ANCHE GLI ANGELI MANGIANO LA BISTECCA

 

Angosia, ridente e pacifico pianeta, solo di recente unitosi alla federazione. Qui tutti sono dediti alla ricerca ed al progresso della società, allo sviluppo delle scienze ed alla scoperta dei misteri dell'universo, in compenso vi posso assicurare che il sabato sera la vita sociale è in sostanza inesistente e la loro cucina non è nulla d'eccezionale. Le cose però non sono sempre state così, infatti, recentemente gli angosiani hanno dovuto combattere una guerra spaventosa, che ha lasciato notevoli cicatrici nella loro società, invece la cucina e la mancanza di divertimenti sono rimasti gli stessi.

Nonostante tutti gli sforzi degli abitanti per riprendere una vita normale, mettendosi l'esperienza di quel conflitto alle spalle c'è sempre qualcosa che li riporta a quei giorni, un cambiamento nel paesaggio per esempio. A volte quasi impercettibile, come un albero che era stato in certo posto per secoli, ora era sostituito da un cespuglio o una strada che faceva una piccola deviazione, a causa del cimitero che si era ingrandito. Un cambiamento a volte sbattuto in faccia doloroso ed innegabile, quanto la verità, come l'edificio dell'Accademia Militare.

L'Accademia, creata durante la guerra per addestrare gli ufficiali delle forze armate, fu inglobata nelle strutture della Flotta stellare poco dopo l'unione. Quell'avvenimento fu considerato da molti veterani come la prova che Dio, se esisteva, di certo aveva un gran senso dell'umorismo. Il governo Angosiano aveva aderito alle discrete richieste della maggioranza della popolazione, perciò non c'era una sola statua o altro monumento, su tutto il pianeta, che commemorava gli eroi ed i sacrifici della lotta contro i Tarsiani. Ed ora quell'enorme palazzo s'ergeva a perenne ricordo di quello che era stato, di quello che era stato fatto prima e dopo, degli atti di vigliaccheria e di coraggio... ma cosa peggiore, del loro momento più nero.

Ma forse devo smettere di fare da cicerone, in fondo non è il mio mestiere, inoltre non siamo qui per un giro turistico o una digressione sulla recente storia angosiana, i protagonisti della vicenda che vi voglio narrare non sono neanche di questo pianeta. A proposito, scommetto che vi state chiedendo di chi sto parlando e cosa ancor più importante dove diavolo sarebbero questi tipi.

Eccoli lì, guardate quei tre che stanno faticosamente uscendo dalla foresta in condizioni pietose. Per quanto sia strano, fino a pochi giorni fa, quei relitti erano dei prodi e valenti cadetti della flotta stellare, giovani (si fa per dire) aspiranti ufficiali. Ed adesso? Mirate questi esseri spossati, fradici, sporchi, dai vestiti lacerati e privi d'ogni rimasuglio di forza, vedendoli così sembrerebbero i più disperati dei vagabondi.

Forse non dovrei essere così severo, dopo tutto io sono uno di loro. Per essere precisi quello di mezzo, l'umano belloccio ed affascinante, nonostante le grandi privazioni, che è tenuto su a fatica dai suoi compagni. Opss... mi sono appena accorto di aver fatto un'enorme gaffe, non mi sono presentato. Mi chiamo Dalton, Luke Dalton, per gli amici Lucky. Ora voi vi starete chiedendo, cosa può aver ridotto così una persona non proprio giovanissima, ma ancora in splendida forma, con una vasta esperienza di vita militare dietro le spalle. Se state pensando che la colpa sia dei suoi soci di svariate avventure...beh purtroppo devo annunciare che questa volta non è tutto merito loro, no in quest'occasione sono stati ampiamente aiutati.

La storia in questione è molto lunga, perciò non vorrei annoiarvi... come? Dite che in fondo non avete nulla di meglio da fare? Oh beh allora credo che sia meglio incominciare a raccontare, ma da dove?

Rimaniamo sul classico, partiamo dall'inizio.

Perciò lasciamo Angosia per ritornare sulla Terra, capitale della Federazione Unita dei Pianeti e sede dell'Accademia della Flotta Stellare, torniamo anche indietro nel tempo di qualche settimana, durante quella che sembrava una normale giornata di lezione. Appunto, la parola magica è sembrava, infatti, durante la mattina agli studenti era stato annunciato che proprio quel giorno sarebbero stati annunciati i nomi dei dieci fortunati cadetti che avrebbero partecipato ad uno stage presso la rinomata Accademia militare angosiana, di cui l'emerito comandante Naren Gozar era uno dei migliori prodotti. Com'è ovvio, a tutti era bastato avere a che fare con UN angosiano, l'idea di rimanere settimane circondati da pazzi scatenati, pronti a compiere improvvise operazioni chirurgiche senza anestesia sui poveri cadetti, non attirava molto.

Fu probabilmente per questo che, nei giorni precedenti, c'era stata un'impennata spaventosa nell'acquisto d'oggetti scaramantici di vario tipo e d'ogni cultura.

Al momento del fatidico annuncio, della rivelazione apocalittica, vi posso giurare che in tutti gli edifici della scuola regnava il più assoluto silenzio, nessuno osava emettere un fiato...beh proprio nessuno no.

"I feeellllllll goooodddddddd" canticchiava allegramente nel refettorio un umano dai capelli neri, anche se già si notavano alcuni sprizzi di bianco qua e là, come spesso gli faceva notare il suo compagno di stanza. Con ogni probabilità per farlo irritare, pensava lui.

Quest'atteggiamento d'aperta spavalderia, avrebbe, forse in altri giorni, potuto essere preso in simpatia, magari ammirato dagli altri cadetti. Oggi invece sembrava solo portarli all'esasperazione, tanto erano tesi. Infatti, al cadetto non erano risparmiate occhiate omicide e silenziose minacce di morte. Cosa che non mancarono di notare i suoi due amici che cercarono di riportarlo alla ragione, o almeno a farlo stare zitto.

"Ehi ragazzi, cosa sto facendo di male, è un paese libero posso canticchiare come e quando mi pare" rispose sorridendo.

"Luke, non è il momento... lo dico per te, siamo già tutti molto nervosi per questa faccenda d'Angosia, non mi pare il momento di mettersi nei guai" continuò a rimproverarlo Renko.

Come risposta ebbe soltanto un sorriso.

"Dalton, mi domando come mai sei così tranquillo. Non ti spaventa l'idea d'andare su Angosia?" domandò Vaarik.

Questi sono i miei due migliori amici, va bene sono anche gli unici ma questo è un semplice dettaglio.

L'uomo stava per rispondere al vulcaniano, quando all'ultimo si fermò e con circospezione gli fece segno di seguirlo in un angolo appartato. Vaarik conosceva abbastanza bene il tipo da immaginare qualche losco intrallazzo e, controllato che nessuno li potesse sentire, gli fece segno di continuare. Questi cominciò a parlare in un tono appena percettibile.

"Tranquilli, ragazzi, ho messo tutto a posto io."

"Allora siamo proprio nei guai" risposero all'unisono i due.

"Grazie per la fiducia signori, sono proprio commosso."

"Ricordo perfettamente i tuoi precedenti" disse Vaarik.

"Oggigiorno sono tutti critici. In ogni modo questa volta andrà tutto bene, sapete, casualmente ho scoperto chi si occupa di gestire il computer che farà l'estrazione, sempre casualmente mi sono accordato per fare in modo che non solo non saltino fuori i nostri nomi, ma che becchino Perfect e compagnia bella." Il tono di Luke non nascondeva certamente la punta di perfidia e di piacere per quello scherzo.

I suoi compagni si guardarono silenziosamente negli occhi poi ritornarono a fissare Luke.

"Non molto etico, anzi, contrario a tutte le regole dell'accademia. Hai fatto meglio a non dirmi nulla, t'avrei dovuto fermare.

"Puoi sempre farlo, Renko."

"Magari dopo, Luke, magari dopo."

L'arcigno vulcaniano dal canto suo rimase in silenzio, fissando gli altoparlanti che nell'arco di qualche momento avrebbero dato i risultati dell'estrazione.

Infatti, dopo qualche secondo sentimmo la familiare e temuta voce del rettore.

"Cadetti, come sapete quest'anno abbiamo l'occasione di mandare dieci fortunati ad un corso speciale presso l'Accademia militare angosiana. Sono certo che questi baldi giovani porteranno alto il nome e la reputazione di quest'istituto. Ma bando alle ciance e diamo subiti i nominativi. Gli estratti che partiranno per Angosia sono... SONO... SONO..."

Bisogna dirlo, il vecchietto ha il senso dello spettacolo, ce li ha proprio fatti sudare quei nomi...pare che ci siano stati una mezza dozzina di collassi per tutta l'accademia durante l'annuncio, e uno subito dopo... il mio, come credo avrete capito. Vaarik e Renko, anche loro naturalmente erano stati scelti, preferirono mantenere un atteggiamento 'stoico' ed impassibile e sfogarsi in privato, lontani da sguardi indiscreti.

L'unico lato positivo di essere svenuto, è che non mi sono sorbito gli sbeffeggi di quel maledetto Peter Perfect. Già, pare, infatti, che il simpaticone avesse avuto la mia stessa idea, l'unica cosa che ci differenziava era il budget. Il suo era molto più ampio del mio.

Fortuna che gli altri due membri del nostro gruppetto erano occupati, Foster in licenza per malattia della moglie e Ripley per un corso di sopravvivenza con Gozar. Questa volta saremmo stati solo noi tre contro un intero pianeta, non c'è bisogno di dire che quella notte stessa rinnovai la mia polizza vita infortuni, stranamente il premio era salito notevolmente.

Il viaggio d'andata ed i primi giorni all'accademia o 'Mattatoio' come gli indigeni l'avevano amichevolmente chiamato non erano andati male. Certo i percorsi di guerra prima di colazione tendevano a metterti un certo appetito, ma per fortuna la cucina era ottima ed abbondante, se non un pochetto monotona, infatti c'era solo verdura di mattino, a mezzogiorno e la sera. Eravamo capitati in mezzo ad un branco di vegetariani convinti.

Scommetto che vi state chiedendo cosa diavolo c'entrano i gusti culinari con la storia che vi sto raccontando, beh abbiate un poco di pazienza e lo scoprirete.

Comunque fin dall'inizio avemmo una sorpresa molto... grossa.

"Questi tizi non conoscono l'educazione" sbuffò Dalton, mentre disfaceva in tutta fretta i suoi bagagli, mettendo i vestiti alla belle e meglio nell'armadio.

"Dalton, di cosa ti lamenti ora?"

Luke gli diede un occhiataccia, poi prese tutti gli indumenti in un solo blocco e li buttò dentro l'armadio.

"Metodo molto interessante. Poi come li tiri fuori?"continuò il vulcaniano.

"Senti corvaccio, non scocciare che non è il momento. Siamo appena arrivati e già ci tocca fare lezione all'aperto... con questa temperatura polare anche, manco abbiamo il tempo d'ambientarci o semplicemente di disfare adeguatamente le valigie."

"Il problema è solo tuo, che ti sei ostinato a prendere anche troppo" rispose lui, che aveva finito già da alcuni minuti.

"Vaarik, ma..."

La frase fu interrotta a metà da Renko che li esortò a fare in fretta, che la lezione di sopravvivenza sarebbe cominciata in pochi minuti.

Il più velocemente possibile il terzetto corse nella piazza d'arme, raggiungendo così un folto gruppo di studenti che, mentre stava aspettando d'iniziare la lezione, cercava di scaldarsi non smettendo di muoversi. Com'è ovvio, essendo tra gli ultimi arrivati, furono simpaticamente spinti in prima fila, così da essere ben notati dall'istruttore.

"Ehi, Renko, per te che tipo sarà? Visto com'è Gozar, per me sarà un bestione alto due metri e grande quanto un armadio."

"Luke, mai giudicare dalle apparenze. Specialmente qui."

"Il tuo amico ha ragione, questi fono tutti matti" disse una voce che sembrava provenire dal nulla.

Il gruppo di cadetti rimase stupito per un attimo, poi cominciò a guardarsi intorno per cercare la fonte di quell'avvertimento.

"Ciao ragazzi, ci fi rivede."

All'unisono i tre abbassarono lo sguardo, per rivedere il sorriso di Minsk il melmakiano, uno dei dieci cadetti scelti per questo scambio. Per tutto il viaggio aveva cercato d'attaccare bottone, senza successo... anzi con l'unico risultato di irritare tutti gli altri.

"AAAAAAAAA'TTTTTTTTTTTTIIIII" gridò qualcuno, e come un sol uomo tutti gli studenti si misero sull'attenti.

Luke rimase leggermente stupito nel vedere davanti a loro una ragazza minuta, bionda, con due enormi trecce che le arrivavano ai fianchi. In testa portava un basco rosso con al centro uno strano simbolo e sul volto uno strano sorriso.

Qualunque persona si sarebbe stupita a vedere qualcuno all'apparenza così fragile in quel posto. Luke dal canto suo, immaginò subito che quella era solo apparenza. Da come si muoveva, dalla sicurezza, dalla tensione degli altri studenti.

"Meglio non scherzarci con questa" pensò.

Più o meno alla stessa conclusione erano arrivati anche i suoi due soci.

La ragazza si schiarì la voce.

"Salve a tutti, per quelli che non mi conoscono." Ed il suo sguardo andò ai cadetti provenienti dalla Terra." mi chiamo Shayla Gozar, detta anche il fulmine rosa degli an'la'shock.

Quelle parole fecero scattare un terribile senso di dejà vù in Vaarik, Renko e Luke. In ognuno di loro s'insinuò un pensiero.

"Magari è una coincidenza" sperava Dalton.

"Le possibilità sono circa 5614.1 a 1" calcolava mentalmente il vulcaniano.

"Speriamo di no" pensava Renko.

"Certamente se voi non conoscete me, io di certo conosco voi... almeno di fama. Credo, infatti, che abbiate già incontrato mio fratello maggiore, il comandante Naren Gozar."

I miei pensieri è meglio non riportarli, non sono molto edificanti. In quanto a quelli degli altri, beh credo che più o meno siano stati gli stessi.

La ragazza girò attorno a loro per qualche attimo, squadrandoli per bene ed assumendo un aria pensierosa.

"Però è strano, non mi sembrate dei teppisti in crisi di mezz'età, con l'irrefrenabile abitudine di cercare guai e di coinvolgere chi vi sta vicino. Ma come si dice da queste parti: l'apparenza inganna. Perciò ricordate, vi terrò d'occhio" concluse lei, non trattenendo un sorriso divertito.

La ragazza, a differenza del fratello, sembrava proprio avere un senso dell'umorismo.

"Ora, signori e signore, finite le presentazioni è tempo di lavorare. Questo è un corso di sopravvivenza, perciò il mio compito è insegnarvi a restare vivi a discapito di nemici, avversità climatiche e di voi stessi. Il tutto usando al minimo o, meglio ancora, evitando d'usare quelle meraviglie della tecnologia d'oggi giorno. Comunque state tranquilli, non sarà così dura come vi hanno detto. Pensate, il corso precedente al vostro, ha avuto solo metà dei partecipanti morti o feriti gravemente." disse sorridendo, con lo stesso tono di chi t'invita ad una salutare passeggiata tra i boschi." Perciò, iniziamo subito con un bella marcietta di 20 chilometri, in tenuta da guerra... in fila per due, mmaaaaaarrrccccccchhhhhhhhhh."

Ecco, adesso si poteva ritrovare una certa aria di famiglia.

A parte il primo impatto, che si potrebbe definire come... brusco, le cose nei giorni seguenti si stabilizzarono, diventando quasi sopportabili. Certo gli allenamenti erano massacranti, gli studi intensi ed i professori molto esigenti. Però c'era un gran senso di cameratismo, con ogni probabilità, l'essere così tanto ostracizzati dal resto della popolazione, aveva fatto fare quadrato a tutti i membri dell'accademia, tanto che si consideravano come appartenenti ad un club elitario ed esclusivo. Devo ammettere che in fondo mi piaceva, mi sembrava d'essere tornato indietro di vent'anni, ai primi tempi sotto le armi, quando un duro sergente decise di trasformare un branco di adolescenti con il sapore di latte ancora in bocca, in soldati degni di quel nome. L'unico problema era che avevo un paio di decadi in più sulle spalle, che malauguratamente cominciavano a farsi sentire, ovviamente ero troppo cocciuto per ammetterlo, ottenendo così una serie di strappi e contusioni che mi fecero diventare un assiduo frequentatore della locale infermeria. Facendo così fare al corvo vulcaniano un'analisi su come più le cose cambiano e più rimangano le stesse.

A parte queste piccole questioni personali, il soggiorno su Angosia era stato caratterizzato da quattro eventi.

Primo: il caro Minsk pareva essere diventato il progetto personale della sorella dello psic...ehm del comandante Gozar. Passava più tempo con lui che con tutto il resto della squadra, con grave disappunto di tutti gli altri. Bisogna dire che dal canto suo, la piccola palla di pelo cercava di mettercela tutta, ma a lui per primo, sembrava una causa persa.

Secondo: il colore predominante sul pianeta era il grigio, e non parlo solo di come erano dipinti i palazzi. La vita sociale su Angosia non esisteva. Non ho mai visto persone tanto represse e moraliste, fanno sembrare i padri pellegrini dei gozzovigliatori che fornicavano da mattina a sera. A parte che solo per il fatto di uscire dall'accademia ero silenziosamente disprezzato da tutti i cittadini benpensanti, pareva che il maggior divertimento del luogo, fosse osservare l'erba crescere. Peggio che nell'Inghilterra Vittoriana.

Terzo: il caro Renko, incredibile a dirsi, si era in parte staccato dal gruppo. Per una strana coincidenza aveva ritrovato un vecchio compagno di studi qui, un andoriano di nome Ra'lar, rinsaldando i legami quasi subito, aveva cominciato a frequentarlo abbastanza spesso. Sono stupito di tutto ciò, perché solitamente io, lui, Rip, il corvaccio e Paul facciamo gruppo a parte. Sinceramente non l'ho mai capito il perché, non che siamo amici per la pelle, certo ne abbiamo passate molte insieme ma siamo molto diversi l'uno dall'altro, a volte palesemente in contrasto, che mi pare assurdo che non ci siamo ammazzati a vicenda. Eppure rimaniamo insieme, con ogni probabilità sarà uno di quei misteri che rimarranno insoluti per sempre.

Quarto ed ultimo motivo, ma non per importanza...anzi: la cucina, o meglio l'ossessione degli angosiani nel nutrirsi di sole verdure. Come vi avevo già accennato prima, questa filosofia culinaria ha avuto una parte molto importante in questa storia, sebbene sia difficile da credere.

Non ne siete sicuri? Giudicate voi stessi.

"Non ci riesco, per l'amor del cielo, cosa credono che siamo? DEI CONIGLI?" urlò Dalton, mentre percorreva il corridoio, per fortuna deserto, che conduceva nel suo alloggio.

"Buono Luke, sebbene sia concorde nel lamentarmi della mancanza di fantasia dei cuochi. Gridare a squarciagola non servirà a nulla, tranne che ad attirare l'attenzione" disse con calma Renko.

L'umano si fermò, guardò attentamente l'amico al suo fianco e sorridendo scosse la testa.

"Tu stai troppo vicino al beccamorto... pardon Vaarik."

Il delta gammano lo fissò leggermente stupito.

"Non capisco perché mi paragoni a lui. Il mio addestramento nelle arti marziali prevedeva l'apprendimento della pazienza e della sopportazione delle privazioni, mio caro amico."

"Se lo dici tu. Ma credimi, non so cosa darei per una succulenta bistecca al sangue, alta cinque centimetri, tenera, che si scioglie in bocca... proprio come le cucinava mia madre, magari con una leggerissima spruzzata d'origano e di limone, così da insaporirla ben bene" disse, per poi asciugarsi l'acquolina che gli era comparsa ai lati della bocca, al solo pensiero di quella prelibatezza gastronomica.

All'improvviso una mano gli strinse la spalla destra. Voltandosi all'improvviso vide che era quella di Renko, che in quel momento sembrava avere un espressione addolorata.

"Ehi, amico cosa..."

"Luke, ti prego, almeno non infierire... cosa credi? Che per me sia facile andare avanti ad insalata e rape, l'ho già fatto per sette anni, durante l'addestramento al Castello... e sinceramente ne ho avuto abbastanza. Perciò ti prego di non infierire."

In quel momento una scintilla s'accese nella mente di Luke.

"Renko, cosa ne diresti di farci una grigliata stasera?" disse con un tono assolutamente innocente.

"Luke, ti ho appena pregato di non infierire" rispose l'amico, irritato" come scherzo non lo trovo divertente.

"E chi scherza" poi lo prese in disparte, portandolo in un angolo del corridoio, lontano da sguardi indiscreti." Devi sapere, che fortuitamente sono riuscito a scoprire che c'è una riserva di carne in dispensa. Giusto per i banchetti ufficiali.

"Ma come?"

"Un mago non rivela mai i suoi trucchi."


 

Eh eh eh... prima regola di sopravvivenza nei militari. Fatti amico il furiere e l'addetto agli approvvigionamenti.


 

"Non intenderai forse..." Renko non concluse la frase, sebbene immaginasse perfettamente cosa passava per la mente del compagno. Un audace furto in cucina. Già s'immaginava cosa si sarebbe detto. I soliti ignoti depredano la cucina, ingente furto di prosciutti e salami. La banda della braciola colpisce ancora.

"Esatto" concluse lui, conoscendo benissimo cosa stesse pensando il frullato genetico.

Di solito Renko non avrebbe mai acconsentito ad un furto. Ma una strana sensazione alla bocca dello stomaco, chiamata normalmente brontolio, gli fece cambiare idea in fretta.

"Non l'ho fatto prima perché mi serviva un palo... tu ci stai?" domandò Dalton con un filo di voce.

"Si" annunciò sottovoce il futuro addetto alla sicurezza

Eravamo proprio disperati. Il piano era stato studiato alla perfezione, tranne per un piccolo particolare. C'eravamo scordati di quell'impiccione del corvaccio vulcaniano, ovviamente ci beccò mentre stavamo uscendo per la nostra scorreria notturna, per fortuna le mie innate doti diplomatiche riuscirono a produrre un accordo soddisfacente a tutte le parti. Avrei limitato l'uso della mia adorata batteria, in cambio lui ci avrebbe aiutato con il saccheggio . Calcolando che era partito dalla totale distruzione dello strumento musicale, credo di aver fatto un buon accordo.

Passammo almeno un'ora a vagare nei vecchi tunnel sotto la scuola, prima di raggiungere il nostro agognato obbiettivo. Poi, proprio mentre stavamo per uscire, sentimmo delle voci. Mi sembravano familiari, ma di primo acchito non le identificai. Però una cosa era certa, non sembrava trattarsi di una discussione amichevole, anzi, tutto il contrario.

Vaarik riuscì a spostare una delle vecchie piastre metalliche che bloccavano l'accesso in dispensa, abbastanza silenziosamente per non essere scoperti. Tutti cominciammo a sbirciare per capire cosa diavolo stava succedendo.

Posso assicurarvi che non rimanemmo molto stupiti, nel vedere l'andoriano Ra'lar, insieme a due angosiani, minacciare il povero Minsk. Beh a dir la verità, credo che Renko sia stato leggermente sorpreso, oltre che irritato, nel vedere quello spettacolo.

Ci guardammo negli occhi per qualche istante, poi tacitamente decidemmo che non erano affari nostri e c'apprestammo ad andarcene, in fondo avremmo potuto fare il raid la notte dopo.

Non chiedetemi perché, ma sentire continuamente la voce terrorizzata di Minsk cominciava ad irritarmi. Non mi sono mai piaciuti i bulli, troppe esperienze con questi soggetti, ma non volevo mettermi di nuovo nei guai, ultimamente avevo fatto piena razione. Però, come avrete con facilità capito, non ci riuscii. Sarà stato perché, come ho detto, non mi piacciono i bulli; perché sono stato troppe volte picchiato, o semplicemente perché non ho abbastanza sale in zucca, ma uscii dal luogo sicuro, pronto ad affrontare quei coraggiosi studenti. La cosa che mi stupì di più, non fu il fatto che Renko mi seguì, ma che il corvaccio aveva preso lui l'iniziativa, infatti era tornato indietro per primo ed aveva urlato ai teppisti di fermarsi, mettendosi tra loro ed il melmakiano, io e Renko ci posizionammo subito al suo fianco. E credetemi, vulcaniano o no, credo che fosse stupito pure lui per quel gesto, forse più di noi.

"Andatevene, queste non sono affari vostri, federaxha" sibilò l'angosiano più grosso, facendo un passo avanti.

Subito l'andoriano lo rimise in riga, gli bastò solo una parola, detta con un tono apparentemente calmo. Non c'erano dubbi, il capo era lui, e non era molto contento della nostra presenza.

Posso assicurarvi che quelli furono momenti molto tesi, Renko cercò di fare leva sulla ragionevolezza del suo amico. Buon tentativo, inutile ovviamente, ma doveroso. Io d'altro canto mi preparavo ad una bella rissa, mentre Ra'lar e Vaarik si stavano scambiando occhiate omicida.

Minsk dal canto suo, aveva abbastanza testa da cercare il posto meno in vista di tutta la cucina e ficcarcisi.

"Noi ce ne andiamo" disse improvvisamente il vulcaniano, suscitando la divertita approvazione dei bulli. "e portiamo Minsk con noi" concluse.

Non so perché, ma quest'ultima parte del discorso non fu di loro gradimento, sapete spiegarmi il perché?

L'andoriano fece per protestare, ma il vulcaniano lo trafisse con lo sguardo.

"Va bene, ce ne andiamo" disse all'improvviso l'essere azzurro, suscitando la completa sorpresa nei suoi soci.

"Ma non finisce qui, ci rivedremo" concluse prima d'andarsene, rivolgendosi a tutti noi, ma regalando un'occhiata particolarmente gelida al melmakiano.

Giuro che mancava solo la risata diabolica, poi era proprio una scena uscita direttamente da un film d'azione di quarta categoria, o dalla penna di uno scrittore in piena crisi creativa, con la scadenza alle porte.

L'irato studente aveva appena lasciato la stanza in compagnia dei suoi sgherri, ed ora vi regnava un surreale e lugubre silenzio.

Ci stavamo rendendo conto di quello che avevamo appena fatto.

Poi all'improvviso un forte rumore metallico, come di antichi cavalieri in armatura, squarciò l'aria.

Il trio rivolse subito tutta la sua attenzione alla fonte di quel disturbo, che fu facilmente individuata.

"Minsk, cerca di non ucciderti da solo. Sarebbe imbarazzante da spiegare al gradasso blu e alla sue comari" disse Luke, cercando di rimanere serio nel vedere il povero melmakiano ricoperto dalle pentole che aveva appena fatto cadere.

Questi dal canto suo sembrò non farci minimamente caso, liberandosi in fretta e furia di quel ciarpame metallico s'affrettò a raggiungere i suoi salvatori per ringraziarli.

"Bando alle ciance, dimmi perché quei bellimbusti ti stavano minacciando?" tagliò corto Luke, rivolgendosi alla palla di pelo in un tono degno di un inquisitore spagnolo.

Il piccolo alieno ci rimuginò sopra per qualche momento, poi scosse la testa in segno di diniego.

"Non mi viene in mente nulla. Non frequento molta gente qui, fapete come sono fufcettibili, dovevate vedere le loro facce quando mi sono foffiato il nafo nella banderuola dei De'shlok" gli rispose con un aria di innocente follia.

"Dovevamo lasciarlo in mano a quei tipi" sbraitò Dalton, coprendosi il viso con entrambe le mani, facendo contemporaneamente sbiancare il povero Minsk.

In quel momento Renko appoggiò una mano sulla sua piccola spalla.

"Tranquillo, scherza sempre" disse per rassicurarlo."

"Ma cofa dovevo fare? Mi veniva da ftarnutire, e fe non avete notato, per quelli della mia razza, il raffreddore è una cosa feria" rispose in tono piccato, per poi calmarsi subito e chiedere preoccupato se quei tipi si sarebbero fatti rivedere.

"Non ti preoccupare, li conosco quelli della loro razza, difficilmente avrai di nuovo a che fare con loro."

L'umano diede una fuggevole e rapida occhiata ai suoi amici. Non fu detta una parola, ma non era necessario, nessuno pensava che quella faccenda si fosse chiusa lì.

Lasciata la cucina ed accompagnato il melmakiano nel suo alloggio, il terzetto ritornò nel proprio alloggio per decidere cosa fare.

"Avvertiamo i professori, anzi il comandante in persona. Un simile atto non deve rimanere impunito" propose Renko, da come l'aveva presa, sembrava esserci qualcosa di personale in quella faccenda, pensarono gli altri, senza però chiedergli spiegazioni.

"Certo, andremo a dire che i membri della squadra d'élite di quest'accademia hanno minacciato in piena notte un povero cadetto ospite, il tutto in un luogo isolato e come noi, altri cadetti ospiti, come unici testimoni. Il lungo braccio della legge non tarderà certo a fare il proprio lavoro... prendendoci a sberle" commentò Dalton, con un tono molto acido.

"Il sarcasmo è fuori luogo Dalton, ma comprendo dove vuoi arrivare e mi trovi concorde" disse Vaarik, accettando stoicamente che una volta tanto loro due potessero arrivare alle stesse conclusioni.

"Allora tu dici che non possiamo rivolgerci alle autorità? Allora cosa possiamo fare?" domandò l'ibrido.

"Penso poco, ricorda che abbiamo delle lezioni da seguire, perciò non possiamo sorvegliare Minsk tutto il giorno, non credo che sarebbe considerata come un'adeguata giustificazione."

"Il prenderli di petto mi sembra fuori luogo, siamo in totale inferiorità di numero e mezzi, al massimo possiamo sperare che muoiano dal ridere" disse Luke, mentre andava a prendere una bottiglia nascosta nel doppio fondo di una delle sue valigie.

"Ti dai all'alcool? Non mi sembra il momento giusto." lo rimproverò il vulcaniano.

"Invece mi pare il momento giusto. Se per caso non l'avete capito, siamo noi contro quest'intero stramaledetto posto."

"Luke, non ti sembra d'esagerare?"

"Renko, amico mio. Credi forse che un simile gruppo possa operare senza che le autorità lo sappiano?"

"Intendi dire che sono d'accordo?"

"Poco ma sicuro, non è certo la prima volta che mi capita di vedere un codice rosso."

"Un che?" domandarono all'unisono gli altri due.

"Scusate, codice rosso è quando un soldato commette una scorrettezza, o più semplicemente non arriva allo standard di disciplina o prestazioni richiesto. In quel caso, era incaricato un altro soldato o anche più di uno, di rimetterlo in carreggiata, con le buone o con le cattive. Preferibilmente con le cattive. Dalle mie parti lo chiamavano appunto codice rosso, qui non ne ho la minima idea del suo appellativo."

"Tu pensi che questo sia il caso?" chiese Vaarik

"Io non lo penso, ne sono sicuro" ribatté Luke, mentre sorseggiava un altro bicchiere." Perciò le nostre scelte sono molto limitate. Se andiamo dalle autorità, ci dicono che faranno il possibile mentre in realtà assisteranno in gradinata allo spettacolo. A meno che non attacchiamo preventivamente, in quel caso se vinciamo o perdiamo è irrilevante, saremo colpevolissimi d'aver preso la giustizia nelle nostre mani, perciò immersi fino al collo nei rifiuti biologici.

"Un bel quadro quello che ci descrivi" commentò preoccupato Renko.

"Suggerimenti?"

"Caro il mio corvaccio, sinceramente persa per persa, direi di attaccare per primi. Intrufolarci nei loro dormitori e fargli vedere i sorci verdi mentre dormono. Al massimo saremo cacciati dall'Accademia, quella della Terra intendo."

"Dalton, per quanto possa comprendere il tuo ragionamento, credo che non sia ancora venuto il momento per gesti così autolesionistici. Per adesso suggerirei di limitarci a tenere gli occhi aperti, stando attenti ad eventuali trappole. Di più non possiamo fare, almeno per adesso."

"Per una volta sono d'accordo con te, sebbene trovi ridicolo doverci preoccupare di qualche sbarbatello. Il problema è l'appoggio del corpo docente, oltre al fatto che se combiniamo casini la nostra prospettiva di carriera sarà alquanto limitata."

"Beh come diceva il mio maestro: una buona dormita aiuta la mente e lo spirito...perciò smetti di suonare quella tromba, anche se devo dire che quest'ultima massima mi è rimasta sempre leggermente criptica."

"Criptica o no, credo che seguirò il consiglio del saggio maestro... buonanotte" disse Luke, sprofondando in un sonno senza sogni, seguito ben presto dai suoi due compagni.

In quel preciso istante, in un'altra ala del 'mattatoio', si teneva una riunione sullo stesso argomento, anche se il punto di vista era diverso.


 

"La missione è fallita, eppure era semplice" la voce era fredda, calma, ma allo stesso tempo minacciosa.

"Ci sono stati degli imprevisti, tre per l'esattezza" rispose Ra'lar, impettito sull'attenti.

"Siete stati addestrati ad affrontare gli imprevisti... non a trovare scuse."

"Non trovo scuse, signore. Volevo solo limitare il coinvolgimento d'esterni nella faccenda."

"Per questo è già troppo tardi, dalle notizie che ho sembra che non siano i tipi da lasciar cadere la faccenda. Forse dovremmo perfino eliminarli dal quadro."

"Con tutto il rispetto, ma penso che dovremmo invece includerli, in fondo era nel loro diritto intervenire, il melmakiano è un loro compagno. Inoltre potrebbero essere un ottimo stimolo."

"So che conosci quello di nome Renko."

"I miei sentimenti personali non hanno mai intralciato il mio lavoro."

"Lo so, per questo sei tra i migliori. Inoltre hai ragione, uno stimolo in più non farà che rendere le cose più interessanti. Procedi come previsto, ci saranno solo delle minime variazioni per adattarsi a questa situazione."

"Bene, allora l'appuntamento è al cancello Ovest. Le sentinelle sono state avvertite che a mezzanotte s'incomincerà."

"Scusate" s'intromise, con voce quasi impercettibile e con una punta d'imbarazzo, uno dei compagni dell'andoriano, un autoctono di nome Meran.

"Cosa c'è?" chiese Ra'lar, leggermente spazientito.

"Ma è proprio necessario fare tutto a mezzanotte? Rischio di perdermi la puntata di 'Un posto in trincea', quella di oggi poi sarà vitale per sapere se ci sarà il matrimonio o no."

"Meran, non penserai mica che cambiamo i nostri piani, così che tu possa vedere uno stupido programma, qualcosa che nessuna persona intelligente degnerebbe di un'occhiata" lo rimproverò l'amico,

"Zasvid, me n'ero dimenticata che era proprio oggi" disse improvvisamente chi tirava le fila di tutto questo." Sentite, facciamo che l'appuntamento è a mezzanotte e ventitré, comunicatelo a quegli impiccioni il prima possibile.

"Certamente signore" rispose diventando più blu del solito, e pensando che ai Jem'hadar momenti come questo difficilmente capitavano.

Com'è ovvio, non posso sapere con certezza se le cose sono andate effettivamente così o se quelle erano le parole che si sono dette, esatte al 100%. Diciamo che ho dovuto estrapolare il tutto da quello che ho saputo od intuito in seguito. Ma sono ragionevolmente certo d'aver preservato il senso e lo spirito di quello che è avvenuto. Bando alle divagazioni e torniamo al racconto.

La mattina dopo ci fu il fatidico incontro tra noi e i De'shlok, e vi posso giurare che fu qualcosa degno di un duello in uno spaghetti western, noi tre da una parte, loro tre dall'altra che in silenzio ci studiavano, pronti ad approfittare del primo segno di debolezza del nemico. Riuscimmo comunque a discutere con civiltà della questione e a metterci d'accordo per trovarci a mezzanotte e ventitré al cancello ovest, per risolvere il tutto in maniera definitiva. La voce che la notte precedente c'era stata...ehm...un teso ma franco scambio d'opinioni, si era sparso nell'accademia come un incendio nella savana africana ad agosto.

Tutti gli allievi c'evitavano come la peste, levandosi dal nostro cammino con discrezione ma lestamente, nessuno ci rivolgeva la parola o incrociava il nostro sguardo. Non sono sicuro se questi pivelli si comportassero così, più per paura di rappresaglie o perché ci ritenessero colpevoli di aver infranto una delle tante regole non scritte che governano questo posto, probabilmente per entrambe le ragioni. In fondo li capisco, tanto...troppo tempo fa sono stato uno di loro e sebbene mai stato ligio ai regolamenti al 100%, beh mi duole ammettere che mi sono comportato come loro ai miei tempi, sia perché non volevo avere problemi ma anche perché mi sentivo parte di qualcosa più grande di me, di un gruppo che ora era la mia famiglia, che mi dava sicurezza, sicurezza che non volevo perdere. Come ho detto è stato una vita fa, ora sono cresciutello abbastanza da capire certe idiozie e perdonarle...quasi a tutti.

Ed appunto l'andoriano ed i suoi sgherri erano i tipi che ci sguazzavano in queste situazioni, e sapete cosa dice Luke Dalton in questi casi? Adesso basta!!!

Con la sfida lanciata rimase solo una cosa da fare, impedire al povero Minsk di mantenere la sua integrità strutturale e cosa più importante non finire nei guai con l'accademia, come noi probabilmente avremmo fatto. La soluzione che trovammo fu allo stesso tempo geniale e semplice. Gli dicemmo solo che il luogo dell'appuntamento era in un altro posto ad un'altra ora. Avevamo già riempito lo sgabuzzino della palestra, il luogo dove gli avevamo detto di precederci , d'abbastanza cibo per tenerlo occupato fino alla mattina. Sia Renko che il corvaccio contavano sul sottoscritto per capire qualcosa di più su questa faccenda, continuavano a premere per avere spiegazioni sul perché di questo comportamento, sulle tradizioni e soprattutto cosa dovevamo aspettarci.

"I casi sono solo due" disse distrattamente Luke stendendosi sul lettino del suo alloggio e cercando di riposare, ma non riuscendo a distogliere per troppo tempo gli occhi dall'orologio che inesorabilmente proseguiva nel suo cammino." o ci vogliono pestare o vogliono che facciamo la prova al posto di Minsk.

"Ne sei sicuro?" gli domandò il vulcanico.

"Ragionevolmente, se si tratta della prova siamo fortunati... almeno in teoria. Di solito si tratta di prove di coraggio non necessariamente letali, anche se incidenti brutti ci sono sempre stati. Probabilmente chiederanno solo a uno di noi di farla."

"Vedo che ci dai delle certezze" disse Renko, con un tono che tradiva una forte irritazione.

"Faccio del mio meglio. Non sono né un indovino, né un telepate."

"Scusa, solo che questa situazione mi sembra assurda. Cadetti che abusano di altri cadetti, come regola istituzionale. Il tutto con la scusa di forgiarli. L'ho sempre detto che voi di sangue puro siete matti."

"Forse" gli rispose sottovoce Luke, mentre per l'ennesima volta controllava l'ora.

"Invece di perdere tempo in discorsi filosofici, credo che sia meglio utilizzarlo per capire come arrivare al cancello ovest senza farci scoprire" s'intromise Vaarik.

Gli altri due lo fissarono per un momento, poi annuirono in silenzio.

Finalmente giunse il momento della verità. Tutte le preoccupazioni che avevamo nell'essere scoperti si erano facilmente dissolte, non vedevamo l'ombra di una guardia, durante il tragitto l'unico rumore che sentimmo furono dei gatti che scappavano via. Pensammo che il tutto fosse opera di Ra'lar e dei suoi simpatici accoliti, quei gentilesseri non volevano farci fare tardi. Questo fatto anche se ci rendeva il tragitto più semplice, implicava che gli agganci dei signori erano abbastanza alti da escludere un'ala dell'accademia dalla sorveglianza ufficiale. Non proprio un pensiero confortante, vero?

Detto questo, capirete di certo come mai non siamo stati sorpresi quando sul luogo dell'appuntamento oltre ai tre buzzurri ci trovammo anche la signorina Shayla, come si dice buon sangue non mente.

Già, era stata lei ad organizzare tutto, per cercare di tirar fuori il fegato al piccolo melmakiano, sia metaforicamente sia letteralmente. Ma andiamo con ordine, altrimenti si rischia di capirci ben poco, poi mi sentirei in colpa con il mio pubblico.

Allora, arrivati al cancello ci ritrovammo davanti ai pivelli. Questi non furono molto felici dell'assenza della palla pelosa.

"Non volevamo picchiarlo, solo vedere di che pasta era fatto. Quest'accademia si vanta di forgiare i soldati migliori, soldati che non lasciano i propri compagni nella merda, solo perché non vogliono sporcarsi l'abituccio.Ora abbiamo visto di che pasta non è fatto quel nird, non si è neppure presentato" disse l'andoriano fissando Renko e sorridendo senza allegria, con un'espressione tra il rassegnato ed il deluso. Poi, rivolgendosi anche agli altri due cadetti: "Ci penseremo noi, non possiamo permettere ad un simile codardo, di fregiarsi dell'onore d'essere stato addestrato qui."

Per fortuna, grazie alle mie doti di mediatore ed al mio charme, riuscì a farli calmare ed accettare una controproposta.

"Taglia corto, ragazzino travestito da soldato. Tutto qui il problema? Una semplice prova di coraggio? Benissimo, per il melmakiano garantisco io, e ho tanta fiducia in lui che la farò al suo posto. In fondo sarà come ricordare i bei tempi dell'asilo."

"Lascia perdere, zietto. Passare tutta la notte nel bosco innevato, senza vestiti? Non hai più l'età per queste cose... se mai c'è l'hai avuta" disse Meran, con un sorriso sprezzante. Per poi zittirsi subito, quando Ra'lar l'incenerì con lo sguardo.

Luke sorrise, un sorriso di sfida mirato al grosso angosiano, ma rivolto al suo capo." Io a quest'età ci sono arrivato, difficilmente tu potrai dire lo stesso.

"Non essere ridicolo, zietto. Non puoi farlo" lo schernì l'andoriano.

"Infatti, sarò io a farlo." La voce apparteneva a Renko, che si mise tra Dalton e i De'shlok.

Luke a fatica trattenne un imprecazione.

"Scusalo andoriano, il ragazzo non sa cosa fa. Io farò la prova" disse, facendo segni agli altri di aspettare un momento e cercando di portare via il delta gammano.

"Senti lascia risolvere a me questa situazione."

"Certo e ti lascio morire congelato nel bosco."

"Senti, tra noi sono quello che li capisce meglio. Con la mia parlantina riuscirò a convincerli a farmi fare quest'idiozia. Poi ci lasceranno in pace."

"Non dubito che te li puoi rigirare come vuoi. Ma sarò io a fare questa prova, visto che tra noi sono quello che ha più possibilità di sopravvivere e non chiamarmi ragazzino."

Intanto da svariati minuti l'andoriano urlava che non si potevano fare prove di coraggio per procura, perciò quella pagliacciata non serviva a niente. I due non l'ascoltarono nemmeno, e mentre Dalton si toglieva già la casacca continuando a discutere su chi doveva fare la prova, un'altra voce, molto inaspettata, s'unì al coro.

"Io farò questa prova."

Luke e Renko rimasero interdetti nel sentire quella voce che proveniva dai loro piedi.

"Minsk, cosa diavolo ci fai qui? Dovevi trovarti a mezzanotte nello sgabuzzino della palestra" bisbigliò uno stupito Dalton.

"Mi fono attardato per vedere la mia telenovela preferita 'Un pofto in trincea', cofì vi ho vifto andare via...fenza di me, perciò vi ho seguito."

Bisogna dire che la palla di pelo ne aveva di coraggio, si diresse dritto verso l'andoriano e gli disse con voce decisa che si sarebbe sottoposto alla prova, però poi lui ed i suoi teppisti l'avrebbero dovuto lasciare in pace, per sempre.

Non riuscii bene a decifrare l'espressione del De'shlok, perciò non posso dirvi se era più arrabbiata che sorpresa...però v'assicuro che era uno spettacolo.

Proprio mentre Minsk, dopo essersi tolto l'uniforme, s'addentrava nel bosco innevato, fummo noi a ricevere la nostra sorpresa. Infatti come se fosse apparsa dal nulla, ci ritrovammo di fronte la dolce sorellina di Naren Gozar, ovviamente era lei che aveva ideato la faccenda fin dall'inizio. La ragazza ha stile, bisogna ammetterlo, il suo sorriso sembrava assolutamente dolce e sincero, quando ci elencava tutti i regolamenti che avevamo infranto e le conseguenze di tutto ciò. Questo naturalmente per costringerci a seguire Minsk, così che non si facesse nulla. Originariamente questo compito doveva toccare ai tre scagnozzi, ma visto che avevamo mostrato quanto eravamo attaccati al nostro compagno, disse che non aveva altra scelta che affidare questo compito a noi...rimarcando molto il fatto che ci saremmo messi nei guai se ci fossimo fatti scoprire. Oltre al danno la beffa, come si dice dalle mie parti.

Ci stavamo per mettere in cammino, così da svolgere il nostro agognato compito, non riuscii a resistere e mi voltai indietro e rivolgendomi al cosiddetto fulmine rosa degli an'la'shok dissi:

Come si dice, la femmina è sempre la più letale della specie ma adesso abbiamo anche la prova che è la più carogna.

Va bene, l'ammetto, questa non è stata di certo la mossa più saggia della giornata...non che ce ne siano state, ma sentivo di doverlo fare, anche perché ero proprio stufo.

Per fortuna la tizia sorrise ed annuì. Bisogna dire che a differenza del fratello, lei ha del senso dell'umorismo o almeno lo spero.

Vi starete chiedendo com'è finita tutta questa storia? Beh, presto detto.

Minsk superò brillantemente la sua prova, dopo di che nessuno osò importunarlo e completò il suo stage insieme al resto del gruppo, in tutta tranquillità.

In quanto a noi, beh avete ben visto come siamo tornati. Ah...volete sapere come diavolo ci siamo ridotti così? Questo include un gatto circassiano, un albero e...oh ma questa è tutta un'altra storia.

FINE CAPITOLO