UN SORRISO PER IL DOMANI

Accademia della Flotta Stellare.
San Francisco, Terra.

L'atmosfera era carica di elettricità. Non era una sensazione opprimente, anzi, ma non per questo era meno intensa. Aleggiava come leggera brezza su tutta l'Accademia, nelle aule spaziose, nei corridoi illuminati, che sembravano pervasi da un'aria frizzante simile a quella del primo mattino, che faceva pizzicare la pelle e invogliava a respirare profondamente, come prima di un'immersione in mare aperto.

I cadetti chiacchieravano a voce un po' più alta del solito, gli assistenti percorrevano i corridoi avanti e indietro con rinnovato vigore, perfino gli istruttori non sembravano immuni a questa ventata di freschezza ed energia.
L'anno accademico era quasi agli sgoccioli, e per quasi un quarto della popolazione accademica si avvicinava il tempo degli esami finali, prima del conseguimento del diploma di ufficiale e l'inizio della loro straordinaria avventura nello spazio, qualunque essa fosse.

In mezzo a tutto questo, una silenziosa figura avanzava speditamente, apparentemente incurante dell'atmosfera carica di aspettativa che spirava incessante intorno a lei. Reggendo sotto un braccio un PADD con gli appunti delle ultime lezioni di Stark, entrò nella costruzione che ospitava la caffetteria dell'Accademia.

La figura si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, poi individuò seduti ad un tavolo le due persone che, nel bene o nel male, costituivano le sue uniche frequentazioni al di fuori dei doveri e degli impegni accademici. Con un piccolo sospiro di rassegnazione, si avvicinò a loro fino a quando fu a portata di orecchio.

"Di cosa stavate discutendo?" domandò, con l'aria di qualcuno che non è poi tanto interessato alla risposta.

"Oh, ciao T'Nan," salutò Sara, voltandosi verso la giovane vulcaniana di colore. "Stavamo parlando del concorso, ovviamente."

"Ovviamente," le fece eco Dent scuotendo la testa, seduto dall'alta parte del tavolino. Il giovane umano non sembrava particolarmente entusiasta dell'idea.

Da qualche giorno, tutti gli edifici dell'Accademia erano tappezzati di cartelloni pubblicitari: l'immagine rappresentava cinque individui in atteggiamento amichevole; uno di essi, posto al centro del gruppetto, aveva il volto completamente bianco, sormontato dall'invito a partecipare ad un concorso significativamente intitolato Un sorriso per il domani.

"Ancora interessata alla partecipazione?" chiese T'Nan, lanciando un'occhiata significativa a Sara. La vulcaniana non riusciva proprio a comprendere per quale motivo una ragazza intelligente come Sara potesse voler partecipare a quello sciocco concorso, ma ormai aveva smesso di farsi domande sulle stranezze dei suoi amici: le accettava e basta.

"Certamente!" rispose la betazoide, trionfante. "E per tua informazione sono già stata selezionata per la fase finale del concorso!"

"Davvero?" domandò la vulcaniana, stupita. A T'Nan sembrava una domanda più che legittima, ma per qualche motivo Sara la fulminò con lo sguardo.

"Sì, davvero. Se qui c'è qualcuno che può rappresentare l'Accademia in tutta la galassia, quella sono io!"

"Se lo dici tu," intervenne Dent, sarcastico. "E naturalmente questo tuo interesse inaspettato per i concorsi di bellezza non c'entra nulla con il fatto che il vincitore verrà esentato da alcune lezioni ed avrà la possibilità di pilotare il prototipo della nuova navetta stealth che i nostri laboratori hanno sviluppato in via sperimentale."

Sara fece un vago cenno con le mani, come per minimizzare la cosa. "Certo, anche quello non guasta. Ma l'unica cosa che mi interessa davvero è vincere il concorso!"

"Ma perché?" domandò l'umano, che ancora non riusciva a capacitarsi della determinazione della sua amica. "Non avevi detto anche tu che la trovavi una delle solite idee cretine di De Leone e soci?"

"Che domande, certo che lo è! Ma se il volto di qualcuno deve stare su quel cartellone, allora quel volto deve essere il mio!"

Dent aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse rapidamente. "Io mi arrendo," concluse, abbassando la testa in un gesto di sconforto. Il giorno che sarebbe riuscito a vincere una discussione con la sua compagna di corso, probabilmente ci sarebbe stata una parata, con settantasei dannati tromboni e tutto il resto. Ma quel giorno era ancora lontano.

La vulcaniana, che aveva assistito in silenzio alla discussione, si accomodò accanto ai suoi amici. "Immagino quindi che avrai ancora bisogno di me per quella piccola questione della licenza speciale di guida che ti è scaduta sei mesi fa..."

Sara fece una smorfia. "Dannata burocrazia. Una ragazza si dimentica di compilare un modulo e quelli subito gli ritirano la patente. Fortuna che ci sei tu a darmi una mano." T'Nan aveva promesso infatti tempo prima di darle una mano a ripassare i quiz: l'alternativa era studiare nuovamente da capo tutti i regolamenti per la navigazione dei piccoli vascelli commerciali, ma già la sola idea bastava a darle il mal di testa. "Di quello mi preoccuperò dopo aver vinto il concorso," continuò la ragazza, allontanando quei pensieri deprimenti. "Per il momento sono molto più interessata ai miei avversari diretti."

"Che tipi sono?" chiese Dent, giusto per fare conversazione.

"Dopo le selezioni preliminari siamo rimasti in sei," raccontò Sara. "Alcuni non sembrano avversari molto pericolosi, ma altri temo possano rivelarsi delle vere spine nel fianco. Perfect, ad esempio. Lui sì che sarà duro da battere..."

Dent e T'Nan si scambiarono un'occhiata significativa. "Perfect?!? Peter Perfect è iscritto al concorso? Ma quell'uomo è un mito!"

"Lo so, lo so, che ci volete fare?" si rammaricò Sara. "Lui è così bello, così carismatico, così... sorridente! Ma devo tentare ugualmente."

"Uno sviluppo interessante. Ci sono altri che conosciamo?" si informò T'Nan.

"No, non mi pare. C'è una ragazza klingon-romulana: molto carina, ma per il resto... diciamo che in quanto a buone maniere lascia alquanto a desiderare. Gli altri tre invece sono più strani."
"Strani?"

"Strani... un po' sospetti, ecco. Non sembrano i classici tipi da concorso di bellezza, se capite cosa intendo. C'è uno di una razza umanoide che non ricordo di aver visto prima... se solo riuscissi a ricordare come si chiama... va che è una cosa strana, non mi era mai successo prima!"

"Vabbé, abbiamo capito: la tua memoria non è più quella di una volta. Adesso dicci degli altri."

"C'è un tizio, aitante, faccia da canaglia... però mi sembra un po' avanti con gli anni per essere un cadetto. Infine c'è un vulcaniano con un VISORE... alto, capelli lunghi, sul tipo bello e maledetto... un po' troppo maledetto per i miei gusti."

"E questi sarebbero i tuoi tipi sospetti?" domandò Dent, un po' deluso dalla descrizione della sua compagna.

"Beh, non so a voi, però a me tanto normali non sembrano."

Anche T'Nan non sembrava convinta. "Si tratta di un concorso per la pubblicità," disse scrollando le spalle. "Avranno pensato che un aspetto un po' originale potesse aiutarli a farsi notare tra tutti i partecipanti."

"Sarà, però a me quelli non la raccontano giusta," disse Sara mordicchiandosi un pollice. "Secondo me dovremmo indagare."

Dent si improvvisò vulcaniano, sollevando significativamente un sopracciglio. "Indagare? E su cosa poi?"

"Ma su quelli, è ovvio! Non sembrano certo i tipi a cui interessa vincere un concorso di bellezza. Chissà cosa stanno architettando? Magari qualcosa di losco."

"La tua solita paranoia," commentò freddamente T'Nan.

"La mia solita lungimiranza, vorrai dire," ribatté Sara, convinta. "Vedremo se alla fine non avrò ragione io, come al solito!"

Campus dell'Accademia della Flotta Stellare.
Il mattino dopo.

T'Nan era seduta piuttosto scomodamente su una panchina all'interno del parco dell'Accademia. Davanti a sé teneva un piccolo PADD personale, ma da come lo teneva sarebbe potuto anche essere una bomba a frammentazione. Su quel PADD c'era una lettera già terminata che aspettava da mesi di essere inoltrata oppure cancellata. Tuttavia, la giovane vulcaniana non era ancora riuscita a prendere una decisione, e così la lettera attendeva pazientemente di sapere quale sarebbe stato il suo destino.

Era una lettera di dimissioni. Quando era entrata in Accademia, quatto anni prima, la vita di T'Nan era già pianificata con la precisa progressione logica di una dimostrazione matematica: i suoi genitori erano ufficiali di carriera della Flotta Stellare, suo fratello maggiore Sovak era capo operazioni su una nave della Flotta Stellare. L'Accademia era sempre stata per lei la prospettiva più semplice, lo sbocco più naturale. Non ne avevano mai realmente discusso: la cosa era semplicemente troppo ovvia per meritare una discussione.

Così si era iscritta all'Accademia, aveva superato l'esame di ammissione ed aveva iniziato la sua grande avventura. I primi anni erano stati carichi di soddisfazioni: le lezioni erano interessanti, gli istruttori preparati, le sue valutazioni adeguate. Tutto sembrava a posto. Tuttavia, da qualche tempo, le cose avevano cominciato a cambiare: non era successo nulla di specifico a cui potesse attribuire quel cambiamento; poteva solo supporre che fosse qualcosa maturato dentro di lei con il tempo, e che solo di recente era riuscito a venire allo scoperto. I corsi avevano perso di interesse, le esercitazioni sembravano diventare ogni giorno più noiose; persino i suoi voti avevano iniziato a calare, anche se non abbastanza da compromettere le sue possibilità di promozione.

Quattro anni prima tutto sembrava così chiaro, così semplice: ora come ora non riusciva più nemmeno a ricordare per quale motivo avesse deciso di entrare in Accademia, sempre che ce ne fosse uno; si era limitata a seguire passivamente la strada che si era trovata di fronte a lei, senza fermarsi a riflettere se fosse davvero quella giusta.

E così aveva scritto quella lettera di dimissioni, anche se poi si era quasi immediatamente pentita: cosa avrebbe fatto una volta lasciata l'Accademia? Dove sarebbe andata? Quale sarebbe stato il suo scopo? Poteva tornare su Vulcano, ma non era esattamente entusiasta all'idea di affrontare la sua famiglia: i suoi genitori non l'avrebbero di certo ripudiata, ma lo sguardo di delusione nei loro occhi sarebbe stato difficile da sostenere. Inoltre, cosa avrebbe fatto una volta a casa? Non si era mai immaginata in nessun altro posto che non fosse la Flotta Stellare, e adesso la miriade di possibilità che si aprivano di fronte a lei le davano il mal di testa.

Però, allo stesso tempo, non riusciva a cancellare quella lettera: e se fosse stata quella la scelta giusta? E se tutto ciò che la teneva incollata in Accademia non fossero altro che le sue illogiche paure per un futuro che non riusciva ad immaginare?

Scuotendo la testa con malcelata frustrazione, T'Nan si alzò rapidamente dalla panchina. Almeno per quel giorno, sapeva che non sarebbe riuscita a terminare quella lettera: tanto valeva tornare nel suo alloggio e mettersi a fare qualcosa di utile.

Mentre si dirigeva verso il suo dormitorio, la vulcaniana si trovò a passare accanto ad un edificio che ospitava alcuni laboratori scientifici. Distrattamente, lanciò un'occhiata oltre le vetrate di un'aula di esercitazione, cogliendo con la coda dell'occhio la sagoma di un cadetto che trafficava con alcuni strumenti di misura. Era un vulcaniano, con lunghi capelli corvini legati in una severa coda. In quel momento il cadetto si voltò leggermente, mostrando un pizzo curato e la riconoscibile forma di un VISORE che gli nascondeva completamente gli occhi. Qualcosa scattò snella mente di T'Nan, che si ricordò della descrizione di Sara a proposito di uno dei suoi avversari al concorso.

Incuriosita senza nessuna ragione specifica, la vulcaniana si avvicinò leggermente alla finestra che dava sull'aula, osservando il comportamento dell'uomo, che si trovava da solo all'interno. Doveva trattarsi sicuramente di un vulcaniano piuttosto anticonvenzionale. La sua postura rigida era tipicamente vulcaniana, ma c'era qualcosa nei suoi movimenti, un'intensità ossessiva che come psicologa non poteva sfuggirle. Sembrava che avesse difficoltà a calibrare uno strumento, e sembrava sul punto di perdere la pazienza.

D'improvviso, l'uomo si guardò intorno, come se avesse percepito che c'era qualcuno che lo stava osservando. Istintivamente T'Nan si ritirò dietro le fronde di un albero, sentendosi immediatamente molto stupida per il suo comportamento: non stava facendo nulla di male, ma si era fatta cogliere di sorpresa come una ragazzina scoperta a rubare la marmellata di gespar nella dispensa della casa. Tuttavia ora si trovava in una posizione piuttosto disagevole: cosa avrebbe dovuto fare? Farsi vedere dallo sconosciuto? Andarsene senza perdere altro tempo? Sarebbe stata di certo la cosa più logica. Tuttavia, T'Nan non riuscì a resistere alla tentazione di lanciare un'ultima sbirciatina da dietro le frasche verdeggianti, per vedere se l'uomo aveva notato il suo repentino movimento.

Fortunatamente, il cadetto non sembrava essersi accorto di nulla ed era tornato a trafficare con la sua attrezzatura. Con sua grande sorpresa, T'Nan vide il vulcaniano togliersi il VISORE con un gesto di stizza e continuare a lavorare alle sue calibrazioni senza indossare nuovamente lo strumento che in teoria gli sarebbe stato necessario per sopperire alla mancanza della vista naturale. Quel fatto lasciò di stucco la vulcaniana: per quale motivo qualcuno che apparentemente ci vedeva benissimo indossava uno strumento studiato appositamente per permettere alle persone non vedenti di rimediare al loro handicap? Con il fiato sospeso, la giovane osservò l'uomo completare il suo lavoro con successo e poi continuare a trafficare per alcuni minuti senza l'aiuto del VISORE. Infine il cadetto si diresse verso la porta, tirando fuori da una tasca il VISORE e facendo per indossarlo. Appena prima di appoggiarlo sugli occhi, però, il vulcaniano si diede un'occhiata intorno, come se quella stessa sensazione di essere osservato l'avesse colto nuovamente. Prima che la giovane potesse reagire il vulcaniano lanciò un'occhiata oltre la finestra, direttamente nella sua direzione. Per una frazione di secondo i loro sguardi si incrociarono, e la vulcaniana si trovò a fissare direttamente negli occhi neri e quasi metallici dell'uomo. A metà del sopracciglio destro e lungo lo zigomo sottostante correva una cicatrice sgradevole, come se fosse stata causata da una scheggia di metallo poco affilata. Ma la cosa più terribile era lo sguardo in quegli occhi; ora era chiaro perché indossasse un VISORE per partecipare al concorso Un sorriso per il domani: c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in quegli occhi, una fiamma oscura che T'Nan non aveva mai visto prima, tantomeno in un vulcaniano.

La giovane non aspettò per vedere se anche l'altro si fosse accorto del suo sguardo: si volse e si allontanò il più velocemente possibile, cercando di mettere più distanza possibile tra sé e quegli occhi che sentiva ancora incollati dietro. Solo dopo alcune centinaia di metri la vulcaniana si costrinse a riprendere il suo passo normale: se anche l'uomo aveva tentato di seguirla, ormai doveva trovarsi a distanza di sicurezza.

Ora che la scarica di adrenalina era passata, T'Nan non sarebbe riuscita a dire per quale motivo si fosse comportata in maniera tanto bizzarra, soprattutto per una vulcaniana come lei: era stato solo l'imbarazzo (comprensibile per quanto illogico) per essere stata scoperta a spiare qualcuno di nascosto, o c'era davvero qualcosa di pericoloso in quegli occhi che aveva allertato i suoi sensi, dicendole di mettere il prima possibile quanto spazio fosse possibile tra sé e quello strano vulcaniano?

In ogni caso, per quanto le seccasse ammetterlo, per una volta Sara aveva avuto ragione: c'era qualcosa di poco chiaro sotto quella faccenda. Ora il problema era: come dirlo alla betazoide senza che la ragazza si sentisse in dovere di risponderle con un significativo 'Te l'avevo detto'?

Accademia della Flotta Stellare, Edificio Amministrativo.
Quella sera.

Il trio formato da Sara, Dent e T'Nan si era riunito, ognuno con nuove argomentazioni che li avevano portati a convincersi che alcuni partecipanti al concorso meritasse un supplemento di indagine. Anche Dent infatti aveva avuto l'occasione di incontrare quegli strani personaggi, ed aveva involontariamente origliato una loro conversazione: con suo grande stupore, aveva scoperto che i tre avevano una sorta di avversione personale contro Peter Perfect, il mito di tutta l'Accademia. La cosa li aveva lasciati di stucco: come si poteva denigrare il capitano della squadra di Parrises Squares, candidato alle elezioni studentesche, salvatore di infanti e smascheratore di spie, nonché concorrente favorito al concorso Un sorriso per il domani?

Inoltre, prima che si allontanassero, l'umano era riuscito a cogliere qualche altra parola, tra cui 'voto elettronico' e soprattutto 'imbroglio'.

La faccenda stava diventando davvero molto sospetta: possibile che quei tre stessero davvero organizzando qualcosa di losco? E in quel caso, come avrebbero potuto scoprirlo? Dopo un breve consulto, avevano concordato che l'unica cosa da fare era batterli sul tempo: si sarebbero introdotti nel database del concorso, per controllare se per caso qualcuno avesse manomesso i dati: certo, in caso li avessero beccati potevano passare dei guai, ma per difendere la verità e far trionfare la giustizia (e, nel caso di Sara, sperare di vincere il concorso) era un rischio che valeva la pena di correre. A T'Nan non piaceva agire al di fuori delle regole, e temeva che se fossero stati scoperti la cosa avrebbe potuto finire sul suo curriculum, ma per una volta decise di fare un'eccezione: il bene dei molti contava più di quello dei pochi, o di uno solo, ricordò a se stessa.

E così si erano intrufolati nell'ufficio di Miss Moneyrenny, una delle segretarie addette alla gestione delle votazioni. Accedere al database si era rivelato più semplice del previsto, dal momento che l'impiegata aveva appuntato la password per collegarsi su un foglietto adesivo attaccato sopra al monitor: molto più complicato era stato invece ricostruire il dipinto su vetro di Moneyrenny che avevano accidentalmente fatto cadere e che Dent aveva pazientemente ricomposto pezzettino per pezzettino, mentre le due ragazze controllavano una per una le linee di codice con un programma di analisi procurato da T'Nan.

Il lavoro si preannunciava lungo e noioso (per tutti e tre i cadetti), almeno finché il dispositivo connesso dalla vulcaniana al terminale per monitorare l'attività della rete non aveva emesso un segnale di allarme.

"Qualcuno sta tentando di inserirsi clandestinamente nel computer!" aveva esclamato Sara, a metà strada tra la sorpresa e l'emozione: i suoi sospetti si stavano rivelando sempre più corretti di ora in ora. Dal canto suo, T'Nan non era sicura che fosse una cosa buona.

Non senza qualche difficoltà, la vulcaniana riuscì ad identificare il punto di accesso dal quale era stato effettuato il tentativo di intrusione. Eccitati dalla prospettiva di cogliere sul fatto gli intrusi, i tre cadetti avevano lasciato in tutta fretta l'ufficio di Moneyrenny, facendo però attenzione a cancellare tutti i segni della sola presenza: avevano previsto la possibilità di dover lasciare la zona in tutta fretta e sapevano con precisione cosa fare.

In pochi minuti di corsa affannosa i tre raggiunsero il luogo di origine dell'intrusione, un terminale di servizio in una zona dell'Accademia aperta al pubblico accesso: come dire il luogo ideale per passare inosservati. Per un istante, T'Nan si rammaricò del fatto di non averci pensato lei stessa: chiunque avesse effettuato l'intrusione, sapeva il fatto suo.

Sfortunatamente, quando arrivarono il terminale era già vuoto: se da una parte se lo aspettavano, dall'altra non potevano negare di aver sperato di cogliere gli intrusi con le mani nel sacco (o meglio, nel database). Sarebbe stato proprio come in quel film di Smithee, quello della spia mutaforma.

Senza perdersi d'animo si lanciarono sopra il terminale, spaventando a morte un povero cadetto boliano in procinto di utilizzarlo, ma nemmeno in questo caso ebbero fortuna: le ultime operazioni effettuate erano state cancellate, e perfino la cache del terminale era stata ripulita per bene.

"Ed ora che facciamo?" chiese Sara, dimenticandosi per un attimo di proiettare la sua solita aria determinata.

T'Nan decise che era il momento opportuno per dire quello che aveva in mente già da un po' di tempo: era tempo che qualcuno parlasse con la voce della ragione. "Stiamo parlando di persone che hanno già agito al di fuori dei regolamenti e che potrebbero avere intenzioni ostili nei confronti dell'Accademia. Pertanto la mia opinione è quella di raccontare tutto a De Leone: la nostra eventuale punizione per esserci introdotti nottetempo nell'ufficio di Miss Moneyrenny sarebbe comunque meno grave rispetto alle conseguenze di lasciare delle persone possibilmente pericolose a piede libero."

Sara e Dent sembrarono soppesare la proposta per un attimo, poi scoppiarono a ridere contemporaneamente. "No, dai, sul serio. Che facciamo ora?"

La vulcaniana abbassò le spalle, sconfitta; con quei due non c'era niente da fare.

"Ho un'idea!" esclamò Sara. "Potremmo prendere dei campioni dalla consolle del terminale ed estrapolare la sequenza del loro DNA tramite il software diagnostico dell'infermeria, al quale accederemo crackando il computer della Leneorat con un programma ad estrapolazione di codici risequenziati. Poi ci introdurremo nella banca dati dell'Accademia e..."

Ma Dent sembrava avere un'idea migliore. "Scusa, scusa, tu!" disse, rivolto ad un cadetta dalla capigliatura rosso fiamma che sostava lì vicino. "Ti chiami Rebecca, giusto? Hai partecipato alle elezioni studentesche, vero?. Come scordare una così bella ragazza!"

Rebecca Goldblum si voltò verso di lui, con la classica aria interrogativa di chi sta tentando di capire se l'interlocutore aveva realmente bisogno di un'informazione o era solo uno scocciatore che tentava di attaccare bottone: con il fisico che si ritrovava, doveva essere abituata ad approcci di quel genere.

"Senti," continuò Dent con un sorriso, acchiappando al volo il PADD di Sara, "abbiamo trovato questo appoggiato qui. Sai mica chi c'era a questo terminale prima del nostro arrivo? Così glielo restituiamo."

"Dev'essere il PADD di Renko," rispose la ragazza dopo un attimo di riflessione. "Era qui fino ad un attimo fa con Luke e Vaarik: se volete glielo posso restituire io, il suo alloggio è ad un paio di corridoi dal mio."

"No, grazie, non importa," si intromise Sara, afferrando per un braccio Dent e allontanandolo di peso. "Ora dobbiamo proprio andare, ciao."

Appena a distanza di sicurezza, Sara si riappropriò del suo PADD. "Ora sappiamo il nome di chi si è introdotto nel computer." Rapidamente digitò alcuni comandi, richiamando le schede che aveva scaricato dal database. "Ecco, guardate qua! Renko, Vaarik cha'Temnok e Luke Dalton: sono i nomi degli altri partecipanti al concorso! L'avevo detto io che avevano qualcosa di losco!" esclamò trionfante. Poi, come l'acqua si trasforma in ghiaccio, il suo entusiasmo si condensò in un'espressione determinata. "Molto bene, signori. È venuta l'ora di mettersi ad indagare sul serio."

Accanto a lei, T'Nan e Dent si scambiarono uno sguardo significativo. Le cose stavano prendendo davvero un brutta piega.

Accademia della Flotta Stellare.
La mattina dopo.

Contrariamente alle sue abitudini, T'Nan aveva passato buona parte della mattina in giro per l'Accademia, invece di seguire le lezioni che il suo piano di studi prevedeva per quel giorno. Un comportamento del genere era inaudito per lei, ma vista la situazione la vulcaniana aveva deciso di fare un'eccezione: il bene dei molti contava più del bene dei pochi o di uno solo, ricordò a se stessa.

Visti i tempi strettissimi per l'indagine, lei, Sara e Dent avevano concordato di dividersi i compiti: tre loro, tre i sospetti, i conti tornavano alla perfezione. La betazoide si sarebbe concentrata su quel Renko, mentre l'umano avrebbe pensato all'umano Luke Dalton. Per esclusione, a T'Nan era toccato Vaarik, il vulcaniano del gruppo. Gli altri due avevano sostenuto che nessuno meglio di un vulcaniano avrebbe potuto indagare su un altro vulcaniano, ed avevano quindi insistito affinché se ne occupasse lei. In realtà, T'Nan avrebbe preferito tenersi il più lontano possibile da quell'uomo, ma dato che le sue preoccupazioni erano frutto più di sensazioni illogiche che di fatti concreti, aveva preferito tenere per sé le sue considerazioni. La sua prima azione come investigatrice privata era quindi stata andare in giro per l'Accademia a raccogliere le voci che circolavano sul conto di Vaarik, e lo scenario che ne aveva ricavato non era stato di certo molto rassicurante.

Contrariamente alle sue ipotesi, il nome e il volto del vulcaniano erano risultati molto più conosciuti di quanto si era aspettata: un numero sorprendentemente elevato di cadetti aveva visto o sentito parlare almeno qualche volta di quello strano personaggio dall'aria sinistra che bazzicava, o come aveva detto qualcuno, neanche si trattasse di una specie di spettro, infestava l'Accademia. Anche quelli che non lo conoscevano si riferivano a lui come al corvaccio vulcaniano, e anche se T'Nan non aveva familiarità con i simbolismi ornitologici terrestri, da come lo dicevano era abbastanza chiaro che non era un complimento.

T'Nan sapeva che negli ambienti dove lavoravano a stretto contatto un gran numero di persone le voci circolavano velocemente e in maniera incontrollata, dando origine a leggende metropolitane che ben poco avevano a che fare con la storia originale; tuttavia, se anche solo la metà di quello che aveva sentito corrispondeva alla realtà, il vulcaniano doveva essere davvero un tipo sorprendente.

Quello di cui era certa, era che non godeva sicuramente di una buona fama: la maggior parte delle persone con cui aveva parlato lo riteneva un individuo sinistro, minaccioso, inquietante, quando non direttamente pericoloso.

Sicuramente il suo aspetto peculiare per un vulcaniano non lo aiutava, ma anche il suo comportamento non si poteva certo ritenere tipico dei figli di Eridanus: laddove gli altri vulcaniani dimostravano una serafica tranquillità o un severo contegno, Vaarik sembrava proiettare una sorta di aggressiva freddezza, come se ne facesse una questione personale di dimostrare il suo totale disinteressere verso tutto e tutti. Era gelido, cinico, sarcastico e la maggior parte delle volte semplicemente antisociale. Proprio una bella personcina, insomma.

E non è che i suoi amici godessero di una fama migliore: a sentire molti non c'era avvenimento sospetto o episodio violento nel quale non fossero stati coinvolti, e in definitiva quasi tutti concordavano che fosse gente con la quale era meglio non avere a che fare.

T'Nan immaginava che il problema dell'età potesse avere un peso in quel giudizio: ognuno dei suoi sospetti aveva circa il doppio dell'età media degli altri cadetti che frequentavano l'Accademia, e se non fosse stato per l'uniforme sarebbero stati scambiati senza troppa difficoltà per ufficiali anziché per allievi. Per loro la Flotta Stellare era quindi una seconda scelta, fatta dopo aver percorso una carriera indipendente.

Nonostante questo loro ruolo di outsider nel mondo dell'Accademia, avevano però tutti e tre ottime valutazioni, anche se in campi diversi: Dalton era un pilota provetto e un esperto di strategia spaziale, Vaarik uno scienziato brillante e un mago del computer, e Renko un maestro di arti marziali e un investigatore tenace. Era facile immaginare come tipi del genere potessero attirarsi l'inimicizia di giovani cadetti alle prime armi. Ma era davvero solo antipatia quella che aveva generato quelle voci, o c'era qualcosa di vero nelle dicerie che circolavano sistematicamente sul loro conto?

Per avere quella certezza, non bastavano certo le voci raccolte in giro: ci voleva qualcosa di concreto. Come dicevano i terrestri, verba volant, scripta manent. Era tempo di trovare qualcosa di inconfutabile da esibire come prova.

Accademia della Flotta Stellare, Blocco C.
Alcune ore dopo.

T'Nan roteò un paio di volte il cucchiaino nella sua tazza di caffé americano (un gusto tipicamente terrestre che aveva sviluppato da qualche anno), contemplando con aria assorta il terminale di computer della sua stanza: se la vulcaniana non fosse stata sicura che si trattava di una faccenda estremamente seria, avrebbe quasi pensato ad uno scherzo.

Sara, sua compagna di stanza, era ancora in giro a pedinare quel Renko, e T'Nan aveva avuto a sua disposizione il terminale dell'alloggio per spulciare l'archivio informatico dell'Accademia, cercando di rintracciare tutte le informazioni possibili riguardo quel Vaarik, a partire dalla sua scheda personale fino ad arrivare ai trafiletti dell'Academy Bugle, il giornale studentesco dell'Accademia sempre in prima linea per riportare pettegolezzi e scoop più o meno attendibili.

Ciò che aveva trovato aveva un che di surreale. Le prime sorprese le aveva avute controllando la sua scheda personale: se mai nel database dell'Accademia c'era stata una scheda personale falsa, T'Nan era certa di averla trovata. Le informazioni c'erano, ma se qualcuno avesse cercato di approfondire qualunque aspetto del passato del vulcaniano, si sarebbe trovato infallibilmente di fronte ad un vicolo cieco.

T'Nan non poteva in tutta fede credere che quella serie di tracce interrotte fossero solo frutto di coincidenze: l'unica spiegazione logica era che qualcuno si fosse messo d'impegno per redigere una biografia studiata a tavolino, nella quale ogni richiesta di informazioni si sarebbe arenata immediatamente. Ma per quale motivo? Cosa c'era nel passato di quel Vaarik che stavano tentando di nascondere?

Sara sicuramente si sarebbe lanciata in qualche ipotesi immaginifica su spie, segreti e complotti interplanetari, ma per la mente razionale di T'Nan le informazioni a sua disposizione erano ancora troppo scarse per poterle permettere di formulare una teoria concreta.

T'Nan aveva quindi proseguito l'indagine su altre fonti. Al contrario della sua scheda personale, trovare notizie riguardanti il vulcaniano nelle cronache dell'Accademia non si era rivelato un compito particolarmente difficile: sembrava quasi che da quattro anni a questa parte non potesse succedere qualcosa di un certo rilievo in Accademia senza che il vulcaniano ci capitasse in mezzo in un modo o nell'altro. E non era il solo: anche i suoi compagni comparivano un numero impressionante di volte nelle cronache dell'Accademia.

Questo era quanto aveva raccolto su Vaarik, incrociando le informazioni provenienti da varie fonti:

Era stato coinvolto nella rissa in sala mensa del primo anno ed aveva subito la sospensione delle licenze per un mese per aver tentato insieme al cadetto Renko di scaricare la colpa su un fantomatico uomo con un braccio solo.

Secondo fonti non ufficiali, aveva partecipato all'azione di un gruppo di cadetti che aveva portato alla cattura di una pericolosa spia mutaforma conosciuta con il nome di Micheal McBride. In seguito, la spia era riuscita a fuggire in circostanze poco chiare. Da quei fatti era stato perfino tratto un film, per la regia del noto cineasta Alan Smithee: ora che ci pensava, T'Nan doveva ammettere una certa somiglianza tra i suoi sospetti e un paio di personaggi del film.

Era stato presente all'incidente al Guardiano del Sempre avvenuto durante una visita di istruzione dell'Accademia. Sfortunatamente nulla era trapelato riguardo all'incidente, ma voci di corridoio riportavano che il vulcaniano insieme ai suoi compari fosse stato torchiato per bene dal Dipartimento per le Indagini Temporali.

Coinvolto nello scandalo delle elezioni studentesche. Nonostante alla fine fossero stati ritenuti colpevoli dei brogli due cadetti di nome Dick Dastardly e Muttley, il vulcaniano e i suoi suoi compari erano stati scelti come scrutatori delle votazioni e c'erano state voci persistenti di un loro coinvolgimento nel blocco del sistema informatico dell'Accademia.

Durante l'esercitazione di sopravvivenza su Kantara IV, la loro squadra era stata presa di mira da alcuni contrabbandieri orioniani che avevano fatto del pianeta la loro base logistica, grazie all'aiuto di un ufficiale corrotto della Flotta Stellare. Durante quei tragici fatti una cadetta, Lara Dyanthes, era rimasta uccisa e un altro era rimasto ferito in modo grave.

Il vulcaniano e i suoi amici sembravano essere in stretti rapporti con la cadetta Ripley 9, famosa per gli scontri all'ultimo sangue e il fidanzamento con il tenente comandante Naren Gozar, uno dei reduci angosiani sottoposti al condizionamento. Da uno di questi scontri, organizzato durante il Ballo dei Cuori Solitari, era stato tratto un altro film di Alan Smithee.

In seguito, i tre erano stati selezionati per un corso di perfezionamento proprio all'Accademia Militare Angosiana, dove si diceva avessero partecipato ad operazioni clandestine non autorizzate.

Voci insistenti parlavano di un loro coinvolgimento nelle indagini riguardanti l'accusa di omicidio rivolta ad un cadetto circa un anno prima. La faccenda aveva suscitato molto scalpore in Accademia, ma nonostante questo il nome della vittima e dell'accusato non era mai stato reso pubblico.

Come tutti sapevano, durante i festeggiamenti per il Giorno degli Ex-Allievi, una spia romulana era riuscita ad infiltrarsi in Accademia e a rapire la nipote dell'istruttore Ted Sherman. La bimba era poi stata salvata da Peter Perfect, ma quello che invece molti non sapevano era che tutti e tre i sospetti avevano lavorato al baby club in quell'occasione, ed era quindi probabile che la bambina era passata per le loro mani prima di essere rapita.

Dulcis in fundo, i loro nomi erano venuti fuori poco tempo prima per l'incidente mortale capitato durante un'operazione di bonifica spaziale in spazio aperto. Apparentemente, i tre sospetti si trovavano a bordo del vascello della compagnia di recupero per uno stage extra-curricolare. Il bilancio era stato di due morti e il comandante del vascello, Harry Broderick, era rimasto talmente scosso che si era ritirato dagli affari.

Ora, T'Nan non era certo nota per la sua capacità immaginativa, ma perfino una vulcaniana era costretta ad ammettere che una simile sequenza di eventi non poteva avere una spiegazione razionale se non ipotizzando qualcosa di veramente sinistro. Secondo ciò che aveva raccolto, quel Vaarik e i suoi degni compari erano stati coinvolti in non meno di quattro morti sospette, un rapimento, la cattura di due spie e un numero imprecisato di strani avvenimenti e misteriosi complotti. Anche ricorrendo a tutta la sua buona volontà, l'ipotesi che tutti quegli eventi fossero frutto di coincidenze statistiche era semplicemente indifendibile. L'unica spiegazione razionale era che Vaarik, Renko e Dalton fossero in realtà qualcosa di molto diverso da quello che dicevano di essere. Ora c'era solo una cosa che poteva fare per tentare di venire a capo del mistero rappresentato da quei cadetti era parlare direttamente con qualcuno che li conoscesse sufficientemente bene da fornirle una prospettiva ravvicinata sulla situazione.

Accademia della Flotta Stellare, Sala Ricreativa.
Pomeriggio inoltrato.

T'Nan si avvicinò discretamente ad un tavolo occupato solo da due persone, la ragazza dai capelli rossi di nome Rebecca che avevano incrociato la sera precedente e un giovane umano dall'aspetto severo e una stempiatura particolarmente pronunciata e che rispondeva al nome di Ilaij. Entrambi i loro nomi erano venuti fuori a più riprese in concomitanza con quelli dei suoi sospetti, e sembravano indubbiamente i candidati migliori a cui fare domande su Vaarik.

La vulcaniana non era sicuramente la persona più adatta per attaccare bottone con due perfetti sconosciuti, ma Sara e Dent contavano su di lei. Così, aveva architettato uno stratagemma: ora poteva solo sperare che funzionasse a dovere.

"Saluti," disse quindi con voce monocorde. "Sto eseguendo un sondaggio psicologico sull'integrazione dei cadetti vulcaniani in Accademia. Se poteste dedicare alcuni minuti alle mie domande ve ne sarei molto grata."

I due cadetti si guardarono in faccia per un istante, poi il giovane le fece cenno di sedersi. "Accomodati. Siamo sempre felici di dare una mano ai compagni cadetti!"

La terrestre la studiò un minuto, come se stesse cercando di ricordare dove l'avesse vista in precenza, poi sembrò accantonare il pensiero. Meglio così. L'anonimato le avrebbe permesso più libertà di movimento nella conversazione.

"La mia ricerca si concentra sulla partecipazione dei cadetti vulcaniani agli eventi sociali organizzati dall'Accademia," spiegò. "Mi è stato detto che conoscete un cadetto vulcaniano di nome Vaarik che, come saprete, si è iscritto di recente al concorso Un sorriso per il domani."

I due cadetti annuirono all'unisono: era chiaro che anche per loro quello era stato l'argomento del giorno.

"Lo conoscete da molto tempo?" domandà T'Nan.

Fu la ragazza a rispondere. "Circa quattro anni. I nostri alloggi sono nello stesso blocco di quelli di Vaarik, quindi si può dire che lo conosciamo dal suo primo giorno in Accademia."

"Quattro anni sono un lasso di tempo piuttosto lungo," commentò la vulcaniana. "Lo conoscerete molto bene, immagino."

"Certo!.. Beh, cioè, più o meno," disse Ilaij, stringendosi nelle spalle.

T'Nan sollevò un sopracciglio. "In che senso?"

"Ad essere sinceri," si intromise Rebecca, "credo che nessuno di noi possa dire di conoscere davvero Vaarik. È molto chiuso: non parla mai di sé, della sua famiglia, della sua casa. Spesso capire quello che pensa veramente è semplicemente impossibile."

"Capisco," disse T'Nan. "Però voi siete suoi amici, giusto?"

Il russo si strinse nelle spalle. "Ci piace pensare di esserlo, questo sì. Però con Vaarik è meglio non essere mai troppo sicuri di nulla. La maggior parte del tempo sopporta la nostra esistenza senza troppe difficoltà, però alcune volte ho avuto una strana sensazione... come se per lui non fossimo persone reali, ma piuttosto personaggi del ponte ologrammi, senza spessore o profondità. In definitiva sembra vivere in un mondo tutto suo, e da quello che lo conosco non credo che sia un posto particolarmente piacevole."

"Non è un pensiero molto confortante, se mi permetti un giudizio," commentò T'Nan, badando bene di mantenere un'espressione neutra.

"Quando si ha a che fare con Vaarik di solito c'è ben poco di confortante," disse Rebecca facendo spallucce. "Però Vaarik è fatto così: prendere o lasciare. D'altro canto, c'è anche qualcosa di speciale in lui, qualcosa che attrae e respinge allo stesso tempo, ma al quale non si può restare indifferenti. Come se ti trovassi di fronte a qualcuno che potrebbe rivelarsi un angelo, un demone, oppure tutti e due."

"Capisco," disse di nuovo la vulcaniana, anche se in realtà non capiva affatto. L'unica cosa che capiva era che in qualche modo quel Vaarik era riucito a condizionare quei due terrestri. Droghe, suggestion ipnotica, messaggi subliminali, influssi telepatici: in fondo, c'erano molti modi per influenzare la mente di qualcuno. "Secondo voi c'è qualcun altro in Accademia che lo conosce meglio di voi?"

"Forse Luke o Renko lo conoscono meglio: sembra avere legato molto con loro," disse Rebecca.

Gli altri sospetti. La vulcaniana ne approfittò per fare qualche domanda anche su di loro. "Sono molto amici?"

"Non nel senso classico del termine," disse il giovane. "Vaarik e Luke passano tutto il tempo a battibeccare tra loro, e quando non lo fanno è perché stanno prendendo in giro Renko per uno dei suoi proverbi assurdi. Però sono sempre insieme, come se fossero una specie di squadra."

"Li avete visti in azione spesso?"

"Qualche volta. Prima di tutto c'è stata la faccenda delle elezioni studentesche: io e Rebecca eravamo tra i candidati. Vaarik, Renko e Luke sono riusciti con uno stratagemma a smascherare Dick Dastardly e il suo compare Muttley, che avevano tentato di sabotare la votazione per far eleggere il loro candidato." Si incupì leggermente. "Poi ovviamente c'è stato Kantara."

"Kantara IV. Me lo ricordo," commentò T'Nan. "C'eravate anche voi?"

Rebecca annuì in silenzio, come se i ricordi fossero ancora dolorosi per lei. "Sì, eravamo anche noi nella squadra che è stata attaccata dai contrabbandieri. Ilaij è stato ferito da uno degli orioniani, ma ce l'ha fatta. Lara non è stata così fortunata," aggiunse poi, in un soffio.

"Parli di Lara Dyanthes, la cadetta che è rimasta uccisa durante l'esercitazione."

"Assassinata è la parola esatta. Non mi interessa se tecnicamente è morta per una complicazione medica. Quella carogna di Damocles Dastardly voleva vendicarsi della cattura di suo nipote Dick e così ha organizzato tutto. Spero che ci marciscano insieme, in quella galera."

T'Nan non aveva trovato traccia di quel risvolto della vicenda sui giornali. Quindi la morte della cadetta Dyanthes era stata causata dalla smania di vendetta di un ufficiale contro Vaarik, Renko e Dalton. Ciò che T'Nan stava scoprendo si faceva sempre più grave di minuto in minuto.

"Avete avuto altre occasioni di vederli agire insieme?"

"Beh, c'è stata quella volta del grande spettacolo pirotecnico a sorpresa durante il veglione di Capodanno. Non dirlo a nessuno, ma so per certo che siano stati loro ad organizzarlo."

"Davvero?"

"Assolutamente. Ci hanno giocato proprio un bello scherzo: pensa che all'inizio pensavamo che ci fosse qualcuno che stava organizzando un attentato per quella sera, mentre invece si trattava solo di uno scherzo in grande stile. Sono ancora un po' seccata che non ci abbiano detto niente, ma ci hanno detto che ci hanno tenuti allo scuro per proteggerci nel caso fossero stati scoperti."

Rebecca poteva anche credere a tutto quello che le avevano raccontato, ma per T'Nan era solo l'ennesima bugia per coprire chissà quali azioni criminose. "Ci sono state altre occasioni nelle quali sono avvenuti strani eventi collegati al cadetto Vaarik?" domandò quindi.

"Beh, ci sarebbe un'altra cosa..." dice Ilaij, ma Rebecca lo zittisce con una gomitata alle costole. Interessante.

"Scusa, stavi dicendo qualcos'altro?" domandò la vulcaniana con innocenza tale da stupire anche se stessa.

"È una cosa stupida, non fare caso a quello che dice Ilaij," rispose la ragazza, frettolosamente.

"Continua, per favore," disse T'Nan con tutta la convinzione di cui era capace. "Se è questo che ti preoccupa, tutti i dati raccolti saranno elaborati in forma anonima, quindi non devi temere per la privacy del tuo compagno."

Ilaij e Rebecca si scambiarono uno sguardo significativo, poi la ragazza si strinse nelle spalle, come per dare il suo consenso, anche se controvoglia. Il russo si allungò sul tavolo, assumendo un'aria cospiratoria. "Ti ricordi circa un anno fa, quando un cadetto è stato accusato dell'omicidio di un axdat?"

"Certo, ne hanno parlato tutti in Accademia. Sono stati anche organizzati dei sit-in, se non ricordo male," disse T'Nan cercando di non far trapelare nulla sul fatto di aver già fatto ricerche in tal senso.

"Esattamente. Come sai, il processo è stato tenuto a porte chiuse, e il Rettorato ha fatto di tutto affiché il nome del cadetto non venisse fuori. Però, appena dieci giorni prima che venisse fuori la notizia, Vaarik è stato visto discutere con un axdat nella caffetteria dell'Accademia: io non ho assistito alla scena, ma parlando con alcuni cadetti presenti sembra che i toni siano stati molto accesi, e che il vulcaniano abbia minacciato l'axdat nel caso in cui non l'avesse lasciato in pace per sempre."

T'Nan sollevò entrambe le sopracciglia. Per una vulcaniana, era il corrispondente di saltare in piedi e fuggire via urlando. "Dici sul serio?"

"Serissimo. E non finisce qui: a detta di alcuni, nei giorni successivi alla notizia dell'incriminazione di un cadetto, Renko e Dalton si sono dati molto da fare a cercare notizie sull'accaduto, mentre Vaarik non si è visto in giro fino alla conclusione delle indagini."

"Stai dicendo che in realtà era Vaarik il cadetto accusato dell'omicidio, e che Renko e Dalton hanno indagato clandestinamente per trovare qualche prova in grado di scagionarlo?" disse T'Nan dando voce ai suoi pensieri.

"Lo sai che non mi piace che racconti queste cose," disse Rebecca, rivolgendosi al suo compagno. "Vaarik è un nostro amico. Dovremmo essere dalla sua parte."

"Io sono dalla sua parte," rispose Ilaij, con convinzione. "Però non è nascondendo quello che sappiamo che possiamo difenderlo. E comunque, quandanche fosse stato stato davvero incriminato, dopo la fine dell'inchiesta Vaarik è tornato a farsi vedere, prova del fatto che è stato giudicato non colpevole."

Oppure che Vaarik era un assassino senza scrupoli e i suoi amici avevano falsificato prove abbastanza credibili da convincere il giudice che il vulcaniano non aveva ucciso l'axdat. Oppure avevano ricattato i membri della giuria, costringendoli ad emettere un verdetto di non colpevolezza. A quel punto, T'Nan non si sarebbe stupita più di niente.

Per quanto colpita da quei fatti, la vulcaniana non poteva preoccuparsi di qualcosa avvenuto un anno prima: doveva riportare il discorso sulla situazione contingente, per evitare che altre persone innocenti ci andassero di mezzo. "Tutte queste storie sono molto interessanti, ma torniamo al concorso Un sorriso per il domani. Alla luce della vostra frequentazione con Vaarik, siete a conoscenza del motivo per il quale un vulcaniano come lui ha deciso di iscriversi?"

"Ad essere sinceri la cosa ha stupito anche noi. Vaarik detesta essere al centro dell'attenzione, nonostante suo malgrado vi si sia trovato spesso negli ultimi quattro anni. Tra tutte le persone che conosco è davvero l'ultima persona che avrei immaginato si sarebbe iscritta ad un concorso del genere."

"Non credete che possa averlo fatto per migliorare la sua reputazione in Accademia?"

"Lo escludo," disse Ilaij. "Innanzitutto, Vaarik se ne frega della sua reputazione in Accademia. Conosciamo le voci che circolano sul suo conto: all'inizio pensavo che la cosa lo irritasse, in senso vulcaniano, s'intende, ma poi mi sono ricreduto. Anzi, ad essere sinceri ho avuto la sensazione che non gli dispiacesse troppo avere la fama di uno scomodo: contribuiva a tenere lontani gli altri, cosa che in genere gli riesce fin troppo bene. Per quanto riguarda il concorso, credo invece che la cosa abbia a che fare con la partecipazione di Luke e Renko e il nuovo prototipo di navetta stealth."

T'Nan dovette fare uno sforzo per evitare di strozzarsi. Per usare una metafora terrestre, quel tizio le stava mettendo il movente su un piatto d'argento senza nemmeno battere ciglio. Possibile che fosse stata così fortunata?

"La navetta stealth?" domandò, cercando di controllare la sua agitazione.

"Esatto. Ho sentito che ne parlavano l'altro giorno in corridoio. Luke stava dicendo che non vedeva l'ora di mettere le mani sulla navetta; Vaarik gli ha risposto che l'unico modo in cui sarebbe riuscito nel suo intento sarebbe stato quello di uccidere tutti i membri della giuria, saltare sulla navetta e allontanarsi alla massima velocità di curvatura."

Con il cuore fermo in gola a dispetto della sua Disciplina, T'Nan lottò per mantenersi calma. Ma chi erano queste persone, che organizzavano omicidi plurimi e furti di segreti di stato in piena Accademia, senza nemmeno preoccuparsi di essere ascoltati? Erano solo dei folli o erano davvero così bravi? "E non è ti sembrata un'affermazione piuttosto... strana?"

"E perché? Sappiamo bene che quei due sarebbero disposti a tutto pur di ottenere quello che vogliono."

T'Nan non riusciva a capire se Ilaij e Rebecca fossero davvero stati condizionati in qualche maniera dal vulcaniano o semplicemente troppo stupidi per capire quello di cui stavano parlando. In ogni caso non sarebbe rimasta lì a scoprirlo. Il tempo stringeva: bisognava agire nel più breve tempo possibile.

"Vi ringrazio molto per la vostra disponibilità," disse la vulcaniana rapidamente. "Le vostre risposte mi saranno certamente molto utili per la mia ricerca. Nel caso aveste bisogno di qualcosa, non esitate a chiedere: farò il possibile per sdebitarmi. Lunga vita e prosperità."

"Figurati, non c'è problema," disse Rebecca. "Comunque non ci hai detto come ti chiam... ehi, aspetta un attimo!" ma T'Nan si era già allontanata.

"Che cosa ne pensi?" domandò la terrestre, appoggiando pensierosamente il mento sulle mani.

"Un gran bel sedere, anche se è un po' troppo magra per i miei gusti. Con qualche chilo in più nei posti giusti, farebbe davvero un figurone."

Il suono della testa del russo che colpiva la superficie del tavolo risuonò come un gong in tutta la sala ricreativa. "Intendevo le sue domande, deficiente," disse Rebecca tra i denti, tenendo la faccia di Ilaij piantata sul tavolo.

"Stavo solo scherzando," mugolò Ilaij dalla sua dolorosa posizione, facendo filtrare solo un filo di voce.

Accademia della Flotta Stellare, finale del concorso Un sorriso per il domani.
Quella sera stessa.

T'Nan era in piedi dietro alle quinte in compagnia di Sara e Dent, cercando di ascoltare con attenzione quello che avveniva sul palco. Sara, facendo ricorso a tutta la sua capacità di persuasione, era riuscita a farli accedere al back-stage presentandoli come suoi accompagnatori, il che permetteva loro di tenere sotto controllo da vicino la situazione. La betazoide appariva piuttosto nervosa, ma T'Nan non avrebbe saputo dire se più per la vicinanda dei sospetti o se invece non fosse per il concorso: nonostante tutto quello che era successo, Sara era riuscita a passare in alloggio ad indossare il suo abito migliore (un lungo vestito da sera rosa confetto che la vulcaniana non avrebbe portato nemmeno se da questo fosse dipesa la salvezza dell'universo) e la vulcaniana dovette ammettere che appariva davvero molto bella.

La sicurezza era stata avvertita del pericolo che correva la navetta stealth, ma non potevano intervenire finché non avessero agito. In quel momento, il presentatore, un umano piuttosto robusto con un vistoso toupé in testa, stava chiamando uno ad uno i concorrenti sul palco. Per primo fu chiamato Peter Perfec: l'umano era decisamente il favorito. Poi fu il turno della ragazza klingon-romulana, e dopo di lei vennero chiamati i tre sospetti: prima Dalton, poi Vaarik e infine Renko. Ognuno dei concorrenti venne accolto sul palco dal presentatore con qualche frase di circostanza.

Sara era sempre più nervosa, e passeggiava avanti ed indietro con impazienza. "Si può sapere perché tardano tanto a chiamare il mio nome?" domandò, senza rivolgersi a nessuno in particolare. "A quest'ora sarei già dovuta essere sul palco."

Ma le sue parole vennero interrotte ad un forte trambusto proveniente dall'altra parte delle quinte: qualcuno sul palco stava gridando qualcosa, ma le voci erano numerose e non riuscirono a capire cosa stessero dicendo. Capendo che le cose stavano precipitando, Sara, Dent e T'Nan corsero immediatamente verso le quinte. Sul palco era il caos: gente che gridava e correva ovunque, scene di panico, una confusione generale. Poi, in mezzo a tutta la gente, videro i loro sospetti: stavano correndo con quanto fiato avevano in corpo nella loro direzione, inseguiti dalle guardie della sicurezza con i phaser spianati. Una voce gridò "Fermateli!" ma nessuna delle guardie era abbastanza vicina per farlo.

Dopo un attimo di smarrimento, Sara, Dent e T'Nan scattarono in avanti per intercettarli: con quello che avevano scoperto su di loro poteva essere una mossa incredibilmente stupida e pericolosa, ma quelli erano i loro sospetti, e dovevano fare qualcosa per fermarli. Sfortunatamente, all'ultimo istante qualcuno si mise in mezzo tra loro e gli altri tre, causando uno scontro inevitabile. Finirono tutti a gambe all'aria, e furono immediatamente circondati dalle guardie armate.

T'Nan venne rimessa in piedi senza troppe cerimonie e vide che le persone che si erano trovate in mezzo alla loro traiettoria erano il presentatore e la sua valletta, che giacevano ancora a terra insieme ai loro sospetti. Diversi agenti della sicurezza si fecero avanti, allontanando Vaarik, Renko e Dalton dagli altri due.

T'Nan non poté fare a meno di provare un moto di soddisfazione: finalmente quei tre erano stati presi, e ora tutti i loro crimini sarebbero venuti fuori. In quel momento fece la sua comparsa sul palco anche Sherman, che dirigeva le operazioni di sicurezza per la serata. L'ufficiale si diresse nella loro direzione, ma invece di fermarsi davanti a tre proseguì fino a trovarsi di fronte al presentatore e alla sua accompagnatrice, bloccati con le mani dietro la schiena da due guardie della sicurezza.

"Molto bene," disse l'istruttore, con un ghigno soddisfatto sul voilto. "Finalmente sappiamo che faccia avete. Potete dire ai vostri amici tzenketi che se vogliono i piani di una navetta stealth, dovranno costruirsela da soli." Poi si rivolse alle guardie. "Portateli via. Non voglio più vedere le loro brutte faccie fino al processo."

I due tentarono di lottare mentre gli agenti li portavano via, senza troppo successo. "Giù le mani, maledetti federali! Era un piano perfetto, come avete fatto? Come!"

T'Nan, Sara e Dent avevano assistito alla scena con la bocca aperta. Sherman si rivolse verso di loro. "Potete tirare un sospiro di sollievo, cadetti. A quanto pare le vostre spie sono state arrestate."

Sara tentò di protestare debolmente. "Ma, veramente, noi..."

Ma l'istruttore non la degnò di uno sguardo. "Sapete, al contrario di qualcuno, i cadetti Renko, Dalton e Vaarik sono venuti da me quando hanno iniziato a sospettare qualcosa," disse, indicando i tre sedicenti cadetti, che nel frattempo erano stati lasciati dalle guardie e stavano assistendo alla scena con evidente soddisfazione. "Ma devo ammettere di essere colpito dal fatto che siete riusciti a risalire all'indentità degli individui che avevano intenzione di rubare la navetta. Pertanto, potrei anche sentirmi magnanimo quando domani nel mio ufficio, alle ore zero-otto-zero-zero, parleremo delle indagini che avete svolto senza che io ne fossi al corrente," disse, con una nota di rimprovero.

Poi si rivolse a Vaarik, Renko e Dalton. "Complimenti, cadetti. Sono davvero soddisfatto di voi. Per una volta avete agito nella maniera migliore e siete stati indispensabili per individuare e arrestare queste pericolose spie prima che mettessero le mani sui segreti della tecnologia federale. Spero che questa esperienza vi serva di esempio e che continuiate a lavorare in questo modo per tutta la vostra permanenza in accademia." I tre cadetti si annuirono con evidente soddisfazione, poi le guardie li scortarono con tutti gli onori giù dal palco.

Sara sembrava non riuscire a credere ai suoi occhi. "Cosa diamine è successo? Ci avete capito qualcosa?"

"Solo che due spie sono state catturate," rispose Dent senza soddisfazione.

"Ma che tre sono ancora a piede libero," concluse T'Nan, osservando cupamente i tre sedicenti cadetti che si allontanavano insieme all'istruttore e agli agenti della sicurezza.

Accademia della Flotta Stellare, Blocco C.
Il giorno dopo.

T'Nan osservò in silenzio il suo PADD, riguardando per l'ennesima volta la lettera di dimissioni che aveva scritto qualche tempo prima. Erano successe tante cose negli ultimi due giorni, avvenimenti che avrebbero fatto riflettere chiunque. Un'indagine apparentemente innocua si era progressivamente trasformata in una vera e propria caccia all'uomo, con tanto di resa dei conti finale. I risultati erano stati decisamente diversi da quelli che T'Nan aveva immaginato: i loro principali indiziati erano ancora liberi in Accademia, e addirittura venivano additati come esempio dagli istruttori per la loro collaborazione. I loro sospetti erano caduti nel vuoto, e non si erano fidati a rivelare a nessuno le loro scoperte.

Avevano raschiato appena un po' la superficie dorata della vita in Accademia e quello che avevano trovato li aveva lasciati allibiti: accuse di omicidio, rapimenti, morti misteriose, catture di spie, ipotesi di complotto. E dovunque succedesse qualcosa di strano in Accademia, i nomi che venivano fuori erano sempre gli stessi: Vaarik, Dalton, Renko. Chi fossero davvero ancora lo ignoravano: agenti della Sezione 31, operativi al servizio di potenze straniere, criminali senza scrupoli che inseguivano obiettivi personali, tutte le ipotesi erano altrettanto valide. Considerando i loro trascorsi, T'Nan, Sara e Dent erano stati fortunati ad essere ancora vivi dopo aver avuto a che fare con loro. Dovevano essere andati molto vicini a scoprire qualcosa di grosso, perché Sara aveva raccontato che Renko, probabilmente la mente del gruppo, le aveva fatto capire con molta discrezione che sarebbe stato molto meglio se non avessero indagato oltre.

Per la prima volta da quando era entrata in Accademia, T'Nan si era trovata di fronte al fatto che esistevano nella galassia cose molto più pericolose di quello che immaginava, e quelle cose potevano essere molto più vicine di quello che pensava.

Cosa avrebbe potuto fare lei, giovane vulcaniana, in un mondo dove individui come quelli si aggiravano tranquillamente all'Accademia della Flotta Stellare, avvalendosi sicuramente della complicità di ufficiali di altro grado? T'Nan non lo sapeva. Però sapeva una cosa: non si sarebbe arresa di fronte a quello stato di cose, avrebbe lottato con tutte le sue forze per proteggere la Flotta Stellare da gente come quella. Non poteva abbandonare, non ora che i suoi occhi erano stati aperti sul pericolo che strisciava tra di loro: questa volta potevano averla sconfitta, ma la prossima volta sarebbe stata pronta.

Non per rendere orgogliosi i suoi genitori, o per emulare suo fratello Sovak. Non perché era ciò che gli altri si aspettavano da lei. Ma perché era la cosa giusta da fare. A qualunque costo.

Con un sospiro di soddisfazione e l'ombra un sorriso sulle labbra, T'Nan cancellò quella lettera di dimissioni: ora non aveva più dubbi su quale fosse la sua strada. Ora aveva uno scopo. E che il katra di Surak le fosse testimone, nessuno avrebbe potuto fermarla. Nemmeno quei tre criminali chiamati Vaarik, Renko e Dalton.

Quartiere di China Town, San Francisco, Terra.
Poche ore dopo.

Vaarik, Renko e Dalton si sedettero al solito tavolo della Salamadra Lucente eccetera eccetera. Come al solito, Chun comparve alle loro spalle come se fosse fatto d'aria, servendo ad ognuno di loro qualcosa da bere senza che avessero bisogno di ordinare. E, come al solito, i tre cadetti si guardarono in faccia e non riuscivano a credere a quello che era successo.

"Non è possibile, davvero," sbottò Luke, passandosi una mano stancamente sulla faccia. "Non è possibile che ogni volta che facciamo qualcosa insieme debba succedere qualcosa di drammatico. Io volevo solo pilotare per una volta una navetta come si deve, non essere coinvolto in una storia di spionaggio industriale."

"Anch'io non so cosa dire, Luke." Perfino Renko sembrava afflitto, una condizione più unica che rara per l'ibrido. "Io tutto quello che volevo era fare qualcosa per la mia popolarità: quando mi sono accorto che, a parte voi e pochi altri, quasi tutti i cadetti che ho incontrato in questi quattro anni non si ricordavano né il mio nome né la mia faccia, ci sono rimasto davvero malissimo. Per una volta volevo fare qualcosa per cui essere ricordato."

"Già," confermò l'umano, buttando giù il suo scotch tutto di un fiato.

Il silenzio regnò sul tavolo per qualche istante, poi Renko si inclinò verso i suoi due compagni. "Cosa pensate di quei tre che hanno fatto un sacco di domande sul nostro conto durante gli ultimi due giorni? Credete che possano essere pericolosi?"

Luke scosse la testa. "Non lo so. Non credo che facciano parte dell'Iniziativa, o come cavolo si fanno chiamare quelli là. Troppo giovani, troppo imprudenti. Secondo me sono solo tre ragazzini impiccioni."

"Le apparenze ingannano," disse Vaarik cupamente. La faccenda di Eru e la scoperta del suo ruolo nell'Iniziativa era troppo recente per essere dimenticata facilmente.

"Sono d'accordo con Luke," disse Renko. "Come diceva il mio Maestro: Molto spesso quelli che pensi ti seguano stanno solo facendo la stessa strada."

"Anche ammesso che non costituiscano un pericolo immediato," concesse Vaarik, "fatto sta che hanno scoperto molte cose di noi, anche troppe. Come ci comportiamo?"

"Indifferenza," disse Luke. "Comportiamoci normalmente, come se non fosse successo nulla. Se come credo sono solo tre impiccioni, presto si dimenticheranno di noi. In fondo mancano solo pochi mesi alla fine dell'Accademia: non dovrebbe essere troppo difficile."

Vaarik sembrò rifletterci un attimo. "D'accordo," disse infine.

"Sono d'accordo anch'io," disse Renko. "L'importante è cercare di non attirare troppo l'attenzione. Temo che dovremo rinunciare a partecipare alla conclusione del concorso."

"A proposito," disse Dalton. "Il nostro amico simpaticone qui non ci ha ancora voluto dire perché anche lui ha voluto partecipare. Ora che i giochi sono conclusi, vuoi finalmente rivelarci il motivo di tale interesse?"

Vaarik scrollò le spalle con noncuranza. "Consideralo un semplice esperimento scientifico."

Luke lo guardò facendo una smorfia. "Scusa ma non te la cavi così facilmente. Che genere di esperimento? E perché con quel ridicolo VISORE sulla faccia?"

"Possiamo definirlo un esperimento di... psicologia comparata," spiegò il vulcaniano senza scomporsi. "Il VISORE era semplicemente il mezzo per occultare alcuni... connotati sgradevoli. L'esperimento voleva dimostrare che, se due elementi come voi potevano competere per un concorso di popolarità, anche il sottoscritto poteva fare altrettanto."

Renko sbattè un paio di volte le palpebre, come se non fosse sicuro di aver compreso bene. "Stai dicendo che ti sei iscritto al concorso solo per una sorta di... scommessa contro di noi?"

"Io non avrei usato questi termini, ma la tua definizione è sostanzialmente esatta," concesse Vaarik senza mutare espressione.

Luke scosse la testa con incredulità, ma si fece scappare un piccolo sorriso. "Sai, orecchie a punta, se c'è una cosa che bisogna riconoscerti è che, dopo tutti questi anni, sei ancora capace di sorprendermi."

Il vulcaniano lo osservò sollevando un sopracciglio con studiata metodicità. "E ti saresti sorpreso molto di più quando io avessi vinto il concorso."

L'umano lo guardò come se gli fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte. "Tu? Vincere il concorso? Starai scherzando! Il concorso l'avrei vinto sicuramente io!"

"Mi spiace infrangere le tue speranze, Luke," disse Renko molto ragionevolmente, "ma è fuori di dubbio che il concorso l'avrei vinto io. Sono il più giovane e sicuramente sono più in forma di voi."

"E credi che questo sarebbe bastato? Ci vuole carisma, bello mio, carisma e personalità!"

"Per una volta devo confessare di essere d'accordo con Luke," osservò Vaarik. "Per questo continuo a sostenere che sarei stato indubbiamente io la scelta più logica da parte dei giudici."

In lontananza, mentre Vaarik, Renko e Luke continuavano a discutere, T'Nan, Sara e Dent li osservarono con preoccupazione, domandandosi quali piani criminosi stessero architettando quei tre, e come fare per poterli fermare.

FINE CAPITOLO