C'è nebbia nella tempesta. Posso ancora udire il crepitare delle scariche energetiche che aleggiano impazzite nell'aria, rischiarando a tratti il denso fumo bianco che pervade l'ambiente.
Un ronzio familiare mi indica che il teletrasporto d'emergenza ci sta portando fuori da tutto questo.
Quando riprendo conoscenza, attorno a me c'è il silenzio assoluto, interrotto soltanto dalle bestemmie di Dalton e dallo stormire delle fronde della dottoressa Leneorat.
"Pev fovtuna state tutti bene, cadetti" stormisce il medico, avvicinandosi al mio lettino ed iniettandomi qualcosa con l'ipospray. "Fva qualche minuto potrete alzavi senza problemi."
Mi guardo attorno. Io, Vaarik e Luke siamo nella piccola infermeria del campo d'addestramento. Pochi secondi di tranquillità per capire la situazione e poi entra Sherman a passo di carica.
"Che è successo?" chiedo alla dottoressa.
Mi risponde Sherman: "Che avete escogitato il modo di saltare questa esercitazione."
L'affermazione di Sherman non è un granché esauriente. L'istruttore continua, ignorando l'occhiataccia della Leneorat. "Per ora siete congedati, tornerete in Accademia ma non è finita, voglio che ripetiate l'esercitazione il prossimo trimestre" abbaia, "e voglio un rapporto su ciò a cui avete assistito entro cinque minuti! Buongiorno, signori."
Con il suo caratteristico modo brusco ed efficiente, Sherman ci consegna i padd con la prossima assegnazione e poi esce di nuovo.
"C'è stata un'esplosione accidentale" spiega la dottoressa. "A quanto pave il capannone di balistica è saltato in aria e siete stati esposti a vadatio, vi abbiamo teletvaspovtato via in tempo pvima che subiste danni, ma è più pvudente che vi pvescriva qualche giovno di viposo pvima di vipvendeve l'attività accademica."
La dottoressa si avvicina a me con uno strano ipospray e me lo appoggia sul naso. Quando preme il tasto per attivare la siringa, sento uno schiocco secco accompagnato da una sensazione pungente alla base del naso.
Istintivamente alzo la mano per portarmela al viso ma la dottoressa blocca il mio gesto. "Non lo tocchi, cadetto, fva qualche secondo non sentivà più niente."
"Che cos'è?"
"Filtvi nasali sottocutanei" spiega, "l'esposizione al vadatio vi ha pvovocato un'ivvitazione alle mucose ed è necessavio che povtiate questi impianti almeno per una settimana. Inoltve i livelli dei vostvi enzimi sono leggevmente fuovi scala, ma quelli si vegolavizzevanno da soli nel givo di pochi giovni."
"Filtri nasali sottocutanei?" chiede Luke, con un tono un po' perplesso un po' diffidente.
"Non si pveoccupi, signov Dalton" ribatte la dottoressa, "non si vedono assolutamente e sono di mateviale biodegvadabile, pevciò fra civca una settimana savanno eliminati direttamente dal vostvo ovganismo, che li assovbirà in modo natuvale."
"Ah... dunque sono ancora bello come prima" si limita a ribattere il pilota, con un'alzata di spalle.
Dalla USS Livingstone ci teletrasportano direttamente in Accademia. Due giorni sprecati su Ranid e dobbiamo pure ripetere l'esercitazione che non abbiamo ultimato, non solo, all'incidente seguirà senz'altro un'inchiesta e sono sempre grane, l'unica consolazione è che stavolta non è colpa nostra, non siamo stati noi a far saltare in aria il capannone di balistica.
I rapporti fra Luke e Vaarik sono ancora tesi, non che siano mai stati rilassati, ma ho l'impressione che gli ultimi avvenimenti debbano ancora essere... digeriti.
Raggiunto il blocco J, ognuno si dirige verso il proprio alloggio. L'atmosfera del campus non è cambiata in questi due giorni di lontananza. Gli esami di fine anno si fanno sempre più vicini e come al solito gli istruttori sembrano impazziti. Altroché riposo prescritto dalla Leneorat! Mi sa che qui in Accademia ci ammazzeremo di lavoro più che se fossimo rimasti su Ranid sotto le grinfie di Sherman.
Camminando nel corridoio, incontro L'Amico e Dizzie che stanno parlottando fra loro a testa bassa, scambiandosi degli strani cartoncini. Li saluto ma sembrano notare appena la mia presenza, ricambiano il saluto con un cenno sbrigativo poi tornano tutti eccitati alla loro precedente occupazione. La cosa stimola la mia curiosità, non sono i primi cartoncini del genere che vedo in mano a dei cadetti da che sono tornato. Indagherò su di questo ma prima di tutto una bella doccia sonica.
Quando entro nel mio alloggio, le voci di Vargas e Chango mi giungono dalla stanza accanto, segno che nessuno dei due è andato a lezione, oggi.
"Salve, sono tornato" saluto.
Chango si affaccia al foro nella parete che unisce i nostri due alloggi. "Renko, sei in anticipo, Come mai sei rientrato tre giorni prima?" chiede.
"Sì, ma c'è stata un'esplos..." inizio, prima che l'umano mi interrompa bruscamente ma con entusiasmo.
"Oh, interessante! Facci vedere che carte hai trovato, dai."
"Eh?"
Vargas ci raggiunge. Fra le mani ha un mazzo di carte con cui sta giocherellando. "Ciao, Renko, finalmente sei tornato. Trovato qualcosa d'interessante?"
"Su Ranid?"
"Nelle bustine! Quali carte hai trovato? Non vedo l'ora di poterci dare un'occhiata."
"Calma, ragazzi, di che state parlando?"
"Ma del nuovo gioco di carte che sta impazzando per l'Accademia da qualche giorno a questa parte! Guarda, non sono bellissime?"
Il mizariano mi porge una delle sue carte. La grafica è molto ben fatta e l'immagine olografica tridimensionale si materializza fra le mie mani.
Leggo le scritte sulla carta: "Evento: Invasione aliena. Il vostro pianeta d'origine viene invaso ed il vostro governo decide di non opporre resistenza. Gli invasori vi lasceranno in vita se pagherete un tributo di un credito, altrimenti perdete una vita."
"Questa è solo una delle carte" mi spiega Changomani, sventolandomi sotto al naso il suo mazzo disposto a ventaglio. "Il gioco è molto complesso, si basa sulla tattica e sulla strategia e viene portato avanti tramite le caratteristiche scritte su ognuna delle carte."
"Dove le avete prese?" chiedo, incuriosito.
"Ne distribuiscono delle bustine omaggio in sala mensa, ma se vuoi una collezione veramente completa le devi comprare al chiosco di Romansk. Io ci vado appena apre" risponde Chango.
"Che significa che ci vai appena apre? Non hai lezione, oggi?" chiedo.
"Certo, ma se mi sbrigo faccio in tempo, non vedo l'ora di avere altre carte fra le mani" risponde l'umano serafico.
Mi volto verso Vargas aspettandomi che richiami Changomani ai suoi doveri accademici. La parte del fratello maggiore è solito farla lui, ma stavolta non ha nessuna intenzione di immedesimarcisi, anzi, dal luccichio nei suoi occhi capisco benissimo che anche il mizariano non vede l'ora che il chiosco del ferengi apra per poter acquistare altre bustine.
Tutta questa faccenda mi ha terribilmente incuriosito ma con la tesina per Cobledick ancora da scrivere non ho tempo di seguire i miei due amici. Però se faranno un'altra distribuzione di bustine omaggio, questa volta non mancherò.
Quando arrivo in sala mensa non posso fare a meno di notare l'agitazione che pervade l'ambiente. Il locale è più affollato del solito ma i tavoli sono quasi tutti liberi. È un controsenso. C'è un'enorme fila ammassata ai replicatori ma quasi nessuno ne torna indietro con un vassoio di cibo. Le esclamazioni di contentezza e quelle di frustrazione si susseguono ad intervalli regolari.
Devo fendere la folla per arrivare fino a Luke. L'umano è seduto da solo perché quasi tutti i cadetti sono in piedi. Quando arrivo al tavolo di Dalton mi siedo e mi rilasso.
"Hai già mangiato?" chiedo, ma la mia è una domanda retorica, davanti all'umano non c'è alcun vassoio.
"No, aspetto che la fila si smaltisca un po'."
"Come mai tanta gente?" chiedo.
L'umano si stringe nelle spalle. "Sembra ci sia una nuova moda."
"Il gioco delle bustine, ne hai sentito parlare anche tu!"
"E come avrei potuto evitarlo? Ci giocano tutti, ormai. Oggi c'è ressa a causa dell'ultima distribuzione di bustine omaggio."
"L'ultima?" chiedo. "Bene, allora sono arrivato in tempo, ma pensavo che ci fosse un tizio a distribuirle."
"E invece no, nessuno vuole correre il rischio di ritrovarsi accerchiato da una mandria di cadetti impazienti."
Un'esclamazione di giubilo provenne dai replicatori, seguita qualche minuto dopo da un bonfonchiamento di disapprovazione.
"Alcuni sono fortunati, altri no" commento.
"No, è che viene data una sola bustina ad ognuno, ma ci sono un sacco di cadetti che sperano di riuscire a prenderne una in più facendo la fila due volte."
Man mano che i minuti passano, la fila si smaltisce sempre più in fretta. Molti cadetti rinunciano a tentare di ottenere la seconda bustina omaggio e lasciano il campo.
Io e Luke restiamo seduti, aspettando pazientemente che la folla si diradi. Stiamo giusto parlando dei filtri nasali che siamo costretti a portare quando vediamo entrare Vaarik.
Il vulcaniano si guarda attorno e poi viene verso di noi con espressione interrogativa.
"I replicatori non forniscono più cibo?" chiede.
"Peggio, danno carte da gioco omaggio" lo provoca Luke. "Ma come? Non sei qui per avere la tua bustina?"
"Sono qui per soddisfare il mio fabbisogno giornaliero di apporto calorico" ribatte Vaarik, senza battere ciglio.
Decido di interrompere la schermaglia prima che degeneri. "Ragazzi, ormai la coda ha quasi raggiunto una lunghezza accettabile per mettersi in fila. Ci alziamo?"
Non facciamo in tempo a passare all'azione che al nostro tavolo piombano Rebecca, L'Amico e Sh'muss.
"Salve, ragazzi!" ci saluta Rebecca, che si è fatta portavoce anche per gli altri cadetti. "Perché non mi date i vostri codici per il replicatore? Così vi portiamo il pranzo direttamente al tavolo, che ne dite?"
"Ci sono di nuovo le elezioni accademiche?" esclamo, tentando di dare un senso a quell'improvvisa necessità di spandere premure agli amici.
"No" risponde Rebecca fra i denti. "Volevo solo essere gentile. Quando mai vi capiterà di nuovo di essere serviti ai tavoli?"
"Quando andremo al locale di Chun" risponde Vaarik con tutta la sua logica.
"Rebecca, tutto questo ha a che fare con le carte, vero?" chiede Dalton. "Guarda, non preoccuparti, questo gioco di cui parlate tanto è carino ma non così affascinante come lo dipingete. Adesso noi tre andiamo a prenderci il nostro pranzo e poi... chissà... se le volete tanto, magari ve le posso anche dare, le mie carte."
Ci alziamo in piedi e ci mettiamo davanti ai replicatori. Seduti al tavolo poco distante, Rebecca, L'Amico e Sh'muss ci fissano come se fossero le nostre guardie del corpo, e ci sorridono amabilmente quando guardiamo nella loro direzione.
Arrivato davanti al replicatore inserisco il mio codice personale e faccio la mia ordinazione. La macchina esegue impeccabilmente. Quando le scintille svaniscono dal vano ed il cibo appare, estraggo il vassoio e mi dirigo di nuovo verso il tavolo. Seguito a ruota da Luke e da Vaarik.
Di fianco al piatto, insieme alle posate si è materializzata anche la tanto agognata bustina di carte. Ancora prima di cominciare a mangiare la raccolgo e me la rigiro fra le mani. È meglio se la apro subito, la mia più che impazienza è una saggia decisione, anche perché non riuscirei a gustarmi il pranzo con Rebecca, L'Amico e Sh'muss che mi fissano con aspettativa.
Ora resta solo un ostacolo da sormontare: come si apre una bustina di carte? L'involucro aderisce in maniera compatta al contenuto. Potrei rasparlo via con le unghie ma ho paura di rovinare le carte.
Sh'muss, L'Amico e Rebecca mi guardano sempre più insistentemente mentre me ne sto lì a far finta di studiare le scritte sulla confezione, una delle quali mi rimane impressa perché recita: 'La Casa Editrice reclina ogni responsabilità per il contenuto delle carte.' A mio modesto parere, questo è il primo indizio di qualcosa di strano.
"Ma avete letto cosa c'è scritto sulle bustine?" chiedo.
"La vuoi aprire sì o no!!" esclamano in coro.
"E va bene, va bene..." strappo via il sottile involucro sperando che non si strappi a sua volta anche il contenuto ma ciò non succede. Ora ho in mano cinque carte neutre. "Beh?" chiedo.
"Quello è il retro. Avanti, girale."
Faccio come mi hanno suggerito e prendo in mano le carte, girandole una per una. Nulla da dire, l'aspetto è bello e ben curato come quella mostratami da Vargas.
Leggo le descrizioni scritte sopra ad ogni carta man mano che le volto. "Evento: disastro aereo; Carta Q: Viaggio nel Tempo; Luogo: Accademia Militare Angosiana; Straniero: Ralenia, giardiniere andoriano; Oggetto: DiPAD 55C9... ehi! Anche il mio padd è della serie 55C9! Queste carte sono estremamente realistiche."
"È vero che sono fatte bene?" chiede L'Amico. "Guarda! Hai anche una carta Q, lo sai che sono estremamente rare? Ti servirà se vuoi giocare, è molto, molto potente."
"Ma perché gliel'hai detto? Magari riuscivo a convincerlo a scambiarla con una delle mie!" esclama Rebecca.
Sì, è vero, le carte sono fatte molto bene ma questo non spiega tutto questo sfoggio di entusiasmo. Guardo le mie carte con un vago sentore di disagio, ho la sensazione che ci sia qualcosa di strano sotto ma ancora non sono riuscito ad individuare cosa. Con un pizzico di perplessità mi infilo il malloppo in tasca. Mentre faccio questo, Luke e Vaarik aprono a loro volta le loro bustine ma li vedo rabbuiarsi subito dopo.
Senza mostrare quello che hanno trovato, sia Luke che Vaarik rimbustano le carte, facendole sparire immediatamente fra le pieghe dell'uniforme.
"Ah!" esclama, Luke, contrariato. "Che jella! Le mie carte vengono da una partita difettosa. Sono completamente rovinate. Mi è passata anche la voglia di mangiare."
"Faccele vedere" gli chiede Sh'muss, "magari troviamo il modo di utilizzarle lo stesso."
"No, guarda, non vale la pena. Scusatemi, ora" dice l'umano alzandosi in piedi ed uscendo dalla sala mensa.
"E tu, Vaarik?" chiede Rebecca.
"Io non ho altro da aggiungere a ciò che ha detto l'umano" risponde il diretto interessato. Per il vulcaniano il discorso è chiuso, le insistenze della donna non sortiscono alcun effetto. Rifiutandosi di mostrare le proprie carte, Vaarik consuma metodicamente la propria pietanza e poi si allontana anch'egli dalla sala mensa.
"Joan, hai due minuti?" Cobledick mi sorpassa per raggiungere il capitano Maxwell che è qualche passo avanti a me.
"Salve, Ahl. Di che hai bisogno?"
"Solo fare quattro chiacchiere su questa nuova moda che sta imperversando in Accademia."
Istintivamente rizzo le orecchie, non ci sono dubbi a cosa si riferisca Cobledick. Queste carte stanno incuriosendo sempre di più anche me, quando ho aperto la bustina mi è suonato come un campanello d'allarme e devo assolutamente capire perché. Altrimenti che avrei scelto la specializzazione nelle investigazioni a fare?
"Questo gioco con le carte si sta diffondendo a macchia d'olio" dice Cobledick.
"Ho visto. Adesso le portano anche a lezione. Soltanto stamani ho dovuto confiscare tre mazzi" gli risponde Maxwell.
"Tre mazzi?!" esclama l'el-auriano. "E hai trovato delle carte interessanti!"
"Oh, devo ancora spulciarle tutte ma sono sicura che ci sia una carta Q, in almeno uno dei mazzi."
I due ufficiali girano l'angolo ed entrano nella saletta istruttori, per un attimo ho l'istinto di seguirli per continuare ad ascoltare ma non sarebbe una cosa saggia. A quanto pare ad essere impazziti per questo nuovo gioco non sono soltanto i cadetti.
"Renko! Renko!" Dietro di me sento la voce conosciuta di Changomani che mi sta chiamando. Mi fermo per permettergli di raggiungermi e l'andoriano mi si affianca. "Renko, ciao, sei stato in sala mensa?"
"Sì" rispondo. Immagino già cosa stia per chiedermi e decido di anticiparlo: "Ed ho avuto una bustina omaggio."
"Davvero? Hai trovato delle belle carte?"
"Ho trovato una carta rara... o così mi hanno detto."
"Deve essere una carta Q. Io sono riuscito a trovarne una soltanto dopo aver comprato... non voglio neanche pensare a quante bustine..."
"Sei poi riuscito a passare al chiosco di Romansk prima dell'inizio della lezione?"
"Certo, e ho qui le bustine ancora da aprire. Purtroppo non ho fatto in tempo a sbirciarle prima che iniziasse l'esercitazione."
Chango estrae una rosa di una decina di bustine e le apre a ventaglio. "Non vedo l'ora di aprirle."
In alloggio ci sta già aspettando Vargas. "Hai preso le bustine anche per me?" chiede, prima ancora dei saluti. "Oh, ciao, Renko. Allora, che ne dici delle carte, ti sei fatto un'idea?"
"Me la sto ancora facendo" rispondo, stando sul vago. "Oggi ho avuto la mia prima bustina omaggio. Volevo comprarne altre ma non ho fatto in tempo a passare dal Chiosco prima che chiudesse."
Nel frattempo Changomani passa a Vargas cinque bustine a caso fra quelle che ha in mano.
"Il momento più bello è quando le apri" spiega Vargas. Non fatico a crederci, sicuramente il gusto dell'aspettativa e della sorpresa gioca un ruolo importante.
"Posso aprirne una anch'io?" chiedo in maniera estemporanea. Tutto questo entusiasmo mi sta contagiando.
Chango ci pensa un po' su, forse un secondo di troppo, ma poi mi passa una delle sue bustine. "Certo, tieni pure."
"Non preoccuparti" mi sento in dovere di specificare, "qualsiasi cosa trovo, poi le carte te le ridò."
"Oh, ma figurati! Mica per quello, ma non ti stare a preoccupare! Apri pure!"
Questa volta straccio l'involucro senza usare riguardi ed incredibilmente le carte al suo interno non subiscono il minimo danno. Evidentemente sono fatte di materiale di prima qualità.
Prendo fra le dita la prima carta e la giro: Evento, Codici a Barre. Tutti i tuoi oggetti vengono inscatolati in container ed etichettati con oscuri codici.
Questa cosa mi è familiare, anzi, mi è parecchio familiare.
La seconda carta: Luogo, Scout Romulano. Grazie alla banca dati filmografica del vascello ti fai una cultura storica sui romulani.
Questa cosa mi è ancora più familiare di quell'altra.
Nemico, McBride.
-McBride?!- penso. -Certo che dopo quel film di Smithee, la storia di McBride non è più un segreto ma...-
Metto insieme le carte. DiPAD serie 55C9, Accademia Militare Angosiana, Codici a Barre, Disastro Aereo, Viaggio nel tempo, McBride, Ralenia... Ralenia, Ralenia... eppure il nome dovrebbe dirmi qualcosa... ma certo! Quello strano giardiniere andoriano che incontrammo prima del... del disastro aereo, appunto.
Tutte le carte parlano di eventi che si possono ricollegare all'Accademia... no, non è esatto. Tutte le carte parlano di eventi che sono successi a me qui in Accademia.
Giro la quarta carta: Luogo, Castello di Kyôki. Dove ho passato sette anni della mia vita.
Giro la quinta carta: Seguace, Iris Bi Coren. La mia ex-compagna di stanza.
Non è possibile.
Rigiro l'involucro, la strana scritta sul retro è ancora ben leggibile: 'La Casa Editrice reclina ogni responsabilità per il contenuto delle carte.'
"Chango, scusa, mi fai vedere le carte che hai appena trovato?" chiedo.
L'umano mi passa il contenuto della sua prima bustina continuando ad aprire le successive. Leggo il contenuto delle carte.
"Chango... anche tuo padre era un ufficiale della Flotta, non me l'avevi mai detto."
"Come fai a saperlo?" mi chiede stupito il ragazzo. "Non l'ho detto a nessuno."
Lo so perché c'è scritto sulla carta che ho in mano. Da quella dopo scopro che è morto a Wolf 359.
"Vargas, mi fai vedere le carte che hai trovato tu?"
Il mizariano mi passa qualche carta con espressione perplessa, ma la mia espressione si fa ancora più perplessa della sua quando le guardo. Fra tante, una mi riguarda: Evento, trovate un foro nella paratia del vostro alloggio e face amicizia con l'occupante dell'alloggio adiacente. Acquistate un seguace.
Le altre carte parlano di eventi più personali, fra i quali una sorella fuggita da casa insieme ad un pirata d'Orione.
"Ragazzi, avete notato che le carte parlano di noi?" chiedo.
"Che intendi?"
"Come sarebbe a dire: 'che intendi?' Intendo ciò che ho detto, le carte descrivono avvenimenti ed incontri della nostra vita."
"Per il grande uccello della galassia, Renko! Si tratta di un gioco!" esclama Chango. "Sarai mica uno di quelli così invasati da credere di vivere nel mondo fittizio dei giochi di carte!"
Mi rivolgo a Zani: "Vargas, tu hai sempre avuto la testa sulle spalle" dico, "possibile che tu non ti renda conto di quel che succede? Le carte della bustina che hai aperto parlano di te! Di ciò che ti è successo finora."
"Le carte descrivono cose che potrebbero succedere a chiunque, forse è per questo che sono così popolari" risponde il mizariano con aria serafica. "Renko, il ragazzino qui a fianco ha ragione, sei diventato più fanatico di me e Chango messi insieme, nei confronti di questo gioco." Il tono di Vargas si fa preoccupato e nella sua voce riappare quella sfumatura paternalistica che lo caratterizza: "Non vorrei che tu iniziassi a confondere la finzione con la realtà" dice, "questo è un gioco, Renko. Soltanto un gioco."
"E poi come potrebbero parlare di noi?" chiede innocentemente Changomani. "Come fa la casa editrice a stamparle e a sapere a priori chi le comprerà?"
Buona domanda, anzi, ottima domanda.
È quello che intendo scoprire.
"Si può sapere che stai facendo?" chiede Vargas, guardandomi perplesso.
"Un esperimento" rispondo.
Ho appoggiato una bustina ancora da aprire sul tavolo del mio alloggio e sto facendo bene attenzione a strappare via l'involucro senza toccare le carte.
"Chango, mi passi una posata pulita, per favore?"
"Ti assicuro, Renko, non sono commestibili."
"Non è per questo! Passami la forchetta, forza."
"Ecco, tieni, questa forchetta è pulita e adesso?"
Infilo il manico della posata sotto alla carta facendo bene attenzione di non toccarla con le dita. Appena riesco ad alzarla a sufficienza ci sbircio sotto.
"Ecco! Avete visto?" Volto la carta a faccia in su, è assolutamente neutra, nessuna immagine e nessuna scritta.
Vargas e Changomani mi guardano a loro volta ma non colgono affatto l'importanza della mia scoperta.
"Una carta con due dorsi... che sfortuna! Questa bustina è difettosa" dice Chango.
"Non è possibile!" esclama Zani, poi afferra la carta e la volta per assicurarsi della cosa. "Ecco, vedete? Non l'avevi voltata bene, Renko."
La carta che il mizariano ha in mano è diventata come tutte le altre, con la sua bella immagine e la descrizione delle caratteristiche.
"Non toccate le altre!" esclamo, e prendo la carta dalle mani di Vargas. Raffigura un animale mizariano, probabilmente il cucciolo che aveva quando era piccolo.
"Chango, prendi anche tu una carta" chiedo.
Il ragazzo mi lancia un'occhiata accondiscendente e poi esegue con un'alzata di spalle. Guarda la carta e poi la volta verso di me trionfante. "L'omnicubo! Questa carta è rarissima!"
Ancora i borg, causa della morte di suo padre. Forse Changomani non se ne rende conto a livello cosciente ma è ancora sconvolto da questo episodio, perché ci sono molte carte nel suo mazzo che parlano del padre e dei borg.
Queste carte farebbero la gioia di Cobledick. In un qualche modo che non riesco a spiegarmi, quando uno le tocca si 'autopersonalizzano' a seconda di chi le ha prese in mano la prima volta.
Sul tavolo sono rimaste ancora tre carte e sembra che solo io mi renda conto che sono neutre. Sono sicuro che sulla faccia nascosta non ci sono né immagini né scritte, ne ci saranno fino a che qualcuno non le toccherà.
Ne prendo in mano una e la volto, il sorriso di 512.318 si materializza di fronte a me. La scritta seguace e la descrizione sono già al loro posto.
Prendo in mano e volto anche le restanti carte e poi apro un'altra bustina e un'altra ancora. Gli avvenimenti della mia vita mi passano man mano davanti agli occhi. Persone che non vedo da tempo, cose che avevo dimenticato, una dopo l'altra si materializzano sulle carte.
Cerco istintivamente un'altra bustina da aprire ma ormai ho aperto anche l'ultima delle bustine che Changomani ha comprato. Ho come un senso di vuoto quando mi rendo conto che non ci sono altre carte 'neutre' da poter 'spianare'; è come se io fossi davanti ad un oloracconto che si interrompe bruscamente a causa di una stringa di dati danneggiata.
"Queste carte sono come una droga" mormoro.
Vargas mi guarda sorridendo. "E tu eri quello che appena arrivato diceva 'gioco carino, belle carte... ma non capisco tutto questo entusiasmo.'! È bastato meno di un giorno perché ti facessi coinvolgere dal gioco come tutti."
Oh, no, non come tutti, perché al contrario degli altri io mi rendo conto della stranezza delle carte e dell'intera situazione. Vorrei farlo notare ancora una volta ai miei due amici ma è inutile, sembra che abbiano una specie di paraocchi nei riguardi di tutto ciò che riguarda il gioco di carte.
"Il Chiosco di Romansk?" chiedo, senza bisogno di specificare altro.
"Chiuso fino a domani, mi spiace."
"Aspetterò."
Camminando per i corridoi dell'Accademia penso e ripenso al mistero del gioco. Che senso ha tutto questo? Perché nessuno si accorge delle... particolarità delle carte?
Passando davanti alla biblioteca sento delle voci che conosco bene. Incuriosito, entro nel locale. Non mi sbagliavo, Rebecca e L'Amico stanno partecipando ad una partita insieme ad altri cadetti che conosco solo di vista.
"Oh, Renko, ciao! Vuoi unirti alla partita?"
"Non ho ancora abbastanza carte" rispondo, "ma assisto volentieri."
"Come vuoi."
La partita continua. I cadetti al tavolo giocano e scartano le loro carte una dopo l'altra. Ormai i mazzi sono mischiati ed è difficile dire quali carte siano state 'impressionate' da chi ma su alcune non possono sussistere dubbi.
Sulle carte scartate da Rebecca riconosco le immagini di Gabriel, il fratello adottivo nonché ex drone borg; dell'esercitazione su Kantara e della ferita che squarcia il petto di Ilaj; di una stazione orbitante di villeggiatura e altro ancora.
Sulle carte di L'Amico ci sono l'orfanotrofio di Tellar, il nonno adottivo Morgan Bouregard, la rissa in mensa che l'andoriano ha scatenato durante il primo anno d'accademia, e via così.
Non ho scuse, sto sbirciando impunemente nelle vite dei miei amici. Basterebbe dare un centinaio di queste carte in mano ad una persona per saperne vita, morte e miracoli.
Quando la partita finisce, usciamo tutti dalla biblioteca. Nel corridoio incontro Ilaij.
"Ciao, Ilaij, se stai cercando Rebecca è andata sul ponte ologrammi per un test di ingegneria."
"Ciao, Renko, allora la partita è già finita?"
"Sì, qualche minuto fa. È il tuo mazzo quello? Hai messo insieme un bel po' di carte."
"Tu no?"
"Io ne ho ancora poche. Posso guardare le tue?"
Stamattina sono uscito dall'alloggio con in mente un piano molto preciso e molto semplice: arrivare al Chiosco di Romansk, sedermi davanti alla serranda ancora chiusa ed attendere l'arrivo del ferengi, sì da potergli chiedere spiegazioni riguardo tutto questo.
La prima parte del piano è stata portata a termine con successo. La seconda, purtroppo, comporta qualche difficoltà imprevista. Davanti al Chiosco, infatti, c'è già una fila lunghissima di cadetti che non aspetta altro di poter comprare altre bustine.
Soltanto verso sera il ferengi resta da solo in negozio. La folla si dissipa a poco a poco, quando anche l'ultimo gruppetto di ritardatari si allontana, sul piazzale restano soltanto tre persone che si guardano in faccia a vicenda, ignare di essere state per tutto il tempo a pochi metri di distanza le une dalle altre.
Uno dei tre sono io e anche gli altri due sono facce conosciute.
"Luke! Vaarik! Che ci fate qui?" esclamo.
"Renko! Beccamorto! Che ci fate qui?" esclama Luke in contemporanea.
Vaarik ci guarda entrambi in silenzio e con espressione cupa. Lui non è il tipo da esclamazioni.
"Suppongo che siamo qui tutti e tre per lo stesso motivo" annuncia il vulcaniano con tono monocorde dopo qualche secondo.
"Le carte" ammetto. "Allora non sono l'unico ad aver notato che c'è qualcosa sotto. Sembrano tutti ciechi, al riguardo."
Già, le carte. Le carte che anche Vaarik ha aperto assieme a me in sala mensa e che non ha voluto mostrare. Le carte che potrebbero svelare il segreto che il vulcaniano si porta dentro.
Luke è il primo ad entrare, io e Vaarik lo seguiamo dopo qualche istante. Guardo Vaarik, l'impulso di chiedergli di mostrarmi le sue carte è forte ma il vulcaniano si rifiuta di guardarmi in faccia, il suo volto resta fisso davanti a sé, come se rifiutandosi di ammettere la mia presenza cancellasse anche il pericolo di sentirsi porre la domanda.
Nel frattempo, all'interno del Chiosco, Luke sta discutendo con un tizio che si auto-definisce commesso olografico d'emergenza ma passa poco tempo prima che appaia Romansk in persona.
"Allora, ferengi" comincia Luke con tono poco amichevole. "Ci vuoi spiegare cos'è questa faccenda?"
L'umano non sembra particolarmente felice che la propria vita sia stata impressa sulle carte che ora sta sventolando sotto il naso di Romansk.
"Ah, le carte" risponde il ferengi. "Mi spiace, ma ho finito le scorte. Arrabbiarsi non serve a nulla."
"Non sono qui per comprare altre carte!" tuona l'umano. "Sono qui perché tu mi dica come farle sparire!"
Il ferengi ci guarda stupito. "Ma... ma... è la prima volta che qualcuno mi chiede una cosa del genere. Dovreste essere tutti entusiasti per questo gioco!"
"Sono tutti entusiasti per questo gioco" mi intrometto io. "Ma per qualche strana ragione su di noi l'incantesimo non funziona. Queste non sono mai state stampate, sono assolutamente neutre fino a che non vengono aperte e toccate da qualcuno ed allora si impressionano, mostrando scene di vita di chi le ha prese in mano ma nessuno sembra interessato a far caso a questo strano, strano, strano avvenimento sospetto."
Romansk resta a fissarci in silenzio.
"Dunque?" lo sollecita Vaarik.
"Dunque cosa?" chiede il ferengi.
"Dunque perché succede tutto questo?!" esclamo io. "Cosa c'è sotto?"
"Ah, è per questo che siete venuti" dice Romansk scrollando le spalle. "Si tratta solamente di un esperimento di una razza aliena."
"Solamente dell'esperimento di una razza aliena?" chiedo, incredulo.
"Esatto."
"E ce lo dici cosi?"
"E come ve lo dovrei dire? Pensavo che il galacta fosse adatto."
"Fa poco lo spiritoso" interviene Dalton. "Sei nei guai fino al collo, amico. E se non vuoi finirci ancora di più fa in modo che questa roba sparisca."
"Non posso" risponde il ferengi. "Come avrete già avuto modo di notare le carte sono indistruttibili."
"Già" sibila Luke fra i denti.
"Come funzionano?" chiedo invece io.
"Semplice, si tratta di tecnologia aliena" comincia a spiegare Romansk. "Qualche tempo fa sono casualmente venuto in contatto con creature che provengono da un'altra realtà e che hanno manifestato il desiderio di studiarci. Così io ho ideato l'idea geniale del gioco di carte e loro hanno fornito la tecnologia. Le carte sono in grado di 'leggere' i percorsi neurali di chi le tocca e rifletterli nel modo che avete visto. In questa maniera loro hanno le informazioni ed io ho il mio guadagno."
"Perché nessuno si è accorto di questo? Di che si tratta? Di controllo mentale?"
"Non proprio, ossia... una specie. Fa sempre parte di questa tecnologia sconosciuta. Le carte rilasciano sostanze chimiche che una volta inalate spingono ad appassionarsi al gioco senza farsi troppe domande in merito. Ma non è vero e proprio controllo mentale, è più che altro un suggerimento, il resto lo fa il possessore stesso delle carte. Qui si sconfina nel campo della psicologia e queste carte sono..."
"Una palese infrazione della normativa sulla privacy, pertanto illegali e pertanto questo esperimento deve cessare con effetto immediato" lo interrompe Vaarik con tono glaciale.
"In realtà stavo per dire che queste carte sono psicologicamente impegnative, nonché un meraviglioso mezzo per comunicare cose che altrimenti non si troverebbe il modo di dire" finisce Romansk, stringendosi nelle spalle. "Ho preso tutte le precauzioni possibili, pensavo di avere calcolato ogni minimo dettaglio, ho perfino tenuto conto del fatto che in Accademia ci sono una decina di cadetti che non hanno natura biologica e sui quali le carte non avrebbero funzionato, ed ho pazientemente aspettato il momento che fossero tutti lontani per qualche esercitazione... e poi arrivate voi tre e mi minacciate di mandare all'aria i miei affari."
"È per via di un incidente occorsoci" spiega Vaarik. "Dobbiamo indossare filtri nasali che bloccano le sostanze di cui parli e pertanto ne siamo immuni."
"Ah, capisco..."
"E comunque a me non importa nulla dei tuoi affari!" specifica Luke. "Tutto quello che voglio è che tu faccia sparire le carte che mi riguardano. Trova il modo!"
"Ho la stessa richiesta" dice Vaarik, sintetico ma efficiente.
"Capisco, e tu?" chiede Romansk voltandosi verso di me.
"Io cosa?"
"Cosa vuoi tu? Far cessare l'esperimento? Denunciarmi? Far sparire tutte le carte che hai toccato?"
"Oh, no" rispondo. "Io ero solo curioso."
"Bene" dice il ferengi dopo qualche secondo di silenzio. "In realtà l'esperimento era stato ideato per durare solo pochi giorni. In questo momento io non sono in grado di distruggere le vostre carte ma la data di scadenza è domani. Gli effetti delle carte cesseranno e così anche la loro... personalizzazione."
Le informazioni verranno riversate dalle creature di cui vi dicevo e le immagini spariranno, lasciando al loro posto quelle di un generico gioco di ruolo. A poco a poco la gente perderà interesse alla cosa e con il tempo si dimenticherà delle carte in via naturale, senza mai sospettare di essere stata oggetto di un innocuo, rivoluzionario e soprattutto lucroso studio accademico." Il ferengi ci guarda fisso per assicurarsi che la sua spiegazione sia stata recepita in modo corretto. Poi si stringe nelle spalle: "Ecco, questo è tutto quello che posso offrirvi. Cioè di avere pazienza solo per un'ultima notte e poi tutte le carte saranno... resettate."
È notte. Sono steso nel letto del mio alloggio a guardare il soffitto. Le carte con i frammenti della mia vita sono appoggiate sul comodino di fianco a me. Le prendo e le sfoglio ancora una volta. Fra poche ore i volti delle persone che ho conosciuto, gli avvenimenti che ho vissuto, tutto questo svanirà per trovar posto ancora una volta soltanto nei miei ricordi.
Queste carte sono psicologicamente impegnative, come ha detto Romansk. Possibile che la voglia di scambiarsele e di aprire sempre nuove bustine dipendesse solo dalle sostanze chimiche che queste rilasciavano? In questo caso io avrei dovuto esserne immune ed invece...
L'avviso acustico dell'alloggio mi avverte che c'è qualcuno alla porta. Mi alzo chiedendomi chi possa essere a quest'ora così tarda che è quasi mattina presto. Forse mattina un po' troppo presto.
Sblocco la porta manualmente e le ante scivolano di lato. Davanti a me c'è Vaarik e come al solito la parola tocca a me.
"Salve." Che altro gli posso dire? Ancora una volta il comportamento del vulcaniano mi sta spiazzando.
"Ho meditato sul fatto che non ti ho ancora ringraziato per tutto quello che tu e Luke avete fatto per me quando mi hanno accusato di omicidio."
"Avevo letto che il bisogno di manifestare gratitudine fosse tipico delle specie emotive e che pertanto i vulcaniani non ringraziassero."
"Infatti non lo fanno." Vaarik volta le spalle e se ne va, ma prima di questo mi consegna un sottile fascio di carte.
Le carte di Vaarik.
Lo conosco da tre anni, ormai. Abbiamo passato insieme tante di quelle avventure... e malgrado questo il vulcaniano non si è mai aperto né con me né con Luke. Non ha mai raccontato nulla del suo passato, di cosa abbia vissuto ed ora, improvvisamente, mi ha consegnato le sue carte.
In mano ho la risposta sul perché il vulcaniano è sempre così cupo; sul perché la sua scheda accademica riporta dati falsi; sul perché di tante piccole stranezze che si erano accumulate con il tempo nei recessi della mia mente.
Leggo le carte una ad una. Le prime le conosco bene, trattano di fatti recenti: c'è l'accusa di omicidio, c'è Geoff Quile, ci sono anche il Rettore D'Elena e il Consigliere Memok.
Poi c'è il volto di una giovane vulcaniana, T'Eia, e c'è la carta evento che parla della sua morte. Ci sono carte che parlano di agonizzatori, di schiavitù e di dispositivi di dislocazione quantica. Ci sono carte che svelano in parte il mistero del vulcaniano, carte tramite le quali Vaarik mi sta facendo sapere cose che non riuscirebbe o non potrebbe dire a voce.
Quando arriva la mattina è come se si spezzasse un incantesimo. Le immagini e le descrizioni sulle carte vengono rimpiazzate da qualcosa di piatto ed impersonale.
Il passato di Vaarik svanisce, restano solo le carte. Le appoggio sul tavolo e mi stendo per dormire un po' prima che sia ora di fare colazione.
Dunque era di questo che si trattava: Vaarik viene dall'Universo dello Specchio.