C'è nebbia nella tempesta, come al solito. La tempesta di scintille sta ancora imperversando dentro al piccolo vano del replicatore, che già il vapore del caffè bollente ha invaso il piccolo vano.
Quando le tre tazze di caffè finiscono di materializzarsi le prendo e mi dirigo verso il tavolo dove mi aspettano i miei amici.
"E va bene, Luke, proviamo pure questa miscela che decanti tanto, come hai detto che si chiama?"
"Ti assicuro, non lo vuoi sapere" risponde Dalton, prendendo la sua tazza. "Hai preso solo il caffè? Dove sono i toast, la pancetta, le uova, la marmellata...?"
"Frena, ho solo due mani, io. Adesso vado a prendere anche il resto. Ma dove s'è cacciato, Vaarik?"
"Non ti preoccupare per lui, tanto a colazione orecchie a punta mangia sempre le stesse cose... tutte le mattine... di tutti i giorni..."
"Luke..."
"E va bene, replicagli tre fette di pane, una porzione di marmellata di gespar e una tazza di tevesh."
Alzando lo sguardo verso gli altri tavoli del locale, noto il vulcaniano parlottare con uno strano tizio. L'alieno sembra sempre più concitato, mentre il volto di Vaarik è sempre più impassibile e sempre più scuro. "Chi è?" chiedo a Luke. "Lo conosci?"
"Mai visto prima. È venuto qui dicendo di voler parlare in privato con il beccamorto." Dalton si volta per lanciare un'occhiata alle sue spalle. "Beh... in fondo ci sono dei replicatore anche in quella direzione."
"Non vorrai usare questa scusa per avvicinarti e spiare la conversazione?" gli chiedo, notando la traiettoria dello sguardo dell'umano. "Va bene, andiamo."
Il vulcaniano e lo strano tizio parlottano sottovoce, ma mentre ci avviciniamo riusciamo a distinguere un paio di frasi sparate ad un tono di voce più alto e concitato: "Ho scoperto il tuo gioco... È inutile continuare a negare... Posso rovinarti la carriera."
Frasi che prese singolarmente non suonano affatto bene, prese una dietro l'altra suonano ancora peggio.
Ormai non facciamo neanche più finta di puntare ai replicatori a fianco della strana coppia; ci dirigiamo apertamente verso i due litiganti quando improvvisamente il tizio sconosciuto supera il limite di sopportazione del vulcaniano e Vaarik, molto ma molto poco in conformità con le norme di comportamento del suo popolo lo solleva e lo appiccica al muro sibilando qualcosa fra i denti per convincerlo a desistere dal continuare la discussione.
Sia io che Luke scattiamo verso i due, ma Vaarik ha già mollato l'alieno che si è allontanato con sulla bocca la più classica delle frasi: "La faccenda non finisce qui."
Vaarik si volta e come se niente fosse si reca al replicatore più vicino: "Tre fette di pane, una porzione di marmellata di gespar e una tazza di tevesh."
La macchina si mette in funzione, iniziando a replicare ciò che le è stato richiesto.
"Allora?" chiede Dalton.
"Allora cosa?"
"Chi era quel tizio?" continua l'umano, esternando anche la mia curiosità.
"Non ne ho la minima idea. Era uno che sproloquiava... non ho capito nulla di quello che mi ha detto, credo mi abbia scambiato per qualcun altro."
"Tutto qui? Ma che voleva?"
"Ripeto, Dalton: non ne ho idea. Mi ha sicuramente scambiato per qualcun altro. Ed ora, se permetti, vorrei accingermi a consumare la mia colazione."
Ecco, è tutto qui. Questa è la conclusione del primo episodio. Primo perché ce ne saranno altri a sconvolgere la nostra normale routine di cadetti in modo che nessuno di noi, al tempo, avrebbe potuto immaginare.
Tuttavia, in questo momento, la risposta di Vaarik è sincera; lui davvero non conosce l'axdat, né ha idea di cosa significhino in realtà le strane accuse che questo gli ha appena lanciato contro. Tutte le nostre domande riguardanti lo strano incidente appena accorso non fanno che spingere il vulcaniano a trincerarsi dietro la sua teoria dello scambio di identità.
"Allora a questo punto io dovrei compensare con... con una scarica sincrobinatica?"
"No, con speranza e fede, se fai una cosa del genere" mi risponde Vargas Zani.
Il mizariano mi sta dando ripetizioni per il corso di ingegneria quando l'avvisatore acustico della porta ci interrompe.
"Avanti" ordino, e la porta si spalanca sulla figura di Dalton e... su due valigie.
"Luke..."
"Bene" dice l'umano. "Allora, dove appoggio la mia roba?"
"Quale roba?"
"Com'è l'acustica di quest'alloggio? Sarah Jane ha bisogno di respiro... di esprimersi al meglio... ehi! C'è un buco nella parete del tuo alloggio."
Zani si alza e si dirige verso l'umano, porgendogli la mano secondo l'usanza terrestre. "Piacere, sono Vargas Zani, vicino d'alloggio di Renko, mi sembra di capire che lei e la sua amica vi stiate per trasferire qui...?"
"Beh, no" rispondo io.
"Esatto" risponde Luke. "Vorrebbe cortesemente aiutarmi a trasportare all'interno la mia... amica nonché compagna di vita?" Dalton porge a Zani le due borse e si affaccia al corridoio per sollevarne altre.
"Luke" mi faccio avanti io, seguendo Dalton al di fuori dell'alloggio. "Scusa la domanda un po' secca, ma... che accidenti stai facendo?"
"Non hai ancora saputo, eh? A me l'hanno detto soltanto una mezzoretta fa."
"Detto cosa?"
"Nulla, una sciocchezzuola... a quanto pare Vaarik è stato arrestato con l'accusa di omicidio, tutto qui." Luke si stringe nelle spalle e si volta verso i suoi bagagli, grattandosi la testa mentre pensa a come organizzarsi.
"Ah, ecco... cosa? Arrestato? Omicidio?"
Vargas si affaccia alla porta, incuriosito dalla mia esclamazione: "Ci sono dei problemi, ragazzi?"
"Vargas... scusami, ti spiace ripassare più tardi. Ho qualcosa da discutere con il mio nuovo compagno di stanza, qui."
Il mizariano si stringe nelle spalle ma non fa questioni. Dice solo, con aria severa: "Mi trovi di là, se hai bisogno." Zani attraversa il foro nella parete per rientrare nel proprio alloggio.
"Suppongo che questo sia il punto in cui dobbiamo parlare, giusto?" mi chiede Luke, con un sorriso tirato sulle labbra.
"Uno stringato comunicato stampa, hai detto?" chiedo a Luke.
"Esatto, il rettorato ha intenzione di mantenere l'estrema riservatezza su tutta la vicenda. Verrà diffuso un comunicato ufficiale in cui si dice che un cadetto è stato posto agli arresti con l'accusa di omicidio ma non sarà diffuso all'esterno dell'Accademia il nome di tale cadetto né altri 'scottanti' particolari della vicenda." Dalton continua a disfare i bagagli mentre parliamo della questione. "E questo è tutto ciò che mi hanno detto, a parte il fatto di dovermi trovare un nuovo alloggio fino a che il processo non sarà concluso."
"Non lì."
"Cosa, scusa?"
"Ci dormo io, in quel letto."
"Pensavo fosse quello, il tuo."
"Beh, si... lo era. Ma adesso facciamo cambio."
Con una scrollata di spalle, Dalton torna in soggiorno e si lascia andare sul divano. "Computer, doppia razione di Gotto Esplosivo Pangalattico. Non ci sono spore in giro, stavolta, vero?"
"No, stavolta no. Ma se tu sei vivo, Vaarik chi avrebbe ammazzato?"
"Un axdat."
"Un che?"
"Hai presente il tizio che non aveva mai visto prima, con cui, a dir suo, non aveva nulla da spartire e con cui ha litigato in caffetteria qualche giorno fa? Ecco, lui."
"Non può essere."
"Beh... diciamo che ci sono parecchi indizi che confermano il contrario. A partire dal fatto che varie decine di cadetti li hanno sentiti scambiarsi reciprocamente minacce e che il vulcaniano si trovasse sul luogo del delitto... al momento del delitto."
"Ma tu credi che sia colpevole?"
"Beh... io credo che mi piacerebbe andare in fondo a questa storia."
"Sì, anche a me, e ho intenzione di incominciare immediatamente."
La voce dell'arresto ormai si è sparsa per l'Accademia. L'identità del sospettato non è stata diffusa ed anche ai cadetti che per forza di cose ne sono al corrente è stato ordinato di mantenere il massimo riserbo.
Zani e Changomani sono presenti in alloggio. Anche loro sanno, ormai, e si sono fatti un'opinione in merito.
"Colpevole, decisamente" spara Chango. "Tutti gli indizi lo confermano."
"Tutti gli indizi resi pubblici" specifico io. "Potrebbe esserci di più."
"Che cosa, in più?" elenca Zani. "Il vulcaniano è stato visto minacciare l'axdat. Ci sono prove che abbia usato i terminali dell'Accademia per scoprire la sua sistemazione attuale, ossia Marte. Poi si è imbarcato per il pianeta e guarda caso l'axdat muore in uno strano incidente verificatosi in presenza del vulcaniano stesso... Renko, tu ti vuoi perfino specializzare in investigazioni, non mi puoi venire a dire che non vedi lo schema."
"Sì, ma io inserirei anche altre variabili, nello schema. Non riesco ancora a credere che Vaarik abbia potuto fare una cosa del genere."
"È perché ti fidi troppo delle persone." Zani scuote la testa con fare paternalistico.
Dall'alloggio a fianco, ossia il mio... e adesso anche di Dalton, giunge un suono di tamburi e di piatti.
"Ehi! Ma queste sono percussioni!" Changomani si lancia entusiasta attraverso il passaggio che divide i nostri alloggi e noi lo seguiamo a ruota.
Luke è in un angolo e sta suonando ad occhi chiusi la sua Sarah Jane, la batteria che venera come una deità e che purtroppo ha appena finito di assemblare.
"Dalton, non avrai intenzione di suonare quella cosa per il resto della sera" gli chiedo.
"Non c'è niente come la mia Sarah Jane per aiutare la concentrazione" risponde, senza aprire gli occhi e seguendo con i movimenti della testa il ritmo che lui stesso sta traendo dai tamburi. "E poi pensavo che ti piacesse. Sbaglio o così avevi detto?"
"Sì, mi piaceva, e molto, anche... fino a che la tenevi nell'alloggio di Vaarik."
Changomani è estasiato dallo strumento. "Non dargli ascolto, io adoro le percussioni, nella mia tribù sono un'arte. E tu non sei niente male."
"Grazie... si fa quel che si può."
"Posso provare anch'io?"
"Figliolo, questo non è un normale strumento a percussione, è una signora. E io sono molto geloso. Se ti piacciono così tanto le batterie come mai non ne hai una tua?"
"Ce l'ho a casa, non sapevo si potessero tenere qui in alloggio."
"Certo, basta chiedere il permesso. A me l'hanno dato, vedi?"
"Grazie, Dalton, vado immediatamente" Changomani si precipita al di fuori dell'alloggio e Zani lo segue mogio, ma non prima di essersi voltato verso Luke ed avergli detto, con un sorriso tirato e parecchia ironia nella voce: "Sì, grazie tante, Dalton."
Appena i due sono usciti, la discussione si sposta sull'argomento del giorno che, incredibile a dirsi, è il vulcaniano cupo e schivo che ha sempre fatto di tutto per evitare l'attenzione della gente.
"Allora, Luke, sei riuscito a parlare con Vaarik?" gli chiedo.
"Assolutamente no" mi risponde. "Il vulcaniano è tenuto in una specie di isolamento e non può avere nessun tipo di contatto con l'esterno. È una 'brillante' idea del professor Six per fargli tornare la memoria, perché a quanto pare il nostro vulcaniano oltre che essere un beccamorto adesso è anche un tantino smemorato e sembra non ricordi nulla di ciò che è accaduto su Marte."
"Incredibile."
"Sì, specialmente per un vulcaniano. E difatti è quello che pensa anche l'accusa, che sia tutta scena."
"Per loro è già colpevole, come per tutti."
"Ma non per te, tu ti fidi troppo della gente..."
"Hai sentito?"
"Sì."
"Quello che intendevo dire è che non posso credere che Vaarik abbia fatto una cosa del genere perché sarebbe l'omicidio mascherato da incidente più goffo della storia. Si è lasciato dietro tante di quelle prove a suo sfavore che non posso credere che il vulcaniano possa aver concepito un piano così... inetto."
"Incredibile a dirsi, ma sono d'accordo con te. Solo che a quanto pare siamo gli unici due, i suoi avvocati stanno tentando di fargli tornare la memoria, ma a parte questo, per loro le indagini sono chiuse. Nessuno cerca nuove prove. Hanno già i loro fatti e... il loro colpevole."
Dalton smette di suonare ed appoggia le mani alle ginocchia, bacchette ancora in mano. "La dinamica dell'omicidio è questa: il vulcaniano e l'axdat si minacciano reciprocamente e qui noi eravamo presenti. Il vulcaniano si informa sull'attuale sistemazione dell'axdat e lo raggiunge su Marte. L'axdat cade accidentalmente tre piani più sotto dal ballatoio dell'albergo dove alloggia."
"Detta così, in effetti suona male. Hai scoperto altro?"
"Il consigliere Memok è stato richiamato d'urgenza in Accademia, ma riuscirà a raggiungere la Terra soltanto dopodomani. E le tue ricerche sull'axdat, hanno dato frutti?"
"Si chiamava Rossamanu e si era registrato al Four Finger, un pessimo albergo di una zona malfamata di una vecchia colonia marziana. È un cacciatore di notizie, uno che per vivere indaga su cose poco chiare e che poi si rivende di volta in volta come giornalista, investigatore privato, spione. Ha avuto qualche screzio con le autorità, si è fatto alcuni nemici, ma niente di compromettente. La sua ultima posizione conosciuta prima di approdare su Marte è nel sistema di Hiden."
"E che ci faceva?"
"È quello che ho tentato di scoprire. Hiden è vicino alla rotta dell'astrotraghetto di mio zio. Gli ho chiesto se poteva chiedere in giro e questa è la risposta: a quanto pare l'axdat indagava su grossi rifornimenti di attrezzature navali che sembrano spariti nel nulla e su sottrazioni illecite di fondi dalle sovvenzioni federali. Deve aver trovato un qualche collegamento con l'Accademia, per questo è arrivato fino a qui."
"Vaarik contrabbandiere di attrezzature navali... mmh... no, non ce lo vedo. Tu che ne dici?"
"Io dico che a pensarci bene è veramente poco, ciò che sappiamo del nostro amico. Forse scavando a fondo potremmo trovare anche noi il collegamento che aveva trovato l'axdat e fare luce sull'intera faccenda."
"Giusto, è ora di dare un'occhiata alla scheda del vulcaniano, ma conoscendo il soggetto, avrà sicuramente chiesto che non sia pubblica."
"Beh, abbiamo solo un modo per scoprirlo."
La scheda di Vaarik non è riservata. Ci è voluto comunque un po' di tempo prima di ottenerla a causa della 'particolare situazione' in cui ora versa il vulcaniano ma... alla fine siamo riusciti a leggerla.
Eccoci dunque qui, io e Luke, davanti alla sua scheda che, come ho già detto, per essere pubblica è pubblica ma... che presenta altre peculiari caratteristiche.
"Deve essere un trucco della segreteria" esclama Luke dopo averla letta. "Hanno fatto una scheda finta nel caso che so... che qualche giornalista voglia ficcare il naso dove non dovrebbe, capisci...?"
"Luke, dubito che il personale di flotta si comporti in modo così poco etico, al limite la archiviano come riservata e non la forniscono a nessuno ma... compilarne addirittura una così palesemente falsa..."
Io mi sto specializzando in investigazioni e Luke, malgrado non abbia una specifica esperienza nel campo, ha comunque i suoi anni sulle spalle in quella che nel suo universo è la Earth Force.
Ma malgrado le nostre singole capacità, non ci vuole un genio per capire che la scheda che abbiamo di fronte è... decisamente studiata a tavolino. Chiunque ne voglia trarre maggiori informazioni sul vulcaniano si trova inevitabilmente in un vicolo cieco e se il concetto non è ancora chiaro ecco qui di seguito la vita del vulcaniano, riassunta con parole mie:
Genitori: no, genitori niente, morti entrambi subito dopo la sua nascita in un 'provvidenziale' incidente di navetta. Altri parenti ancora in vita? Ma neanche a parlarne.
Infanzia: allevato nel monastero di Hakihr. Chiunque voglia contattare il monastero (come abbiamo tentato di fare anche noi) scoprirà che trattasi di ordine monastico chiuso, quasi di clausura. I suoi archivi sono addirittura protetti da speciali leggi vulcaniane e non vi si può accedere senza uno speciale permesso delle autorità ecclesiastiche. Richiedere il permesso non è difficile in sé, ma se non sei vulcaniano residente su Vulcano da qualche generazione ed iscritto all'ordine monastico... la trafila per averlo richiede 'solo' qualche annetto.
Istruzione: prima di essere ammesso all'Accademia, Vaarik ha frequentato l'Istituto Sakat per le scienza Fisiche, laureato in Astrofisica, dottorato di ricerca in Meccanica Quantistica con una tesi sulla Teoria delle Realtà Parallele. Sakat, al contrario del monastero di Hakihr, è una struttura di istruzione pubblica. I suoi archivi sono pertanto aperti a consultazione dopo un iter breve e per nulla complicato. Sembrerebbe pertanto una buona 'finestra' per ottenere informazioni sul vulcaniano... peccato che un incendio abbia distrutto parte dell'archivio informatico del personale. Dai registri risulta un Vaarik cha'Temnok iscritto, ma non viene fornito nessun altro dato in merito.
Altre esperienze: permanenza a bordo della USS Nemesis per un programma di scambio di informazioni scientifiche. Per inciso, la Nemesis è la nave sulla quale è imbarcato il Consigliere Memok, che però non sarà qui prima di domani l'altro e che a quanto pare è rimasto la nostra unica fonte di informazioni sul 'curioso' passato di Vaarik.
Ecco dunque la scheda del vulcaniano, in poche parole, un vero concentrato di vicoli ciechi.
"Che stai facendo?" mi chiede Dalton.
"Cerco la lista dei docenti di Meccanica Quantistica dell'Istituto Sakat negli anni in cui Vaarik ha sostenuto il dottorato. Anche se non ci sono più le registrazioni, ci sarà pure qualcuno che si ricorda di lui!" Mentre parlo sfioro i comandi del terminale fino a che il monitor non mi fornisce le informazioni richieste.
"Magnifico" esclama Luke, leggendo la lista sciorinata. "Più di trenta docenti di cui almeno dieci ora hanno altre assegnazioni in giro per la galassia. L'istituto Sakat è uno dei più grandi di Vulcano. Hai mai sentito il detto: 'Se vuoi nascondere un libro ficcalo in un enorme biblioteca?'"
"No, non l'avevo ancora sentito ma ora me ne sto facendo un'idea piuttosto chiara."
"Che vuoi fare, adesso, tentare di rintracciare l'attuale domicilio di tutti quanti?"
"Lavoro improponibile, nel poco tempo a disposizione."
"A quanto pare, allora, non ci resta che attendere l'arrivo del consigliere per... fare quattro chiacchiere di persona sulla strana scheda personale del suo 'protetto'."
"Beh... non è detto. Tu come sei messo, a licenze?"
"Che intendi?"
"E così questo è il luogo del delitto..."
L'albergo non è di certo una delle migliori sistemazioni a cui si possa aspirare. Si trova in una delle zone più degradate della colonia e più che altro ospita viaggiatori in transito per altri posti. Le camere si trovano in due edifici di tre piani l'uno, ed ognuna è raggiungibile tramite un ballatoio esterno che percorre i quattro lati della costruzione.
L'incidente si è verificato proprio su uno di questi ballatoi, l'axdat era uscito dalla sua camera e lo stava percorrendo (solo pochi passi) quando... è caduto di sotto. Coincidenza ha voluto che ciò avvenisse proprio nel punto del ballatoio dove si trovava Vaarik, che stava facendo il percorso inverso per raggiungere la camera dell'axdat. Beh... si è innocenti fino a prova contraria, no? Meglio non trarre conclusioni troppo affrettate dicendo che l'axdat è uscito da camera sua e ha trovato Vaarik ad aspettarlo per buttarlo di sotto, anche se così potrebbe sembrare.
È ora di iniziare le indagini. Per una qualche strana ragione, un edificio ha solo stanze con numeri pari e l'altro solo stanze con numeri dispari, quella che interessa a noi è la 347 ma non possiamo arrivarci senza prima passare davanti alla reception. In abiti borghesi e fatto sparire qualsiasi cosa ci identifichi come cadetti, entriamo.
"Salve, avete stanze libere?" chiedo.
L'addetto ci squadra con un'occhiata significativa. "Vi fermate per la notte... o vi basta un'ora?"
Possiamo pagare una tariffa ridotta soltanto per un'ora? Che fortuna! Temevo che ci sarebbe costato di più, intrufolarci nella scena del crimine per poter dare un'occhiata, infatti non capisco come mai Luke si sia ingrugnito e stia fissando male il receptionist. Decido di ignorare la cosa e continuare secondo il piano. "Soltanto un'ora, grazie. Il mio numero fortunato è il 345, è libera quella stanza?"
Il receptionist fa una smorfia. "Pagamento anticipato" annuncia, come se temesse che poi potremmo andarcene senza pagare: "Mi spiace ma la 345 è momentaneamente non disponibile. Se non avete niente contro i numeri palindromi, posso darvi la 343."
-343- penso, -stesso piano, due porte di distanza.- "La prendiamo" annuncio poi ad alta voce.
"Posso avere i vostri documenti?"
"È proprio necessario?" chiede Dalton, sforzandosi di sfoderare un sorriso sornione. Credo stia tentando di lanciare qualche messaggio d'intesa al receptionist ma dubito che l'uomo afferri, non afferro nemmeno io. Arrivati a questo punto avevamo concordato una storiella sui bagagli persi dalle linee spaziali Whitestar (non certo famose per l'affidabilità e con le quali abbiamo già dovuto affrontare un viaggetto ed un atterraggio non proprio ortodosso su Sirio II.)
Ma l'omino, invece, coglie al volo le parole di Luke e risponde: "No, per un piccolo sovrapprezzo." A quanto pare ha capito meglio di me e ci sta anche guadagnando sopra. "Forma di pagamento?" chiede poi il recptionist con il tono di voce di chi pone la domanda per formalità ma che pensa di conoscere già la risposta.
"Crediti contanti." Con un sospiro pago la cifra che l'uomo ha scritto su di un foglio di malacopia e ha posto sopra al bancone.
Il receptionist incassa senza una piega. "Per la faccenda dei documenti posso inventarmi io qualcosa ma... mi servono comunque due nomi per il registro, sapete..."
"Ma certo." Luke si china sul registro e firma per entrambi.
"Le scale sono da quella parte."
Chiavi in mano ci dirigiamo verso la stanza che ci interessa, e non è la 343.
"Luke, toglimi una curiosità" dico, mentre saliamo le scale. "Perché hai firmato Lucsly e Dulmer?"
"Ma... così..." risponde lui con un sorriso sotto i baffi. "I primi due nomi che mi sono venuti in mente... e poi Smith e Jones mi suonavano troppo fasulli."
Arrivati al terzo piano percorriamo il ballatoio esterno. La porta della camera 343 è accessibile ma già davanti alla porta della 345 ci sono i sigilli che intimano di non oltrepassare quella zona. Sulla porta della 347, la stanza in cui alloggiava l'axdat, ci sono sia i blocchi anti-apertura del Servizio di Sicurezza Marziano che quelli del Servizio di Sicurezza Federale. Dall'alto giunge uno strano suono, come di un'ocarina, ma non si tratta di musica, si tratta di un uccellino che ha nidificato sotto al tetto del ballatoio e che sta portando cibo ai suoi piccoli. Il suono come di ocarina sono i versi che questi fanno mentre sollecitano la pappa al genitore. Gli do' solo un'occhiata di sfuggita mentre faccio passare la scheda sotto al sensore che aprirà la porta della nostra stanza.
Una volta dentro mi guardo in giro e preparo il tricorder momentaneamente 'preso in prestito' dal laboratorio scientifico, mentre Luke si attiva per smontare il pannello del condotto di aerazione. "Fatto" dice l'umano. "Vediamo se la planimetria catastale è aggiornata e se questo condotto ci porterà dove vogliamo."
Ci vogliono solo pochi minuti per arrivare alla camera 347. Le forze dell'ordine non hanno piazzato sensori anti-intruso, né altro genere di allarme. Ci sono soltanto i sigilli all'esterno ad intimare il 'state alla larga'. Del resto l'assassino è già stato preso, nessuno si aspetta che qualcun altro torni sul luogo del delitto.
La stanza è circa tre metri per tre ed ha tutte le comodità di un albergo ad una stella, ossia molto poche.
"Allora" propone Luke. "Ci dividiamo, così battiamo il territorio più velocemente?"
"Spiritoso" dico, iniziando le rilevazione con il tricorder.
"Senti anche tu questo strano odore?" mi chiede l'umano, che nel frattempo si sta guardando intorno ficcando il naso un po' dovunque.
"Sì, qualcosa tipo... muschio, vero?"
"No, non proprio, a me ricorda più l'anice."
Chiudo il tricorder con espressione perplessa. "Hai trovato niente?" chiedo a Luke.
"Poca roba di nessun interesse, gli inquirenti si sono portati via qualsiasi documento o appunto l'axdat avesse con sé. E tu? Trovato niente?"
"Nulla."
"Viaggio a vuoto, allora..." sospira Luke.
"No, non hai capito. Non ho rilevato 'nulla', questo posto è 'troppo' pulito e la cosa non quadra molto."
"I poliziotti utilizzano particolari tute per non 'inquinare' i luoghi d'indagine con la loro presenza" medita Luke.
"Ma l'axdat, che viveva e dormiva qui, dovrebbe aver lasciato per forza qualche traccia organica del suo passaggio. Tutti gli esseri viventi lo fanno: cellule morte della pelle, capelli, secrezioni caratteristiche della specie come può esserlo il sudore..."
Luke si avvicina al letto. "Queste lenzuola hanno tutta l'aria di essere fresche di bucato. Servizio di tutto rispetto per un albergo di questa categoria. Usciamo da qui, la cosa non mi piace affatto."
Dalton si dirige di nuovo verso il condotto di areazione per poi bloccarsi perplesso davanti ai bordi del pannello. Mi avvicino per guardare anch'io: ci sono due leggeri graffi, come se qualcuno avesse tentato di scardinarlo in tutta fretta dall'interno e non siamo stati noi.
"A quanto pare non siamo gli unici ad avere avuto questa idea" conclude Luke.
Analizzo la zona con il tricorder. "Questi graffi sono nuovi, né polvere né altri residui hanno fatto in tempo a depositarsi. Non risalgono a più di due giorni fa."
In meno di un minuto siamo nella camera 345 ad effettuare le stesse analisi con il tricorder.
"Dunque?" mi chiede Luke.
"Sterilizzata. Probabilmente con un disgregatore a bassa potenza che non danneggiasse gli oggetti ma che disintegrasse i microscopici residui organici su mobili e pavimento."
"Mi piace sempre meno questa storia" afferma Luke. "Che facciamo? Spulciamo le registrazioni dell'albergo per vedere chi c'era in questa stanza?"
"Se pensi di riuscire a trovare qualcosa... Lucsly."
"Hai ragione, Dulmer, ma è meglio non lasciare nulla di intentato, non si sa mai."
Entrare nel file del registro dell'albergo è piuttosto facile, i sistemi di sicurezza sono quasi inesistenti, più che in programmi software anti-intrusione consistono nel fatto che già alla base, molti clienti non si registrano col proprio vero nome.
In pochi minuti trovo quello che mi interessa sapere sulla stanza 345: "Risulta una sola prenotazione il giorno prima dell'omicidio: Jaru Smith. I documenti sono stati regolarmente presentati e hanno tutta l'aria di essere autentici... se sono falsi, sono stati fatti ad arte."
"Come è fatta questa tipa? Ci sono foto?" chiede Luke.
"No, si tratta di un tesserino di identificazione di tipo Beta3 e ci sono solo i dati fiscali. Provo a fare ulteriori ricerche sull'identità di questa Jaru Smith spulciando i file pubblici e via dicendo" propongo. "Chissà che non mi capiti di incappare in qualcosa di interessante."
"Ok, nel frattempo io vado a fare quattro chiacchiere con il receptionist, magari viene fuori che si ricorda qualcosa."
Mentre Luke si allontana, mi metto al lavoro. Le cose interessanti che trovo non sono molte: a parte il fatto che viaggia in continuazione, questa tipa senza volto sembra condurre un'esistenza decisamente orientata sul tenere un 'basso profilo'. Jaru Smith, professione rappresentante, e questo giustificherebbe i viaggi frequenti. Per accedere al data base dell'anagrafe occorre il permesso dell'interessato e riuscire a bypassare il codice è oltre le mie capacità. Comunque nulla mi vieta di spulciare i registri di pubblica consultazione per fare un paio di ricerche incrociate: registro brevetti di volo, assistenza sanitaria, tutti i dati descrivono una persona assolutamente nella norma fino a che non si arriva al curriculum scolastico, che ne è addirittura al di sotto. Jaru non dormiva nel campus e non ha mai partecipato ad una recita scolastica, ad una gara agonistica, a qualsiasi cosa potesse farla distinguere o semplicemente ricordare. Non c'è la sua immagine olografica sull'annuario della scuola. Dopo tutte queste ricerche e questi dati su di lei, ancora non so come è fatta questa tipa. L'ultimo dato che riesco ad ottenere è che è arrivata su Marte prenotando un volo alle famigerate Whitestar Spaceline, tratta spazioporto H.Sulu di San Francisco-spazioporto H.Bradbury di Mars City.
Quando Luke torna dal suo colloquio con il receptionist è già ora di sbrigarsi per tornare in Accademia prima di violare i termini della libera uscita.
"Chiropteriana" annuncia l'umano pensieroso, quando ormai siamo già sul trasporto per Frisco.
"Perché quel tono di voce? Jaru può benissimo essere un nome chiropteriano."
"Ma Smith?"
"Esistono anche gli incroci, forse suo padre era umano."
"No, il receptionist giurava che a vederla da fuori non sembrava affatto e penso che il tizio, con il lavoro che fa e la gente che vede tutti i giorni, abbia buon occhio. Chiropteriana, altezza sull'uno e sessanta, capelli neri e tagliati corti, occhi castani, carnagione dorata e corporatura snella. Ti ricorda qualcuno?"
"Certo!" esclamo schioccando le dita. "Quasi tutti i chiropteriani che ho incontrato. Adesso sì che siamo a cavallo."
"Spiritoso" sbuffa l'umano. Poi chiude gli occhi e si volta dall'altra parte, vuole approfittare del resto del viaggio per riposare ed è meglio che lo faccia anch'io.
In Accademia ci aspetta il consigliere Memok. In realtà lui non è ancora al corrente dell'appuntamento, ma in fondo questo è solo un dettaglio.
"Bel trucco, Luke" dico, mentre trascino a fatica i bagagli del consigliere. "Ma non c'era un modo meno... 'faticoso' per avere un colloquio con il consigliere?"
"Il folletto non è in Accademia per delle visite di cortesia" mi risponde l'umano. "Sai quanto avremmo dovuto aspettare, prima che ci concedesse un appuntamento? Sostituirci agli attendenti per portare i suoi bagagli fino all'alloggio è il modo più veloce per potergli parlare."
"Non chiamarlo folletto, ricordati che il consigliere in passato è stato l'aiutante del grande Morgan Beauregard."
"Sì, sì, Renko" ribatte l'umano, sospirando. "Beauregard, un semisconosciuto detective privato che esercitava su quello sperduto sasso che è November e che qualcuno ha ancora il coraggio di chiamare colonia."
"Beh... si da il caso che era un grandissimo detective, nonché il mio idolo personale."
Quando entriamo nell'alloggio, il consigliere Memok ci sta girando le spalle mentre discute con qualcuno sul video terminale. Il vulcaniano non è cambiato dal primo anno d'Accademia, quando venne per accertarsi dei progressi del suo pupillo, Vaarik. Quella è stata la prima e ultima volta in cui l'ho incontrato, ma fortunatamente Luke lo conosce bene, anche se l'umano userebbe l'avverbio 'purtroppo'.
"Appoggiate pure al centro della stanza" ci dice Memok, senza voltarsi verso di noi ma continuando a concentrarsi sulla sua discussione.
Io e Luke ci diamo un'occhiata a vicenda ed eseguiamo. Il consigliere sembra piuttosto irritato, nel senso vulcaniano del termine, ovviamente. Interrotta bruscamente la comunicazione, finalmente Memok si gira verso di noi. "Signor Dalton..."
"Consigliere."
"Nella lingua vulcaniana la parola 'coincidenza' non esiste. Pertanto debbo supporre che lei si trovi qui per ragioni specifiche e non perché ha trovato una nuova passione per il facchinaggio."
"In effetti siamo qui per una conoscenza comune" risponde Dalton, includendo anche me nel discorso. "E per porle un paio di domande al riguardo."
È Luke a sostenere il peso della conversazione, visto che conosce il consigliere meglio di me e dice di sapere come prenderlo. Inoltre, prima di entrare nell'alloggio mi ha fatto promettere di non tirare in ballo la storia di Beauregard. È un peccato, un'occasione sprecata, essere davanti a Memok, che lo ha conosciuto di persona, e non poterne parlare. Ma Dalton ha ragione, in questo momento abbiamo ben altre priorità.
Malgrado i vulcaniani non mostrino le loro emozioni, l'irritazione del consigliere per il fatto che l'avvocatura generale gli impedisca di parlare con il suo 'protetto' lo irrita notevolmente. Quando gli facciamo notare le 'stranezze' che abbiamo riscontrato sulla scheda di Vaarik, il consigliere per prima cosa tenta di minimizzare ma sotto l'insistenza e il terzo grado di Dalton, ammette che un fondo di verità c'è ma che non può dire di più.
L'unico velato suggerimento che ci dà è quello di indagare sugli spostamenti delle persone coinvolte nel caso. "Spesso la chiave per risolvere un mistero si trova proprio nelle ore che lo precedono" conclude il consigliere.
Io trattengo il mio entusiasmo e non dico nulla, ma sono sicuro che stia citando una massima del grande Beauregard.
L'ufficio è quasi deserto. Io e Luke ci sediamo in uno dei terminali in angolo, il più lontano possibile da sguardi indiscreti.
Indagare sugli spostamenti delle persone coinvolte nel caso... il consigliere Memok fa presto a parlare. Finora le nostre indagini sugli spostamenti di Vaarik e Rossamanu non ci hanno portato a nulla. L'unica carta che ci resta ancora da giocare è questa misteriosa Jaru Smith di cui sappiamo un sacco di cose senza in realtà sapere nulla.
Il processo si terrà questa mattina e continuerà per tutta la giornata, pertanto, ormai, il nostro tempo è agli sgoccioli, ma piuttosto che stare con le mani in mano facciamo questo ultimo tentativo.
Fortunatamente posso accedere al software del CSC, mirato appunto ad indagini di questo tipo. Utilizzare i terminali dei nostri alloggi ci farebbe andare ben poco lontano.
"Allora, come funziona questo programma?"
"È semplice" rispondo. "Normalmente negli spazioporti ci sono telecamere di sicurezza. Noi abbiamo più o meno la descrizione delle fattezze di questa fantomatica Jaru. Inserendola nel programma e collegandoci con i terminali astroportuali, il computer estrapolerà dalle immagini riprese dalle telecamere tutti coloro che rispondono all'identikit. Dopodiché starà a noi fare una selezione definitiva e quando avremo le immagini dei possibili sospetti potremmo ricercarli nell'archivio delle foto segnaletiche nella speranza di trovare qualche precedente. Questo è tutto."
"Questo è tutto? Ti sembra poco? Anche se abbiamo l'orario del volo, Frisco e Mars City hanno un traffico spazioportuale immenso. Hai idea di quante persone corrispondono alla descrizione? Quanto pensi che ci vorrà per spulciare tutte le immagini?"
Non ha tutti i torti. Il processo potrebbe già essere finito, quanto approderemo a qualcosa. "Hai altre idee?" gli chiedo. "Certo sarebbe stato tutto molto più semplice se il Four Finger fosse stato un albergo a cinque stelle con relativo servizio di telecamere di sicurezza, ma..."
"T-Recal, ma certo!" esclama Luke. "Jaru deve aver pur preso un altro mezzo di trasporto per arrivarci."
"Potrebbe aver affittato un mezzo di trasporto privato" rispondo, mentre controllo sul terminale. "Dall'H.Bradbury fino a T-Recal c'è un solo mezzo di servizio pubblico."
"Bene, iniziamo da qui. La stazione delle navette di T-Recal è molto più piccola, potremmo avere migliore fortuna... altrimenti per cosa mi chiamano Lucky a fare?" chiede Dalton, stringendosi nelle spalle.
"Ok, dammi l'identikit."
Luke mi porge un pad con l'immagine di una chiropteriana.
"Ma questa è una foto di Eru!" esclamo.
"Beh... è l'unica chiropteriana che conosco, e poi è una ragazza e corrisponde alla descrizione, così ho pensato che una sua foto sarà senz'altro più efficace di qualsiasi disegno potessi fare io."
"D'accordo, d'accordo" dico, immettendo la foto nel programma. "Adesso vediamo il responso delle telecamere della stazione di T-Recal."
"Quanto tempo pensi ci vorrà?" chiede Dalton.
"Come hai detto tu, il traffico di T-Recal è abbastanza limitato, considerato anche che gli abbiamo dato parametri temporali specifici, credo una mezz'..."
<Elaborazione terminata> annuncia la voce del computer.
"...oppure molto meno" concludo, un po' stupito che il computer ci abbia messo così poco.
"Guarda, ha trovato un solo file" mi sgomita Dalton. "Aprilo."
"Forse dargli una foto è stato come dargli dei parametri di ricerca un po' troppo specifici" dico, mentre apro il file ed il volto di Jaru Smith appare sullo schermo. "Aspetta... ci deve essere un errore. Devo aver fatto confusione fra i file quando ho immesso la foto di Eru."
"No, non credo" risponde Luke. "Ecco la nostra chiropteriana misteriosa."
Eru. Jaru Smith e Eru sono la stessa persona. Le telecamere della stazione delle navette hanno ripreso un'unica immagine del suo volto; la chiropteriana si trovava all'esterno della porta principale e per controllare che la strada fosse sgombra prima di attraversare, ha inavvertitamente girato la testa in direzione di una di loro.
È la mattina del processo. Eru non si trova nei suoi alloggi ma sinceramente non ce l'aspettavamo. Anche se il processo si svolgerà a porte chiuse, molti cadetti sono andati comunque a presidiare la piazza al di fuori del tribunale; alcuni esibendo cartelli con vari slogan, tra i quali 'salvate il cadetto Ryan' citazione da un vecchio film terrestre che e cade a puntino, visto che i più non conoscono il vero nome dell'imputato.
Io e Luke ci dividiamo, ma fra la folla non scorgiamo il volto noto della chiropteriana.
"L'hai trovata?" mi chiede l'umano attraverso il comunicatore.
"No, qui sembra che nessuno l'abbia vista. E tu?"
"Idem. Che si fa? Non possiamo setacciare l'intera Accademia."
"Se è coinvolta in questa cosa, dubito che se ne stia tranquilla a far lezione da qualche altra parte. Deve essere qui. E se fosse dentro?"
"Hai ragione" risponde l'umano. "Entriamo."
"Entriamo!?" gli chiedo. "E come pensi di fare, scusa?"
"Ma come, siamo o non siamo i 'nuovi attendenti' del consigliere Memok? Se il folletto vuole scagionare il suo pupillo troverà il modo di farci assegnare dei pass."
Detto e fatto, la pensata di Luke non è stata poi tanto malvagia. A Memok è stato negato il permesso di parlare con Vaarik nei giorni scorsi, ma come tutore del vulcaniano è presente al processo. Per nostra fortuna il vulcaniano ha con sé il suo comunicatore, quanto lo chiamiamo il suo tono di voce presenta una sfumatura di irritazione, ma una volta messolo al corrente delle nostre scoperte, si fa decisamente più interessato. Sempre via comunicatore, il consigliere dà ordine alle guardie di sicurezza che presiedono il Blocco C di farci passare e poi ci avverte di raggiungerlo in una piccola sala poco distante dall'aula in cui si sta tenendo il processo.
"215... 216... 217. È questa." L'apertura automatica della porta è disattivata, non ci resta che affidarci all'avvisatore acustico. "Siamo Renko e Dalton, consigliere, ci apra."
Le porte si spalancano sulla piccola stanzetta. All'interno, Memok è seduto dall'altra parte di un tavolo, accanto a lui una sorpresa che non ci aspettavamo.
"Eru..."
"Ciao, Renko. Ciao, Luke" saluta la chiropteriana con un sorriso, come nulla fosse.
"Che significa, questo, consigliere?" chiedo.
"Andiamo per ordine, cadetti" risponde con tono pacato Memok. "Prima di tutto sedetevi, dobbiamo fare una chiacchierata tutti e quattro insieme."
"Questo è poco ma sicuro" afferma Dalton, l'espressione cupa.
"Beh..." inizia Eru una volta che ci siamo accomodati sulle sedie a disposizione. "Il fatto è che io non sono una normale cadetta."
"Fin qui ci eravamo arrivati" dico. "Usi spesso generalità false e documenti falsi, per andare in giro?"
"Sinceramente, sì" risponde Eru, con un sorriso duro. "Sono un agente governativo e vi sto dicendo questo soltanto perché con le vostre indagini vi state spingendo un po' troppo il là."
"Capita, quando c'è da salvare il deretano ad un amico" ribatte Dalton. "E così saresti uno sbirro. Ecco spiegato come mai il tesserino falso di Jaru Smith fosse fatto tanto ad arte. E sentiamo, come mai ti trovavi a T-Recal il giorno prima della morte dell'axdat e forse anche durante la morte dell'axdat? Sono proprio curioso di sentire tutta la storia."
Eru dà un'occhiata verso il consigliere. Memok ricambia lo sguardo e fa un cenno d'incoraggiamento con la testa.
"Su tutto quello che sto per dirvi dovrete tenere il massimo riserbo" annuncia la chiropteriana. "Si tratta della vera identità di Vaarik, ovviamente. Il consigliere mi ha già avvertito che avete espresso dubbi sulla veridicità del suo curriculum accademico. Ne avete parlato con qualcun altro, per caso?"
Se questo fosse un olofilm, una nostra risposta negativa decreterebbe la nostra morte. Questa però è la realtà e siamo di fronte ad un ufficiale di Flotta, non a qualche organizzazione criminale che vuole conquistare la galassia. Tuttavia un leggero senso di inquietudine mi percorre la schiena quando facciamo cenno di no con la testa. Sarà che ho visto troppi film di Smithee.
"Bene" continua Eru, visibilmente sollevata, ma soprattutto senza tirare fuori un disgregatore con il quale polverizzarci seduta stante e con una risata diabolica. "Tenete presente che non sarei autorizzata a svelarvi queste informazioni, se non ne fossi costretta dalle circostanze. E che conto sulla vostra parola di cadetti della flotta stellare e di amici di Vaarik perché non le riveliate a nessuno e quando dico nessuno intendo 'nessuno', chiaro?"
"Senti, bella, il discorso è chiaro e il tempo stringe. Arriviamo al punto?" chiede Dalton, con tono duro e per una volta tanto per nulla propenso a farsi abbindolare dal bel viso e dal sorriso di una donna.
"D'accordo" risponde Eru con un sorriso tirato ed una nota d'acciaio nella voce. "Vaarik è nel programma protezione testimoni" emette tutto d'un fiato. "Gli è stata fornita una nuova identità ed è stato ammesso all'Accademia perché si possa fare una nuova vita."
"Protezione testimoni?" chiedo. "Perché?"
"Questo non posso dirlo" risponde decisa la chiropteriana. "Non posso rivelarvi né la sua vera identità né il caso in cui è rimasto coinvolto. Ordini perentori."
"Questo però non spiega cosa ci facessi tu a T-Recal" insiste Luke.
"Io sono l'agente incaricato di proteggere Vaarik. Nemmeno lui sa della mia esistenza. Ero nella caffetteria dell'Accademia quando ho sentito l'axdat minacciarlo. Capirete che date le circostanze dovevo saperne di più riguardo questo strano tipo e soprattutto che tipo di minaccia rappresentasse per il vostro amico."
"Hai ucciso tu, l'axdat?" chiedo, senza mezzi termini.
"No."
"Tutto questo non ci sta portando a nulla!" sbotta Luke. "Vaarik è nel programma protezione testimoni. Tu dici di essere il suo angelo custode. Tutte belle chiacchiere che non aiutano il vulcaniano."
"Tu eri a T-Recal quando l'axdat è morto, Jaru Smith o Eru o quale sia il tuo vero nome" continuo io.
"Vuoi dirci come sono andate le cose o senza che te lo dobbiamo tirare fuori noi sì o no?" riprende Dalton.
Eru si stringe nelle spalle con un sorriso complice, o questa sarebbe la sua intenzione. "Scusate. Deformazione professionale."
"Già" sbotta Luke. "Dire sempre il meno possibile, eh?"
"Ed intanto il processo a Vaarik va avanti mentre noi perdiamo tempo" concludo io.
Eru trae un sospiro e poi comincia a raccontare: "Sì, è vero, ero al Four Finger quando l'axdat è morto. Volete sapere cosa ho visto? Eccolo: Vaarik si trovava sul ballatoio esterno e stava venendo verso la stanza dell'axdat. Ho visto Rossamanu uscire dal suo alloggio e precipitarsi verso il vulcaniano. Da qui le cose si fanno confuse, nella sua corsa l'axdat ha travolto Vaarik. Il vulcaniano ha tentato una presa vulcaniana per difendersi da quell'apparente aggressione... c'è stato un lampo d'energia, e Rossamanu è stato sbalzato oltre il parapetto, mentre Vaarik è caduto al suolo svenuto. Nemmeno io sono in grado di dire cosa sia realmente successo. Non posso avere la certezza che sia stato un incidente e non sia stato il vulcaniano a spingerlo. Quando la polizia è arrivata io sono dovuta... andarmene di tutta fretta per non far saltare la mia copertura e per attendere ordini dai miei superiori."
"Ma tu hai parlato con Rossamanu, cosa voleva da Vaarik?"
"No. Purtroppo non ho avuto occasione di incrociare l'axdat prima del giorno fatidico, perché si trovava fuori dall'albergo."
"Consigliere, lei sapeva di questo." La mia non è una domanda, è un'affermazione.
"Sapevo del compito di Eru qui in Accademia" ammette Memok. "Ma non che lei si trovasse su Marte al momento dell'incidente. Di questo nessuno mi aveva avvertito. Quando l'ho saputo da voi ho subito rintracciato la nostra amica e mentre vi aspettavamo abbiamo fatto quattro chiacchiere."
"Tipico" sbuffa Luke. "Anche nella cosiddetta civile Federazione queste cose funzionano a comparti stagni, eh?"
"A quanto pare" risponde Memok serio. Poi si rivolge alla chiropteriana: "Ma questo non è tutto, vero Eru? C'è dell'altro."
"Sì, c'è dell'altro." Eru sembra restia a tirare in ballo l'argomento. "Sapete che sono nella sezione medica e che sono specializzanda in medicina legale..."
"Dunque?"
"Dunque... quando Rossamanu è uscito di corsa dalla propria stanza sembrava come... come in preda ad una sorta di follia violenta. In poche parole, quello che voglio dire è che ci sono elevate possibilità che l'axdat fosse sotto l'effetto di qualche droga psicogena."
"Come è possibile che questo non sia saltato fuori dall'autopsia?" chiedo.
"È più che possibile, se non sono state fatte ricerche mirate. Esistono composti che non lasciano tracce e se i patologi non avevano motivo di sospettare che Rossamanu fosse drogato, di certo non hanno fatto le analisi specifiche per trovarle."
"Dunque sarebbe sufficiente trovare le tracce di questa fantomatica droga per poter scagionare il vulcaniano" medita Luke. "Si tratterebbe di legittima difesa, giusto?"
"Giusto" conferma Memok. "Oppure di un disgraziato incidente. Come i vulcaniani, anche gli axdat hanno particolari capacità psichiche. Se Rossamanu era sotto l'effetto di una droga psicotica... il suo stato mentale alterato può aver aumentato queste capacità ed una volta a contatto con Vaarik, si è creato una specie di 'corto circuito psichico' che ha sbalzato i due lontani uno dall'altro."
"È tarda mattinata ormai" faccio notare ai presenti. "Il processo si concluderà nel pomeriggio, se vogliamo trovare le tracce di questa droga dobbiamo muoverci immediatamente."
"La cosa più logica da fare è recarsi direttamente all'ospedale dove viene custodito il corpo dell'axdat" interviene il consigliere. "Posso utilizzare la mia influenza di ufficiale di Flotta per procurarvi il permesso per entrare anche nei reparti riservati. Riguardo a come vi procurerete le prove... per quello lascio fare a voi" continua poi con tono d'intesa. "Mi raccomando, fate presto."
Ci sarebbero ancora tante cose da chiarire ma è il tempo che manca. Io, Luke ed Eru ci alziamo per correre all'ospedale in cerca di questa nuova provvidenziale prova che scagionerebbe il nostro amico dall'accusa di omicidio.
Alti livelli di encefaline e di enzimi cerebrali. Ecco cosa abbiamo trovato e cosa potrebbe insinuare quel minimo dubbio nella giuria tanto da far propendere per un verdetto di non colpevolezza. Il nostro impegno e le nostre indagine non sono bastate a farci ammettere in aula, il processo è e resta a porte chiuse. Mentre le nostre prove vengono esaminate a noi tocca attendere qui fuori.
"Ragazzi" esordisce Eru. "Vi ricordo ancora una volta che Vaarik fa parte del programma di protezione testimoni e che voi siete gli unici a sapere della mia vera... 'identità'. Pertanto di chiedo ancora una volta di non parlare con nessuno di questi eventi e di non svelare al vostro amico la mia... missione di angelo custode, per il suo bene è meglio che ne resti all'oscuro."
"E se invece ci scappasse?" la provoca bonariamente Dalton.
"Sarebbe meglio di no, per voi e per la vostra carriera" risponde Eru senza fare una piega. La chiropteriana si allontana. Il dovere le imponeva di porgerci la sua richiesta e le sue minacce, fatto questo non abbiamo altri argomenti di conversazione e penso che a causa di tutto questo casino, ora si trovi un po' sulle spine in nostra presenza.
"Luke" esordisco io. "È solo una mia impressione o ci sono ancora parecchi punti... oscuri, in tutta questa vicenda?"
Dalton non risponde immediatamente, si prende un po' di tempo per pensare e per scegliere adeguatamente le parole. "La mia impressione, Renko, è che sia molto ma molto poco salutare continuare ad indagare su questa vicenda."
"Ma..."
"Per ora non possiamo fare altro che aspettare il verdetto" taglia corto l'umano.
Attendiamo il verdetto, in piedi fuori dall'aula del tribunale. -Questa è la fine o l'inizio?- mi chiedo.
Le porte si aprono, solo uno spiraglio e il consigliere Memok ne fa capolino. "Stanno per emettere il verdetto" annuncia. "Forza, entrate anche voi, ve lo siete meritato ma non fatevi notare troppo."
Entriamo nell'aula e ci sediamo nell'ultima fila, restando sullo sfondo. Il processo è a porte chiuse ed i banchi sono tutti vuoti. Oltre a poco personale di servizio e qualche guardia della sicurezza sono presenti solo giudice, giuria, accusa e l'imputato, ovviamente.
Vaarik è ovviamente seduto in prima fila, accanto a lui il professor Six, subito dietro il consigliere Memok, tornato al suo posto.
"Buongiorno, ragazzi" sento la voce alle mie spalle e mi volto per ricambiare il saluto, ma resto sbalordito quando vedo il mio interlocutore.
"Rettore..."
D'Elena, anziché andare a sedersi al posto d'onore è venuto in fondo all'aula, al nostro fianco. "Mi sento in dovere di complimentarvi con voi di persona. Farò in modo che abbiate una nota d'elogio nelle vostre schede personali."
"Dovere, rettore, Vaarik è un nostro amico..."
"Non minimizzate ciò che avete fatto, cadetti. È questo lo spirito della Flotta Stellare. Scavare fino a trovare la verità, ed il vostro lavoro potrebbe scagionare un innocente da un'accusa molto grave." Il rettore ha l'aria bonaria e le mani allacciate dietro alla schiena, come se si fosse fermato semplicemente per fare due chiacchiere. Dopo una breve pausa, D'Elena continua: "Mi piacerebbe che tutti potessero essere a conoscenza del vostro operato, ma come avrete avuto già modo di capire... questa è una faccenda delicata. E deve essere trattata in modo delicato."
"In pratica, rettore, questo è un modo per ribadire che dobbiamo mantenere il riserbo sull'intera faccenda" dice Luke, arrivando subito al punto.
"Esattamente" conferma D'Elena, sempre sorridendo bonariamente.
Intanto all'inizio dell'aula le cose si stanno muovendo, siamo giunti al punto critico.
"Per l'accusa di omicidio il verdetto è..." annuncia il rappresentate dei giurati "...non colpevole."
Il professor Six si alza in piedi giubilando. Vaarik e Memok, in quanto vulcaniani mantengono un comportamento decisamente più distaccato, ma sul volto del consigliere il sollievo è palese.
"Bene!" esclama il rettore, ancora seduto al nostro fianco. "Congratulazione cadetti, avete salvato il vostro amico." D'Elena si alza in piedi, ma prima di allontanarsi ci lancia un ultimo, garbato, sottinteso, perentorio ordine. "Ora tutta la faccenda è da considerarsi definitivamente chiusa."
Six, Vaarik e Memok si alzano per uscire dall'aula. Quando ci vedono, si fermano davanti a noi. È la prima volta da che è iniziato tutto questo inghippo che rivedo Vaarik, non posso fare a meno di esprimere la mia contentezza ma il vulcaniano fa un passo indietro quando mi vede avvicinare troppo. Così mi trattengo ed alla fine gli dico soltanto: "Ciao, Vaarik, sono felice di rivederti."
Sul volto del vulcaniano sembra farsi largo lo spettro di un sorriso ed incredibilmente, per la prima volta da che ci conosciamo, la sua risposta è: "Anch'io."
Intanto il professor Six sta parlando con Dalton: "Bene! Bene! Tutta questa vicenda alla fine è andata nel modo giusto. Ora, signor Dalton, potrà finalmente riavere il suo alloggio ed il suo vecchio compagno di stanza!"
Luke si stampa sulla faccia un sorriso di circostanza in onore del professore e poi si volta verso Vaarik. "Bene" gli dice l'umano. "Suppongo che non ci abbracciamo."