficcarci in testa durante il suo corso.

"Coordinate 22 87 4. Zona Neutrale in avvicinamento. Tutti i sistemi regolari e funzionanti."

La monotonia viene ben presto interrotta, il test entra quasi subito nel vivo.

"Capitano, ho in arrivo un messaggio su di un canale di emergenza. Solo audio."

"Emergenza! Qui è la Kobayashi Maru siamo entrati in collisione con una mina gravitazionale..."

Il simulatore viene squassato da un'esplosione. Sento le vibrazioni dell'impatto attraverso la consolle del timone.

"La Kobayashi ha ragione, ci sono mine gravitazionali ovunque..."

"Manovre evasive!" ordina De Leone.

Mi ritrovo a dover navigare in un campo di mine gravitazionali prima ancora di rendermi conto che sarebbe una manovra ardua perfino per un pilota con anni d'esperienza alle spalle. Sullo schermo visore scorgo due fluttuazioni ai limiti opposti del campo visivo. Per un secondo ho quasi l'impressione di vedere la sagoma di due navi. L'illusione dura un secondo e poi sparisce. Scarto una mina all'ultimo momento, ho permesso all'interferenza di farmi distrarre, tento di aggiustare la rotta ma le mine sono troppo fitte. Un rombo sordo si propaga per la plancia. Vengo scaraventato a terra dall'esplosione della mia consolle, non mi sento più le mani, l'unica cosa che riesco a percepire è qualche spezzone di frase di voci confuse.

"I... puter non risponde... s... guina da..v...r... Emergenza Medic..."

Qualcuno deve aver pasticciato con le frequenze del mio cervello, perché riceve soltanto a tratti. L'ultima cosa che riesco a pensare è quella di chiedere. "Cosa..."

Non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo avvolto da una luce accecante. Sono in piedi, attorno a me non c'è nessuno e la luce non accenna a volersi spegnere.

"Cosa succede?" chiedo, le parole mi escono ovattate come se venissero inghiottite dal bagliore fattosi nebbia.

Dalla luce accecante si distacca una sagoma che avanza con un incedere fin troppo familiare. È Sherman.

"Benvenuto in Paradiso, cadetto. Lei è morto e io sono Dio."

"NO! Non ci credo!"

"Ateo, per caso?"

"Semplice istinto di conservazione per la mia sanità mentale." Guardo Sherman da più vicino. È lui in tutto e per tutto tranne che per l'espressione degli occhi. "E comunque la società delta gammana è ancora troppo giovane per aver potuto sviluppare una qualche forma di religione credibile."

"Capisco..." La figura cambia forma, rivelandosi per quello che è in realtà. "E per quel che riguarda l'alfabeto, invece? Ci siete già arrivati alla lettera Q?"

Resto esterrefatto. "Lei è un Q?"

"Ascoltami bene! Io ho tutto il tempo dell'universo ma tu no. Anzi, ad essere onesti non ne hai proprio, sei già morto. Tuttavia, ci sono ancora un paio di cose che ti riguardano nel grande schema delle cose, e così ti è stata concessa una seconda opportunità, ma non sarà facile, devi meritartela."

"Una seconda cosa?"

"Significa che la tua dipartita non era ancora prevista, creatura a mentalità bidimensionale. Proprio per questo tu tornerai."

Ho già sentito parlare di interferenze simili da parte dei Q: "È un altro dei vostri giochetti per testare..."

"Più o meno" mi interrompe secco. "Ti verranno dati dei suggerimenti. Se vuoi sopravvivere dovrai interpretarli nella maniera corretta. In fondo in tutti questi anni che vi abbiamo osservato ci avete sempre sorpreso. Più finivate nei guai, più ne venivate fuori brillantemente. Stupiscimi ancora una volta."

"Aspetta..."

Accademia della Flotta Stellare
Indietro nel tempo: di nuovo mattina dello stesso giorno

La sveglia si attiva dopo solo due ore di sonno. Mi è andata anche bene, potevo essere morto. La sveglia si attiva ed ancora una volta il suono è sempre quello. Questo computer sembra proprio non volersi rendere conto che questo non è decisamente un giorno come gli altri. È il giorno della mia morte; di solito non sono permaloso ma il fatto che l'evento venga ignorato in questa maniera mi punge un po' sul personale. Eppure come dargli torto, questo è il giorno della mia morte, mica della sua. Fra qualche giorno ci sarà qualcun altro a dormire in questo letto e se non riesco a sistemare questo casino anch'io mi farò un riposino parecchio lungo.

Mi alzo senza sapere esattamente cosa dovrei fare. Q ha parlato di indizi, ma qualcosa mi dice che non avrò gioco facile. Bene, 451, quale occasione per mettere alla prova quello che hai imparato finora?

Mi hanno detto che è impossibile vincere contro la Kobayashi Maru, e ho sentito dire la stessa cosa anche riguardo alla morte. Non mi resta che sperare che una delle due informazioni sia errata.

"Computer, luci."

La camera è un campo di battaglia. Sono solo, Vargas e Chango non sono nell'alloggio accanto. Tutto è esattamente nella stessa disposizione di stamattina. Prendo a calci una delle valige aperte ai piedi del letto, il contenuto si sparge per tutto l'alloggio. Ecco, ora nulla è più com'era stamani ma non avverto nessun tremito nelle onde temporali, né alcun effetto speciale collegato. Butto un'occhiata al misuratore di tempo. Fra qualche minuto arriveranno Vaarik e Luke per fare colazione con me. Decido di andargli incontro, le azioni che ho intrapreso oggi porteranno alla mia morte, mi sembra dunque logico intraprendere azioni differenti. Mi avvio verso la porta quando avverto una fitta dolorosa alla pianta del piede. Guardo verso il basso, sono a piedi nudi ed un coccio mi si è conficcato nella pianta. Quando ho scaraventato il contenuto della valigia per tutto l'alloggio una tazza si deve essere rotta.

Non mi resta altro che medicarmi prima di uscire. Mi rappezzo alla meglio con alcuni dermo-cerotti superstiti che sono riuscito a stanare nei recessi nell'armadietto del bagno. Aspetto da un momento all'altro che l'avvisatore acustico della porta suoni ma a quanto pare sto aspettando invano. Infilo gli stivali ed esco deciso dall'alloggio. Prima che le porte mi si richiudano alle spalle, getto un'altra occhiata al misuratore di tempo. È l'orario esatto in cui io, Vaarik e Luke siamo usciti stamattina. L'incidente al piede mi ha fatto ritardare in maniera che uscissi dal mio alloggio alla stessa ora in cui sono uscito la prima volta. Se non avessi dato quel calcio alla valigia per cambiare le cose... già, perché dovrebbe essere il contrario, poi? Non è forse vero che: 'Le cose devono cambiare per rimanere le stesse.'

Eppure le cose non sono rimaste esattamente le stesse. Vaarik e Luke non si vedono da nessuna parte. Ecco la prima anomalia della mia 'seconda' giornata, ma non sono state le mie azioni a determinarla. Allora cosa?

Mi serve un esperto in dinamica temporale, e fortunatamente ne conosco uno. Corro fino all'edificio in cui ci sono le aule e gli uffici degli istruttori. Entro nel primo turbo lift che trovo libero: "Ufficio di William Fraser." Non importa se non ricordo quale sia il piano esatto, il turbo lift processa il mio comando vocale ed inizia a muoversi. Quando si ferma esco pensando di essere giunto a destinazione ma mi sbaglio. Il turbo lift si è fermato solo perché qualcuno l'ha chiamato. I cadetti che hanno spinto i comandi di prenotazione entrano nel turbo lift e questo riparte per la sua destinazione. Io mi ritrovo davanti all'aula dove si deve tenere la lezione di Cobledick. Controllo il misuratore di tempo, sono in perfetto orario. A qualche metro da me c'è il gruppetto di cadetti che sta parlando del nuovo computer a matrice bio-neurale.

"Il nuovo computer? Possibile? Non credevo sarebbero riusciti a completarlo in così poco tempo. Non avevano detto che mancavano dei componenti?" dice uno dei cadetti.

"A quanto pare no, perché ho sentito Vinsar che ne parlava con un tecnico. Ne ho la certezza al cento per cento, lo collauderanno proprio oggi pomeriggio."

"Già, su di noi..." risponde il primo, scuotendo la testa.

Un semplice blirp ci avvisa che l'apertura automatica delle porte dell'aula è stata sbloccata. È tutto esattamente come stamattina, l'unica anomalia è che stavolta sono solo. Questa è una faccenda in cui me la dovrò sbrigare con le mie forze. Allora è proprio vero che quando si muore si muore soli.

Sto ancora fissando il misuratore di tempo sul mio padd quando i numeri cominciano a sfocarsi, batto le palpebre tentando di rimettere a fuoco e quando apro gli occhi scopro che l'orario è stato sostituito da uno strano codice: 'Q: 18 prime 4. 19 prime 3. 20 prime 3.'

Suggerimenti... ecco il primo. Avrei preferito che Q avesse sostituito la solita suoneria della sveglia con la canzoncina 'Stamattina resta a letto' per farmi capire come evitare la mia morte ma a quanto pare dovrò guadagnarmi in altro modo i prossimi anni di vita.

Senza che me accorgessi, anche l'ultimo cadetto è entrato in aula e le porte automatiche si sono di nuove chiuse.

Già che sono qui decido di parlarne con Cobledick, nemmeno lui è a digiuno di viaggi nel tempo. Ripongo il padd e varco le soglie dell'aula, mi ritrovo in sala mensa.

Mi guardo attorno completamente spiazzato. Torno indietro, varco di nuovo le porte aspettandomi di trovarci il corridoio al di fuori dell'aula di Cobledick ed invece c'è proprio la normale entrata della sala mensa. Se qui c'è lo zampino di Q, quell'essere sta giocando sporco. Ma forse non è così, forse Q non c'entra nulla. Esattamente come stamattina, la lezione di Cobledick è volata via senza che io me ne accorgessi. Se non fosse stato per la strabiliante notizia che l'istruttore ha risolto il suo problema di pronuncia potrei non avere alcuna memoria che la lezione sia mai avvenuta. E così è anche stavolta.

La sala mensa è affollata come al solito. Davanti ai replicatori c'è già una lunga fila di cadetti, mi aggiungo anch'io. Non mi resta altro da fare che ripercorrere i miei passi. Stamattina non ho parlato con Fraser, pertanto non posso aspettarmi di riuscire a farlo neanche in questa occasione. Sembra quasi che il flusso temporale si stia auto regolando, apportando solo i minimi cambiamenti necessari perché tutto scorra nella stessa maniera.

Dietro di me i cadetti che non stanno parlando della guarigione di Cobledick parlano della Kobayashi Maru. Questi due argomenti hanno monopolizzato tutte le conversazioni, anche i cadetti della fila a fianco ne sono caduti vittima: "Sì, ciao, da quando l'ha fatto Kirk ci hanno già riprovato un sacco di altre volte. Ma se già era difficile prima, quest'anno è impossibile" dice uno dei cadetti.

L'amico non ne sembra convinto: "Per quel nuovo computer a matrice bio-neurale, dici? Non sono del tutto sicuro, sai. Dalle mie informazioni quel computer non è ancora operativo al cento per cento, pertanto avrà dei punti deboli."

"Tu credi?" chiede il primo cadetto.

Ancora il nuovo computer della Kobayashi. E così questa è la conversazione che avrei sentito anche la prima volta se non fossimo stati occupati a battibeccare sulla batteria di Luke.

Vaarik e Luke, chissà come se la sono cavata, loro, con la Kobayashi. Anche se, visto l'orario, dovrei dire: 'Chissà come se la caveranno loro, con la Kobayashi. Sicuramente meglio di me, visto che ci sono io qui, ora.

Una volta davanti al replicatore, scorro velocemente la lista delle portate. Trattengo il fiato, eccolo di nuovo. Sul display davanti a me, fra la zuppa di plomeek e i bocconcini di pipius, appare di nuovo quel codice: Q18le4-19le3-20lE3. La forma è diversa ma è lo stesso codice che è già apparso sul mio padd. Scorro fino alla fine la lista delle portate in cerca di qualche altro indizio senza trovare nulla. È tutto qui, questo è l'unico 'suggerimento' che ho a disposizione per potermi salvare la pelle. Se è un'equazione non la riconosco. Faccio una ricerca sul mio padd ma nessun risultato combacia.

Ho bloccato la fila e dal fondo iniziano a levarsi le prime lamentele: "Allora, laggiù, ci muoviamo o no?"

Scorro di nuovo l'intera lista delle portate per controllare una seconda volta che non mi sia sfuggito qualcosa. Il codice è sparito. "Accidenti a te, Q! Che senso ha questa roba? C'è proprio bisogno di essere così crittografici?"

Il benzita dietro di me mi fissa con espressione inebetita. Perfetto, mi sono ridotto a parlare da solo.

Accademia della Flotta Stellare
Simulatore della Kobayashi Maru: Seconda opportunità

"Il suo simulatore è il numero diciotto. Lei è il primo del suo gruppo, pertanto..." Sì, lo so, bla bla bla, ascolto le istruzioni dell'assistente tenendo lo sguardo fisso sulla porta del simulatore. "...Il test terminerà soltanto quando l'ufficiale superiore fra i presenti ne decreterà la conclusione. Terminato il test dovrà allontanarsi dall'area delle esercitazioni senza fermarsi a parlare con altri cadetti. I risultati del test verranno comunicati ufficialmente alle diciannove e zero zero ora locale. È tutto chiaro?"

Faccio cenno di sì con la testa.

"Ci sono domande?"

"C'è un bagno, lì dentro?"

L'assistente mi guarda perplesso. "Prego?"

"No, nulla, non importa. Grazie per 'l'imbocca al lupo' vedrò di farlo fruttare, stavolta." Inserisco il mio numero di matricola nel padd e glielo porgo, poi mi avvio verso il simulatore.

La luce verde si accende, varco le porte sapendo esattamente cosa trovare e la cosa non mi piace affatto. Gli istruttori che faranno le veci degli ufficiali di plancia sono già tutti alle loro postazioni. De Leone è sulla poltrona del capitano: "Il suo posto è al timone, cadetto."

Saluto gli ufficiali e mi siedo alla postazione che mi viene indicata; non mostro alcuna difficoltà a destreggiarmi con i comandi, perché dovrei? Ci ho già avuto a che fare. Con la coda dell'occhio scorgo De Leone che fa un cenno d'apprezzamento. Lui non lo sa... ma questa conoscenza l'ho pagata a caro prezzo.

"Coordinate 22 87 4. Zona Neutrale in avvicinamento. Tutti i sistemi regolari e funzionanti."

La simulazione ha inizio ed io non sono riuscito a risolvere il codice inviato da Q. Devo fare uno sforzo di disciplina enorme per convincere me stesso a restare seduto alla postazione. Se adesso mi alzo e me ne vado sarò il guardiamarina che si è diplomato con il minimo storico della Flotta ma almeno sarò vivo. No, è un'illusione, non posso andarmene da qui, posso salvarmi solo affrontando questa cosa.

"Capitano, ho in arrivo un messaggio su di un canale di emergenza. Solo audio."

Che cosa significa quel maledetto codice? 18 prime 4, 19 prime 3, 20 PRIME 3. Non è un'equazione, non sono coordinate, non è un codice di sicurezza, allora cos'è?

"Emergenza! Qui è la Kobayashi Maru siamo entrati in collisione con una mina gravitazionale..."

Forse la soluzione del codice non era da ricercare all'esterno, forse è legata a questa situazione particolare, in fondo è qui che morirò. Fra poco ci ritroveremo in mezzo alle mine, mi volto per prendere una panoramica del simulatore prima di non averne più il tempo. Sono disposto ad aggrapparmi a qualsiasi indizio, anche il più labile. Tutto è come dovrebbe essere, gli ufficiali sono al loro posto. De Leone mi guarda perplesso, la mia distrazione dal timone non incontra il suo favore. "Qualche problema, cadetto?" L'ammiraglio si sposta sulla sedia ed il mio sguardo cade oltre le sue spalle. Di fianco alla porta d'ingresso c'è la placca di dedica, nello stesso punto in cui si troverebbe una placca se questa fosse una vera nave spaziale. Inciso sull'ottone in lettere maiuscole leggo: 'SIMULATORE NUMERO DICIOTTO.

Diciotto! Ma certo! Leggo il motto che segue: La perfezione assoluta. È la fuori che attende e noi, esploratori impavidi, non la faremo aspettare ulteriormente...

Diciotto prime quattro: la, perfezione, assoluta, punto.

Questo è il primo pezzo ma gli altri? Cos'è diciannove? Cos'è venti? Non ci sono altre targhe, né altri numeri appesi sulle pareti. Ho risolto solo un pezzo di codice su tre.

Le mie elucubrazioni vengono interrotte bruscamente. Il simulatore viene squassato dalla prima esplosione e sento le vibrazioni dell'impatto attraverso la consolle del timone.

L'addetto ai sensori ci avvisa che siamo stati circondati dalle mine. "La Kobayashi ha ragione, ci sono mine gravitazionali ovunque..."

"Manovre evasive!"

Mi ritrovo a dover navigare nel campo di mine gravitazionali. Non ho più tempo a disposizione, devo tentare qualcosa, qualsiasi cosa. Fra pochi sencondi vedrò le fluttuazioni di due navi sullo schermo visore. Forse sono loro che provocheranno l'esplosione. Navi che si disoccultano per sparare, devo puntare i phaser per primo? Che c'entra questo con il codice? Un momento, un codice in tre parti... tre... una ce l'ho e le altre due sono mancanti, mancanti proprio come... no, non è possibile.

"Computer" ordino ad alta voce, "apri le frequenze con le altre due navi inseritesi nella simulazione."

"Cadetto!" sento la protesta di De Leone ma ormai il computer ha già attivato le frequenze.

I canali si aprono, ancora prima di sentire le voci so già chi mi risponderà. La mia voce si mescola a quella di Luke e di Vaarik, anche loro devono aver avuto la stessa intuizione.

Alla fine è il vulcaniano a prendere la parola: "Renko, Dalton, siete voi? So che potete sentirmi! Se le cose stanno come immagino, non abbiamo più quasi tempo! Dobbiamo collaborare se vogliamo uscire vivi da qui!"

Le fluttuazioni che avevo scorto sullo schermo visore non erano navi occultate previste nel test, non avrebbero dovuto far parte della simulazione. Qualcosa sta andando a rotoli e l'abbiamo capito tutti e tre. Insieme tentiamo di mettere assieme i pezzi del puzzle.

"Vaarik, Luke, qual era la soluzione dei vostri indizi? Io ho trovato solo una frase senza senso: 'La perfezione assoluta' con un punto alla fine."

"La mia parte era: 'tra pochi giorni'" risponde Vaarik.

"La mia era: 'Ebbene sì' con una virgola finale. Ma non vedo come possa aiutarci" conclude Luke.

I numeri scorrono inesorabili sul misuratore di tempo della mia consolle. La mia seconda opportunità è agli sgoccioli. "Ebbene sì, tra pochi giorni la perfezione assoluta. Ma che cavolo vuol dire?" esclamo.

La risposta arriva da una direzione inaspettata. Da De Leone, che si alza in piedi per avvicinarsi allo schermo visore. "Un momento!" ruggisce. "Quello è l'inizio della mia relazione per il Rettore D'Elena sull'efficienza del generatore d'energia per il nuovo computer a matrice bio-neurale del simulatore. Mi riferivo in particolare ad un relè secondario che non sarebbe stato installato fino a martedì prossimo, ma che secondo l'ingegneria non avrebbe compromesso la sicurezza del simulatore."

"Col cavolo che non l'avrebbe compromessa!" esplode Luke.

Ora è chiaro ciò che è da fare, ecco cosa voleva dirci Q, nel suo modo insensatamente complicato. "Mi scusi, signore, ma no è così, fra qualche secondo ci sarà un corto circuito con conseguenze mortali. Dobbiamo disattivare a tutti i costi l'alimentazione primaria."

De Leone annuisce con la testa. Fortunatamente ha deciso di crederci, del resto lo sta vedendo con i suoi occhi che il nuovo computer ha fatto deragliare l'esercitazione dal programma prestabilito. "Non abbiamo tempo per recarci nella sala manutenzione. Vinsar?"

Il klingon risponde prontamente: "Bisogna troncare i collegamenti dei pannelli che si trovano sotto al timone. In questo modo taglieremo fuori il generatore, ma bisogna farlo in tutti e tre i simulatori attivi."

Annuisco e mi abbasso sotto alla consolle. Il piano dove poco fa avevo le mani inizia a sfrigolare, è in arrivo la prima scarica, quella che mi ha scaraventato via dalla sedia e che provocherà l'esplosione che mi ha ucciso.

Strappo via il pannello e inizio a sradicare tutti i fili che trovo. La scarica sulla consolle cessa improvvisamente. Le vibrazioni sul pavimento che simulano la presenza di un motore a curvatura si spengono. Tutto è tranquillo e silenzioso.

Mi alzo con i fili strappati ancora stretti in pugno e mi guardo attorno. Sono ancora vivo. Lo schermo visore si è disattivato e così tutte le consolle. Solo l'illuminazione è ancora attiva.

"De Leone a Vinsar, situazione?" L'ammiraglio chiama uno alla volta gli altri simulatori.

"Qui Vinsar, situazione sotto controllo."

"Situazione sotto controllo anche qui, signore" risponde Ailoura dall'ultimo simulatore.

Tiro un sospiro di sollievo. Ce l'abbiamo fatta, adesso posso rilassarmi.

Le consolle iniziano ad esplodere una alla volta attorno a me. La plancia si riempie di scintille e di fumo, le luci si abbassano improvvisamente. Mi butto a terra cercando riparo ma nessuna delle esplosioni mi raggiunge. Gli altri ufficiali di plancia sono tutti in piedi e mi guardano. Le esplosioni non sono altro che semplici effetti pirotecnici.

"Perché sta esplodendo tutto lo stesso?" chiedo.

Le labbra dell'Ammiraglio si allargano in un sorriso sornione: "Perché questa è la Kobayashi Maru."

EPILOGO

Accademia della Flotta Stellare
Caffetteria dell'Accademia

Fra un'ora verranno resi pubblici i risultati della Kobayashi Maru e il punteggio finale di diploma. In quanto a me, non sono ancora ufficialmente un guardiamarina ma i giochi ormai sono fatti.

Sto aspettando seduto ad un tavolino della caffetteria e sono solo, ma forse la mia è solo un'illusione. Pernsavo di esserlo anche oggi ed invece... il corto circuito della consolle non ha ucciso solo me ma anche i cadetti seduti al timone degli altri due simulatori attivi in quel momento. E così anche Luke e Vaarik si sono ritrovati davanti a Q ed anche loro sono stati rispediti indietro. Stando a ciò che Vaarik ha tentato di spiegarmi sulla fisica degli universi, da quel momento ci siamo ritrovati a rivivere lo stesso giorno ma in tre realtà differenti. Ecco dunque perché mancavano nella mia seconda giornata. Quando ci siamo messi in contatto a vicenda le tre realtà sono collassate su sé stesse, assestandosi su di una linea temporale in cui tutti e tre potessimo rimanere in vita.

Q ha dato a tutti e tre lo stesso codice ma ognuno di noi aveva la possibilità di risolverne soltanto una parte. Se non avessimo avuto tutti e tre la stessa intuizione, se non avessimo contato gli uni sulla forza degli altri, a quest'ora nessuno dei tre sarebbe vivo. Forse era questa la lezione che Q voleva impartirci, anche se mi chiedo perché. Gli anni dell'Accademia sono finiti, chissà se la mia strada e le loro si incroceranno?

Un cadetto del primo anno con un padd in mano si avvicina al mio tavolo: "Mi hanno chiesto di consegnarle questo, signore."

Signore... dovrò abituarmici, ma nel frattempo la sensazione è estraniante e questo tizio sembra così giovane.

Lo ringrazio e prendo il padd che mi porge. Si tratta di una comunicazione da Delta Gamma. "Meglio tardi che mai" sospiro, le disposizioni che vi troverò decideranno il mio futuro. Cosa avrà deciso il mio governo? La Flotta o il rientro a casa? Si tratta di una Kobayashi Maru in versione ridotta, nessuna delle due soluzioni è vincente, sia seguendo una sia seguendo l'altra ci sono parecchie cose di cui sentirò la mancanza. L'Accademia è finita e non mi ha dato risposte sulla vita che mi aspetta, ma soltanto qualche mezzo in più per riuscire ad affrontarla. Ciò che mi attende da domani è ancora una volta l'ignoto. Così come lo era il primo giorno che sono arrivato qui e la domanda è ancora una volta la stessa: E adesso?

Leggo la lettera inviatami da 215, il suo stile è inconfondibile. Spengo il padd e mio malgrado mi scappa un sorriso. Il misuratore di tempo scatta di un'altra unità e le porte della caffetteria si spalancano. Vaarik e Luke entrano nel locale, in perfetto orario.

FINE