IL RELITTO

"Ha mai avuto paura, capitano Tyree?"
"Signorsì, parecchie volte, questa è una di quelle."
- Nathan Brittles / Tyree

 

C'è nebbia nella tempesta. Beh... non è proprio una nebulosa quella al di fuori degli oblò, è solo un po' di pulviscolo spaziale ionizzato, in mezzo al quale c'è un mercantile. Non ci sono segni d'energia, tranne una debole emissione radio indecifrabile. Sembra quasi un S.O.S., ma se lo è, si tratta della richiesta d'aiuto più nascosta che io abbia mai visto. Fatto sta che non siamo qui per averla ricevuta, ma per aver inciampato per caso in questa carcassa abbandonata nello spazio. È il nostro lavoro, adesso siamo bonificatori spaziali.

Spazio Federale
Mercantile non identificato

Una nave alla deriva nello spazio, solitaria, silenziosa, che manda segnali contraddittori ai nostri sensori, e noi che facciamo? Ci andiamo dentro, che bella idea! Si capisce il sarcasmo? In genere non lo utilizzo, mi piace tenerlo in serbo per occasioni speciali come questa. Eppure non riesco a sbarazzarmi della sensazione che il sarcasmo sarebbe più efficace se l'idea non fosse stata mia. Un'idea che sembrava piuttosto buona finché eravamo ancora a bordo della Vulture.

I corridoi sono bui, l'impianto energetico principale è andato in tilt come le letture del mio tricorder, che impazziscono ad intermittenza. Ma questo ce l'aspettavamo, fin da quando l'abbiamo avvistata, questa carcassa non ha dato segni di avere fonti d'energia attiva.

Se non altro, Broderick ha già familiarità con questo tipo di situazione e spero che i suoi ricordi relativi ad una nave alla deriva siano migliori dei miei, perché l'ultima volta in cui ne ho vista una dall'interno mi sono fatto due settimane di coma e farei volentieri a meno di ripetere l'esperienza.

Broderick sembra meno a disagio di me. Anzi, sembra che abbia addirittura un vago sentore di cosa dovremmo fare ora. "Bene, ragazzi, eccoci qui. Io, Melanie e Mack cercheremo di riattivare l'impianto energetico. In quanto a voi tre, esplorate i dintorni, se possibile trovate la sala comando e cercate di scoprire cosa sia successo." Non ci dice di cercare superstiti, quando abbiamo sensorizzato il mercantile dalla Vulture non abbiamo rilevato segni di vita.

Inoltre non abbiamo una mappa di questa nave e l'unico terminale della stiva d'attracco è disattivato. "Come troverete la sala macchine, signore?" chiedo. "L'affidabilità dei tricorder è piuttosto... bassa."

"È vero, ma riescono comunque a leggere una debole scia di radiazioni che dalla Vulture ci era sfuggita. La seguiremo come pollicino con le briciole di pane."

Bella idea. Quasi quanto quella di venire qui senza aspettare i soccorsi dalla Atrevida. Beh, sono l'ultima persona a poterglielo fare notare, e poi se c'è una cosa che Broderick sa fare davvero bene è il suo lavoro, ed il suo lavoro è questo.

Broderick continua: "Useremo i comunicatori per quanto possibile, ma è facile che perderemo il contatto pertanto fra un'ora esatta ci raduneremo di nuovo qui. Tutto chiaro?"

Chiarissimo, al contrario della baia d'attracco sprofondata nell'oscurità in cui ci troviamo. Broderick si allontana con i due ingegneri ed a noi tre non resta che iniziare l'esplorazione. I corridoi della nave sono bui, il silenzio è rotto solo dal crepitare di qualche pannello andato in corto circuito. L'aria è secca e sa di bruciato, di certo non il più confortante degli ambienti.

Odio ammetterlo, ma mai come ora sento la mancanza di un fucile phaser. Reprimo il ghigno di Sherman che mi si affaccia alla mente, mi farò bastare la rassicurante presenza del piccolo phaser tipo I dell'equipaggiamento standard. Il rumore dei nostri passi ci precede, le letture del tricorder vanno e vengono così che, ad intervalli sporadici, i dati formano diagrammi impazziti che proiettano un chiarore verdognolo sul volto di Vaarik. L'ultimo componente del trio, Luke, si guarda attorno con aria impassibile: "Questa nave sembra morta."

"Se lo è, allora abbiamo un lavoro da fare."

Stavolta non siamo qui in veste di cadetti. Da un mese a questa parte lavoriamo per la Drake Inc., ripulendo lo spazio da rottami e spazzatura varia. Un modo per passare le ferie che mi ero illuso essere meno pericoloso di una discesa sugli sci ma mi sto ricredendo.

"Non c'è niente da fare" commenta Luke, "le navi alla deriva portano sfiga."

"Grazie per l'informazione, come se questo bell'ambientino non fosse già abbastanza inquietante da solo" gli rispondo. "E tu, Vaarik? Non gli dici niente?"

"Malgrado la scelta pittoresca della terminologia usata da Dalton, non ritengo la sua affermazione completamente errata."

"Non pensavo che i vulcaniani fossero superstiziosi!"

"Non è superstizione, è tenersi aggiornati sulle statistiche."

Arriviamo davanti ad una porta che le insegne indicano come una fra le tante stive del mercantile. Invece di fermarci a curiosare in settori meno importanti, dovremmo tirare dritti fino alla sala comando e cercare il diario di bordo, ma la curiosità ha il sopravvento. In fondo, quello che è successo potrebbe essere collegato al carico.

"Bene, secondo questi segni sulle pareti, oltre questa porta c'è una stiva."

Il fascio di luce delle torce illumina le insegne a fianco delle porte. Si tratta di simboli standard, esattamente ciò che ci si aspetterebbe ma, invece di tranquillizzare, questo tocco di normalità fa risaltare ancora di più la spettralità del posto.

La porta è bloccata, ma visto che manca l'energia in tutta la nave, direi che è normale. Per forzare l'apertura manualmente è necessario smontare il pannello posto a lato della stessa; sfilo il piccolo rettangolo e rimango a guardare il foro scuro rimasto al suo posto, la mia torcia palmare illumina una leva infossata a circa settanta centimetri dall'apertura.

"Un po' più scomodo non potevano farlo, eh?" Il condotto è abbastanza stretto da costringermi a rinunciare al fascio di luce per infilarci il braccio fino all'altezza della spalla. Mi faccio strada a tentoni fino a stringere la maniglia sotto le mie dita. Ho un senso di vertigine quando la afferro e mi sembra di udire delle urla insinuarsi fra gli spazi dei condotti e arrivare fino a me. Mi tolgo di scatto, sento la manica restare impigliata contro qualcosa e do uno strattone violento, lacerando il tessuto pur di liberarmi.

"Avete sentito anche voi?"

L'apertura del condotto è di nuovo silenziosa. Le torce illuminano un foro scuro immerso nella penombra, Vaarik e Luke lo fissano a lungo e poi il vulcaniano tenta di razionalizzare ciò che abbiamo sentito tutti e tre: "Potrebbe trattarsi semplicemente di echi arrivati fino a noi attraverso gli interstizi delle paratie. Con l'impianto energetico fuori uso, è probabile che alcune zone della nave stiano iniziando a risentire del freddo dello spazio e che le paratie siano sotto sforzo."

Accetto la spiegazione con una stretta di spalle, anche perché ora non si sente più nulla e, se devo essere sincero, inizio a nutrire seri dubbi di avere veramente udito qualcosa di intelligibile .

"Quando mi sono tirato indietro ho urtato contro un'altra leva. I blocchi da rimuovere sono due." Con una certa inquietudine, infilo nuovamente il braccio dentro al condotto e sblocco anche il secondo meccanismo, lasciando libere le porte. Quando apriamo il primo spiraglio, un refolo d'aria viziata ci investe, e non dirò: come un respiro solo perché non voglio farmi prendere dalla suggestione. Spalanchiamo le ante ed ispezioniamo l'ambiente con le torce, i nostri tre fasci di luce si rincorrono a vicenda sul pavimento e sulle quattro pareti. La stiva è vuota.

Ci basta scambiare uno sguardo per capire che stiamo pensando tutti alla stessa cosa: "Non è possibile, non c'è niente, qui."

Con la coda dell'occhio, vedo Luke incrociare le braccia: "Beh, è il nulla meglio custodito che abbia mai visto."

"È evidente che il mercantile non era a pieno carico" spiega Vaarik, "suggerisco di riprendere l'esplorazione."

Ci lasciamo la stiva alle spalle per tornare sui nostri passi. Passiamo da corridoio buio in corridoio buio senza incontrare anime, né vive né morte che siano. Le nostre torce palmari creano ombre dove prima c'era soltanto il buio. Ogni tanto incontriamo la porta di una stiva che non contiene nulla, esattamente come la prima che abbiamo aperto.

A volte mi sembra di sentire un'eco di passi in lontananza, ma è così labile che potrebbe essere frutto della mia suggestione. I brusii ed i mormorii ambientali si trasformano in sussurri e lamenti, reprimo l'impulso di chiedere: "Avete sentito niente?" perché mi convinco che non siano altro che voci nella mia testa create da questa atmosfera claustrofobica. Non sono le sole, infatti fanno compagnia a quella che mi sta sussurrando che c'erano modi più salutari di migliorare le mie abilità di volo, oltre a quello di andarmi a ficcare in questo stage. Ogni tanto ho come l'impressione di perdere i punti fermi, una strana sensazione alla base dello stomaco che mette in pericolo il mio equilibrio, una specie di vertigine. Temo di cominciare a risentire degli effetti delle radiazioni, malgrado il mio indicatore dica che non sono abbastanza forti da passare il tessuto speciale delle nostre giacche. L'equipaggiamento che indossiamo è fatto apposta per questo lavoro, ci protegge dalle deboli radiazioni di cui è impregnato l'ambiente e ci garantirà circa un'ora di autonomia quando l'aria sarà irrespirabile, e lo sarà presto se Broderick e la sua squadra non rimetteranno in sesto il supporto vitale.

Ora, la domanda è: se finora non abbiamo incontrato nessuno, chi è che sta respirando l'aria fino a renderla satura?

Luke punta la torcia su di un'insegna che indica un nodo di servizio dal quale si dipanano parecchi condotti. Si tratta di quei classici passaggi d'emergenza che non vengono mai usati e nei quali la polvere ha fatto in tempo a depositarsi. Il loro unico vantaggio è quello di essere abbastanza spaziosi da poterci camminare eretti.

Indico le varie strade che possiamo intraprendere e chiedo: "Su, giù, destra o sinistra?"

"Stiamo cercando la plancia" medita Luke, "restiamo sul classico: su."

"Ok." Manca mezz'ora all'appuntamento con Broderick, sarebbe meglio sbrigarsi, ma una porta attira la mia attenzione. Si tratta di una stiva e se è come le altre probabilmente sarà l'ennesima stiva vuota. Eppure, mentre Luke e Vaarik iniziano ad arrampicarsi per il condotto di servizio, io resto indietro per aprire quella porta. La stanza è uguale alle precedenti, vuota e buia, fino a che non indirizzo il fascio di luce della torcia verso il pavimento. I cadaveri sono sparsi ovunque, ammassati gli uni sugli altri. Non riesco nemmeno a contare quanti siano, c'è del sangue, le loro fattezze sono sfigurate, parte della pelle sembra diventata una poltiglia gelatinosa attaccata allo scheletro. Mi ci vuole qualche secondo per accettare quello che vedo come una parte integrante della realtà che mi circonda. Quando questo succede, non mi resta altro da fare che la cosa più logica: "VAARIK! LUKE!"

Mi volto per richiamarli ed un senso di vertigine mi attraversa come un'onda che viene e va all'improvviso. Vaarik e Luke non hanno fatto che un paio di gradini, incredibile quanti pochi secondi siano passati.

"Che c'è?" mi chiede Luke.

Mi vengono in mente una decina di frasi per descrivere ciò che ho visto ma le scarto tutte. C'è solo un modo per spiegarlo: "Venite a vedere."

Faccio strada, in realtà pochi passi, oltre la porta della stiva. "Fate attenzione."

"A cosa?" mi chiede Luke.

Guardo in giro, guardo il pavimento, guardo le pareti e guardo perfino sul soffitto. Il fascio di luce della mia torcia guizza ovunque. La sala è vuota.

Vaarik alza un sopracciglio e mi fissa con aria interrogativa: "Sì...?"

Sospiro e mi volto ad affrontare le loro espressioni facciali. "Solo fino a cinque secondi fa c'erano dei cadaveri, qui!" Ho quasi l'impressione che mi guardino come qualcuno che sta per avere un attacco isterico da un momento all'altro. "Era pieno di cadaveri" insisto, "su tutto il pavimento."

"Beh, Renko" commenta Vaarik con aria impassibile, "secondo le mie fonti, i cadaveri non se ne vanno in giro da soli."

Mi viene quasi da prenderlo per i baveri e scuoterlo, ma non voglio sembrare ancora più pazzo. Mi ci vuole un certo sforzo per rilassare le spalle, poi, senza dire una parola, faccio dietro front e torno verso la scaletta di servizio; forse il ponte superiore sarà meno spettrale di questo.

Vaarik e Luke mi seguono senza ulteriori commenti, almeno fino a che non raggiungiamo di nuovo il nodo di condotti. Restiamo tutti e tre fermi a guardare la stessa cosa e nessuno di noi ha voglia di spezzare il silenzio per primo.

"Forse prima ci sono sfuggite" ipotizza Luke.

"No, prima non c'erano."

Sulla polvere di uno dei condotti ci sono delle impronte e sono delineate piuttosto chiaramente, qualcuno è appena passato di qui. Restiamo immobili un po' per la sorpresa, un po' perché decidere la prossima mossa non è semplice. Noi siamo i soccorsi di cui questa nave ha bisogno, se troviamo il superstite che ha lasciato queste tracce potremo farci dire che cosa è successo e scoprire se c'è qualcun altro rimasto in vita. Dovremmo seguire le impronte, ma è anche vero che chiunque sia passato da qui non può non averci visto e, nel caso, non può non avere notato le nostre giacche con il simbolo della bonifica spaziale. In poche parole stiamo parlando di qualcuno che non vuole farsi trovare.

Luke si posiziona con la schiena schiacciata contro la parete ed estrae il phaser. Mi sembra terribilmente saggio fare la stessa cosa e lo imito. Avanziamo con cautela, immersi nel buio del condotto ed ascoltando i nostri passi riecheggiare sopra le lastre metalliche.

"Che cos'è questo odore?" È qualcosa che sale dal basso ed inizia a impregnare l'ambiente. Mi chino e sollevo una delle lastre. Sotto al pavimento c'è un'intercapedine che ospita cavi e condutture energetiche. Un liquido trasparente e dall'odore acre sta scorrendo fra gli spazi liberi, riempiendo ogni vuoto che incontra sulla sua strada.

"VIA!" Faccio appena in tempo a notare una scintilla nell'oscurità prima che l'intero condotto prenda fuoco. Il liquido si infiamma ad una velocità impressionante, corriamo a perdifiato mentre le fiamme si precipitano verso di noi. Siamo quasi al punto di intersezione dei condotti quando il fronte dell'incendio ci sbalza da terra. Mi butto di lato in uno qualsiasi degli altri condotti prima che il mio equipaggiamento di protezione ceda al calore delle fiamme. Mi sento come se la pelle si fosse ristretta di una taglia e, come se non bastasse, la gola mi brucia per l'aria calda che è riuscita a passare oltre i filtri. Il liquido infiammabile ha seguito la sua naturale strada, formando una piccola cascata nel condotto verticale e la colonna di fuoco precipita verso il basso come un serpente che scenda nell'inferno.

Mi alzo a sedere e tiro un sospiro, aspettando che la scarica d'adrenalina si calmi. Inizio veramente ad odiare questo posto, come ho fatto a ficcarmi in un pasticcio simile? Beh, come al solito: ho seguito Luke. "Ehi, ho trovato un lavoro fantastico per tirare su qualche credito: bonifica spaziale. Perché non venite anche voi, con l'esperienza acquisita potreste migliorare il vostro punteggio accademico."

La voce reale di Luke si sovrappone a quella dei miei ricordi: "Ma perché non ti ho sparato subito?" mi chiede, poi si mette a scimmiottare la mia voce: "Signor Broderick, perché non andiamo a vedere cosa c'è a bordo?"

Ecco, neanche il tempo di fare qualche considerazione che arriva qualcuno a ribaltarti la frittata per addossarti tutta la responsabilità.

Vaarik e Luke sono per terra a pochi passi da me, anche loro sfuggiti al pelo alla colonna di fuoco che stava per incenerirli. Ci alziamo, non solo ci è rimasta soltanto una torcia palmare ma dietro di noi l'incendio si sta spegnendo rapidamente, non concedendoci nemmeno il vantaggio della luce. Apro il comunicatore per contattare Broderick ma le interferenze non mi permettono di agganciare la frequenza.

Dei passi leggeri risuonano per il condotto, puntiamo la torcia in quella direzione, phaser pronti al fuoco ma la debole luce rischiara soltanto una massa di capelli arruffati che incorniciano il viso di una bambina. I lineamenti sono quelli di una vulcaniana ma gli occhi sgranati al centro del volto sono pieni di terrore.

Il silenzio è spezzato dalla voce infantile: "Va'hral..."

"Ciao, piccola." Faccio un passo avanti e tengo le mani aperte e ben in vista per non sembrare minaccioso. "Come ti chiami?"

"Va'hral... Va'hral... Va'hral... Va'hral, Va'hral, Va'hral, Va'hralVa'hralVa'hral!" La bambina continua a ripetere sempre la stessa parola come una nenia che diventa via via più veloce.

Faccio un altro passo, mi muovo lentamente ma la bambina si porta le mani alle orecchie e chiude gli occhi con forza, il suo ultimo grido è uno strido che riecheggia per il condotto: "VA'HRAL!"

Il fascio della torcia sussulta, quando torna a posarsi dove si trova la bambina incontra solo uno spazio vuoto. La bambina non c'è più, sparita assieme al suo grido.

Il cono di luce scorre tutt'attorno senza trovarla. Oltrepasso il punto in cui stava, continuando a cercarla e ad avanzare fino a che i miei piedi non urtano contro quello che sembra un sacco informe. Mi ritrovo a terra, la torcia di Luke mi abbaglia, poi la luce si dirige verso l'ostacolo su cui ho inciampato ed io mi ritrovo a fissare il volto senza vita di Melanie Slozar a pochi centimetri dal mio.

Melanie era la specialista di antimateria del gruppo, faceva il migliore raktajino del settore e poteva passare ore intere a parlare di plasma e nuclei a curvatura. Mi chiedo che fine abbiano fatto Broderick e Mack, se siano ancora in vita e se ci stiano cercando. Su questa nave c'è qualcuno che non ci vuole qui e non si tratta di fantasmi o apparizioni come quelle che abbiamo incontrato fino ad ora. Il liquido infiammabile con cui hanno tentato di incenerirci poco fa non aveva nulla di paranormale, come non lo ha il collo spezzato di Mel.

Il suo corpo inerte è accasciato al suolo in una posizione innaturale. Sembra una bambola fuori posto, il mio primo istinto è quello di ricomporla in una posa dignitosa, ma qualcosa dentro di me protesta di fronte all'inquinamento della scena del delitto. Un altro pensiero irrazionale, visto la situazione in cui ci troviamo, e purtroppo non sarà l'ultimo.

Deve essere stata colta di sorpresa, ha ancora il phaser in cintura. Chi l'ha colpita non le ha dato il tempo di estrarlo, ma non se ne è nemmeno impossessato dopo averla uccisa. Perché non l'ha preso? È evidente che non ne abbia uno, altrimenti perché rischiare uno scontro corpo a corpo e non limitarsi a fare il tiro al bersaglio? Forse ci ha pensato, ma qualcosa deve averlo fermato prima che potesse impadronirsene. Qualcosa... o qualcuno.

"Dove sono gli altri?" chiede Luke. "Perché diavolo Mel si è staccata dal gruppo?"

"Forse non l'ha fatto." Guardo il tricorder, in questo punto i diagrammi di output sono più frenetici che mai. Non posso fare a meno di ripensare a Broderick ed alla sua teoria della scia di briciole. La sala macchine deve essere vicina.

"Sotto" dice Vaarik.

"Prego?"

"La sala motori è sotto di noi. Dobbiamo scendere per il condotto."

Guardo verso il pozzo in cui è scomparso il serpente di fuoco. L'idea di seguirlo nella sua tana non mi attira affatto. Da un punto di vista razionale so che l'incendio deve essersi ormai esaurito, ma la sensazione di pericolo no.

Il nostro ultimo saluto a Mel è una promessa che non siamo sicuri di riuscire a mantenere. I pioli della scala sono ancora caldi, li scendiamo uno dopo l'altro senza che il panorama attorno a noi cambi. Anche la sala motori, come il resto della nave, è avvolta nell'oscurità. L'unica differenza è che ora, per penetrarla, abbiamo una torcia in più: quella che Melanie non potrà più usare.

La sala motori è enorme, quasi il doppio di quello che mi sarei aspettato di trovare in un mercantile. I fasci di luce rimbalzano contro le pareti ed i pannelli spenti. I nostri sono gli unici due, non se ne scorgono altri, il che porta all'inevitabile conclusione che, nella migliore delle ipotesi, Broderick e Mack non siano qui. Nella peggiore, invece... beh, fermarsi a pensare al peggio non cambierà il loro destino.

Usando la torcia, Vaarik fa cenno verso una grata metallica. "Il nucleo dovrebbe essere dietro a quella paratia."

Sento di nuovo quel senso di vertigine, qui le radiazioni devono essere più forti che nel resto della nave. Ci affacciamo oltre l'apertura indicata dal vulcaniano e lo vediamo, il nucleo curvatura è al suo posto: attivo, pulsante e... silenzioso.

La luce che emette ne disegna la sagoma ma non riesce a penetrare l'ambiente circostante. Al suo interno la reazione materia-antimateria è al massimo della sua potenza; dovrei sentirne le vibrazioni attraverso le ossa, dovrei sentire la grata del pavimento lamentarsi per lo sforzo. Dovrei.

L'unico rumore dell'intera sala sono i nostri respiri. Non è un nucleo intero, è solo la sua metà visibile. Questo è troppo anche per un mercantile fantasma.

"Questa nave sembra uscita dall'inferno."

"E di fatti è così." La voce di Vaarik è perfettamente in tono con la spettralità dell'atmosfera.

Dopo un'asserzione del genere ci si aspetterebbe qualcosa di più, anche una parvenza di spiegazione andrebbe bene, ma Vaarik resta fedele alla propria natura e continua a fissare il nucleo senza aggiungere altro.

Sollecitare una risposta ormai è diventato uno dei miei compiti: "Che intendi dire?"

"Ora so cosa è successo."

"Bene, sai anche come tirarcene fuori?"

La maschera del vulcaniano è ben lontana dallo sgretolarsi, solo l'alzarsi di un sopracciglio increspa l'espressione del suo volto: "Una su due non è male."

L'affermazione del vulcaniano è solo la prima di una serie di azioni da intraprendere per uscire da tutto questo. Man mano che esploriamo con le torce i meccanismi intersecati nei componenti del motore, diventa sempre più palese che non ci troviamo a bordo di un normale mercantile.

Vaarik non l'ha detto chiaro e tondo, ma la provenienza di questa nave ormai è palese anche per me e Luke. Interfacciati con i motori ci sono gli ingranaggi di un dispositivo che non avevo mai visto prima e che è la causa delle condizioni in cui ci troviamo. Seguiamo le istruzioni del vulcaniano per poter, definizione sua, 'sbloccare la situazione'. Non è semplice lavorare nell'oscurità, tentando di sfruttare al massimo la poca luminosità delle torce e tenendo a bada l'opprimente sensazione di pericolo pronta a sommergerci. Ma con il permesso della dannazione che permea questo scafo, alla fine perfino noi tre riusciamo a concludere qualcosa. Quando anche l'ultima connessione è fatta e anche l'ultima leva tirata, la nave riprende vita.

Per un secondo, è come se una parete invisibile mi passasse da parte a parte e perdo completamente tutti i punti di riferimento, in poche parole è lo stadio finale di tutti i sensi di vertigine che ho provato da quando sono salito a bordo. Adesso il salto dimensionale è stato completato e la nave non è più intrappolata in due realtà differenti. Se fossi in grado di formulare un pensiero coerente potrei anche fermarmi ad analizzare il fenomeno. Poi tutto rientra nella normalità, o ciò che ci si avvicina di più, il pavimento è investito da un'ondata di vibrazioni, le sento salire dalla pianta dei piedi fino alle vertebre cervicali. Il primo impatto è il più violento, ma ben presto si stabilizzano ad intervalli regolari, seguendo il ritmo del cuore pulsante di questa nave.

Gran parte delle consolle è bruciata, le restanti si riaccendono una dopo l'altra. In lontananza si sentono un paio di pannelli esplodere in scintille. Non c'è dubbio che qualcosa sia andato storto mentre tentavano di passare da un universo all'altro.

Assieme ai normali rumori di una sala macchine ritorna anche l'illuminazione. Dopo l'oscurità, mi ci vuole qualche secondo per riabituarmici ma, per ciò che mi riguarda, tutta questa luce è più che benvenuta. Ed è solo adesso che riusciamo a vederla, è un'ombra che ondeggia sulla parete. Mi volto per cercarne la fonte e lui è lì, Broderick, impiccato ad una conduttura a parecchi metri da terra. Le vibrazioni del motore fanno dondolare il suo corpo senza vita. Persino attraverso il pulsare del nucleo riesco a sentire la corda cigolare sommessamente, deve trattarsi di uno di quei piccoli rumori con cui familiarizzi dopo aver passato un'ora su di una nave fantasma.

Di fronte a me c'è il cadavere del miglior bonificatore spaziale che la storia ricordi ma di tutto ciò che ho davanti, dalla lingua gonfia, agli occhi sgranati, alle mani inerti, l'unica cosa che riesco a notare è che manca il phaser attaccato alla cintura. Manca il phaser... estrarre il mio è una questione di puro istinto, e stavolta mi serve per restare in vita.

Da quando è tornata la luce, a quando abbiamo visto il corpo di Broderick e a quando è partito il primo colpo di un phaser che mi avrebbe preso in pieno, non è passato che qualche istante, solo il tempo per buttarmi a terra. Con la coda dell'occhio colgo il movimento di Luke e Vaarik che si precipitano verso il primo riparo che trovano e rispondono al fuoco. Siamo tre contro uno, chiunque sia deve essere pazzo per mettersi a sparare così vicino al nucleo, o pazzo o disperato. Almeno non lo è stato abbastanza da farlo quando c'era ancora buio completo.

Fra consolle e griglie varie, i posti per mettersi al riparo non mancano ma chi ci vuole morti non è uno sprovveduto, sa dove spostarsi e sa quando colpire. Soprattutto sa dove spostarsi.

"Cessate il fuoco." Luke riesce a raggiungermi con un balzo. Rischioso, se non gli mancasse la fortuna. "Si è piazzato proprio fra i condotti di plasma, un colpo sbagliato e salta in aria tutta la baracca."

"Perfetto, adesso dammi la notizia buona."

"Era questa quella buona, vuoi quella cattiva?"

Mi volto a guardarlo in faccia. "Mack..."

Fa un cenno con la testa verso il suo precedente nascondiglio. Da là si può vedere il pozzo dal quale sale il pilastro che regge il nucleo curvatura. "È giù in fondo, c'è abbastanza materia cerebrale spiaccicata sul pavimento da non lasciare dubbi sul suo stato di salute."

Sono morti tutti, Melanie, Broderick, Mack, ormai l'unico che resta dell'equipaggio della Vulture è Skip, chissà cosa starà facendo, adesso? Se ne starà seduto al posto di pilota ascoltando musica e guardando le letture dei sensori. Avrà lanciato un urrà al riattivarsi del nucleo curvatura, sicuro che Mel e Mack stiano dando del loro meglio per rimettere in sesto l'intera baracca.

Mi abbasso contro il pavimento, raggiungerò quei condotti di plasma a costo di farlo strisciando. "Andiamo a stanare quel cecchino."

"Ottimo piano, sembra quasi mio."

Siamo in tre, uno per ogni morto che si è lasciato alle spalle, perciò non è il caso di sentirsi troppo al sicuro. Ci avviciniamo da tre angolazioni diverse; l'unico modo per poterlo prendere è non lasciargli via di fuga, l'unico modo per non lasciargli via di fuga è accerchiarlo.

Giochiamo a nascondino in un labirinto di condutture al plasma con quattro phaser pronti a sparare. Non è la cosa più intelligente che abbia fatto in vita mia, e disgraziatamente nemmeno la più stupida. Ora che non è più lui ad avere il coltello dalla parte del manico bisogna vedere fin dove è disposto ad arrivare, le sorti di questa caccia dipendono esclusivamente da questo.

Dei colpi di phaser irrompono dalla conduttura vicino a quella dove sono appostato. Mi irrigidisco istintivamente ma i colpi non sono diretti a me. Il sibilo di plasma che fuoriesce allo stato gassoso da una breccia riempie l'aria. Non ci posso credere, piuttosto che lasciarsi prendere è disposto a rischiare di far saltare in aria l'intera nave. Avrei dovuto capirlo prima, il segreto che tenta di proteggere non è certo un segreto da nulla. Se il plasma si incendia, poco ma sicuro che non resteranno prove. Mi arrampico sopra la conduttura per avere una visuale dall'alto; il cecchino è un andoriano e si trova sotto di me. Rompere una conduttura al plasma non è semplice, ci vuole ben più di un colpo di phaser ma la breccia che è riuscito ad aprire è più che sufficiente per creare un danno irreparabile. Non posso sparare, mi getto in avanti e gli piombo dritto addosso. Il plasma sta già fuoriuscendo, se non gli impedisco di premere ancora il grilletto finiamo tutti arrosto. Cadiamo entrambi a terra e così riesco a guadagnare qualche secondo di vita. Il tempo necessario. Sento la voce di Luke che grida qualcosa tipo "Renko, via da lì!" e poi il crepitio di un campo di forza.

Mi butto in una direzione qualsiasi, l'andoriano si rialza con il phaser in mano e fa fuoco. Vedo il raggio venire verso di me e poi fermarsi all'improvviso, infrangendosi contro il campo di contenimento attivato da Luke. Ne sono rimasto fuori per pochi centimetri, il plasma al suo interno si incendia avvolgendo l'andoriano. L'esplosione dura pochi secondi e poi si esaurisce con la stessa velocità con cui è cominciata.

Sono a terra, è tutto finito ma non riesco a voltarmi a guardare i resti dell'andoriano. Luke sta lambiccando ad una consolle, se non fosse riuscito ad attivare il campo di forza in tempo, ora nessuno di noi sarebbe qui. L'umano tira un sospiro di sollievo e mi viene incontro. "Ehi, tutto a posto?"

Lo vedo portarsi le mani alla gola. Succede tutto più velocemente di quanto potessi aspettarmi, il collo di Luke è circondato da un laccio che lo sta soffocando. L'andoriano non era solo, erano in due. L'umano si butta all'indietro contro il proprio assalitore, non può liberarsi dalla corda ma riesce a sbilanciarlo. Cadono entrambi a terra, il primo a riuscire a rialzarsi è l'assalitore, un vulcaniano che afferra una spranga di ferro ma alle sue spalle un altro vulcaniano è pronto a colpire. Vaarik.

Lo vedo puntare il phaser ma l'agressore percepisce in tempo la sua presenza, invece di abbattere la spranga su Luke, la scaglia contro Vaarik, impedendogli di sparare e poi si getta oltre una balaustra sparendo nel nulla.

Ci lanciamo all'inseguimento tentando di indovinare la sua prossima mossa. La sala macchine è enorme, le uscite ed i nascondigli sono più di uno. Se non lo ritroviamo entro i prossimi istanti, rischiamo di non riuscire a trovarlo più. A meno che, come possono testimoniare i cadaveri dei nostri compagni, non sia lui a trovare noi. Mack, Broderick e... Melanie. Melanie! Quando l'abbiamo lasciata per venire qui, Mel aveva ancora il suo phaser. Mi precipito verso l'entrata del condotto maledicendomi per l'errore madornale che ho commesso non spogliando il cadavere dal suo equipaggiamento. Arriviamo di corsa alla scala di servizio e di fatti lui è lì, facciamo appena in tempo a vederne le gambe sparire oltre l'apertura sul soffitto. Sparo sapendo che non riuscirò a colpirlo ma era un tentativo che dovevo fare. Percorriamo a ritroso la strada che ci ha portati qui, gli stiamo alle costole e non abbiamo nessuna intenzione di mollare. Lo ritroviamo chino sul corpo di Melanie, le sue mani stanno frugando senza riguardi il cadavere della donna e tutti e tre abbiamo la stessa reazione, spariamo contemporaneamente.

Il vulcaniano sente arrivare i nostri passi ancora prima che noi riusciamo a vedere lui e compie un balzo in avanti nello stesso istante in cui le nostre dita premono il grilletto. I raggi del phaser fendono l'aria e si disperdono sul pavimento del condotto a pochi centimetri dal corpo di Mel. Ne segue uno scambio di colpi di breve durata; il tempo per farci rallentare e per sparire nei recessi del condotto, ormai fuori dalla nostra linea di tiro. I suoi passi si allontanano verso il nodo di servizio da cui siamo entrati noi. Senza abbassare la guardia e coprendoci a vicenda gli stiamo dietro ma è troppo tardi, il nemico è già uscito dalla rete di condotti. Ci affacciamo sul corridoio, phaser spianati e nessuno in vista, ormai non lo riprenderemo più.

Un urlo riecheggia a poca distanza da dove ci troviamo, segue un colpo di phaser e poi un'intera sequenza. Quelli che giungono fino a noi sono i rumori inconfondibili di una lotta, le grida ed i suoni di una battaglia riempiono il corridoio. Ma certo, l'equipaggio! Gli occupanti del mercantile hanno smesso di vagare da una dimensione all'altra ed ora si trovano tutti qui. Fino ad ora questa nave è stata così vuota e così buia che avevo rimosso il pensiero che fosse popolata e non solo da fantasmi. E così non abbiamo a che fare con un unico assassino, l'entità del pericolo è ben più grave.

I colpi di phaser cessano all'improvviso, ma i rumori della lotta continuano. Per qualche strana ragione, sembra che ci sia un qualche combattimento in corso. Di comune accordo rientriamo all'interno dei condotti di servizio. Non abbiamo idea di quanta gente ci sia là fuori e, malgrado i nostri phaser, non possiamo permetterci di affrontare una folla inferocita. Ancora una volta torniamo verso il cadavere di Mel, neanche fosse una calamita che ci attrae.

Ecco, ci siamo, questo è il punto in cui o Luke se ne viene fuori con uno dei suoi piani suicidi, o la vedo veramente brutta. Mi appoggio alla paratia con un sospiro di frustrazione. Non posso fare a meno di guardare verso Vaarik, il vulcaniano si sente preso in causa e reagisce irrigidendo ancora di più i lineamenti del volto. Non pensavo fosse possibile. Neanche a dirlo, quando parla la sua voce è gelida: "Il fatto che vengano anche loro dall'Universo dello Specchio non significa che ci assomigliamo."

"Hanno usato lo stesso dispositivo di dislocazione dimensionale che hai usato tu, e non hai idea di chi possano essere?"

"Il dispositivo con cui sono passato da questa parte era un prototipo, non ne esistono altri."

"Non ne esistevano, vorrai dire."

"Ovvio, questo è logico, dato quello che abbiamo visto qui."

Inutile mettersi a discutere ora. Non siamo nelle condizioni di poter perdere tempo né per le recriminazioni né per altro che non sia salvarci la pelle.

"Dobbiamo tornare alla navetta. È l'unico modo per uscire vivi da qui."

"E lasciargli il mercantile?"

"L'Atrevida sta arrivando, questa carcassa ha subito troppi danni per poterle sfuggire."

Abbiamo un vantaggio, o così sembra, quello che è certo è che non possiamo permetterci errori. Grazie ai picchi di radiazioni che ci devono essere stati quando il dispositivo di dislocazione è impazzito, i nostri phaser sono gli unici funzionanti. Ma gli altri hanno il vantaggio numerico dalla loro parte. E così eccoci qui, a pensare ad una via d'uscita nell'unica parte della nave rimasta al buio.

"Vaahril o'miir eldarin herr, vaahril o'miir eldarin herr..."

Le nostre elucubrazioni sono spezzate dall'eco di una filastrocca infantile. Le parole ci giungono distorte dai recessi del condotto. È di nuovo quella bambina e canta sempre la stessa frase come un disco graffiato. Adesso so che è reale e non un fantasma, solo che questo non impedisce ad un brivido gelido di percorrermi la schiena. Guardiamo tutti e tre nella direzione da cui ci giunge la voce ma è Vaarik il primo a prendere l'iniziativa: "Seguiamola."

Senza aggiungere altro, il vulcaniano si incammina lungo il condotto, incurante dell'oscurità che lo inghiotte.

Seguiamola? "Vaarik, dove stai andando? Dobbiamo tornare alla baia d'attracco!"

Tento di fermarlo ma non c'è niente da fare, malgrado i padiglioni auricolari che si ritrova, Vaarik sembra diventato sordo a qualsiasi altra cosa. Non ci resta che seguirlo, quando lo raggiungiamo Luke lo afferra per un braccio e lo costringe a voltarsi verso di noi ma il vulcaniano non si scompone. I suoi lineamenti, tesi e sul punto di spezzarsi, sembrano una maschera funerea: "Conosco questa canzone."

Luke gli lascia il braccio, forse il vulcaniano non è semplicemente impazzito. Sospiro, riconoscendo che se Vaarik sa quello che sta facendo, allora ha di sicuro un vantaggio su di me e sono anche disposto ad assecondarlo.

"La canzone... che cosa dice?" chiedo.

Un attimo di silenzio. Poi il vulcaniano riprende la sua marcia. "Una spada spezzata può ancora tagliare."

"Ottimo consiglio" concorda Luke, "faremmo bene tenerlo a mente."

Avanziamo con il phaser in mano sperando che ci sia più utile di quanto non lo sia stato agli altri. Quando usciamo dal condotto ci ritroviamo in un corridoio familiare. Di fronte a noi c'è una porta aperta, si tratta di una delle stive che abbiamo ispezionato durante il tragitto iniziale. Solo che stavolta la stiva non è vuota, oltre la soglia si intravedono alcuni corpi stesi a terra. C'è odore di sudore e sangue e ci sono i lamenti di chi non vorrebbe morire ma è troppo stanco per non cedere alla promessa del riposo.

"Khab pah'lar rre'hel ti mherr, khab pah'lar rre'hel ti mherr..."

La bambina ha cambiato strofa. È seduta in fondo al corridoio con la schiena appoggiata contro una porta che al primo passaggio ci era sfuggita o che abbiamo semplicemente deciso di non aprire perché tanto non era altro che l'ennesima porta dell'ennesima stiva... vuota. Ora non ne siamo più tanto sicuri.

La bambina si sta dondolando mentre ripete ossessivamente la nuova strofa della canzone. Solo quando ci vede arrivare, la sua espressione vacua cambia.

"Va'hral, Va'hral, Va'hral, Va'hral, Va'hral, Va'hral..."

Ormai siamo arrivati fino a qui e ci restano solo due scelte: fare qualcosa di terribilmente saggio, o fare qualcosa di terribilmente stupido.

"Apriamo."

Appunto.

Sblocchiamo le ante come abbiamo già fatto per tutte le altre. I nostri phaser sono spianati.

"VA'HRAL, VA'HRAL, VA'HRAL, VA'HRAL!"

Rannicchiata ai nostri piedi, la bambina comincia a gridare come un araldo impazzito che annunci il nostro ingresso. Le porte si aprono su di una folla malmessa e vestita di stracci. Ci saranno circa una ventina di persone stipate qui dentro. Sono più stupiti loro di quanto possiamo esserlo noi, quella delle nostre torce deve essere la prima fonte di luce che vedono da ore. Alcuni di loro ammiccano, tentando di abituarsi alla variazione di luminosità dell'ambiente. Ci sono andoriani, terresti, vulcaniani, trill... non hanno l'aria di essere passeggeri, hanno l'aria di essere bestiame.

Il momento di stallo sembra interminabile e poi i primi di loro cadono in ginocchio, guardando tutti verso Vaarik mentre le loro bocche formano tutte la stessa parola: "Va'hral." In meno che non si dica, il gruppo è ai piedi del vulcaniano.

"Vaarik..." cerco le parole, "c'è qualcosa che non ci hai detto, vero?"

Accademia della Flotta Stellare
Alloggio del cadetto Renko
Prima dell'alba

Mi sveglio di soprassalto. L'alloggio è buio, deve essere ancora notte. Mi chiedo che ore siano, è più tardi di quel che pensavo, fra un'ora inizierà ad albeggiare. È la prima notte che riesco a dormire così a lungo da quando siamo tornati. Mi sembra incredibile di essere di nuovo qui in Accademia a trascorrere le giornate come se nulla fosse successo. Io, Vaarik e Luke ne abbiamo parlato così a lungo da non poterne più, ma malgrado siamo riusciti a ricostruire gran parte degli eventi, il quadro completo è ancora un mistero.

Se ora mi collegassi ad un ologiornale, vedrei il viso di Broderick che parla della triste fine del mercantile e che fa proselitismi sull'utilità della bonifica spaziale. Broderick parlerebbe di un incidente, solo noi sappiamo fino troppo bene che Mel e Mack non sono morti per cause accidentali e che quello che appare in tutti gli ologiornali non è il vero Broderick.

Secondo la versione ufficiale, una nave di contrabbandieri è esplosa per una rottura del nucleo a curvatura dovuta a materiale scadente o a cattiva manutenzione. Quello che so io, invece, è ben differente. Oh, per essere esploso, il mercantile è esploso su questo non ci sono dubbi, ma non in maniera accidentale. Che fosse pieno di contrabbandieri... beh, è quasi la verità. Contrabbando di schiavi, si potrebbe dire, da un universo all'altro.

Infrangendo ogni direttiva di non interferenza che sia mai stata pensata o scritta, hanno ricostruito il prototipo del dispositivo di dislocazione dimensionale con cui Vaarik e T'Eia sono passati da questa parte dello Specchio e lo stanno usando per prelevare gli schiavi sotto al giogo dell'Alleanza e portarli fino a qui. Il chi stia facendo una cosa del genere o il perché lo stia facendo restano illazioni. Quel che è sicuro è che questa organizzazione ha agganci abbastanza potenti da poter metter su una cosa del genere e far sì che nessuna notizia trapeli.

Il processo a Vaarik per l'omicidio dell'axdat, per esempio, anche in quell'occasione è stato tutto insabbiato, così come lo è stata la scoperta di questo mercantile esploso misteriosamente. Già, il mercantile... doveva trattarsi di una spedizione come ce ne erano già state, anche se 'loro' negano. Non sapremo mai cosa è andato storto, ma questa volta, durante il salto, il dispositivo non ha funzionato come avrebbe dovuto e la nave è rimasta incastrata fra le due realtà. I picchi di radiazioni che ci sono stati hanno disintegrato il personale che si trovava in sala macchine, così come hanno ucciso le persone che avevo trovato in quella stiva... i cadaveri con la pelle ormai trasformata in gelatina.

L'equipaggio regolare del mercantile era ridotto al minimo, meno persone sanno, meno rischi ci sono che qualcosa trapeli all'esterno. Di loro sono rimasti vivi solo l'andoriano e il vulcaniano che hanno poi ucciso Mel, Broderick e Mack; dovevano proteggere il segreto e noi non eravamo i soccorsi che stavano aspettando. Noi ci siamo messi di mezzo, loro stavano aspettando l'Atrevida che avevano chiamato con quell'SOS lanciato tramite le frequenze radio che abbiamo captato dalla Vulture. E così erano rimasti solo in due a custodire la missione, si sono mossi come fantasmi e ci hanno colti di sorpresa. Forse neanche loro riuscivano a capire cosa stesse succedendo, forse anche noi non eravamo altro che apparizioni spettrali ai loro occhi.

Il dispositivo non è una scatola appoggiata accanto ai motori, è qualcosa integrata nell'intera struttura della nave. Prima che noi arrivassimo in sala macchine, il mercantile esisteva in entrambi gli universi, mentre tutto ciò che non era fisicamente incorporato nella sua struttura, persone comprese, fluttuava da una dimensione all'altra. Ed ecco spiegato il motivo delle misteriose apparizioni e sparizioni.

Siamo saliti a bordo ed abbiamo iniziato ad esplorare, aprendo una stiva dopo l'altra. A noi sembravano vuote, non era così. Nell'Universo dello Specchio, gli schiavi hanno visto le porte aprirsi misteriosamente da sole, beh... invece eravamo noi.

Si dice che i momenti di crisi tirino fuori il meglio ed il peggio delle persone. Non c'è da stupirsi che stavolta si sia verificata la seconda ipotesi. Prelevati senza sapere perché, portati via senza sapere dove, gli schiavi non erano nemmeno coscienti di non essere più nel loro universo. Fedeli al retaggio dello Specchio, i vari gruppi hanno iniziato a combattere fra loro per il possesso del mercantile, o per la semplice supremazia degli uni sugli altri, o chi lo sa? Forse hanno iniziato a lottare solo perché è quello che hanno fatto per tutta la vita.

Mi alzo dal letto e vado verso il replicatore del mio alloggio. Sono in Accademia, adesso, ma le ripercussioni di ciò che è successo su quel mercantile influenzeranno il corso della mia vita se non farò qualcosa per impedirlo. Mi serve un raktajino, non penso ci siano dispositivi di sorveglianza nel mio alloggio. Lo so perché controllo tutti i giorni, così come so che la mia paranoia è più che giustificata.

Scoprire un traffico di schiavi da un universo all'altro è una cosa. Scoprire che questo viene portato avanti da un'organizzazione deviata in seno alla Federazione è ancora più grave. Ma scoprire che noi tre facciamo parte del piano e che tale organizzazione ha delle mire sui nostri futuri è qualcosa che mette i brividi. Vaarik è il punto cruciale di questo piano, ma né io né Luke ne siamo fuori e la prova lampante è che ci hanno lasciati in vita.

C'è un vecchio mito, nell'Universo dello Specchio, una specie di profezia che dice che colui che era morto ritornerà per liberare le popolazioni soggiogate. Si tratta del Va'hral vulcaniano, il corvo. Corvaccio... un soprannome che è stato affibbiato a Vaarik dai cadetti dell'Accademia, inconsapevoli di quanto siano stati profetici nel farlo. Se siamo riusciti a non farci uccidere dagli schiavi in lotta fra loro, lo dobbiamo a Vaarik. Per la gente dello Specchio lui è diventato il Va'hral della leggenda e la sua sola presenza ha fatto sì che le rappresaglie sul mercantile cessassero. È tutto merito della misteriosa organizzazione che per portare avanti i suoi scopi ha sfruttato questo vecchio mito e sono anni che lavora per tenere in piedi la propaganda. Quali siano questi scopi è ciò che dobbiamo scoprire, perché sembra che là fuori ci sia qualcuno convinto di aver già pianificato il nostro futuro e la faccenda non mi piace per niente.

Quello che doveva essere un normale stage per migliorare le mie capacità di volo si è trasformato in una sorpresa dopo l'altra. Sorprese tutte spiacevoli, purtroppo, come quella di ritrovarci davanti ad Eru come comandante dell'Atrevida. Sì, proprio quell'Eru che si spacciava come agente del corpo di sicurezza federale e che abbiamo scoperto essere invece un'agente dell'organizzazione. L'Atrevida ha insabbiato tutto, ha prelevato gli schiavi ed ha fatto esplodere il mercantile perché non restassero tracce del dispositivo di dislocazione. L'unica consolazione è che la perdita di quella nave è stata un duro colpo per l'organizzazione e che questo ha rallentato i loro piani, dandoci un po' di respiro.

Il Broderick che da qualche giorno appare su tutti gli ologiornali, piangendo la morte dei compagni e raccontando una panzana dopo l'altra su ciò che è successo, non è il Broderick che ho imparato ad ammirare e rispettare, ma è il suo alter ego dell'Universo Specchio, addestrato a dovere per il ruolo. Forse anch'io ho una controparte nell'Universo Specchio, forse è questa la ragione per cui sono ancora in vita e forse è meglio iniziare a sperare di essere io la controparte utile fra le due.

Non so più cosa devo fare. Se fossi un cittadino federale mi sarei rivolto alle autorità, ma sono un deltagammano e mi sono rivolto per prima cosa al mio pianeta ed alla mia stirpe. 215 in persona mi ha dato l'ordine di non prendere decisioni affrettate, in pratica mi ha dato l'ordine di non fare nulla, punto. Perché? Posso far finta di non arrivarci, posso negarlo a me stesso perché la cosa non mi piace, ma non posso farlo all'infinito. Se io esisto anche nell'Universo dello Specchio allora esiste anche un'altra Delta Gamma IV. Non so nulla di quest'altra Delta Gamma, ma so cosa sta succedendo sulla mia.

La stirpe dei 104, da sempre antagonista della mia, sta assumendo sempre più prestigio e la battaglia che portano avanti contro la politica genetica delle proiezioni sta volgendo a loro favore. 512.215 e 509.693 non rinunceranno mai ai loro studi, sono i miei genitori ma so anche cosa sono disposti a fare per portare avanti i loro scopi e per non permettere che la nostra stirpe scompaia. Creare la stirpe di proiezionisti perfetti è un'ossessione che hanno il potere di portare avanti. Può darsi che i progetti genetici che prevedano l'uso delle spore siano stati rallentati in questo universo, ma se ci fossero anche su quell'altra Delta Gamma, a che punto sarebbero?

Ci sono troppe implicazioni in questo, prima fra tutte un coinvolgimento del mio pianeta con gli eventi che ci hanno travolto. Ormai manca poco al termine dell'Accademia e del mio ruolo qui, posso starmene buono fino ad allora ma è fuori discussione che devo assolutamente tornare su Delta Gamma. Voglio vederci chiaro su quello che sta succedendo, ne va della mia esistenza.

Appoggio sul piano dello smaterializzatore la tazza di raktajino ormai vuota e finisco di vestirmi. Sta per iniziare una nuova giornata in Accademia.

FINE CAPITOLO