"Ti prego computer, dimmi che mi sbaglio, tipregotipregotiprego" scongiurava una flebile voce umana, rivolgendosi implorante ad una piccola scatola piena di luci colorate.
"La somma supera del 30% l'effettiva disponibilità nel suo conto corrente, buona giornata" sentenziò il computer con meccanica allegria.
"Ti avevo detto di dirmi che mi sbagliavo, maledetto coso" e con mossa fulminea prese il piccolo terminale e lo lanciò verso la parete, provocandone così la rottura in una miriade di piccole e luminose parti, nonché la conseguente apparizione di una ammaccatura sulla parete.
"Tutto a posto amore?" chiese una voce proveniente dall'altra parte dell'appartamento, solo lievemente coperta dal suono di una doccia; ma né la distanza né lo scroscio d'acqua riuscivano a coprire la preoccupazione che la permeava.
Idiota, ecco cosa sono.
"No, amore, tutto a posto, sono solo inciampato ma ora è tutto a posto. Sai quanto posso essere sbadato" disse in tutta fretta, mentre contemporaneamente raccoglieva da terra i rimasugli del Padd e pregava che Lam gli credesse.
"Stai attento, tesoruccio, guarda che ti voglio intero per il matrimonio" rispose lei con una risata argentina per poi rientrare nella doccia.
"Fiuuuuuuuuuuuuuuuu... salvo in extremis. Ed ora caro il mio Luke Dalton sei proprio nei guai, non solo tenti di danneggiare casa della tua fidanzata, ma non hai abbastanza soldi per il matrimonio e la luna di miele... almeno non per quelle che si merita la piccola. Dopo tutto quello che ha passato il minimo che gli posso dare è una cerimonia con tutti i crismi, l'unico problema è il contante che non c'è" concluse Dalton appoggiandosi stancamente ad un muro, per poi scivolare lentamente verso il pavimento, non avendo nemmeno la forza o la volontà per rimanere in piedi. A dir la verità l'unica cosa che in quel momento voleva fare era sbattere ripetutamente la testa contro una superficie molto dura, purtroppo questo avrebbe provocato il danneggiamento dell'appartamento di Lam, perciò era da escludere.
Ma proprio come vuole il luogo comune è proprio la disperazione ad aguzzare l'ingegno per trovare la soluzione giusta al problema; o meglio, la disperazione rende opzioni accettabili cose che in qualsiasi altro momento ci saremmo rifiutati di fare sia per dignità che per buon senso.
Offrirsi volontari per il servizio alla riunione degli alunni, era appunto una cosa che andava a cozzare contro entrambe, l'unico lato positivo era che il rischio era ben compensato almeno dal lato monetario e visto che i mendicanti non hanno diritto a scegliere, con rassegnata decisione salutò la sua fidanzata ed una mezz'oretta dopo si diresse verso l'ufficio del Capitano Maxwell, cioè colei che dirigeva quello sconclusionato baraccone che veniva denominato organizzazione.
Guarda cosa si fa per amore, perfino sopportare vecchie glorie nostalgiche dei loro antichi successi, per di più con famiglie al seguito. Di giorno bambini urlanti, genitori disperati, fastidiose domande e indisciplinati partecipanti, oltre a chiacchiere senza senso e di notte feste a base di superalcolici che lasceranno le sale distrutte o quasi, e poi toccherà ai volontari rimettere in sesto.
Questi ameni pensieri dominarono la sua mente mentre entrava nell'ufficio di Joan Maxwell, dopo essere passato tramite il suo segretario ovviamente ed aver ritirato i vari moduli necessari per la "assunzione"; per quanto avvezzo alla burocrazia, Luke non poté rimanere che perplesso davanti a tante scartoffie... o preoccupato quando si accorse di aver firmato una dichiarazione che assolveva l'Accademia da qualsiasi incidente, trasformazione o alterazione che gli fosse capitata durante il suo servizio durante la riunione.
"Salve, cadetto, vedo che si vuole unire anche lei alla nostra gioiosa famiglia e contribuire a rendere questo incontro, teso ad onorare le passate classi, un evento memorabile" annunciò lei, alzandosi dalla sedia e tendendo la mano a Luke.
"Sono qui per i soldi" rispose lui due secondi esatti dopo avergliela stretta.
Dal canto suo la Maxwell non si scompose, anzi sorridendo ancor di più, gli diede un elenco degli incarichi a disposizione; elenco invero molto corto, infatti essendo l'inizio della riunione l'indomani mattina ormai i posti erano quasi tutti occupati... eccetto in una sezione, ed appena Luke vide quale capì che c'era una buona ragione per quella scarsità di personale. Come detto in precedenza Dalton non aveva molte scelte davanti a se, perciò con un respiro profondo ed il cuore pesante accettò l'incarico al Babyclub che era stato allestito da Fandonius e che avrebbe accolto tutti i bambini dei partecipanti, lasciando così liberi i genitori di spassarsela.
Luke uscendo dall'ufficio del capitano cominciò a ripensare alle sue due sorelle, a quando erano piccole e a quando doveva farle da baby-sitter, per un attimo sorrise, quasi sopraffatto dalla nostalgia, poi la dura analisi della realtà prese il sopravvento e si diresse verso la più vicina farmacia, doveva assolutamente rifornirsi di Nervocalm in pastiglie, purtroppo era sicuro che non gli avrebbero mai permesso l'uso di fruste e catene... l'unico fattore positivo era che la paga era veramente buona.
Dovendosi alzare presto la mattina seguente, decise di andare a riposare presto, Dio solo sapeva quanto gli sarebbero servite tutte le energie a disposizione, stranamente non c'era Vaarik ma Luke pensò che fosse ancora in biblioteca per studiare; il vulcaniano era talmente prevedibile, non avrebbe avuto neanche una vita se non fosse stato per lui e Renko e a volte sembrava quasi che li maledicesse per questo.
Va a far del bene ed ecco cosa otterrai.
Bandendo quasi subito quei pensieri si fece una rapida doccia per poi gettarsi subito sul letto, cercando di non pensare a quello che l'aspettava domani.
"Bisogna dire che hanno fatto le cose in grande" disse Dalton, principalmente a se stesso, mentre osservava la sala convegni che era stata attrezzata, ambiente luminoso, bandiere e poster di benvenuto ovunque, personale in ogni luogo e soprattutto bar molto fornito.
Alla reception ebbe il primo presagio di cosa l'avrebbe atteso, infatti dopo essere riuscito finalmente ad ottenere l'attenzione dell'occupatissimo personale ed aver spiegato di dover andare a lavorare al babyclub, l'espressione sul volto del suo interlocutore passò dal 'vagamente scocciato dalla tua esistenza' al 'sto facendo del mio meglio per non riderti in faccia, ma non ci riesco bene'.
"Dove devo presentarmi, prego?" chiese di nuovo il cadetto, con un tono talmente freddo da ghiacciare l'aria.
Cosa che non riuscì a far mutare espressione al boliano, ma almeno gli fece ottenere le informazioni necessarie.
Doveva andare semplicemente nel sotterraneo, il cartello "Deponete qui le vostre speranze future" segnava il posto.
Non fu difficile trovarlo, bastava seguire le urla disperate e le richieste d'aiuto incessante, entrando con un minimo di titubanza Luke vide che in fondo non era un brutto posto, c'erano giocattoli sparsi ovunque, pareti colorate allegramente, una specie di castello in mezzo alla stanza, Fandonius che veniva aggredito selvaggiamente da un orda di bambini urlanti mentre Renko tentava di salvarlo o almeno limitare i danni.
Per qualche secondo rimase ad osservare perplesso quello spettacolo, poi scuotendo mestamente la testa decise d'intervenire, in fondo doveva pur guadagnarsi lo stipendio... di cui aveva estrema necessità.
Bisognava agire in fretta, essere risoluti era la cosa principale, quei piccoli assatanati fiutavano la debolezza a miglia di distanza e se si fosse mostrato per un solo secondo indeciso lo avrebbero attaccato come un branco di lupi, serviva qualcosa che li distraesse, qualcosa che li impegnasse giusto il tempo perché il frullato genetico portasse via il povero Fandonius.
Ricorda, Luke, ricorda, cosa facevi in questi casi con le tue sorelline?
Per un attimo la mente di Dalton tornò indietro di tanti anni, al tempo della pre-adolescenza, quando volente o nolente doveva aiutare a badare alle sue sorelle minori.
No, legare ed imbavagliare le pesti e poi appenderle al soffitto non credo che si possa fare qui.
Giocattoli, certo giocattoli... ma dove cavolo sono?
Freneticamente l'umano si mise a rovistare ovunque per cercare qualsiasi tipo di gioco o pupazzo fosse presente nella nursery, e dopo un tempo che sembrò eterno, scandito dalle continue urla di bambini e vittime alla fine la cerca ebbe esito positivo.
Per fortuna di tutte le parti in causa, il buon Cobledick aveva lasciato dei giochi dall'anno scorso; così dopo aver imbonito il severo pubblico che gli stava davanti con una serie di giochetti di prestigio, Luke gettò loro i giochi dell'El-auriano distraendoli abbastanza da permettere il salvataggio del nuovo romano.
"Ehi, Luke, sono proprio contento di vederti, ma non pensavo proprio di vederti qui" domandò Renko, puntando silente gli occhi al badge che indicava il compagno come facente parte dello staff della nursery.
"Per rinfrescarmi la memoria nel caso mi vengano strani grilli per la testa, una volta sposato con Lam" rispose prontamente lui, sfoggiando uno dei suoi calorosi sorrisi, ricevendo come risposta una fredda occhiata inquisitoria.
"Ok, è perché ho bisogno di qualche credito extra" rispose con sincera rassegnazione.
"Ecco, questo è già più credibile" e con queste parole il deltagammano si diresse di nuovo a controllare i piccoli affidati alle loro cure.
La giornata pare procedere tranquillamente, a parte il piccolo exploit della prima mattinata, infatti a parte alcune piccole e prevedibili inezie come: ginocchia sbucciate, bambini che litigano tirandosi mattoni di plastica, pannolini da cambiare, lanci saltuari di materiali vari e medicine da dare a ritrosi pazienti, non ci furono momenti veramente difficili, se si esclude il piccolo alterco con un genitore che voleva lasciare la figlia nella bolg... nella zona bimbi.
Il tipo in questione, che entrambi i cadetti guardarono straniti per lo strano aspetto familiare che aveva, era entrato con il passo e la grazia di una panzerdivision e come è ovvio aveva tutta l'intenzione di affidare ai cadetti le cure della sua bambina.
Il problema era che per poter accettare la pargoletta era necessario sbrigare alcune formalità, ma soprattutto compilare in modo giusto svariati documenti... cosa che né Dalton e né Renko avevano la più pallida idea di quali fossero, men che meno come venissero evasi.
Fandonius era irreperibile, in quanto stava cercando di far scendere una bambina spaventata dal piccolo castello posto al centro della nursery.
Il genitore dal canto suo non era molto contento di dover aspettare, o di ascoltare qualsiasi cosa assomigliasse ad una scusa... per quanto logica e ragionevole. A salvare la situazione, fu il più imprevedibile tra i cavalieri bianchi.
Vaarik uscì da un piccolo cubicolo adibito ad ufficio, e con voce fredda e calma spiegò per filo e per segno al signore come e quali moduli compilare, così da poter lasciare la bambina alle premurose cure di Dalton e Renko e, cosa che lasciò stupiti i suoi due amici, riuscì anche a dire "buona giornata" al genitore, che molto soddisfatto, gli aveva appena dato compilati i moduli.
Come mai è così affabile oggi? pensarono all'unisono i suoi due più cari ed unici amici.
Nell'esatto millisecondo in cui il tipo uscì dalla porta, i cadetti tentarono di tempestare il vulcaniano di domande, così da sapere la motivazione della sua presenza in quello che per lui era la cosa più vicina all'inferno che si potesse concepire.
Le risposte di Vaarik furono monosillabiche e poco esaurienti come al solito, ma il succo del discorso era che, anche a causa di una non specificata allergia a certi animali bipedi e molto illogici, ormai si era accaparrato il lavoro alla reception e perciò trattare con i pargoli era compito esclusivamente del suo compagno di stanza e di Renko; la notizia fu accolta con lo stesso calore e la stessa disposizione d'animo con qui si riceve l'esattore delle tasse. Purtroppo entrambi sapevano che far cambiare idea al loro amico sarebbe stata un impresa oltre i confini della realtà perciò, imprecando copiosamente, si diressero verso il loro destino... che li aspettava urlante.
Com'è naturale bisognava essere sicuri di quell'affermazione, per motivi prettamente scientifici naturalmente.
L'occasione arrivò quando un piccolo vulcaniano venne a lamentarsi della troppa semplicità dei quesiti in un gioco.
"Uhm... mi dispiace piccolo, purtroppo non sono molto ferrato in questo campo" rispose Dalton, mentre una certa idea malefica gli stava entrando nei meccanismi del suo cervello.
"Certo" disse il piccolo, come se l'ultima affermazione dell'umano fosse la cosa più ovvia e veritiera di tutto l'universo.
Ma che simpatico pensò a denti stretti e portò il giovane figlio di eridani verso la recepiton, asserendo che lì avrebbe trovato tutte le risposte.
"Ehi, corvaccio, ci sarebbe qualcuno che dovrebbe dirti qualcosa" disse l'umano dietro le spalle del vulcaniano.
"Dalton, ti ho detto prima che sono... occ... occupato" il cadetto riuscì a malapena a finire la frase, tanto era occupato a grattarsi furiosamente, come se un milione di zanzare lo avessero punto contemporaneamente.
"Por... portalo via SUBITO" disse indicando il piccolo accanto a Dalton.
Quest'ultimo dal canto suo allontanò il bambino di qualche passo, così da poter appurare l'effetto che aveva sul suo compagno di stanza.
Vaarik man mano che il piccolo si allontanava diminuiva la frenesia pruriginosa, e proprio quando stava per ricomporsi del tutto si vide costretto a ricominciare a grattarsi, in quanto Luke l'aveva fatto avvicinare all'improvviso.
Questo tira e molla continuò per qualche minuto.
"Perché fai questo?" domandò Vaarik all'umano, con un tono di voce quasi impercettibilmente alterato.
"Diciamo per un esperimento scientifico, anzi dovresti ringraziarmi che te ne faccio partecipe" rispose con un sogghigno l'amico.
"Dilettante" l'apostrofò lui.
Il divertimento durò poco in quanto i doveri di sorvegliante, ma soprattutto le azioni delle pesti sotto la sua sorveglianza, lo portarono via dal suo compagno di stanza che riprese subito la sua austera postura e ritornò al suo lavoro.
Come detto in precedenza, a parte questi piccoli contrattempi, la giornata filò liscia come l'olio... nel senso che il trio si considerava fritto, ma per fortuna anche il loro turno doveva finire e presto sarebbero andati verso il meritato riposo, o almeno così credevano.
Proprio mentre Renko e Dalton stavano mettendo al loro posto gli ultimi giocattoli e pensando che grazie al cielo erano sopravvissuti quasi del tutto interi a quell'esperienza, nella stanza entrò, con passo veloce e marziale, un umano dall'umore apparentemente settato su arrabbiato con tutto l'universo ed oltre.
Prima che uno dei due cadetti potesse chiedergli il motivo della sua visita, il nuovo arrivato li anticipò con un urlo che gli fece quasi saltare timpani e gli diede la meravigliosa impressione di essere entrati in una galleria del vento al massimo della potenza.
"DOVE È MIA FIGLIAAAAAA!!!!!" urlò lui, sventolando una cesta davanti al naso dei due.
"Qual è il problema?" domandò Luke, cercando di mantenere un tono calmo e rilassato, esacerbare ancor di più il tipo non era certo la politica migliore.
"QUAL'È IL PROBLEMA? ECCO IL DANNATO PROBLEMA" e con un gesto secco e deciso sfilò via la copertina dalla cesta, rivelando un bambolotto della grandezza di un neonato, molto verosimile ad essere onesti.
"Ah, ecco, credo di intuire la natura del dilemma" rispose Luke, cercando di mantenere un'espressione calma e di non cedere al panico.
Dal canto suo l'uomo fece un respiro profondo e cominciò a cercare di parlare in un tono più calmo, ma era evidente che era un tentativo che era nato sul nascere e la rabbia e la paura trasparivano palesemente dal suo viso e dalla sua voce.
"Dov'è?" chiese in un misto di supplica e minaccia.
I due cadetti si guardarono in un silenzio pieno di tristezza ed apprensione.
"Come può vedere, qui non c'è rimasto nessuno, giusto noi due -disse Luke, schiarendosi prima la gola, diventata improvvisamente secca- Tutti i bambini sono stati riconsegnati."
"Ne siete sicuri?" domandò il padre, aggrappandosi alla possibilità di un errore.
"Possiamo controllare i registri, se vuole essere sicuro" propose Renko, ricevendo come risposta un cenno d'assenso.
Sfortunatamente Vaarik non era presente, una delle poche volte che Dalton rimpianse di non averlo intorno, ma i due furono lo stesso capaci di navigare attraverso la documentazione e la burocrazia, arrivando all'aspettata conclusione... la bambina era stata regolarmente consegnata al padre.
Certo sorprese non poco sapere che la bambina era la nipote di Sherman, ma non di più che scoprire che il loro temuto istruttore era considerato dalla famiglia come la pecora nera, in quanto considerato un pacifista, visto il rifiuto a stare nei marines per fare l'istruttore all'Accademia.
Ma quanto siamo fortunati, noi -pensò Luke- il pazzo un pacifista, beh è proprio vero che nell'universo tutto è relativo. Subito dopo si pentì di quei pensieri, l'uomo davanti a sé stava crollando per il dolore e l'apprensione e lui aveva pensieri idioti sulla vita del fratello.
Questa scia di pensieri furono interrotti dal grido stupefatto di Renko.
"Vasquez? La madre è Vasquez?" il deltagammano era un misto di reverente ammirazione e puro timore.
Cosa assolutamente giusta se si trattava della persona a cui stavano pensando entrambi.
"Quel tenente Vasquez?" disse l'umano ad alta voce, non riuscendo a trattenersi dall'esprimere apertamente i suoi pensieri.
Quella tipa che le madri Klingon usano al posto dell'uomo nero per spaventare i bambini capricciosi? Almeno questo riuscì a trattenersi dal dirlo.
L'uomo annuì silente, poi con una voce dura e fredda come l'acciaio disse che ormai non c'era che un'unica possibilità... rapimento. Non restava allora che avvertire la sicurezza e pregare che i loschi criminali si suicidassero, altrimenti...
Con quelle parole andò via, beh, le esatte ultime parole furono una minaccia in caso loro fossero stati ritenuti coinvolti... ma questi sono particolari secondari.
I minuti che seguirono furono caratterizzati da due cose:
- Per primo, l'ennesima constatazione da parte dei due di come la vita sia piena di insidie e come a volte sono gli innocenti a pagarne il fio. Luke venne quasi sopraffatto dalla rabbia al pensiero che una cosa simile potesse capitare alle sue due sorelline e mandò ai rapitori degli auguri poco piacevoli.
- Per secondo, l'ennesima constatazione da parte dei due di come la vita sia piena di insidie e come a volte sono gli innocenti a pagarne il fio... quando videro Vaarik tornare con in braccio una bambina e si resero conto che quella era la neonata scomparsa, e di conseguenza loro erano immersi fino al collo nei... guai.
I due raccontarono a Vaarik della visita che avevano appena ricevuto, dal canto suo, lui li delucidò su come la ragazzina era riuscita a raggiungere l'alloggio di Stark grazie ad un suo attimo di distrazione ed a qualche fortuita coincidenza.
Il trio, dopo un breve dibattito, giunse alla conclusione di consegnare immediatamente la bambina hai suoi genitori, così da evitare problemi... o almeno limitare le nefaste conseguenze di tutto ciò, come preferì dire Dalton, controbilanciando l'eterno ottimismo di Renko, il quale sosteneva che le unità parentali avrebbero compreso e tutto sarebbe finito per il meglio, in fondo erano dei cadetti della Flotta, persone degne della più alta fiducia.
Così con sicurezza e brandendo un sorriso, il deltagammano s'apprestò a chiamare gli Sherman, mentre Luke teneva in braccio la bambina e cercava di cullarla per farla addormentare, non volevano di certo che i suoi genitori pensassero che venisse trattata male, in fondo ci tenevano ai loro organi interni.
Renko fece un respiro profondo, concentrandosi per entrare in uno stato di calma e pace assoluta, doveva essere la quintessenza della diplomazia e della rassicurazione, per il bene di tutti.
"Computer, aprire un canale di comunicazione con l'alloggio dei coniugi Sherman."
La macchina eseguì immediatamente l'ordine e subito la stanza venne permeata da un urlo disumano, appartenente, almeno all'apparenza, a qualcuno di sesso femminile.
"IO STRAPPO LORO GLI INTESTINI E CON QUELLI LI STRANGOLO, POI COMINCIO A FAR LORO VERAMENTE MALE."
Dalton, appena riuscì a scuotersi dal terrore che quella voce aveva provocato, portò via subito la bambina, così che non venisse traumatizzata da quello sfoggio di turpiloquio, ma pensandoci bene, visto l'ambiente in cui cresceva, per Terry quella doveva essere la normalità. Quest'ultima ipotesi diventò ancor più convincente grazie alle risatine che la bambina faceva, usando il pizzetto di Luke per giocare a tira e molla.
"Auch! Piccola, cosa combini? Già vuoi entrare nell'attività di famiglia... la distruzione insensata?"
L'umano fissò negli occhi la piccola, perdendosi immediatamente nel suo sorriso.
"Assomigli proprio a Margaret, sai? È la mia sorellina, una vera e propria peste... Auch -esclamò lui, e trattenendosi dal massaggiarsi dove la piccola gli aveva tirato i peli, altrimenti avrebbe rischiato di farla cadere- Proprio come te, proprio come te" concluse sorridendo, per poi spegnere quel sorriso e trattenere a malapena una lacrima, quando il pensiero per la sua famiglia ormai irraggiungibile divenne quasi insopportabile.
Fortunatamente Renko venne in suo soccorso chiedendo a lui ed al vulcaniano se avevano un piano di riserva, in quanto consegnare apertamente la bambina era incompatibile con la vita, almeno la loro.
"Pronti" confermò il deltagammano.
"Pronto" disse il suo compagno di stanza.
"Wawoom" urlò la bambina... mentre si arrampicava sulla libreria.
I tre, scattando all'unisono come una molla ben tirata, si diressero verso un unico obbiettivo, la piccola peste che cercava di ammazzarsi e di conseguenza portarli verso una lenta e dolorosa dipartita.
Purtroppo nella fretta Luke inciampò nell'unico giocattolo che non era stato messo a posto, nel tentativo di non cascare rovinosamente sulla sua faccia inconsapevolmente si aggrappò al vulcaniano, facendoli così cadere sulla libreria e causando la perdita della presa alla nipote di Sherman, a cui venne risparmiato un duro impatto con il pavimento grazie agli ottimi riflessi ed alla salda presa di Renko.
"Ancoa, ancoa... fiiiiiiiiiiiiii" urlò la bambina gioiosamente.
Vaarik intanto guardò molto male Dalton.
"Se hai istinti suicidi, sei pregato di non coinvolgermi, né ora e né mai" l'apostrofò freddamente, per poi rialzarsi e ricomporsi nella sua austera dignità.
"Ok, ok, colpa mia, mi dispiace... non volevo scivolare, miiiii quante storie!" rispose lui, cercando di nascondere il leggero imbarazzo.
Voltandosi vide che la stanza ormai era nel caos più totale, i libri venendo sparpagliati in ogni dove si erano scontrati con altre suppellettili e mobilio vario, provocando lo stato di caos post-apocalittico in cui ora versava l'alloggio di Stark.
Il terzetto cominciò a riportare l'appartamento allo stato naturale, sperando che i danni non fossero stati troppo gravi, avrebbero significato solo altre spiegazioni impossibili da dare.
"Signori, dovremmo sbrigarci... fra poco Terry avrà fame, e nessuno di noi ha cibo per bambini di quest'età" esortò Luke, mentre finiva di rimettere al loro posto i libri.
"Terry??" risposero all'unisono i suoi due amici, solo un poco confusi.
"Lei -ed indicò con un dito l'oggetto delle loro apprensioni- Non possiamo di certo continuarla a chiamarla la bambina. Terry poi mi è sembrato appropriato" concluse poi con una nota d'orgoglio nella voce.
"Perché?" domandò Renko, prevedendo subito dopo che si sarebbe presto pentito della domanda.
"È il diminutivo di Terremoto, semplice no?" rispose tranquillamente.
"Ah" e con quell'unica esclamazione tornò al lavoro, pentendosi come aveva previsto di aver fatto quella domanda.
Finite le grandi opere di pulizia, il trio dovette usare ogni strada secondaria ed ogni bieco trucco per arrivare non visti al loro alloggio, in quanto proprio come avevano previsto tutta la sicurezza dell'Accademia era stata allertata e vari gruppi pattugliavano le strade alla ricerca di indizi.
Una volta arrivati a destinazione il trio riuscì a ricostruire, almeno teoricamente, l'accaduto; per l'esattezza furono Renko e Vaarik, Luke era troppo occupato a limitare i danni che la piccolina faceva, fra i quali la perdita di una ricerca per Stark costata sei mesi di duro lavoro; per non parlare dell'integrità delle bacchette della sua adorata Sara Jane. Comunque il duo convenne che il fattaccio era accaduto più o meno in questo modo:
Terry era riuscita in qualche modo ad uscire dalla sua culla, e dal poco che avevano visto l'unica cosa che poteva contenerla era una cella di massima sicurezza.
Delle bambine giocavano lì vicino, dovevano aver usato la cesta per la loro bambola... tanto era vuota. Nel contempo al momento della consegna ne Vaarik e ne il padre avevano controllato se la bambina era effettivamente il giocattolo per la vera Terry, ed ora erano tutti nei guai.
"Ora la situazione era abbastanza ingarbugliata, cari miei -annunciò Luke mentre tentava di impedire alla bambina di sfuggire alla sua presa- Se si consegnava la bambina spiegando l'accaduto la tenera metà di Ned Sherman si sarebbe alterata, per usare un eufemismo, con lui... ed in seguito sarebbe toccato a noi sopportare la furia del resto della famiglia Sherman. Se ci trovavano con Terry verremmo accusati di rapimento e sbattuti nella più recondita e sperduta delle prigioni, ed assumo ottimisticamente che arriviamo vivi al processo."
"Poi dici che sono io il menagramo" puntualizzò il vulcaniano.
"È solo una spassionata analisi della situazione, siamo nei guai qualunque cosa facciamo, sembra che oramai sia diventata un'abitudine, per noi" concluse l'umano abbozzando un malriuscito sorriso.
La notte passò in fretta, in fondo l'unica fonte di problemi fu la decisione dei turni per cambiare Terry, e soprattutto costringere Vaarik a farli.
Così tra un pannolino ed una canzoncina, pareva infatti che alla piccola Sherman fosse molto gradita la musica... specialmente il cosiddetto Hard Rock cantato da un trio abbastanza inusuale, un piano d'azione fu delineato.
Il terzetto avrebbe raggiunto l'alloggio degli Sherman senza dare nell'occhio e con la piccola nascosta in uno zaino, poi una volta sicuri che non ci fossero sguardi indiscreti ad osservare la scena, avrebbero lasciato Terry davanti alla porta per scappare a gambe levate e dimenticare tutta la faccenda.
Renko definì questo piano: Semplice, Geniale ed Infallibile, ed anche i suoi amici furono assolutamente concordi, in fondo cosa poteva andare storto?
Tutto, ovviamente.
Il primo ostacolo fu trovato proprio davanti alla porta del complesso residenziale dove erano alloggiati gli Sherman, due cadetti o meglio cadette stavano sorvegliando l'ingresso e nessuno dei tre pensava di poter far passare inosservato uno zainetto che continuava a muoversi.
"Adesso?" domandò Renko mentre osservava il palazzo alla ricerca di entrate secondarie.
"Ho un'idea" rispose Dalton, osservando attentamente le due ragazze.
"Aiuto" dissero i suoi due amici all'unisono.
L'umano ricambiò quell'espressione di fiducia con uno sguardo che poteva fulminare un Klingon, ma decise che non era tempo di litigare.
"Seriamente, so come passare direttamente dalla porta principale. Serve solo fascino... il mio."
"Prevedibile, i tuoi cos..." cominciò a dibattere il vulcaniano.
"E quello di Vaarik" concluse con un sorriso beffardo.
"Cosa???" l'interessato inarcò entrambe le sopracciglia, incredulo a quelle parole e con lo strano desiderio di strozzare l'amico... beh non così strano.
"Vedi l'umana sulla destra? Si chiama Rite o Rice, insomma qualcosa del genere, frequenta alcune delle nostre stesse classi e non hai mai notato che cerca sempre di stare nel posto vicino a te, o che ti guarda con occhioni adoranti? Di solito quando sei distratto."
"No" fu la laconica risposta.
"Ehi, molte donne adorano il tipo fosco e misterioso... credo che gli piaccia quel senso di pericolo o magari è il complesso dell'infermiera, non lo so... ma tutto questo può andare a nostro vantaggio, dobbiamo distrarle ad ogni costo. Io mi occupo della bajoriana, tu pensa a lei e cerca di sfoderare tutto il tuo fascino o almeno fingi d'averlo" con quelle parole e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi si diresse verso l'entrata. Il vulcaniano intanto contemplava come la schiena di Dalton fosse diventata un bersaglio sempre più appetibile; purtroppo però quella era un situazione disperata e quello pareva l'unico modo per far passare di nascosto lo zaino, su questo doveva convenire, ma dopo avrebbe fatto un certo discorso con Luke, possibilmente poco piacevole per lui; e con quel pensiero ed il passo pesante lo seguì verso il suo destino.
Passate le due guardie e rimediato un appuntamento a quattro che non si sarebbe mai concretizzato, il trio si diresse verso la porta agognata, ormai la meta era vicina, la fine della vicenda era ormai giunta, poi la porta si aprì e Ted Sherman apparve. Subito i cadetti nascosero lo zaino per evitare tragiche conseguenze e videro i due fratelli parlare della mancanza di novità sul rapimento, almeno parve così visto che loro stavano, con calma, dignità e classe, arrancando dalla parte opposta pregando di non essere notati.
Quella piccola debacle non rovinò il loro umore o la loro determinazione, almeno non troppo, in fondo erano dei professionisti ed erano pieni di piani di riserva.
Purtroppo l'idea di passare dai condotti dell'areazione e depositare la bambina in cucina non risultò fattibile, infatti i condotti erano stati oggetto di una serie di modifiche, che li aveva resi troppo stretti per un umanoide adulto, come si rese conto Dalton rimanendovi incastrato.
L'idea del pacco postale naufragò perché non avevano abbastanza soldi per la sovrattassa ed inoltre i falsi documenti di Luke risultarono scaduti, e la postina non voleva accettarli in quanto ritenuti non validi.
La catapulta risultò un'idea troppo rischiosa, come il travestimento da testimoni di Surak od inscenare un falso pagamento del riscatto, purtroppo l'accento svedese di Luke non funzionò per niente, neanche con una patata in bocca. L'idea di farsi passare per un addetto alla manutenzione e di lasciare nell'appartamento la bambina, quasi funzionò, infatti Dalton riuscì ad entrare e mettere la pargoletta in un posto dove sarebbe stata trovata, purtroppo nell'unico secondo in cui gli aveva tolto gli occhi di dosso, Terry era rientrata nella borsa ritornando così al punto di partenza con l'umano.
Fu proprio in quel momento che Vaarik ne ebbe abbastanza, oramai avevano superato il tragicomico e stavano sguazzando nel ridicolo, bisognava concludere la vicenda ora, subito, immantinente.
"Lasceremo la bambina qui, con tutti gli uomini della sicurezza che sono in servizio verrà trovata in men che non si dica" propose lui in un tono freddo e professionale.
"Non se ne parla nemmeno, vivace com'è rischia di farsi male se non viene controllata" lo contraddisse Renko, con Luke che annuiva veemente alla sue spalle.
Così nacque un'accesa discussione tra i tre, talmente accesa che impedì a loro di accorgersi che Terry era uscita dalla borsa e stava aggirandosi indisturbata per il parco.
I tre decisero che oramai era ora di tornare a casa, e così fecero, continuando però a discutere animatamente su cosa fare, almeno fino a quando un urlo familiare attirò finalmente la loro attenzione.
La voce era quella di Perfect e stava gridando:
"SOCCORSO! L'HO TROVATA! SOCCORSO!"
Aggregandosi, sempre a debita distanza, ad un gruppo della sicurezza videro una scena al limite dell'impossibile.
Peter Perfect, praticamente la loro nemesi dichiarata, teneva in mano Terry e puntava il dito accusatore contro uno degli ex-allievi.
Il tipo protestava la sua innocenza, ma il fatto che il tricorder avesse appena rivelato la sua origine Romulana invece che umana, faceva ovviamente pensare alle guardie di aver finalmente trovato il colpevole.
I minuti che seguirono furono colmi di lodi e ringraziamenti per il prode cadetto, che con sprezzo del pericolo e notevole arguzia aveva scoperto il nefasto furfante, e come uno degli ufficiali aveva detto glorie ed onori non sarebbero mancati per lui.
I tre stavano osservando la scena a bocca aperta ed occhi spalancati, e rimasero così anche per svariati minuti dopo che tutti erano andati via.
"Non posso crederci, Perfect un eroe e noi..." biascicò Luke, ancora incredulo e stupefatto.
"Non dirlo" gli intimò Renko, anche lui nelle medesime condizioni.
L'umano obbedì, limitando il suo commento ai suoi pensieri.
Dei tonti che hanno fatto tutta la fatica... la vita fa schifo.
I cadetti si decisero finalmente a tornare verso i loro alloggi, silenti e con le spalle leggermente curve per la percepita sconfitta e la rabbia che covava in loro.
Dalton, nemmeno lui sapeva perché, si voltò indietro e vide, molto in lontananza, Terry che veniva riconsegnata ai suoi genitori e quasi all'improvviso la rabbia scemò ed il peso sulle spalle diminuì di un pochetto, mentre un piccolo sorriso solcava il suo volto.
Buona fortuna piccolo terremoto, e stai attenta. Dio, come mi mancate, sorelline.
Poi si riunì ai suoi amici, guardando ogni tanto il cielo e pensando ai tempi che furono, questa volta con più nostalgia del solito.